IL REGNO DI EMANDINI

6. Interazione

La stampa del giorno dopo tesseva le lodi del procuratore Davis senza mezzi termini. L’"Hamlinton Obsever" titolava:

PRESO IL KILLER DEI BOSCHI

E’ FINITO L’INCUBO

Quando fu indetta la conferenza stampa mancavano praticamente dieci giorni alle elezioni, ed ormai non aleggiava alcun dubbio sull’esito della sentenza che sarebbe uscita dalle urne. I tre giorni successivi il procuratore li trascorse tra riconoscimenti e cerimonie varie, tra cui un incontro con il sindaco ed alcuni deputati. La calma era ritornata ad Hamlinton, che si scrollava finalmente di dosso quello che, come suggeriva l’"Obsever", sembrava esser stato solamente un brutto sogno, il cui ricordo si andava sbiadendo.

Mancavano tre giorni alle elezioni quando due telefonate rispettivamente alle abitazioni di Steve Hamann e Ronny Cooper svegliarono i due ispettori alle sette e mezza di un giovedì che non era lavorativo. In entrambi i casi, all’altro capo del telefono, la voce di Peter Darrin, che annunciava importanti novità.

Già alle otto i due uomini erano giunti alla villetta dell’ispettore, che aveva adibito per l’occasione una mansarda con un gigantesco strumento per le intercettazioni telefoniche. Non era stato difficile pagare un postino per introdursi nell’abitazione della Warner, quella più facilmente accessibile, e piazzare una minuscola microspia sotto l’apparecchio telefonico.

Le due ruote dei nastri quella mattina si erano fermate. Peter fece accomodare i due ispettori su una serie di scatoloni, data la mancanza di sedie

"Dunque, li abbiamo incastrati"

"Finalmente" commentò Cooper

"Sentite" azionò l’apparecchio che cominciò a girare. Dopo alcuni secondi si distinsero due voci, una maschile ed una femminile

"Buonasera, tesoro, come va?" era stato Davis a chiamare

"Oh! Aspettavo la chiamata da almeno mezz’ora…" diceva la Warner, più sensuale del solito

"Che ci vuoi fare, queste elezioni mi costringono ad orari prolungati"

"Le elezioni non avranno storia"

"Angelica, muoio dalla voglia di fare l’amore con te"

Un fischio sonoro, che proveniva dallo sbigottito ispettore Hammer, coprì le ultime parole

"… anche io. Quando avrai vinto andremo a festeggiare" riprendeva l’ispettore capo

"Sei sempre stata la mia ispettrice preferita. All’inizio pensavo che stessi con me solo perché ti avevo promesso la promozione…"

"Bastardo pezzo di merda" grugnì stavolta Hammer

La comunicazione poi si interrompeva, dopo i rispettivi congedi

"Te l’avevo detto che se la faceva con il procuratore. Non volevi credermi" continuò Steve, all’indirizzo di Ronny

"Chi va da Davis?" chiese all’improvviso Darrin

"Vorrei avere io questo onore, se non vi dispiace" disse subito Hammer

"Accomodati" assentì Cooper "non ci tengo a dialogare con questo sacco di immondizia"

"Vado subito, sperando che il maiale sia a casa"

"Tu mi fai compagnia, Ronny?" chiese Peter "ho affittato un film dell’orrore. E’ nuovo, se ti interessa…"

"Ce l’hai qualche birra?"

"Certo"

"Allora ci sto. Ti aspettiamo qui, Steve"

"Sfaticati" borbottò sommessamente Hammer. Poi si diresse verso la porta, e montò sulla sua Berlina pervaso da un senso di profonda soddisfazione

 

La villa di Gerarde Davis era un imponente mostro di mattoni che dominava il quartiere residenziale in cui abitava. Una folla di persone si aggirava per le strade, e, come rospi saltellanti ed impazienti, i passanti di volta in volta additavano gorgoglianti la maestosa dimora dell’uomo che aveva messo dietro le sbarre il killer dei boschi. Nonostante fossero le nove, nel cielo si poteva ancora ammirare una luna bella e piena, che si mostrava orgogliosa di sé, con una punta di civetteria.

Senza esitazione l’ispettore Hammer si attaccò rozzamente al campanello della villa, fino a quando un viso stravolto dallo stupore non aprì la porta, chiusa a doppia mandata

"Ispettore Hammer! Le sembra questo il modo di suonare?"

"Le devo parlare molto urgentemente" tagliò corto il poliziotto

"Cosa è successo?"

"Prima mi faccia entrare"

Già l’atrio dimostrava la solidità economica del padrone di casa. Quadri di pessimo gusto, ma chiaramente molto costosi, abbruttivano i muri, su cui risaltava un motivo dorato fatto evidentemente a colpi di spugna. Un enorme alano di marmo era poggiato in un angolo, mentre nell’altro dimorava un maggiordomo, sempre rigorosamente finto; al poliziotto sembrò cartapesta, ma non ne poteva essere sicuro. La biblioteca ricordava quelle di alcune università per dimensioni e varietà di libri, tutti meticolosamente catalogati. Hammer non poté fare a meno di chiedersi quanti effettivamente di quei volumi fossero mai stati aperti; pensava di poter indovinare la cifra, ed era molto bassa, ma lasciò perdere. Come se non bastasse, mobili di mogano e di antiquariato fornivano suggerimenti per indovinare il conto in banca del procuratore, che doveva possedere parecchi zeri.

"Allora, cosa l’ha spinta qui?" incalzò Davis

"Volevo fornirle un’informazione" disse Hammer gelido, nauseato da tanta ricchezza in mano ad una persona del genere "volevo farle sapere che io so benissimo quanto lei che l’assassino del bosco è ancora là fuori"

Il procuratore si passò una mano sulla faccia, sbigottito. L’ispettore si compiacque di averlo impaurito

"So del suo legame con l’ispettore capo Warner" continuò, le sillabe che uscivano dalla bocca taglienti come rasoi "e so che avete incastrato Hunt. Quell’uomo è un assassino, ma non è il killer del bosco"

Fece una pausa per consentire al procuratore di ricomporsi

"Che diavolo sta dicendo? E’ sospeso dal servizio!" urlò

"Guardi qui" Hammer sorrise e mostrò un piccolo nastro, senza scomporsi "è la copia della registrazione di una sua telefonata a casa dell’ispettore Warner. Io, Cooper e Darrin abbiamo piazzato delle microspie. So che è illegale, ma se consegno una cosa del genere all’"Obsever" come la mettiamo?"

Il politico adesso era paonazzo

"Domenica ci sono le elezioni… quanto volete?" mormorò

"Vuole corrompermi? Non voglio i suoi soldi imbrattati di merda. E’ sufficiente una cosa: ci lasci indagare sul killer dei boschi. Quel fascicolo non deve finire in archivio per nessun motivo. Intesi, sacco di immondizia?"

"S-si… ma almeno dopo le elezioni…"

"Un corno! Cominceremo subito! E faccia sapere alla sua amica che teniamo in pugno anche lei. Non me ne frega niente di levare la poltrona da sotto il suo culo. Non voglio neanche rovinare la sua immagine. Ma se farà un passo falso sarà necessario, e non ci saranno soldi che tengano. Ah, un’altra cosa: lei ha la possibilità di bloccare per sempre il progetto dell’assessore Farlane?"

"In teoria si, ma…"

"Beh, allora lo faccia. Una volta tanto vinceranno gli ambientalisti. Le lascio la copia della registrazione, e si ricordi: non archivi il caso e blocchi Farlane. Altrimenti questa sua conversazione con la povera vedova se la ritrova sul giornale. A qualcuno potrebbe venire il sospetto che Fred l’avete fatto fuori voi, anche se non è vero… senza contare che vi ritroverete entrambi in mezzo alla strada…"

"D’accordo, d’accordo. Ma ora se ne vada. Farò quello che vuole"

"Bene. E’ stato un piacere conversare con lei; non avevo mai visto un procuratore cagarsi sotto. Davvero un piacere"

 

Quando Hammer rientrò, si era aggiunto un nuovo ospite nel salotto di Peter: in una delle poche volte che indossava abiti civili invece che lunghi camici impregnati di dolore e di morte, Alec Norman sedeva sprofondato su una poltrona.

"Se l’è fatta sotto. Tutto a posto. Ha accettato, naturalmente. Ha una paura fottuta. Mi ha promesso pure che metterà i bastoni tra le ruote a quel porco di Farlane" annunciò Steve con trasporto "buongiorno dottore" aggiunse poi

"Norman ci ha raccontato dei particolari molto interessanti" spiegò Cooper

"Vale a dire?"

"E’ definitivamente provato che Hunt non è il killer del bosco. Tutti gli adepti uccisi, qui ed a Charlotte, venivano sottoposti ad un determinato modus operandi. Li frustava a sangue, poi estirpava gli organi interni. Aveva uno schema ben preciso di uccidere. Lo hanno confermato anche gli altri Figli di Lucifero. E’ uscito fuori che praticamente tutti hanno partecipato ai delitti di Hunt"

"Brava gente" commentò aspramente Darrin

"Ma il dottore ci ha detto anche qualcos’altro" continuò Cooper

"Infatti, mi è venuta un’idea" confermò Norman "ci ho riflettuto parecchio. Non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che cinque persone siano uccise e nessuno li riconosca come parente o amico. E la soluzione può essere una sola: erano barboni"

"Diamine! Perché non ci abbiamo pensato prima? Dovresti diventare ispettore…" commentò Hamann

"In effetti potrebbe reggere" disse Ronny "qualche pazzo che va uccidendo barboni. E’ normale che non li riconoscano"

"Ci dobbiamo mettere al lavoro" consigliò Darrin "ognuno in un quartiere diverso. Cominciamo dopo pranzo e ci ritroviamo qui a casa mia per cena. Ci state?"

Il consenso fu generale, compreso il patologo forense. Erano le due del pomeriggio quando iniziarono le ricerche, sotto un sole cocente. La contea di Hamlinton era nota per i suoi bizzarri sbalzi climatici, compreso un inaspettato assaggio di primavera in pieno ottobre.