IL REGNO DI EMANDINI

2. Inconveniente

L’uomo in camice bianco sedeva al centro del tavolo, circondato da altri individui con il suo stesso abbigliamento. Il dottor Alec Norman, un uomo di mezza età con un ciuffo di capelli bianchi che si insinuava maleducatamente fra gli altri nerissimi, era capo medico legale dello stato del Sussex da cinque anni, ed aveva imparato a mantenere la calma anche in situazioni pericolose. Squadrò uno per uno i suoi collaboratori, poi cominciò:

"Abbiamo il numero preciso delle vittime. Sedici donne, undici uomini. Ventidue corpi sono ridotti allo scheletro, gli altri in stato di decomposizione molto avanzato. Da quello che ho potuto esaminare il rigor mortis è subentrato da diverse settimane"

"Ma… e perché gli altri si sono scheletriti mentre questi cinque non ancora?" chiese una voce stridula

"Non sono un investigatore" sentenziò il medico "ma penso che quell’area boscosa sia stata una specie di… fossa comune per qualcuno"

"Fossa comune?" ripeté un’altra voce

"Esatto. Forse un serial killer, che nei mesi, o addirittura negli anni, ha nascosto le sue… vittime sempre nello stesso luogo. E’ solo una teoria, ma risolverebbe il problema della decomposizione, che è presente in gradi diversificati in tutti i corpi rinvenuti"

"Gli ultimi cinque sono stati… depositati insieme?" chiese un uomo dall’aria accademica

"Presumibilmente si. Ma non possiamo averne la certezza. Ognuno di voi esaminerà un cadavere alla volta, presentandomi una relazione scritta per ogni vittima. E’ molto importante; so già che nella maggior parte degli scheletri sarà impossibile determinare la causa di morte, ma potrebbe bastarne uno o un paio per ricavare degli elementi importanti. Io mi occuperò di quelli non completamente decomposti" fece una piccola pausa "tra venti minuti devo stare alla conferenza stampa del procuratore Gerard Davis. Lascerò l’obitorio per oggi, ma voi continuate a lavorare. La riunione è sciolta"

Gli uomini si alzarono contemporaneamente, sparpagliandosi, ognuno per la propria direzione. Alec guardò l’orologio: le 9;25. Quella notte non avrebbe dormito, pensò, ed imprecò malamente.

Molte voci di corridoio avevano accompagnato l’elezione di Gerard Davis come procuratore nella contea di Hamlinton. Un paio di anni prima era un semplice ispettore; la sua scalata verso il potere aveva insospettito più di una persona; ed ora i pescecani affollavano famelici la sala della centrale, digrignavano i denti, ringhiavano minacciosi, sbavavano impazienti, gemevano e ansimavano pronti ad attaccare la preda. Quando l’uomo incravattato entrò nella stanza, una girandola di flash lo accecarono per trenta secondi buoni. Finalmente riuscì a sedere in mezzo al tavolo delle torture, circondato da una serie di facce composte e seriose. La voce gli usciva dalla bocca monotona, senza alcuna inflessione:

"Come avete saputo si è verificato nella nostra contea un crimine orrendo. Nella zona boscosa nei dintorni di Black Hill sono stati rinvenuti dei cadaveri durante dei lavori in corso per la costruzione della nuova autostrada. Tuttora le ruspe stanno lavorando, per ora i corpi senza vita ammontano a ventisette"

Un gorgoglio di bestie impazzite riempì la sala. Alcuni pescecani erano rimasti delusi, avendo già annunciato alla loro redazione giornalistica una cinquantina di cadaveri. Altri invece borbottavano mozziconi di parole; tutti, però, riempivano affannosamente un block-notes. Intanto la voce proseguiva:

"Si sono mobilitati immediatamente una ventina di investigatori, tra cui alcuni che ho qui accanto a me. Il capo medico legale del Sussex dottor Norman è stato coinvolto nel caso ed ha svolto le prime analisi. Lascio la parola a lui"

Il dottore si avvicinò al microfono, per la gioia degli animali, che nitrivano ed abbaiavano felici. La voce monotona del procuratore lasciò posto a quella del patologo, viva e piena di trasporto. Naturalmente prima di affrontare il branco inferocito c’era stata una breve riunione per accordarsi sulle dichiarazioni da rilasciare. ‘Alcuni rospi non si possono sputare’, per dirla come il procuratore. Il medico aveva intriso le sue dichiarazioni di termini tecnici allo stesso tempo solenni e insignificanti:

"Naturalmente prima di avere dei responsi precisi dovremo attendere esami più approfonditi, la maggior parte delle vittime era ridotta ad uno stato scheletrico che complica notevolmente il lavoro. Solamente alcune hanno conservato intatti gli strati di epidermide, e comunque in nessun corpo è stata rinvenuta la traccia di un rigor mortis recente. L’unico elemento che fino ad ora si può affermare con certezza è che i cadaveri sono tali da almeno alcune settimane"

Riprese poi la parola Davis, che aveva cominciato a sudare di fronte all’immondo accerchiamento:

"Siamo pronti a rispondere alle vostre domande, nei limiti del possibile"

I carnivori aspettavano solamente quel momento. A turno cominciarono a strappare brandelli di pelle dal corpo imponente del procuratore, fino ad ucciderlo tra mille lamenti. Le parole fluttuavano nell’aria taglienti come lame, individuavano il loro obiettivo, e affondavano inesorabilmente. Senza pietà.

"Si può parlare di assassini al plurale?"

"La strage può avere dei risvolti terroristici?"

"Le vittime sono state identificate?"

"Interverrà l’Fbi?"

Quest’ultimo fu il morso che più fece male al procuratore. Rivolgersi ai federali sarebbe equivalso ad ammettere la propria incapacità. Tuttavia se entro una manciata di giorni non sarebbe trasparso un lumicino dai meandri della follia assassina con cui avevano a che fare, l’intervento del Boreau si sarebbe fatto indispensabile, per motivi di opinione pubblica. Molti giornali sognavano di mozzargli la testa. Ma Davis non era intenzionato a mollare.

 

Le nuvole nere minacciavano di scatenare un acquazzone. Alle sette del mattino potevano essere le nove di sera, per quanto riguardava il dottor Norman. Non aveva mangiato e non aveva dormito. I cerchi neri intorno agli occhi ne erano una chiara testimonianza. Consapevole di aver sbattuto contro il caso più delicato della sua carriera, aveva passato la notte all’obitorio ad esaminare i cinque cadaveri che non si erano ancora trasformati in mucchi di ossa. Aveva ottenuto delle informazioni, ma non era in grado di giudicare il loro valore.

Quando attraversava la strada tra il traffico asfissiante la sua mente era una girandola di pensieri. L’Istituto di Medicina Legale di Hamlinton era di fronte al Laboratorio della Squadra Scientifica cittadina, al lato opposto della strada. Era lì che si stava recando il patologo.

Aveva conosciuto Gordon Kale ad un recente corso di aggiornamento che riguardava le ferite da arma da fuoco. Kale era uno spilungone di origini tedesche, e nel suo campo era considerato uno dei migliori. Oltre ad essere medico legale, infatti, era un esperto di computer, ed aveva contribuito alla creazione di alcuni programmi che si erano rivelati decisivi nel lavoro delle forze dell’ordine. La sua ultima creatura era un sofisticatissimo software capace di ricostruire i lineamenti facciali di un cadavere decomposto. Il Corpse Recostruction Programm aveva sollevato un grande scalpore alla centrale. Norman aveva sentito dire che era fenomenale, come che rappresentava l’ennesima bufala di un idiota tedesco e che addirittura Kale per il suo fallimento rischiava la sospensione. Presumibilmente la verità stava come al solito nel mezzo, ma il medico legale non aveva nulla da perdere. Varcò le soglie dell’edificio proprio quando le prime gocce piovane si depositavano dolcemente sul suo soprabito.

 

Era sicuramente troppo piccola la sedia per il corpo da gigante del dottor Kale. Davanti a lui, scorrevano schermate computerizzate.

"Posso?" chiese Norman dall’uscio

"Alec, che piacere" la stretta di mano fu calorosa "qual buon vento?"

"Nel mio lavoro il vento è sempre cupo" rispose il medico con trasporto "sono venuto per il CRP"

Gli occhi azzurri del tedesco si illuminarono

"Ne vuoi una copia? Te la posso far avere in…"

"No. Voglio solo un tuo aiuto. Mi sto occupando dei cadaveri del bosco"

Stavolta il viso dell’interlocutore si rabbuiò. Kale amava il suo lavoro quando si trattava di computer, lo detestava di fronte a delitti e morti violente.

"Cinque cadaveri non erano scheletriti" continuò Norman "ho qui le foto. Sarebbe importante sapere che faccia avevano"

"Lasciami le istantanee. Ti richiamerò appena ci sono novità"

Un fascio di immagini protette da un elastico passarono dalle mani meticolose del medico legale a quelle gigantesche dell’esperto di computer. Le osservò attentamente

"Come sono morti?" chiese

"E’ la cosa più strana. Tre uomini e due donne. Quattro presentano ossa rotte. Uno ha il cranio spaccato da un oggetto contundente. Un altro è morto asfissiato, potrebbe essere stato impiccato. Due presentano ferite mortali da arma da fuoco all’altezza degli organi vitali. Ho già estratto le pallottole e le ho consegnate ad un perito. Infine, l’ultimo è il più incredibile" fece una piccola pausa "gli hanno mozzato tutte le dita delle mani e dei piedi. E non ha il cuore"

Kale barcollò angosciato

"Dio… scuoiato?"

"L’hanno torturato. Probabilmente il cuore è stato estratto quando era già cadavere"

"Un… campionario degli orrori"

Il medico legale non rispose, perché non c’era risposta. Strinse la mano al collega ed uscì dall’edificio. La pioggerella si era trasformata in un diluvio. Persone brulicavano affannate in cerca di un riparo. Alec Norman non si curò dell’acqua; rimase sotto lo scroscio per diversi minuti, prima di attraversare la strada ed infilarsi nel cupo palazzo di mattoni, con addosso l’odore di acqua e di morte.

 

Le dita del poliziotto scorrevano veloci sulla tastiera del 486 della centrale. Un computer quasi preistorico visti i tempi, che però contribuiva a mantenere un ottimo schedario. Così pensava Peter Darrin, che, dopo aver dormito tre ore, si era alzato più stanco di prima. Non gli piacevano le storie come quella, né gli andava a genio di lavorare per salvare il culo del procuratore. Non avrebbe avuto meriti particolari, nel caso della risoluzione dell’indagine, naturalmente; Davis avrebbe indetto una bella conferenza stampa con le televisioni collegate, ed avrebbe annunciato di aver risolto il caso. Lui, che la maggior fatica che aveva fatto era stata promuovere la Warner. Una bella donna, certo, tette grosse, ma non era sicuramente migliore di Peter come poliziotto. Lo era, probabilmente, come amante del procuratore. Questo almeno dicevano i pettegolezzi. Darrin, con suoi venticinque anni, non aveva ancora la stizza e la rabbia di chi ha passato la vita a combattere i matti, e così attribuiva alla questione un’importanza relativa, al pari di una barzelletta. Con un pizzico di invidia.

Guardò i dati che gli stava fornendo la macchina: gli scomparsi dell’ultimo anno erano 359 solamente nella contea. Si meravigliò che tanta gente potesse svanire nel nulla. Forse ventisette di quelle persone avevano trovato la morte in modo inspiegabile in un bosco gelido e tenebroso. Ma sarebbe stato impossibile identificarli dallo scheletro. L’unico dato che poteva essere importante era l’altezza degli scomparsi, che poteva essere comparata con quella dei cadaveri. Cominciò a stampare le varie schede, e, mentre una macchinario vomitava fogliame, non riusciva a levarsi dalla mente quella fossa comune che aveva spento così tante vite umane.

 

Stavolta gli ispettori Hamann e Cooper non erano in borghese. Verso le otto e mezzo, quando si erano sciolti sui prati anche gli ultimi cristalli di brina, la volante parcheggiò nei pressi dell’ufficio dell’assessore James Farlane. L’uomo da anni aveva ingaggiato un’aspra battaglia politica contro gli ambientalisti, sostenendo che il prezzo da pagare per il progresso valesse qualche sacrificio. Non si era curato di proteste e rivolte dei vari movimenti, quando era stata l’ora di disboscare Black Hill per creare un’autostrada.

"Non posso aiutarvi in nessun modo" si affrettò a precisare quando i due furono entrati nel suo studio, adornato da soprammobili tribali probabilmente africani

"Deve solo rispondere ad alcune domande" disse Hamann con tono cortese

"E’ stato un danno enorme" cominciò il politico "il progetto quasi certamente slitterà all’anno prossimo, dopo questo inconveniente"

Steve Hamann sentiva la rabbia crescere dentro. Inconveniente. Per quel porco bastardo ventisette cadaveri erano un inconveniente.

"Lei si rende conto della situazione?" sbottò inviperito

"Certamente. Speriamo che presto venga risolta questa faccenda spiacevole"

Anche l’ispettore Cooper mentalmente aveva capito perché quest’uomo stava così antipatico a tutti gli ambientalisti. La figura grassa in doppiopetto che si trovava davanti non conosceva scrupoli, né pietà. Soltanto denaro.

"Si è fatto un’idea su questa storia?" provò a chiedere cercando di contenersi

"Si, ho un’idea. Suicidio di massa. Sa, quegli invasati che si ammazzano quando passa la cometa. Potrebbe essere accaduta una cosa del genere"

Hammer era sbigottito

"Sono stati uccisi" abbaiò

"Beh, allora la mia ipotesi non è più valida. Avete finito le domande? Vado molto di fretta"

"Vogliamo i nominativi degli operai che hanno scoperto i corpi" fu Cooper a parlare

"Oh, si, certo. Ve li manderò in centrale non appena riuscirò ad averli" l’uomo si stava infilando un cappotto "Arrivederci"

Hammer aveva perso la pazienza. Afferrò la manica dell’assessore, e borbottò:

"Per lei questa faccenda è solo un intralcio, vero?"

"Lasci il mio cappotto. Esattamente, per me è molto fastidioso. Le morti non mi toccano da vicino"

"Parlando con il procuratore Davis potrei riuscire a far bloccare definitivamente la costruzione dell’autostrada, invece che per un anno" sibilò gelido l’ispettore Cooper

"Non credo che ci riuscirebbe" commentò il politico

In quell’istante cominciò a suonare contemporaneamente il cercapersone dei due ispettori, che si portarono le mani alle tasche.

"Si… una riunione tra mezz’ora… in centrale… certo"

Quando i macchinari elettronici furono placati, l’assessore Farlane era già uscito dall’ufficio, ed una seducente segretaria stava invitando cortesemente ma con voce ferma i due poliziotti a lasciare l’edificio.