LA MANO DEL FATO [Rx03]
(di Lorenzo Trenti)
New York, martedì 8, ore 10.34
Latmosfera nella banca era piuttosto calma e rilassata.
"Strano", pensò Mary Jane Walters, la cassiera dietro al
bancone, "in genere alla mattina questo posto pullula di pensionati e
clientela varia, invece oggi cè così poca
gente..."
Osservò in particolare il signore che era appena entrato;
spiccava in mezzo al resto della folla non tanto per la camminata, o
il volto, né per il vestire che pure era tutto nero,
come i becchini dei fumetti; no, era qualcosa di diverso... quel
tizio sulla sessantina, con la bombetta nera e gli occhiali neri,
sembrava irradiare un alone di rispetto, forse anche di timore;
tantè che le persone attorno a lui si scostavano
leggermente al suo passaggio. Mary Jane notò che un paio di
vecchie signore si erano spostate pur senza averlo veduto. Dal suo
punto di vista, le sembrava come se la folla si stesse aprendo per
far passare questo individuo. Ritornò a eseguire le operazioni
di cassa, e quando rialzò il capo se lo ritrovò davanti
al suo sportello.
"Buona giornata. Dovrei fare un versamento di 1000 dollari sul
conto 771317", disse, e allungò una cospicua mazzetta sul
bancone.
Ora Mary Jane poteva vedere il volto scavato delluomo, i
profondi solchi che aveva sulle guance, lassenza apparente di
una qualsiasi emozione. Prese meccanicamente la mazzetta e fece per
infilarla nel contabanconote.
"Non si fida?", chiese allimprovviso lindividuo.
"Certo, è solo una normale prassi della banca, non si
preoccupi..."
"Forse farebbe meglio a contarle a mano, sa. Questi aggeggi in
genere sono così inaffidabili."
Mary Jane sorrise educatamente, poi sentì uno scatto di
fianco a lei: la macchina si era inceppata. "Mi scusi un attimo...",
disse, e si chinò per estrarre la banconota che aveva causato
linceppamento. Non sembrava troppo malridotta.
La ragazza scrollò le spalle. "Bene, credo che mi
toccherà contarle a mano...", disse, e prese a scorrere la
mazzetta con dita esperte.
Fu in quellistante che accadde. Da quando era entrata a
lavorare in banca, quasi un anno prima, Mary Jane aveva sempre saputo
che prima o poi sarebbe successo. Ma vivere una rapina di persona,
scoprì, era molto diverso dallimmaginarsela nella
propria testa.
Lauto sterzò violentemente ed attraversò la
vetrata, con un assordante rumore di vetri infranti. Tutti i presenti
sobbalzarono; qualcuno urlò. Dal mezzo scesero tre tizi
incappucciati. Due di essi imbracciavano una mitraglietta, il terzo
una pistola automatica.
"Tutti contro il muro! Faccia a terra! Faccia a terra, ho detto! I
cassieri con le mani bene alzate, o apriamo il fuoco!" Il tono era
quello di chi è abituato a comandare. Facile, se si ha un
mitra in mano, pensò Mary Jane mentre alzava meccanicamente le
braccia. Aveva sempre pensato che in situazioni del genere avrebbe
potuto premere il pulsante di allarme durante un attimo di
distrazione dei rapinatori; oppure, addirittura, se uno di essi si
fosse avvicinato troppo a lei, lavrebbe colpito e gli avrebbe
preso larma, minacciando gli altri.
Mary Jane sollevò le mani e rimase immobile.
Poi notò che lindividuo tutto vestito di nero era
rimasto esattamente come si trovava prima, e la stava osservando. Si
aspettò che da un minuto allaltro se ne uscisse con una
frase del tipo "allora, signorina, vuole continuare a contare i miei
1000 dollari, per cortesia?"; invece quello non aprì
bocca.
I banditi intanto si davano da fare; uno teneva a bada i presenti,
mentre gli altri due si facevano consegnare il denaro dai cassieri.
Uno di essi, col mitra spianato, si avvicinò alla sua cassa e
puntò larma contro lindividuo vestito di nero.
"Ehi, nonno, sei sordo?! Faccia a terra, come tutti gli altri!",
gli ringhiò contro.
Laltro si limitò a girarsi e a guardarlo. "Voi
ragazzi dovreste stare attenti con quelle cose, rischiate di farvi
del male un giorno o laltro."
Il bandito esitò un attimo. Probabilmente credeva che un
mitra avrebbe posto fine a qualunque discussione, pensò Mary
Jane. "Oh, lhai voluto tu!", disse, e premette il
grilletto.
Si udì un debolissimo "clic".
Il bandito diede alcune manate allarma, ma questa non
accennava a disincepparsi. Allora provò a rovesciarla e a
controllare il caricatore.
Fu in quel momento che partì una raffica di proiettili, che
colpirono il bandito dalla coscia alla spalla. Il sangue esplose sui
vestiti consunti e il malvivente crollò a terra.
Gli altri due si girarono, allibiti. "Ma che diavolo...", prese a
dire quello con la pistola, e corse subito verso il compagno. Gli
toccò la base del collo: era morto. "Con te faremo i conti
dopo", disse in tono minaccioso allindividuo in nero. Poi si
rivolse verso Mary Jane: "Avanti, fuori i soldi! Sbrigati,
dannazione!". La ragazza prese meccanicamente tutto il denaro che le
competeva e lo mise in un sacco di iuta. "Anche quelli", disse il
bandito, indicando i 1000 dollari delluomo vestito di nero.
"Dovreste sbrigarvi", proferì quello, guardando
distrattamente lorologio. "La Polizia sarà qui a
momenti".
In quello stesso istante si sentirono le prime sirene delle
volanti che accorrevano sul posto.
I due banditi si guardarono e risalirono in macchina in tutta
fretta, infilando i sacchi di denaro nel baule, alla meno peggio.
Quello col mitra disse "Prima voglio far fuori quel vecchio": gli
puntò contro larma, ma si udì solo un
clic.
I rapinatori rinunciarono ai loro propositi ed uscirono dalla
banca in un confuso stridore di gomme, poi si incanalarono nel
traffico della strada a gran velocità. Il baule del veicolo, a
causa dellaccelerazione, si aprì e caddero a terra
alcuni sacchi di denaro. Nellurto col terreno, da uno di essi
rotolò fuori una mazzetta di banconote.
Lindividuo in nero raggiunse la strada, raccolse la mazzetta
e la riconsegnò a Mary Jane. "In effetti quel bagagliaio mi
sembrava chiuso male. Dicevo, dovrei fare un versamento di 1000
dollari sul conto 771317..."
(sigla!)
New York, mercoledì 9, ore 12.14
"Ti dico che qui non c'è!", disse Tony. Mike
continuò ad armeggiare con la serratura, incurante delle
proteste del compagno, finché la porta non si aprì con
un secco 'clac'. I due controllarono un'ultima volta che nel
corridoio non ci fosse nessuno, si infilarono pesanti passamontagna
neri, ed entrarono, richiudendosi la porta alle spalle.
L'appartamento era piuttosto piccolo, arredato in maniera
spartana. I mobili erano tutti tra il vecchio e l'antico, e non
sembravano tenuti con cura particolare. Mike estrasse una pistola
dalla logora giacca di jeans ed entrò in quella che
probabilmente era la camera da letto.
"L'hai trovato?"
"Macché. Tu hai provato a guardare in giro?"
"Sicuro. Ma qui non ci sono nascondigli. Il bastardo deve avere
capito che l'avremmo cercato. E' scappato. Ma qui, da qualche parte,
c'è sicuramente qualcosa che può aiutarci. Io guardo
nei cassetti, tu prova nell'armadio in camera. Cerca qualsiasi cosa:
foto, lettere, atti di proprietà..."
I due si divisero. Tony iniziò ad estrarre con violenza i
cassetti dal mobile nel salotto, gettando a terra tutto il loro
contenuto, senza alcun ritegno. L'ultimo sembrava incastrato,
così tirò più forte. Dopo un ultimo strattone
quello cedette, ma il contraccolpo fece ondeggiare pericolosamente un
vaso di ceramica verde che si trovava sul mobile. Tony se ne accorse
e fece per afferrarlo. Ci sarebbe riuscito se non avesse inciampato
improvvisamente nell'orlo del tappeto. Tony e il vaso finirono sul
pavimento contemporaneamente, il primo sbattendo dolorosamente la
mascella, il secondo infrangendosi in mille pezzi.
Il rumore attirò Mike nella stanza. "Cosa diavolo stai
combinando?!? Con questo fracasso ci avrà sentito tutto il
palazzo!"
"Oh, fottiti. Mi sono anche fatto male, sai? E comunque..."
"Sshh!"
"Che c'è?"
Mike fece cenno di tacere, mentre udiva i passi al di là
della porta. Qualcuno, una donna, aveva detto "Guarda qui, è
stata scassinata!". La maniglia girò a vuoto, poi si
sentì bussare con un certo impeto. "FBI! Aprite
immediatamente!"
Tony si rialzò in fretta ed estrasse la pistola, tenendola
puntata contro chiunque sarebbe entrato; Mike si acquattò
dietro a una credenza, stringendo spasmodicamente la pistola.
Un calcio fece saltare la porta dai cardini. Due agenti, un uomo e
una donna coi capelli rossi, fecero appena in tempo a vedere i due
malviventi all'interno dell'appartamento, per poi ripararsi dietro
gli stipiti della porta, come veniva insegnato all'accademia.
Subito dopo, i proiettili iniziarono a fischiare all'indirizzo di
Mulder e Scully.
ore 11.44
(mezz'ora prima)
"Sì, insomma, questo tizio mi si avvicina, mi allunga
questa mazzetta da 1000 dollari, e sembra come se cascasse il
mondo lui debba fare questo versamento a qualunque costo."
Mary Jane accompagnò la descrizione con un ampio gesticolare
di mani; gli eventi del giorno prima l'avevano comprensibilmente
agitata.
"Sì, sì", annuì Mulder, "questa parte l'ha
già detta. Venga alla rapina".
"Oh, sì. La rapina. A un certo punto saranno state
le 11, credo arrivano questi tre tizi. Sfondano la vetrata con
l'auto e cominciano a rubare tutto. Avevano delle armi, mitra e
pistole. Poi uno ha minacciato il tizio vestito di nero, che gli ha
risposto qualcosa del tipo 'quelle armi sono pericolose', ed è
in quel momento che è partita la raffica che lo ha..." la
ragazza deglutì. "...che lo ha steso".
"I suoi compagni non hanno fatto niente?", domandò Scully,
sollevando un sopracciglio.
"I compagni del bandito morto, intende? Hanno provato a sparare al
tizio in nero, ma le armi si sono inceppate. Allora sono scappati, ma
nella fretta hanno perso il sacco che conteneva i soldi del nostro
amico. Che così ha potuto fare il versamento. Una serie di
coincidenze davvero sorprendenti, non trovate?"
Mulder si girò verso Scully, con un largo sogghigno, come a
significare "che ti avevo detto?"; Scully si limitò a
ignorarlo. "Signorina Walters, può dirci qualcosa di
più su questi banditi? Che aspetto avevano, se ha notato
qualche particolare di rilievo...?"
"Be', mi è sembrato che avessero un leggero accento
italiano. Non che abbiano parlato molto, in effetti. Comunque il
quartiere italiano è a due passi da qui, non sarebbe tanto
strano... ma non avete visionato il video della telecamera a circuito
chiuso?"
"Ci abbiamo provato, ma per un qualche motivo ha cessato di
funzionare poco prima che accadesse quel che lei ci ha descritto...",
fece Scully, con una smorfia.
"Grazie, signorina Walters. Le faremo sapere." Mulder le strinse
la mano e la congedò.
"In effetti notò Scully, mentre uscivano dalla banca
il rapinatore ucciso si chiamava Albert De Mello. L'ipotesi
della testimone mi sembra plausibile." Fece una pausa, mentre
salivano in auto.
"Ma...?", la incalzò Mulder, avviando il motore.
"...ma continuo a non capire cosa ci facciamo qui", disse Scully.
E pensò: "adesso tira fuori qualche idea strampalata; ci
scommetto il distintivo".
"Vedi Scully attaccò Mulder, sfoderando il suo
miglior tono didattico questo tizio vestito di nero, come si
chiama..."
"Donald Belisario", disse Scully, ricordandosi del rapporto del
NYPD.
"Esatto. Questo Belisario è al centro di una serie di
coincidenze impressionanti, se ci pensi un attimo. Rileggiti le
testimonianze: il contabanconote, il malvivente che gli ha sparato, i
banditi che perdono il denaro rubato... anche la telecamera che si
guasta... Viene un po' difficile pensare che si tratti di semplici
coincidenze, o del caso. E' come se il destino fosse stato forzato
a..."
"Eh no, Mulder. Questa volta non mi incanti. Vuoi che facciamo il
solito gioco? Tu esponi la tua stramba teoria, io do
l'interpretazione plausibile e, aggiungo, *scientifica*
dei fatti, dopodiché tu mi dai della scettica, mi fai sentire
una specie di persona dalle vedute ristrette, e..."
"Ma è così!", sbottò Mulder. Poi corresse il
tiro. "Intendo dire: pensaci un attimo, Scully. Questo coincidenze
sembrano un po' troppe! E' come se le avesse *volute* così
intensamente che alla fine si sono realizzate..."
"Senti, per certe cose penso di averti assecondato parecchie
volte; in diverse occasioni quello che proponevi tu si è
dimostrato contenere almeno un fondo di verità, lo ammetto. Ma
quello che mi dici adesso è assurdo! Le coincidenze non
esistono! Sei tu che..."
"Lo vedi che sei scettica?"
"Mulder, possibile che tu continui a considerarmi..."
Non terminò la frase. Si erano resi conto entrambi che
avevano fatto il solito gioco.
Rimasero così, in silenzio, per qualche minuto.
"Comunque Belisario è scomparso. E' anche per questo che lo
stiamo cercando", disse poi Mulder, senza togliere gli occhi dalla
strada.
Scully si sentì sollevata. Avere un compito preciso da
realizzare le permetteva di focalizzare la mente su qualcosa di
concreto, alla sua portata. "Perché non andiamo a casa
sua?"
"Infatti ci stiamo andando. Abita in quel condominio
laggiù, in angolo", ribatté pronto Mulder,
sorridendo.
ore 12.20
Scully estrasse la pistola dall'ampio soprabito. Lo stesso fece
Mulder, che intanto con l'altra mano contava silenziosamente i colpi
sparati; i suoi gesti erano ampi, e guardava Scully fisso negli occhi
per assicurarsi che tra loro ci fosse perfetta coordinazione. Giunto
a otto colpi, le fece un cenno di intesa. I due si affacciarono
contemporaneamente sulla soglia e iniziarono a sparare.
Tony si buttò dietro al divano, mentre i proiettili
fischiavano verso di lui. Mike si alzò dal suo nascondiglio e
prese a sparare a sua volta.
"Sono in due! Torna indietro, Scully!"
Mentre gli agenti dell'FBI indietreggiavano, un proiettile
colpì Scully in pieno petto, e questa si accasciò a
terra. Mulder, già nel corridoio, smise di sparare e la
trascinò lontano dalla zona di fuoco.
"Sei pazzo? Hai fatto secca un'agente dell'FBI!", disse Tony.
"Che mi frega? Sono loro che si sono messi in mezzo. Dai, ho visto
una scala d'emergenza qua fuori, vedi di sbrigarti..."
Mulder sentì solo, confusamente, un rumore di vetri
infranti e dei passi concitati sulla scala di ferro arrugginito. Ma
tutti i suoi sensi erano ovattati: adesso la sua attenzione era
completamente rivolta a Scully, accasciata a terra in maniera
scomposta, il volto girato di lato.
"Scully! Rispondimi! Scully!"
ore 13.58
Accarezzò la mano di lei, senza riceverne risposta.
Né d'altronde, dopo così tanto tempo, si aspettava che
ci fossero dei cambiamenti o dei segni di vita, magari che lei si
alzasse in piedi e dicesse "eccomi qua! non mi è successo
niente! non dovevi preoccuparti!"
Donald Belisario lasciò la mano della anziana signora,
immobile sulla sedia a rotelle, e si rialzò in piedi, con un
sospiro. Oramai non aveva più nemmeno lacrime da versare. Da
tanto, tanto tempo. Diede un bacio sulla guancia della donna, e si
girò, tornandosene indietro lungo il corridoio dell'ospizio.
Stava per infilarsi la consueta bombetta nera, quando avvertì
le voci concitate nella hall. Sbirciò da dietro il corridoio e
vide due tizi gli stessi della rapina, ne era certo!
che stavano strattonando un'infermiera, chiedendole qualcosa.
Probabilmente se l'avevano visto in giro. Ma che ragazzi vendicativi,
pensò.
Belisario riprese il suo solito cipiglio inespressivo e si
infilò nella prima porta alla sua destra, trovandosi in una
stanza con tre letti, due dei quali occupati da anziani addormentati.
La finestra, ovviamente sbarrata, impediva la fuga. Si limitò
a guardare al di fuori, dove un'auto stava parcheggiando. "Certo,
sarebbe una bella sfortuna per quei due se quel tizio là in
macchina fosse un poliziotto in borghese. O magari un agente
dell'FBI", mormorò.
Fox Mulder scese dall'automobile e guardò l'ospizio da
dietro le lenti degli occhiali da sole. "Dovrebbe essere questo",
disse.
ore 12.58
(un'ora prima)
"Come sarebbe a dire 'che fortuna che hai avuto?'"
"Poteva andarti peggio."
"Poteva anche andarmi meglio. Guarda qui." Scully estrasse dal
soprabito il suo cellulare. O meglio, quel che ne rimaneva, in un
groviglio di fili, chip e frammenti di plastica, dopo che il
proiettile si era conficcato al suo interno.
"Be'", fece Mulder, mentre si versava del vino nel bicchiere, "se
non ci fosse stato il cellulare, il proiettile ti avrebbe come minimo
perforato un polmone. E se così fosse stato, in questo momento
non saresti certo qui, nella pizzeria di questo centro commerciale, a
pranzare con me."
"*Se*... *se*... *se*... Mulder, la storia non si fa con i se e
con i ma. Le cose accadono e basta."
"Vuoi dire che non credi nelle coincidenze?"
"Certo che no. Le coincidenze sono una proiezione del nostro io
sui fatti che ci circondano. Pensa per esempio a quando incontri una
persona che conosci, e magari non vedevi da anni, all'aeroporto.
Subito pensi 'ehi, questa sì che è una bella
coincidenza'. Ed etimologicamente lo è: due eventi che vengono
a collimare, nello spazio e nel tempo. Però è la nostra
mente a dare straordinarietà alla cosa! E' quello che
chiamiamo un *bias* verso la positività, una tendenza ad
accorgerci solo dei fatti che accadono, tralasciando quelli che *non*
accadono. Per continuare con l'esempio di prima, quante persone, di
quelle che conosci, *non* hai incontrato all'aeroporto? E quante
volte sei stato all'aeroporto senza incrociare tuoi conoscenti?"
"Non le ho mai contate. Dovevo?"
"Ah-ah. Spiritoso. Comunque è lo stesso meccanismo degli
oroscopi. Sono così vaghi che la gente può adattarne il
contenuto al proprio vissuto. Poi magari capita la volta che ci
azzecca: in quel caso ci ricordiamo proprio di quella volta,
scordandoci invece di tutte le occasioni in cui l'oroscopo *non* ha
predetto il nostro destino."
Mulder fece spallucce. "Ottima lezione, Scully. Davvero. Ti spiace
se ordiniamo, poi continuiamo con il nostro solito giochino?" La
donna annuì, sorridendo.
Mulder chiamò un ragazzo che stava uscendo dalla pizzeria.
Teneva sei cartoni di pizza uno sopra l'altro, che gli coprivano la
faccia. Sul bicipite, in tensione per lo sforzo di reggere tutte
quelle scatole, spiccava un tatuaggio a forma di ancora. "Ehi,
Braccio di Ferro! Vorremmo ordinare! Dico a lei!". L'altro
però uscì dalla pizzeria.
"Sarà il pizza-express. Prova con quell'altro, là in
fondo", lo incoraggiò Scully.
"Ehi, cameriere! Vorremmo ordinare! Qui, al tavolo sette!" Mulder
si sbracciò verso un altro cameriere, ma senza successo.
"Aspetta, provo io". Scully fece un cenno di sopracciglia a un
ragazzo dall'altra parte del locale, tutto vestito di bianco, che
accorse subito. "Cosa vi porto?"
Mulder era senza parole. "Per me una margherita e una Diet Coke",
disse Scully.
"E per lei, agente?", chiese il ragazzo, mordendosi subito dopo il
labbro.
Mulder inarcò le sopracciglia. "Oddio, si vede così
tanto, eh? Comunque portami una quattro stagioni e una birra."
Il ragazzo annotò diligentemente le richieste sul taccuino
e corse a portarlo al di là del bancone.
"Adesso sta a te. La tua teoria, *spettrale* Mulder..."
"Va bene. Senti, Scully, gli antichi immaginavano la Fortuna, o il
fato, come una dea bendata che distribuiva i suoi abbondanti doni con
la cornucopia, cioè il 'corno dell'abbondanza'. Era bendata,
perché oggi poteva toccare a te, domani a qualcun altro. Da
sempre le popolazioni di ogni dove hanno tradizioni sulla buona e
sulla cattiva sorte."
"Quelle primitive, indubbiamente. Credevo fossimo alle soglie del
2000."
"...e hanno anche i loro metodi per attirare la fortuna, e
scacciare la sfortuna. La maggior parte di questi... amuleti,
rituali, e via dicendo... sono superstizioni. Ma forse qualcosa di
vero c'è. Perché anche tu conoscerai di certo persone
che sono più fortunate di altre. Immagina che qualcuno abbia
la facoltà di essere un catalizzatore di destini negativi...
una specie di gabbia di Faraday per la sfortuna, immune ai suoi
effetti nefasti ma capace di attirarne gli effetti su quelli che gli
stanno intorno..."
"Mulder, dimmi che non è quello che temo. Che non mi stai
dicendo di pensare seriamente a uno iettatore!"
L'altro sorrise sornione. "Io posso anche non pensarlo, ma di
certo quei due banditi la vedono così, se lo stanno cercando
per vendicarsi, non credi?"
Scully quasi urlò. "Ma Mulder, stiamo parlando di persone
presumibilmente ignoranti! Nessuno con un minimo di cultura darebbe
il minimo credito a una superstizione del genere!"
L'uomo al tavolo dietro al loro si girò. Era un signore tra
i cinquanta e i sessanta, il volto incorniciato da una folta barba
biondo-rossiccia. "Mi permetto di contraddirla, signorina. Scusatemi
ma non ho potuto fare a meno di ascoltare alcuni brani della vostra
interessante conversazione... Mi chiamo Vince De Gennaro, sono un
insegnante di lettere in pensione. Vorrei farle notare che sul tema
dello "iettatore" hanno scritto autori di massimo calibro. Pensi per
esempio a 'La patente' di Pirandello (della quale esiste anche un
eccellente adattamento cinematografico con Totò), o al
racconto 'I fatali' di Igino Ugo Tarchetti. Questa è una
figura che trova ampio riscontro nel panorama culturale
italiano!"
Scully sgranò gli occhi, ma si astenne da qualsiasi
commento. Fortunatamente De Gennaro si girò per pagare il
conto della sua pizza.
"Mulder, vedo che hai degli ammiratori nei posti più
impensabili. Questo comunque non ci aiuta a ritrovare Belisario."
"Già. Nessun parente in vita, nessuna seconda casa,
apparentemente nessun amico. Proprio non sappiamo dove cercare.
Ovviamente il NYPD è già stato allertato."
"Oggi pomeriggio farò l'autopsia al bandito ucciso alla
banca, ma so già che non troveremo niente di interessante.
Però..." Scully stava osservando, trasognata, il conto del
professor De Gennaro, e i soldi che stava estraendo dal portafoglio.
"Mulder, mi presti il telefono, un attimo?"
Scully compose un numero e disse: "Pronto, è la banca? Qui
è l'agente speciale Dana Scully, dell'FBI. Vorrei sapere a chi
è intestato il conto 771317. Sì, attendo in linea,
grazie."
Dopo un po', si mise a scrivere con una penna sulla tovaglietta
della pizzeria, quindi rispose "La ringrazio", e spense il cellulare.
Scully impugnò il pezzo di carta con aria trionfale. "Il conto
a cui Belisario ha intestato migliaia di dollari nel corso degli
ultimi venti anni non appartiene a lui, ma a un ospizio in periferia.
Forse là troveremo qualcosa."
"Sarà bene sbrigarci", fece Mulder, alzandosi, "quei due
banditi forse hanno sottratto alcune carte dalla casa, potrebbero
essere arrivati alle nostre stesse conclusioni."
Il ragazzo vestito di bianco appoggiò il vassoio con la
Diet Coke e la birra sopra al tavolo sette; solo dopo si rese conto
che i suoi occupanti erano scomparsi. "Mi scusi, lei ha visto dove
sono andati i signori che erano qui?"
"Incontro al loro destino, suppongo", disse Vince De Gennaro
accendendosi la pipa. "Come tutti, del resto."
ore 13.59
Anche Scully scese dall'automobile e si avviò verso
l'ospizio, seguita da Mulder. Si avvicinarono al bancone per gli
ospiti, ma non si vedeva nessuna inserviente nelle vicinanze. Mulder
si affacciò oltre il bancone. "Scully... guarda!" Una giovane
donna in abito bianco era stesa a terra, svenuta. Scully si
chinò e si accertò che fosse solo priva di sensi; non
riuscendo a svegliarla la lasciò lì, ripromettendosi di
prestarle soccorso appena avesse catturato i suoi aggressori. I due
agenti dell'FBI corsero verso la porta più vicina, ma si
trattava di una stanza vuota. Mulder premette il pulsante di soccorso
sopra i letti, e nel giro di un minuto comparve una corpulenta
inserviente di mezza età. "E voi chi diavolo siete?"
"Fox Mulder e Dana Scully, FBI", disse lui, mostrando il
tesserino. "Abbiamo motivo di ritenere che due banditi, ricercati per
rapina, siano all'interno di questo stabile. Non le voglio dire mezze
verità, sono armati e pericolosi; l'infermiera all'ingresso
è svenuta. Chi altri c'è qui dentro?"
"S-solo io e un paio di altre inservienti, in infermeria. Gli
ospiti a quest'ora dormono, sono nelle loro stanze..."
"E' venuto per caso un certo Donald Belisario? Un tizio sulla
sessantina, magro, vestito di nero. Lo conosce? Forse lo stanno
cercando."
"Uh... sì, è venuto qui un'ora fa... dev'essere
ancora qui dentro. Va sempre da sua moglie, nella stanza 38".
"...sua moglie?". Scully guardò Mulder con sguardo
interrogativo.
"Sua moglie, sì", disse l'inserviente, mentre portava i due
agenti verso la stanza 38. Poi sospirò. "Suppongo che sia
giunto il momento di dirvelo, tanto lo scoprireste da soli. Ventidue
anni fa, Donald e Anna fecero un tremendo incidente d'auto. La cosa
strana fu che Donald ne uscì completamente illeso, e mai il
detto "senza un graffio" fu meglio applicato, perché davvero
non ebbe nemmeno un livido, o una contusione, niente di niente. Sua
moglie invece ricevette un forte shock cerebrale. Da allora è
così, in uno stato che definirei tra il sonno e il coma."
Mulder intuì. "E' registrata qui sotto falso nome, vero?
Belisario vi manda alcune sovvenzioni extra quelle
dell'assicurazione probabilmente senza le quali avreste
già chiuso, e voi in cambio vi prendete cura di Anna senza
fare troppe domande. E' così?"
"Sì, è così. Ma dovete capire che noi lo
facciamo per lui. E anche per dare una vecchiaia serena a questi
anziani."
"...per lui?" Scully non capiva. "In che senso lo avete fatto per
lui?"
"Il signor Belisario si è sempre ritenuto responsabile
della morte della moglie. Avete mai sentito parlare della "sindrome
da sensi di colpa" dei sopravvissuti? Be', da allora lui ha tagliato
i ponti con tutti. Credo che si consideri una specie di magnete
naturale di cose negative, e così vuole che meno persone
possibile siano coinvolte nella sua vita. L'unico legame affettivo
che ha è con la moglie: quando è con lei depone la sua
maschera di impassibilità e torna un uomo vero." La donna
sembrava molto coinvolta nelle vicende di Belisario. "Ha finto che
fosse morta perché nessuno potesse ritenerlo responsabile di
quello che considera un fato ben peggiore della morte."
"E magari anche per incassare i soldi dell'assicurazione",
pensò la parte più razionale di Scully, mentre il suo
lato più sensibile e comprensivo provò inaspettatamente
pietà per quell'uomo. Si chiese come sarebbe stata lei fra
cinquant'anni, e si trovò a sperare di poter camminare ancora
sulle proprie gambe.
"Ecco, là in fondo c'è la stanza 38."
"Va bene disse Scully lei stia pure qui e si chiuda
da qualche parte. Magari porti la sua collega svenuta in infermeria.
Noi andiamo avanti."
ore 14.04
La porta si spalancò all'improvviso. "Va bene, nonno, basta
giocare a nascondino. Questa è l'ultima stanza, quindi
evidentemente sei qui dentro. Stai zitto e non fare scherzi.
Chiaro?"
Tony e Mike entrarono nella stanza 01, ignorando i due anziani a
letto, che si nascosero sotto le coperte. Ora indossavano i
passamontagna, e si muovevano con molta circospezione. Tony
entrò nel bagno, e trovò Belisario appiattito contro la
parete. Il suo volto era inespressivo. "E' qui, Mike!"
"Non la passerete liscia, ragazzi. Ho il presentimento che..."
Thud. Tony lo stese con un violento pugno alla mascella.
"Gliel'avevo detto di stare zitto."
"Dai, cerchiamo di uscire da qui, e in fretta, anche."
ore 14.05
"Qui niente. A parte Anna." Scully doveva farsi forza per guardare
verso l'anziana donna immobilizzata. Chissà cosa si provava in
quello stato?
Mulder sentì sbattere una porta all'inizio del corridoio e
si affacciò. Vide due figure in passamontagna che ne
trascinavano una terza vestita di nero. "Scully, sono loro! L'hanno
trovato!"
I due agenti corsero lungo il corridoio, mentre i malviventi
estraevano le pistole.
Si udì nettamente un 'clic' dalle armi dei malviventi.
Inceppate. "Siamo fortunati", azzardò Scully. Mulder la
guardò un istante, poi entrambi iniziarono a correre. Sparare
non si poteva: c'era il rischio di colpire Belisario.
I due banditi e i due agenti dell'FBI corsero a più non
posso verso l'uscita; all'altezza della porta, Mulder era già
addosso al più lento dei due, e riuscì ad afferrarlo
per la manica; quello però si strattonò e spinse il suo
inseguitore all'indietro, facendogli perdere l'equilibrio; nell'atto,
la manica del bandito si strappò, rivelando per un istante un
tatuaggio a forma di ancora. Mulder rotolò all'indietro e
finì addosso a Scully, rovinandole sopra. I due banditi si
infilarono velocemente in automobile e scapparono.
Dopo un silenzio di un minuto buono, Scully si limitò a
commentare "Dannazione, che sfortuna!", e a sollevarsi da
quell'intrico con Mulder prima che qualcuno si facesse delle strane
idee. Quello, stringendo ancora in mano il pezzo di stoffa strappata,
si limitò a mormorare "Braccio di Ferro..."
ore 14.34
Scully si mise a correre nell'istante stesso in cui scese
dall'automobile; Mulder la imitò subito dopo. Entrarono e
sfoderarono subito i tesserini. "FBI, che nessuno si muova", disse
Scully.
I pochi clienti e il personale della pizzeria rimasero un attimo
allibiti, mentre i due agenti dell'FBI scrutavano i presenti in cerca
dei banditi. Tutto a un tratto, un pizza-express piuttosto muscoloso
si mise a correre in direzione dell'uscita; aveva un tatuaggio a
forma di ancora sul bicipite. "Fermo!", gli gridò Scully, ben
sapendo che quello avrebbe continuato a scappare.
I due si infilarono subito dietro di lui e lo rincorsero su per
una rampa di scale, fino all'ultimo piano; finalmente riuscirono ad
agguantarlo, poco prima che si infilasse in una porta, probabilmente
di un ufficio. Tra molti strattoni riuscirono a mettergli le manette.
Quello però gridò. "Tony, sono qui! L'FBI! Scappa!".
Mulder tentò di zittirlo mettendogli una mano sulla bocca, ma
troppo tardi. Dopo qualche istante, la porta dell'ufficio si
aprì e ne uscì quello che doveva essere Tony; aveva una
pistola e la puntava alla tempia di Belisario, tenendolo stretto
davanti a sé.
"Giù le pistole, o affresco il corridoio con il cervello
del nonno", disse il bandito con rabbia. "Mike, fottiti. Se tu non
avessi urlato non mi avrebbero mai scoperto!", e gli tirò un
violento calcio sulla mascella.
Mulder, con cautela, pose a terra la pistola. "Va bene, hai in
pugno la situazione. Cerca di non fare idiozie, però".
Scully invece continuava a tenere la pistola puntata. "Scully,
mettila giù, per favore", disse Mulder.
Tony arretrò verso l'ascensore, sempre tenendo d'occhio i
due agenti.
"Col cavolo", disse Scully. "Quello se siamo disarmati ci
spara!"
"Non ce l'ho con voi, ma col nonno, qui. E' colpa sua se siamo
finiti in questo pasticcio!"
"Io proprio non riesco a capire come possiate pensare che il
signor Belisario sia uno iettatore. E assurdo!", sbottò
Scully.
Tony avvampò. "Assurdo? Assurdo?!? Santo cielo, ma dopo
tutto quello che ha visto, pensa ancora che siano tutte coincidenze?
Cosa le serve ancora per credere?!? Siete addirittura venuti a pranzo
nella pizzeria in cui lavora Mike!" Intanto spinse col gomito il
pulsante per richiamare l'ascensore.
Belisario si limitava a rimanere in silenzio, con un'espressione
impassibile sul volto, come se ormai non gli importasse più di
nulla.
"Allora, adesso vi spiego quello che succede. Io e il nonno
entriamo nell'ascensore, scendiamo al piano terra e ce ne andiamo con
calma. Voi butterete i telefonini nell'ascensore, così non
potrete chiamate rinforzi. Dopodiché non sentirete più
parlare né di lui né di me." Sogghignò
malignamente. "Ovviamente per motivi diversi".
L'ascensore stava arrivando.
Scully esitava.
"Fate come vi dice", disse pacatamente Belisario, "la situazione
potrebbe precipitare".
Tony annuì soddisfatto.
Gli agenti dell'FBI obbedirono.
Le porte dell'ascensore si aprirono.
Tony fece un passo indietro.
Mentre arretrava, notò troppo tardi l'espressione stupita
dei due agenti dell'FBI, che fissavano qualcosa dietro di lui. La
consapevolezza di non avere un punto di appoggio arrivò
contemporaneamente a quella dell'assenza dell'ascensore.
Mulder si gettò a trattenere Belisario, mentre Tony
precipitava giù nella tromba dell'ascensore urlando. Lo
schianto non fu piacevole.
Belisario aveva un'espressione indecifrabile sul volto. Vendetta o
tristezza, si chiese Scully?
ore 14.42
"Immagino che adesso mi arresterete"
"E per cosa, scusi, signor Belisario?", chiese Scully, mentre
premeva il pulsante del piano terra. L'ascensore (quell'altro,
ovviamente) iniziò la sua discesa. Mulder fissò
distrattamente il display con il numero del piano.
"Per omicidio...?"
"Signor Belisario, premesso che anche se lei fosse minimamente
responsabile di quanto accaduto a questi mafiosi si sarebbe trattato
semplicemente di legittima difesa... resta il fatto che non si
può attribuirle alcuna responsabilità!"
"Lei dice, signorina?"
"Certo! Cosa le fa pensare di essere autore della morte di quei
due banditi?"
Belisario sospirò. "Lo so e basta. Mi affido all'evidenza.
Io non posso portare che sventura a chi mi sta intorno." Una lacrima
solcò il suo volto scavato. "A volte mi chiedo se non sia
meglio per me e per tutti farla finita, qui e ora".
"Signor Belisario, non credo che..."
In quel momento l'ascensore ebbe un sussulto. Le luci tremolarono
un attimo. La cabina si bloccò improvvisamente, poi
iniziò a precipitare. Il display iniziò a decrescere a
un ritmo folle.
29... 28...
Mulder quasi gridò. "Gli dica di fermarsi!"
Scully premeva con disperazione il pulsante di allarme e quello di
stop, ma senza risultati apprezzabili.
27... 26...
"Lo faccia fermare! ", insistette Mulder.
"Non posso...", disse Belisario.
25... 24...
"Come sarebbe a dire che non può? Fermi questo maledetto
ascensore!"
"Io porto solo il fato negativo. Quello benevolo non è di
mia competenza."
23... 22...
Mulder sgranò gli occhi.
Scully non disse nulla, ma la sua espressione era qualcosa del
tipo "anche se non è scientifico, lo faccia, per l'amor di
Dio!"
21... 20...
Scully gli prese il braccio. "Signor Belisario, senta, il fato non
è una cosa già scritta! E' lei che lo rende avverso o
benevolo con le sue azioni! Come tutti!"
19... 18...
"C'è una componente casuale che non si può
eliminare", disse Belisario, con sguardo quasi paterno.
17...
"Ma sì... cosa dovrei dire io, allora? Mia sorella è
morta per sbaglio, al posto mio!"
Scully era allo stremo.
16...
"Sua... sorella?"
15...
"Sì. Un assassino. Doveva uccidere me. Invece ha trovato
Melissa."
14...
"E cosa ha fatto... dopo?"
13...
"Ho trovato l'assassino ed ha avuto quello che si meritava."
12...
Belisario rimase in silenzio.
11...
"Non mi sono seduta a piangere, ma ho lottato finché non
vendicato la morte di Melissa!"
10...
9...
"Io... non so. Anna è in quello stato pietoso. Per colpa
mia. Credo."
8...
7...
"Belisario, se non vuole farlo per lei o per me e Mulder, lo
faccia per Anna!"
6...
5...
4...
Scully era disperata. "Cosa accadrebbe se un giorno si
risvegliasse e scoprisse che lei non è più al suo
fianco?"
3...
2...
L'ascensore rallentò impercettibilmente.
1..
"Andiamo ancora troppo veloci, dannazione! Non riusciremo a
frenare!", gridò Mulder.
La cabina sbatté, ma non troppo forte. I tre passeggeri
riuscirono a rimanere in piedi.
Le porte si aprirono su un corridoio buio.
Mulder guardò il display e ridacchiò; segnava '-3'.
" Per fortuna che c'erano i sotterranei, vero?", disse ammiccando
verso Scully.
New York, sabato 12, ore 11.56
L'oscurità della camera fu violata, per un istante, dalla
luce del corridoio. Belisario entrò e richiuse subito la
porta. Tenne la bombetta con entrambe le mani, quasi scusandosi per
la propria presenza.
"Sai, Anna, ho parlato con quei due agenti dell'FBI. Sono due tipi
in gamba. Hanno chiuso un occhio sulle irregolarità
burocratiche che ti riguardano. La rossa, Scully, ha anche convinto
il suo collega a lasciarmi in pace; credo volesse studiarmi, facendo
esperimenti di qualche tipo. Va be'."
"Ti volevo anche dire che..." si sforzò di andare avanti e
di sorridere "...che cercherò di portare fortuna d'ora in
poi."
Si girò e si rimise la bombetta, ma rimase sul posto.
"Sarebbe un bellissimo lieto fine se tu ti risvegliassi,
Anna".
Attese ancora qualche istante. Poi girò la maniglia.
Un sussurro dietro di sé lo fece rimanere.
"Donald? Ho... ho dormito tanto. E' bello rivederti."
E Donald Belisario, dopo ventidue anni, sorrise.
F I N E
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