THE MEMORY OF TREES [Rx14]
(di Monica M. Castiglioni)
Dedicato alla Mia
Lothlòrien
Lothlòrien Forest,
Stato di Washington
Mercoledì, 11:21 am
Il respiro diventava fumo e si dissolveva verso il cielo bianco di
nubi
gravide di pioggia. La foresta era umida e illuminata da una luce
bianco
sporco che sembrava filtrare da vetrate di una cattedrale romana.
Mentre i
due robusti uomini camminavano, l'unico rumore era quello delle
loro suole
che schiacciavano le foglie secche del bosco.
Si fermarono davanti a un grosso albero segnato con una croce
arancione.
"Be', è questa la vittima di oggi?" chiese uno dei due.
"Hai il cuore troppo dolce per essere un taglialegna, Joe."
"Che vuoi che ti dica? Quand'ero bambino venivo in questi boschi
con mio
padre. Leggevamo gli anelli degli alberi tagliati." Batté
la mano robusta
sulla corteccia. "E' sono uno di questi alberi che ho conosciuto
mia
moglie."
L'altro lo guardò, brandendo la motosega. "Conosciuto in
senso biblico?"
Ma evidentemente Joe non lo stava ascoltando. Stava guardando
stupefatto la
corteccia della "vittima". "Mitch... Ma guarda un po' qui..."
"Che c'è?"
Indicò un punto del tronco in cui la corteccia era molto
corrugata. "Sembra
una cicatrice." disse lui.
Mitch sospirò. "Sì, come quando un ramo di spezza.
Dai, forza, Joe,
togliamoci il pensiero."
"No, aspetta. Noi dovremmo raccogliere un legno così
rovinato? Hanno segnato
male l'albero."
Mitch batté la mano sulla croce arancione. "Ragazzo, la
vedi questa X? Forse
avevano delle ragioni per tagliarlo. Forse sanno che questo
legno
assomiglierà alla radica."
"Sanno... cosa vuoi che ne sappiano..."
"Joe, piantala e prendi quella sega, forza!"
L'altro obbedì silenziosamente e assieme iniziarono a
tagliare il grosso
tronco a circa 30° l'uno dall'altro. Scalfirono la corteccia
quasi nera,
scoprendo il corpo bianco avorio dell'interno della pianta. Poi
d'un tratto
il legno diventò rosso. I due taglialegna si tirarono
indietro di colpo. La
macchia rossa si espanse sul legno appena scoperto e un denso
liquido
cremisi imporporò il tronco.
"Oh mio Dio, Joe..."
"Mitch... quell'albero sta... sanguinando..."
Abbandonati tutti gli attrezzi e la pianta stessa, i due uomini
ripresero il
cammino di corsa per uscire dalla foresta. Il più alla
svelta possibile.
Georgetown,
Appartamento di Dana Scully
Venerdì, 6:29 pm
Nonostante fosse a conoscenza del poco tempo e dello scarso
pollice verde di
sua figlia, Margaret si ostinava a regalare piantine a Dana. Ora
la donna
stava innaffiando una Santa Paola, osservandola attentamente quasi
con la
curiosità di quando era una bambina. Le foglie grassottelle
della pianta si
aprivano allo scarso sole con tutta la loro estensione, salendo
con la loro
peluria ruvida verso il soffitto come funghi da tronchi di alberi.
Il seme
giallo sole risaltava sul rosso scarlatto dei petali morbidi e
gommosi.
Scully sorrise. Le faceva piacere avere piante in casa,
rallegravano
l'ambiente. Ma puntualmente morivano dopo pochi giorni.
Melissa era molto più brava di lei a curare le piante. Lo
era sempre stata.
Chiuse gli occhi, immergendosi nei ricordi. Miramar, anni prima.
Il giardino
davanti alla casa, visto dalla finestra della loro stanza. Dana
era
affacciata a guardare sua madre e sua sorella tagliare le rose e
sotterrare
sapientemente le radici di fiori di vetro dai colori vivaci.
"Ehi, Dana! Togli il naso dai libri e vieni in giardino!" La voce
di
Melissa.
Dana sorrise, scostandosi dietro l'orecchio un ciuffo di capelli
rossi che
cadeva dalla coda. "Sto arrivando!"
Quando riaprì gli occhi, Scully era di nuovo nel suo
appartamento ad
accarezzare le foglie gommose della Santa Paola. Chiuse gli occhi
e le
lacrime caddero sulle sue guance. Le mancava Melissa, le mancavano
i tempi
felici.
Quando sentì bussare alla porta trasalì. Si
alzò in piedi, asciugandosi gli
occhi con la manica della camicia. Guardò attraverso lo
spioncino. Mulder?
Ma non doveva essere a New York, adesso? Non doveva partecipare a
quella
conferenza?
Aprì la porta. "Mulder!" fece, sorpresa. "Che ci fai
qui?"
"Ci ho ripensato." disse, alzando le spalle.
Scully annuì.
Ci furono alcuni attimi di silenzio, poi alla fine Mulder, non
poco
sorpreso, le chiese: "Posso entrare?"
Dana sussultò. "Oh, sì, certo, vieni." Chiuse la
porta dietro di lui. "Che
cosa t'ha fatto cambiare idea sulla conferenza a cui non hai avuto
mai la
minima intenzione di andare?"
Fox si girò verso di lei sorridendo: "Be', sono riuscito a
sgattaiolare via
prima di perdere... prendere l'aereo."
"Non voglio nemmeno sapere come." Scully fece un gesto in aria con
una mano,
a metà tra l'irritazione e la rassegnazione.
"Ho scoperto una cosa, l'ho letta su un giornale che ho preso
all'aeroporto
e..."
"Cosa c'è che mi fa pensare che il mio programmato week-end
di pace e riposo
sia rovinato?" sospirò lei.
"Scully, hai pianto?" sussurrò Mulder.
Lei girò lo sguardo di scatto. "No, Mulder, che stai
dicendo?" velocemente
raccolse l'innaffiatoio dal tavolo e si diresse in cucina quasi di
corsa.
Fox si girò verso il tavolo e notò la Santa
Paola.
Scully rovesciò l'acqua rimanente nel lavandino, quindi si
tamponò gli occhi
con acqua fredda e si affrettò ad asciugarli.
"Fiore di vetro?" le chiese lui, quando Dana tornò in
sala.
"Santa Paola."
Mulder annuì. "Non sono un esperto di piante."
"Nella mia famiglia lo era Melissa." si lasciò sfuggire
lei.
Fox intuì che cosa doveva essere successo poco prima del
suo arrivo.
"Mulder, che cosa sei venuto a dirmi?" gli chiese sedendosi sul
divano.
"Ah, giusto. Ho trovato un articolo." Estrasse dalla tasca interna
della
giacca e glielo porse.
Scully lo prese e lesse: "'Scomparsa altra coppia all'interno del
bosco
maledetto.' Bosco maledetto? Mulder, oltre a luci verdi e cose del
tipo c'è
altro che devo sapere sul bosco?"
"Niente omini verdi, questa volta, Scully."
"Omini grigi?"
"Nemmeno."
"Allora cos'è che ti ha attirato così tanto del
caso?"
Mulder sfoderò un sorriso enorme: "Il fatto che mi abbia
evitato la
conferenza."
Dana sorrise. "Oh, temo di aver capito."
"Prenoto due biglietti per Seattle?"
Dana chiuse gli occhi. "Dammi almeno il tempo di preparare la
valigia."
"Non tieni più la tua bella valigietta per partenze di
emergenza?"
Scully esclamò con tono esageratamente lamentoso: "L'ho
disfatta tre ore
fa!" Mulder guardò l'orologio e Scully alzò gli
occhi al cielo. "Prenota i
biglietti." concluse lei. "Sei uno stramaledetto schiavista. Ti
odio."
Fox le sorrise, guardandola scomparire dietro la porta della
camera: "Tanto
lo so che non è vero!"
Seattle, aereoporto
Sabato, 3:21 am
"Scully?"
"Mhmfff..."
"Scully..."
"Ancora cinque minuti." protestò lei, ma quando
sentì due mani armeggiare
sui suoi fianchi, trasalì, aprì gli occhi di colpo,
cercò di tirarsi in
piedi e, urtando con il capo contro la parete dell'aereo, ricadde
indietro.
"Ahu..."
"Scully, calmati..." Riconobbe la voce di Mulder. Aprì gli
occhi e vide le
sue mani che le stavano allacciando la cintura di sicurezza.
"Ehi...?"
"Scusa, Mulder."
"Un attacco di panico?" Fox si allacciò la propria cintura,
quindi le passò
una mano delicatamente sui capelli dove lei aveva appena
sbattuto.
Lei allontanò con calma la sua mano. "Sto bene,
Mulder."
"Appena scendiamo troviamo un motel, ok?"
"Ah, questa è la cosa più bella che hai detto da
ieri sera."
"Non riuscirò mai a pareggiare il tuo 'Sei uno
stramaledetto schiavista. Ti
odio.'"
Scully gli lanciò un'occhiata di sussiego.
Betseda, Stato di Washigton
Moonlight Holly Motel
Sabato, 8:07 am
Dopo lo sbarco, Mulder era riuscito a trascinarla ancora in giro
per quasi
tre ore su un autobus che li aveva condotti in paesino chiamato
Betseda, ai
confini della foresta. Quella mattina, Scully aveva rifiutato di
puntare la
sveglia. Fu Mulder a supplire all'inconveniente, bussando alla
porta di
comunicazione per cinque volte di seguito.
"Cosa c'è?!?!" urlò Scully, senza aprire gli
occhi.
"Posso entrare, Scully? Sei decente?"
"Sei tu che non lo sei." mugugnò lei, infilando la testa
sotto il cuscino.
"Scully, che ci fai ancora a letto?"
"Credo di avere l'influenza." disse, la sua voce soffocata dalla
lana del
guanciale.
"Oh, Scully..."
Dana sbuffò e si mise a sedere tirandogli il cuscino
addosso.
"Ehi!"
"Ho la febbre del sabato mattina, Mulder! Ma perché ti do
sempre retta?"
Scese dal letto, rabbrividendo.
Lui rimise a posto il cuscino e le sorrise. "Perché ho
sempre delle ottime
intuizioni."
"Se questa volta non esce niente che riguardi strettamente noi,
vai avanti
da solo." Fece un gesto veloce verso la porta. "Adesso vattene,
devo
cambiarmi."
Lothlòrien Forest,
Stato di Washington
Sabato, 9:04 am
"Fammi capire, Mulder. La polizia locale ha richiesto il nostro
aiuto perché
in questa foresta scompaiono diverse persone e..."
"In realtà, la polizia ha chiesto l'intervento dei
Federali, Skinner ha
proposto a me il caso e..."
"E tu l'hai imposto a me." Scully girò le pagine del
fascicolo, mentre
camminava accanto al collega. "Allora. Abbiamo un presunto serial
killer che
rapisce coppie e le uccide nel giro di una nottata, facendo
ritrovare poi i
loro corpi in una posizione rituale..." Scully osservò per
qualche istante
le foto. "...sdraiati paralleli al centro della strada."
"A volte."
"A volte?"
Mulder sgranocchiò un seme di girasole, osservando assorto
la foresta. "A
volte viene ritrovato un solo corpo. Spesso si sono trovati degli
indizi nel
bosco. Pezzi di stoffa o oggetti appartenenti alle vittime. Sembra
che lui
riesca a nascondere non solo i corpi benissimo, ma anche se
stesso. Nessun
sospettato, nessuna pista."
"La sua psicosi? Perché uccide..." Scully cercò nel
fascicolo. "...spezzando
il collo e ponendo i corpi in mezzo alla strada?"
"Potrebbe derivare da un trauma."
"Un incidente automobilistico."
"Infatti."
"E ultimamente è stato ritrovato un uomo, steso in mezzo
alla strada, era un
impiegato... mh... niente di particolare..."
"Manca la compagna." disse Mulder.
"Già... sempre un uomo e una donna?"
"Sì. In generale fidanzati."
"Con che criteri? L'aspetto fisico può centrare?"
Mulder scrollò le spalle. "Le vittime sembrano essere
scelte casualmente,
forse le prime che vengono incontrate..."
"Mi chiedo come mai il caso non sia passato prima all'attenzione
dell'FBI."
Mulder indicò il fondo della strada. Un capannello di
uomini stava
discutendo accesamente ai bordi della foresta, due uomini si
stavano
spintonando violentemente. I due agenti si diressero verso di loro
e appena
sfoderarono i distintivi il silenzio piombò nell'aria.
Un uomo prese parola. "Siete qui per il killer, vero? Siete qui
per quel
bastardo?"
Mulder osservò per qualche istante, prima di rispondere.
"Stiamo facendo
delle indagini."
"C'è del marcio!" urlò un altro uomo.
"Sta' zitto, Joe!" urlò il primo che aveva parlato.
"Non sono un visionario." Joe si fece spazio tra gli altri. "E
quello che ho
visto è vero! Mitch ve lo potrà confermare!"
"Peccato che Mitch sia famoso per le gare di birra, non è
così?!" I due
uomini stavano per riprendere a lottare, quando, Scully, alzando
la voce, li
fermò. "Possiamo sapere di che si tratta?"
Joe si girò verso di lei. "Agente, io l'ho visto!"
"Ha visto chi commette questi crimini?" gli chiese, mostrandogli
la foto dei
due corpi sdraiati sulla strada.
Joe scosse lentamente la testa. "No. Ho visto solo il simbolo
della
corruzione!"
"Di questo paese?" chiese Mulder.
"No. Di questa Terra."
I due agenti si scambiarono un'occhiata. "Di cosa sta parlando?"
replicò
Scully.
"Sto parlando delle lacrime degli angeli."
"Sta solo farneticando!" urlano altri.
Mulder alzò una mano per chiedere silenzio. Joe
proseguì. "Ho visto gli
alberi sanguinare." Tirò un profondo respiro. "In questa
foresta, gli alberi
sanguinano. Accusano gli uomini di compiere azioni ignobili
e..."
"Sei un fanatico, Joe, lo sei sempre stato!"
"Ora basta!" urlò lui.
"Un momento." fece Scully. "Ha visto alberi sanguinare?"
Joe annuì. "Io e Mitch eravamo andati a tagliare un albero,
per le segherie,
e abbiamo visto quel tronco sanguinare."
"Quante volte è successo?" chiese Mulder.
"Una sola." rispose il taglialegna. Indicò con gesto tutti
quelli che aveva
intorno. "Nessuno dei qui presenti ha voluto più tornare in
quel luogo.
Anche se non mi crede nessuno."
Mentre la discussione si riaccendeva, Scully raccolse una copia
del giornale
locale che stazionava inosservata sul cofano di una delle
macchine. "'Alberi
Sanguinanti - Taglialegna fermati nel loro lavoro da sangue che
sgorga dalla
ferita inflitta alla pianta.'" Alzò lo sguardo.
Joe la guardò: "Signora... agente, lei mi deve credere. Io
non sono pazzo."
Si sfregò le grosse mani tra di loro. "Io ho visto quel
sangue e ho visto
anche quella cicatrice."
"Cicatrice?" chiese Scully.
"Una cicatrice nel tronco dell'albero. Era... assomigliava al nodo
che si
forma quando un albero perde un ramo." Una macchina arrivò
in quel momento.
"Ma era lunga e... non poteva essere che quelli della segheria
volessero un
legno così rovinato. Non era niente che io abbia mai visto
prima."
Mitch, appena sceso dall'auto, lo interruppe. "Joe, piantala con
questa
storia. Quella era una normale cicatrice come quando si spezza un
ramo."
"Ma è assurdo! Un legno così non sarebbe
utilizzabile! Quella cicatrice deve
essere comparsa nell'ultima settimana."
Mitch si affiancò al compagno. "Indipendentemente da tutto,
quello era
sangue. Io l'ho visto..."
Un'altra ondata di commenti li invase.
"Possiamo vedere l'albero?" li bloccò Mulder.
I due uomini si guardarono. "Be', io non ve lo consiglio." fece
Mitch. "E'
impressionante..."
I due agenti si scambiarono un ennesimo sguardo. "Portateci
là." disse
Scully, con fermezza.
I due taglialegna si guardarono e a malincuore si inoltrarono
nella foresta
assieme ai due agenti e alle altre persone.
Lothlòrien Forest,
Stato di Washington
Sabato, 10:13 am
Avevano camminato un bel po' prima di raggiungere l'albero.
Sembrava una
normale pianta, una grande pianta di un bosco con una X
arancione.
I due agenti girarono dietro al tronco, trovando le due seghe
abbandonate e
l'apertura nel tronco. Scully sospirò e si piegò
davanti alla nicchia
contemporaneamente a Mulder.
"Eccoci qui..." sussurrò lei.
Commenti di stupore e orrore si stavano levando dagli uomini
dietro di loro.
"Meglio di moschini verdi succhialiquidi, non pensi Scully?"
Lei sospirò. "Non sapevi niente di questa storia?" gli
chiese, infilandosi
le mani in tasca alla ricerca di guanti e provette.
"No, questa volta proprio no."
Scully raccolse delle schegge insanguinate dal tronco.
"Spedirò questi
campioni al nostro ufficio di Seattle, per vedere che risultati
daranno.
Cosa stai pensando, Mulder?"
"Io? Niente."
Scully alzò gli occhi al cielo, quindi si mise in piedi e
chiese a Joe di
portarli fuori di lì.
Betseda, Stato di Washigton
Moonlight Holly Motel
Domenica, 5:25 pm
"Mulder?"
Seduto al tavolo sotto la finestra, Fox alzò lo
sguardo.
"Perché finisco sempre per lavorare il sabato e la domenica
fino a tardi?"
Fox sorrise. "Perché sei la mia collega?"
Scully si stirò, allungando le gambe sul letto.
"Già, credo di sì." Il
cellulare trillò e lei si mise al computer. "Sta arrivando
il fax." Pochi
minuti dopo aveva i dati sullo schermo del suo portatile. "Allora,
Mulder,
quello che abbiamo trovato è sangue di una donna, razza
caucasica..."
"Una donna?"
"Sì. Ti stupisce?"
"Be', a dire la verità sarei stato certo che quello fosse
il sangue di uno
dei due taglialegna."
"Ci avevo pensato anch'io." convenne lei. Poi osservò lo
schermo. "Mulder...
Ho come una mezza idea..."
"Una mezza idea?" chiese lui.
"Sì... Però è un po' strana."
"Ah, dilla."
Lothlòrien Forest,
Stato di Washington
Domenica, 7:07 pm
Evidentemente allo sceriffo non gradiva essere disturbato di
domenica. Ma
quello era un caso di emergenza.
Scully e Mulder stavano camminando intorno al tronco.
"Cosa credete di trovarci?" fece lo sceriffo, in mezzo a due dei
suoi
uomini.
Dana fece passare una mano sulla profonda ruga della pianta.
"Aprite
questa... cicatrice."
I tre uomini si guardarono, ma non si mossero.
"Va bene, allora, forniteci un piede di porco, lo apriremo da
soli."
concluse Mulder.
Lo sceriffo fece un cenno all'uomo alla sua destra. Questi
andò verso la
macchina, estrasse una cassetta degli attrezzi e la portò
fino a tre metri
dalle radici dell'albero, allontanandosi poi di nuovo.
"Grazie." disse seccamente Scully, estraendo un paio di
tenaglie.
Scully osservò il tronco e vide i tre ufficiali
allontanarsi ulteriormente
da loro. Mulder la raggiunse, un'occhiata e iniziarono ad
attaccare il
tronco. Dopo faticosi minuti di lavoro, la corteccia si
spezzò sotto la
pressione di Mulder e un cumulo di schegge schizzò in
avanti.
"Mulder." sussurrò lei. "Ci siamo." Fece altrettanta
pressione sull'altro
lembo di corteccia e un varco si aprì davanti ai loro
occhi. Un varco
abbastanza grande per vedere l'interno della pianta.
Mulder osservò la cavità e poi lanciò uno
sguardo alla collega. --Un punto
per te, Scully.-- pensò.
"Che succede?!" esclamò lo sceriffo da lontano.
"Venga a vedere coi suoi occhi." concluse Scully.
Lui girò alla larga della pianta assieme ai suoi due
uomini, sbirciando al
di sopra delle spalle di Mulder e Scully, dentro la pianta.
Una donna dai capelli castano chiaro sorrideva beatamente
morta.
Betseda, Stato di Washigton
Stazione di Polizia, obitorio
Martedì, 7:07 pm
Mulder osservò l'elenco degli esami appena conclusi sul
corpo della giovane
ritrovata all'interno dell'albero.
"E' morta asfissiata, probabilmente all'interno della corteccia
ha
cominciato a mancare ossigeno. Sulla caviglia destra ha una ferita
provocata
dagli strumenti dei tavagliena. E' da lì che è
uscito il sangue che ha
sporcato l'albero." gli spiegò Scully, togliendosi guanti e
camice.
"Cos'è questo, Scully?" Mulder indicò la formula di
un composto chimico su
uno dei fogli.
"Linfa. E' stata trovata all'interno del sistema circolatorio
sanguigno.
Quelle sorte di radici bianche che legavano le braccia avevano dei
capillari
sottilissimi che filtravano per pochi millimetri sotto la
pelle."
"Come aghi di flebo."
"Infatti. Solo che erano capillari sottili come pungiglioni di
zanzare."
Mulder annuì. "Come lo sapevi?"
Dana rivolse lo sguardo altrove. "Be'... Tempo fa, quando ancora
studiavo
medicina, Melissa mi raccontò una leggenda. Diceva che..."
Scully scosse la
testa. "Mulder, non centra niente, lascia stare."
"No, dimmela, voglio saperla. Insomma, è stato grazie a
questa leggenda che
hai capito che si trattava di questo no?"
"Be'..." Scully si sedette di fronte a lui. "Mia sorella diceva
che gli
alberi hanno la funzione di proteggere gli uomini. E quando c'era
qualche
cose che non andava, li inglobavano in sé, per proteggerli.
In questo caso,
la morte risale più o meno a due settimane fa e forse
questa donna doveva
essere protetta dal..."
"Serial killer che stiamo inseguendo." concluse Mulder. "Ma nella
leggenda
li asfissiavano sempre?"
"No, i tronchi si riaprivano come foglie e fiori allo spuntare
dell'alba."
"C'è qualcosa che ha cambiato questo procedimento,
Scully."
"Mulder..."
"Aspetta, Scully, tu come te la spieghi la ragazza nel
tronco?"
"Mulder, gli alberi non hanno muscoli, non hanno la
capacità di richiudersi
su se stessi in pochi minuti. Lo possono fare fiori e foglie, ma
il tronco
non è vivo."
"Facciamo esami più approfonditi, allora, controlliamo che
quell'albero non
sia stato manomesso. Ma sai già che sono inutili e sai
già cosa ci
troveremo. Perché sei stata tu a trovare questa pista."
Scully non aveva alzato lo sguardo dal lenzuolo azzurro.
"Mulder..."
Sospirò. "Io credo di essere stanca. Ho bisogno di farmi
una doccia e di
infilarmi a letto."
"Non vuoi ammetterlo, vero?"
"Ammettere cosa?"
"Che ci sia qualcosa di strano, di leggendario in questo
caso."
"Le leggende non sono realtà, Mulder."
"Ma da quello che ho visto tentano di salvare la gente."
Betseda, Stato di Washigton
Moonlight Holly Motel, stanza 213
Martedì, 10:13 pm
Nessun'opera era stata osservata così a lungo quanto quel
muro bianco
screpolato che si alzava tra lei e il bosco dietro al motel. Non
riusciva ad
ammettere che realmente la leggenda che sua sorella le aveva
raccontata
fosse vera. E poi perché lì? Perché in quella
foresta e non in quella di
Bellefleur in Oregon? Sospirò. Mulder aveva insistito
troppo su quel fronte.
Lei si era stancata. Si alzò in piedi, frugando nella
valigia alla ricerca
di qualcosa che non si portava mai a dietro, ma quella volta ne
aveva
sentito il bisogno. Estrasse un walkman, si aggiustò le
cuffie sulle
orecchie e si infilò a letto, spegnendo la luce.
Cercò a memoria il tasto play, quindi chiuse gli occhi,
come se non volesse
vedere il buio schiarirsi per la luce che filtrava
dall'esterno.
La musica partì poco dopo. Era una dolcissima melodia senza
parole, l'unica
voce femminile registrata in multi-vocals appariva anch'essa come
un
strumento.
"Sentila, sembra un coro di angeli." Scully sorrise, al ricordo
della voce
della sorella quando le aveva regalato la cassetta. In quel
momento, Dana
ebbe l'impressione di sentir cantare un coro di angeli in una
foresta. Ali
bianche e aureole dorate. Scintille d'argento e oro che
accompagnavano le
note fluttuanti nell'aria come soffici sfere piumate in mezzo a
uno
svolazzare di candidi abiti bianchi.
Stava sognando.
Stava sognando di camminare in mezzo a questa foresta popolata di
spiriti
divini, di angeli di Dio.
Si voltò, cercando istintivamente Melissa. Mulder?,
sussurrò, trovando il
collega. Mulder, hai visto? Hai visto quant'è bello? Lo
prese per mano. Non
aver paura, vieni. Gli angeli iniziarono al alzarsi in volo, sopra
di loro.
Scully alzò la mano libera, aspettate!, gli angeli
sorrisero e su di loro
iniziò a piovere una soffice polvere brillante. Mulder, se
ne stanno
andando. Guardarono su, verso il cielo, quasi tutti gli angeli
erano
svaniti. Si vedevano solo le stelle. Le stelle e le foglie dei
grandi alberi
della foresta.
Scully uscì dal dormiveglia quando la canzone finì.
Si girò, osservando
distrattamente i mobili azzurrognoli intorno a sé. Poi si
riaccoccolò tra i
cuscini, ascoltando la canzone successiva.
"I walk the maze of moments
but every where I turn to
begins a new beginning
never finds a finish..."
Betseda, Stato di Washigton
Moonlight Holly Motel, stanza 211
Martedì, 11:14 pm
Mulder si stirò nel letto. Sentiva confusamente i rumori
venire dall'esterno
e le pareti del motel erano così sottili che fino ad
un'oretta prima aveva
potuto sentire Scully rigirarsi nel letto.
Quando sentì bussare alla porta si mise costrinse ad uscire
dal quel beato
dormiveglia e a mettersi a sedere sul letto. "Che c'è?"
disse. Nessuna
risposta.
Si alzò in piedi. Ora che ci pensava non sapeva se il
rumore era venuto
dalla porta di congiunzione delle due camere o dal quella
sull'esterno.
Aprì lentamente la prima, osservando Scully stesa sul
letto. Poteva
percepire un soffice rumore meccanico. Si avvicinò
lentamente, i suoi occhi
si stavano ancora abituando al buio dopo il sonno.
Si inginocchiò accanto al letto della collega.
"Scully?"
Lei non rispose. Mulder si accorse che indossava un paio di
cuffie. Sorrise.
Fece per togliergliele, sentendo la musica che proveniva dal
lettore
portatile con autoreveres.
"You go there you're gone forever
I go there I lose my way
If stay here we're not togheter
Anywhere is..."
"Mi pareva strano che ti addormentassi con i Megadeth..."
sussurrò lui,
cercando di toglierle le cuffie. Ma Scully si mosse del sonno.
"Mamma, me
l'ha regalata Missy..."
Mulder sorrise e rinunciò nella sua impresa. La mattina
dopo si sarebbe
ritrovata le pile scariche, ma almeno non l'avrebbe svegliata. Si
alzò in
piedi e si ritirò in camera propria. Appena chiuse la porta
sentì di nuovo
bussare. Questa volta era certo che venisse dalla porta
sull'esterno.
Raccolse in fretta la pistola, cercò di guardare fuori
attraverso la
finestra, ma non vide nulla. Aprì la porta lentamente,
portando avanti la
pistola. "Chi è?"
Nessuna risposta. Solo rumore di passi davanti a sé. Si
guardò in giro,
senza vedere niente di sospetto.
Uscì dal porticato, camminando per un centinaio di passi
davanti a sé. Poi
vide un'ombra, che si muoveva dietro il motel. Invertì
direzione e si
diresse velocemente verso la foresta. L'ombra svanì confusa
tra le altre.
"Chi sei?!" urlò all'aria umida della notte. "C'è
qualcuno là?!" Si addentrò
nel bosco, tenendo ben stretta la pistola tra le mani. Le ombre
che parevano
muoversi in lontananza viste di striscio, si fondevano con
immobili forme
d'albero ad una visione più attenta.
D'un tratto sentì un ramo spezzarsi dietro di sé, si
girò di scatto puntando
la pistola al buio. "FBI!" urlò, avanzando. Maledizione,
c'era anche un
freddo polare. Camminò in avanti. La luna piena in cielo
dava una visione in
azzurro e nero della zona. Osservò l'albero: sul tronco
nero spiccava una
zona circolare bianca umida. Il punto in cui un ramo era stato
appena
spezzato.
Ma non fece in tempo a pensare niente, perché qualcosa lo
investì alle
spalle.
Piombò in avanti, scontrandosi con il tronco, mentre un
ramo spezzato di
abbatteva di nuovo sopra di lui.
Poi un urlo.
Betseda, Stato di Washigton
Moonlight Holly Motel, stanza 213
Martedì, 11:29 pm
Il suono secco dell'autorevers la fece svegliare. Scully
sospirò, sfilandosi
le cuffie e spegnendo il walkman. Le era sembrato di percepire un
urlo, ma
probabilmente era solo una sua fantasia.
Perché diavolo faceva così freddo? Si
stropicciò gli occhi, mettendosi a
sedere sul letto. Si alzò per prendere una coperta, quando
si accorse che da
sotto il rudimentale serramento che faceva da porta di
comunicazione
filtrava luce.
"Mulder..." sospirò. Ma perché faceva così
freddo?
Si infilò le scarpe velocemente e si mise sulle spalle un
maglione. Bussò
sulla porta, poi l'aprì. "Mulder..." La porta aperta?
Sospirò e il suo fiato
divenne vapore. "Mulder." lo chiamò. Guardò sulla
soglia. Dove diavolo era
finito?
"Mulder!" chiamò. "Mulder, sono le..." Guardò il suo
orologio da polso che
non si era tolta prima di dormire. "...undici di notte, possibile
che non te
ne puoi stare a letto..." La porta era aperta. Mulder non era
nella camera.
"...Dannazione..."
Scully si precipitò in camera, prese la cornetta del
telefono e chiamò il
cellulare di Mulder, che suonò nella stanza accanto. Quindi
compose il
numero della polizia. Non fu sorpresa, ma solo irritata nel sapere
che le
forze dell'ordine non avevano sguinzagliato uomini in giro per
Betseda per
controllare le strade. Avevano solo implorato la gente a starsene
in casa.
E lei aveva avuto subito l'impressione che allora il serial killer
aveva
chiamato le sue vittime. Mulder. E l'altra doveva essere lei.
Mentre parlava
al telefono si vestì di corsa, quindi interruppe la
comunicazione e prese la
pistola. Stava per infilarla nella cintura, quando una figura
irruppe dalla
stanza di Mulder, gettandosi addosso a lei.
"Non posso perderti!!!" urlò una profonda voce
maschile.
"FBI!" urlò Scully, ma la sua pistola era caduta lontano da
lei.
"Non posso perdere tutte e due le mie vittime!"
"Fermati!" gridò di nuovo lei, cercando di togliersi di
dosso il pesante
corpo, di raggiungere la pistola e ragionare allo stesso tempo.
Aveva già
sentito quella voce. Dove? Nel bosco?
"La prego! Si fermi!" urlò l'uomo, buttandola
definitivamente per terra.
Scully cercò di toglierselo di dosso.
"E' successo anche a loro!"
Dana si divincolò dall'uomo, scalciandolo, raggiunse la
pistola, si girò di
scatto, puntandogliela contro. Senza distogliere lo sguardo accese
la luce e
l'altro si buttò indietro, coprendosi il volto.
"L'automobile!!!" urlò.
"Sceriffo?!" esclamò Scully.
"L'automobile, l'automobile sta venendo verso di noi!" continuava
l'altro,
contorcendosi sul pavimento. Scully raccattò le manette
dalla giacca. Non le
ci vollero molti sforzi per legare lo sceriffo al letto.
"Che è successo?" gli chiese, senza ottenere altro che
"Dobbiamo spostarci,
spostarci, andiamocene..."
"Di che sta parlando, sceriffo?"
"Il nostro giorno... in breve... deve arrivare..."
Scully rabbrividì.
"No... non è giusto..."
Scully sentì bussare alla porta. Si alzò e
aprì, lasciando entrare due
poliziotti. "Lo sceriffo?!" esclamò uno dei due.
"Devo uccidere..." sussurrò lui.
"Che è successo?" disse il secondo poliziotto.
"Mi ha assalita. E credo che..." Scully deglutì, osservando
la porta aperta
della camera di Mulder. Si inginocchiò di fianco all'uomo.
"Dov'è Mulder?"
"L'ha preso... e non posso lasciarmi scappare la donna!" La sua
voce crebbe
fino ad un urlo. "Tu devi morire, tu sei la vittima che ho
scelto!"
"Oh mio Dio..." fecero i due uomini.
"Deve dirmi dov'è Mulder!" urlò Scully, ormai in
preda al panico. "L'hai
ucciso?! Hai ucciso Mulder?!"
Gli occhi dello sceriffo si spalancarono con orrore. Poi,
nonostante tutte
le pressioni di Scully, rimase in silenzio.
Betseda, Stato di Washigton
Dipartimento di Polizia
Mercoledì, 8:07 am
"Le strade risultano vuote, agente Scully."
Dana annuì, osservando lo sceriffo dietro le sbarre. Erano
passate ormai più
di otto ore dalla scomparsa di Mulder.
"Abbiamo mandato una pattuglia per il bosco."
La donna annuì di nuovo.
"La versione dello sceriffo è confermata. Sua moglie
morì in un incidente,
vennero investiti entrambi da un pirata della strada, il collo di
lei fu
spezzato nell'impatto e morì sul colpo. Lui sarebbe morto
di lì a poco se
una macchina non si fosse fermata a soccorrerli. Erano sposati da
un paio di
settimane."
Scully si alzò in piedi e andò verso l'omicida.
"Mi dica dov'è Mulder. Dove ha nascosto..." Scully
rabbrividì. "...il
corpo?"
"Non ho ucciso il suo collega." sussurrò. "Non so nemmeno
dov'è... E'
stato... è stato un orrore."
"Un orrore è tutto quello che ha fatto."
"Un orrore è quello che hanno fatto a mia moglie."
Scully uscì quasi di corsa dalla stazione di polizia.
Ritornò al motel.
Camminò per qualche istante per la camera di Mulder. Si
sedette sul letto
disfatto. No, non poteva nemmeno immaginare la vita senza di lui.
Non ci
riusciva e non voleva. Si alzò in piedi e camminò
verso l'uscita, girandosi
per dare un'ultima occhiata alla stanza già in disordine
nonostante Mulder
ci avesse vissuto solo per poche ore. Chiuse gli occhi e scosse la
testa.
"Non può finire così... non per uno stupido
caso..."
Il multi-vocals.
Scully aprì gli occhi di scatto e corse in camera sua.
Sollevò le lenzuola,
trovando il walkman. Lo sceriffo aveva ammesso di aver bussato
sulla porta
delle loro stanze e lei non l'aveva sentito. Non l'aveva sentito
perché
stava ascoltano musica.
Stava ascoltando "The Memory of Trees".
Gli alberi.
Gli alberi l'avevano salvata e forse avevano tentato di salvare
anche
Mulder.
Uscì di corsa dal motel, inoltrandosi nel bosco.
Girò di corsa per diversi
muniti, incontrando la pattuglia della polizia di Betseda.
"Agente Scully!" esclamò uno degli uomini che giorni prima
avevano
presenziato al taglio dell'albero.
--Dio mio, no!-- urlò Scully, vedendo l'espressione
contrita dell'uomo.
"Abbiamo trovato questa." disse lui, alzando un sacchetto di
plastica
trasparente.
"E' la pistola di Mulder." disse lei. La prese tra le mani,
accarezzandola
attraverso la plastica. "Sì, è proprio la sua...
Dove l'avete trovata?"
"Era per terra..."
"Dove?"
"Be', ora di preciso..."
"Non me lo sa dire?!" urlò Scully. "Mi dica subito
dov'è stata trovata
precisamente o la terrò responsabile della morte del mio
collega!"
L'altro si fece subito dare una cartina del bosco. "E'... è
una radura...
qui..."
Dana strappò il foglio di mano all'uomo. "Ho subito bisogno
di uomini per
incidere un tronco e di un'ambulanza!" ordinò. "Li voglio
ora!" Scully aveva
appena sfoderato tutta la sua determinazione, tanto che ognuno
fece quello
che lei diceva.
Raggiunsero il luogo del ritrovamento dell'arma pochi minuti dopo.
Scully si
guardò intorno. Alberi. La pistola era stata ritrovata
più o meno al centro
della piccola radura. Scully raccolse da terra un ramo. La base
era bianca e
umida, sembrava essere stato spezzato da poco. Non poté
fare a meno di
vedere un'analogia. Un albero con un ramo spezzato ramo. Lei senza
Mulder.
Rabbrividì.
"Agente Scully." la chiamò gentilmente il poliziotto. "La
prego, è meglio
che torni al motel. Le faremo avere notizie..."
"No!" urlò lei. "No! Devo trovare Mulder, devo trovarlo!"
La sua mano si
strinse intorno al ramo, e lei percepì qualcosa di umido.
Guardò la propria
mano, scoprendo una macchia rossa irregolare.
"Agente Scully, sta sanguinando..."
"No... non è sangue mio." Alzò lo sguardo e vide,
ovviamente, un albero. Ma
non era uguale agli altri. Aveva una lunga cicatrice che lo
solcava. A metà
della linea un cerchio più chiaro. Scully abbandonò
il ramo. Si diresse
verso l'albero e fece scorrere la mano sulla superficie. Poi
esclamò:
"Aprite questa pianta!"
"A-aprire?" fece un poliziotto dietro di lei.
"Sì! Apritela come abbiamo fatto io e l'agente Mulder
domenica!"
Gli uomini si misero al lavoro, quasi per accontentare questa
agente
dell'FBI impazzita per la scomparsa del collega.
"Fate attenzione!" urlò lei.
"Agente Scully..." Il poliziotto le mise una mano sulla spalla.
"So che.."
"Ha fatto arrivare l'ambulanza?!"
L'uomo annuì. "Temo che non la useremo per il suo collega,
agente Scully..."
Dana lo fulminò con lo sguardo, poi riportò la
propria attenzione al tronco.
Finalmente un piccolo varco si aprì e uno dei due uomini
esclamò: "Capo,
questo tronco è cavo!"
"Fate presto!" li incitò Scully.
L'attenzione si fece più viva, mentre stava per arrivare
l'ambulanza
richiesta da Scully. I due lembi della cicatrice dell'albero
vennero tirati
e spezzati. Scully corse avanti, inginocchiandosi davanti
all'apertura.
"Mulder!" urlò, tra la gioia, la pazzia e la paura. Nessuno
intorno a lei
osava più parlare. Scully infilò le braccia nel
tronco, strascinando fuori
il corpo abbandonato del collega come in un secondo parto. Radici
e
capillari come fili si spezzarono spruzzando nell'aria vapori di
linfa,
staccandosi come milioni di flebo dal corpo di Mulder.
Scully venne aiutata da altri uomini, mentre lei teneva le spalle
del
collega strette convulsamente a sé nella disperata ricerca
di un battito.
Tu-tum tu-tum tu-tum.
Dana sorrise. Strinse a sé il collega. Il battito c'era,
era accelerato ma
c'era. Gli ultimi fili si spezzarono, mandando in aria le ultime
nuvole di
linfa. Mulder stava anche respirando.
Intorno a lei si era creato un silenzio incredulo. Dana stringeva
dentro di
sé tutte le emozioni che minacciavano di farla scoppiare in
un pianto
isterico. "Fate in fretta!" urlò, cercando di non piangere
dalla gioia.
"Fate in fretta, non credo sia in ottima forma!"
Ma in quel momento, Scully sentì il collega muoversi.
Abbassò lo sguardo.
Mulder sbatté gli occhi per qualche istante. Poi
cercò di mettere a fuoco
l'immagine davanti a sé, senza riuscirci.
Non aveva importanza, quel profumo l'avrebbe riconosciuto anche in
mezzo
alla cucina di un ristorante francese.
"Scully..."
"Sono qui, Mulder, tranquillo, va tutto bene."
Fox tossì, mentre gli infermieri lo portavano sulla barella
e quindi dentro
l'ambulanza. Scully salì assieme a loro, sedendosi accanto
a lui.
"Ehi, a cosa abbiamo giocato questa notte, Scully? Ho un mal di
testa
atroce."
Dana sorrise, noncurante degli sguardi che si erano posati su di
loro.
Fox tossì di nuovo.
"Credo che tu abbia respirato la stessa aria per tutta la
notte."
"Ho capito. Era quello di cui parlava Clyde Bruckman?"
Scully chiuse gli occhi, serrando le lacrime dietro le palpebre.
"No, non
credo. Hai un centinaio capillari vegetali che ti escono dalle
braccia.
Hanno respirato loro per te, in parte."
"Credevo fosse un cactus." fece lui, mentre i suoi occhi si
chiudevano.
"Mulder. No, Mulder, stai con me. Mulder!"
Fox riaprì lentamente gli occhi.
"Mulder, non sappiamo come fare a curarti, devi stare con me."
Lui sorrise leggermente. "E' una proposta di matrimonio?"
Dana sorrise. Non c'era niente che potesse fermare Mulder dallo
sparare
battutine sceme una via l'altra.
Lothlòrien Forest,
Stato di Washington
Venerdì, 11:21 am
Dopo essere stato accuratamente esaminato e ripulito da tutti i
capillari,
Mulder fu dichiarato completamente fuori pericolo.
In quei giorni lui era rimasto in ospedale, mentre Scully sbrigava
le ultime
pratiche burocratiche.
Mulder sarebbe stato dimesso di lì a poco e Scully aveva
approfittato di
quell'ora libera prima della partenza per rientrare nel bosco.
Camminò
seguendo un percorso che ben conosceva, arrivando in poco tempo
a
quell'albero che ora stazionava squarciato tra i suoi simili.
Scully
sorrise, arrivando nella radura. I suoi simili, forse figli, forse
fratelli,
ma più probabilmente cloni.
Si sedette davanti all'albero che aveva protetto Mulder. Chiuse
gli occhi,
immergendosi in una sorta di monologo mentale con l'albero. --So
che può
sembrare stupido. Ma Missy lo faceva e oggi mi sento di doverlo
fare
anch'io. Quello che penso è che hai dato la tua bellezza di
pianta integra
per salvare Mulder. Non so perché le altre vittime sono
tutte morte... forse
perché nessuno dei loro compagni ha trovato la via verso
gli alberi, che non
riuscivano più ad aprirsi a causa delle colpe dell'uomo
verso la Natura.
Certamente hanno abbandonato questo mondo con una morte migliore
che essere
lasciate con il collo spezzato in mezzo ad una strada. Forse,
senza i loro
partner erano soli. Mulder aveva me. Forse è
così...-- Scully aprì gli
occhi, sorridendo. "Sto pensando come Melissa..." sussurrò.
--Ma quello che
penso è che in questo modo, ora, nessuno ti taglierà
più. Almeno, te lo
auguro.-- Si alzò in piedi, mise una mano sulla corteccia
spezzata e
sussurrò: "Grazie."
Si girò e fece per uscire dalla foresta quando
percepì una voce che diceva:
"Il piacere è stato mio."
Si girò di scatto guardandosi intorno. --No. E' solo la mia
fantasia.--
Respirò profondamente un paio di volte. Poi sorrise. --O
forse no.--
FINE
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