MOSAICO [Rx15]
(di Emanuele Di Nicola)
Fox Mulder aprì gli occhi di colpo, immerso in un bagno di
sudore. Si alzò in preda ad un'agitazione indefinita e si
portò fino alla finestra del suo appartamento. Scostò
la tenda e guardò fuori, intravedendo una notte gelida come
una lama. Si grattò distrattamente la testa, mentre i brividi
gli ricoprivano il muscoloso corpo seminudo.
Fu allora che lo sentì: un fruscio appena percettibile, che
una persona normale avrebbe scambiato per un alito di vento; ma non
Mulder. Si girò di scatto e se la trovò davanti:
sbarrò gli occhi sbigottito. Fece un passo indietro, non
riuscendo a smettere di osservare la figura che era di fronte a lui,
lì, nella sua casa.
Era una bella bambina bionda, con due treccine che le ricadevano
sulle piccole spalle. Un crocifisso le pendeva dal collo.
L'espressione della bocca non lasciava trasparire nulla; ma gli
occhi, rotondi ed inquietanti, fissavano l'agente in uno sguardo
agghiacciante.
"Chi... chi sei?".
La bambina mosse le labbra impercettibilmente, con le movenze
rallentate di uno spettro:
"Vedo che noi, quanti viviamo, null'altro siamo che fantasmi, o
vana ombra."*
Fox chiuse gli occhi, incapace di muoversi. Fu un millesimo di
secondo: quando li riaprì, si trovò davanti solamente
l'oscurità morbida ed avvolgente del suo appartamento.
(sigla!)
Quartier Generale dell'Fbi
Washington, D.C.
8:06 a.m.
Mulder entrò in ufficio aggiustandosi la cravatta. Due
occhiaie vistose solcavano il suo viso come nere falci di luna. La
prima cosa che colpì la sua attenzione fu la rossa sensuale,
seduta al suo posto sulla scrivania. Si fermò all'altezza del
poster "I want to believe" e salutò la collega Dana
Scully:
"Buongiorno, Scully. Come va?".
"Io bene. Tu, piuttosto... hai due borse sotto gli occhi che
potresti fare la spesa!"
"Beh, io ci tengo alla mia immagine di Spettrale..." tentò
di ironizzare Fox, senza convinzione
"Scherzi a parte, Mulder; cosa ti è successo?"
"Ho avuto una nottataccia. Cosa abbiamo oggi?" allungò lo
sguardo sui fascicoli poggiati sulla sua scrivania.
A Dana non era sfuggito il suo evidente tentativo di sviare il
discorso, ma fece finta di niente; dopotutto il collega aveva una sua
vita privata, e lei non ne faceva parte. Gli passò un
fascicolo con il vistoso marchio "X" sulla prima pagina.
"E' un caso di scomparsa. Lei si chiama Kelly Potter, ha cinque
anni."
Fox diede un'occhiata veloce all'incartamento, poi disse:
"E' un'abduction, Scully. Ci sono tutte le modalità: i
famigliari di Kelly si sono svegliati in piena notte. Una luce bianca
attraversava tutto l'appartamento; sono andati a vedere, e si sono
ritrovati paralizzati. Non riuscivano a muovere nessun muscolo,
proprio come..."
Si bloccò, trafitto dal peso dei ricordi. Una fitta di
disperazione bruciava dentro il suo petto.
"Mulder, non tutti i casi di scomparsa di bambini devono essere
per forza rapportati a..." .
Anche Scully si fermò, consapevole che non sarebbe servito
a niente.
"Non c'è una foto della scomparsa?" disse Mulder, appena
riuscì a ricomporsi.
"Sì. Guarda l'ultima pagina."
Fox posò gli occhi sulla fotografia, e rimase come
paralizzato. Dovette appoggiarsi allo schedario per non finire a
terra. La sua voce era un debole gemito quando sussurrò:
"Dio, non... non può essere vero..."
La collega subito gli aveva circondato la vita con un braccio:
"Non ti senti bene, Mulder?"
"Questa... questa bambina..."
"Cosa c'è?"
Fox continuava a guardare la foto con gli occhi nocciola pervasi
da lampi di incredulità.
"Io l'ho vista, Scully."
"Mulder, sai che non è possibile..."
"Stanotte, Scully. L'ho vista stanotte."
Casa Potter
Washington, D.C.
9:18 a.m.
Durante il tragitto in auto aveva parlato solo Mulder, con
l'agente Scully che lo ascoltava attentamente. Ora che erano arrivati
all'abitazione dei Potter, Fox chiese:
"Cosa ne pensi Scully?"
"Un caso tipico di suggestione. Stanotte hai fatto un sogno che
ricordi in maniera sfocata, contorta, e vedendo la foto della piccola
Kelly hai identificato la figura onirica in lei. In tutti i casi di
sospetti rapimenti alieni tu sei troppo coinvolto, Mulder. Non puoi
continuare così: finirai per farti male".
"No, Scully. Io ricordo tutto nitidamente; era lei, non sono
pazzo. Almeno non ancora."
La collega tagliò corto, aprendo lo sportello
dell'auto.
"Nessun accenno con i Potter, naturalmente." Il suo tono era
quello di un ordine
Entrarono dal cancello, notando subito che la famiglia aveva un
discreto orto personale, coltivato interamente a pomodori. Dana si
dirigeva verso la porta, ma Fox la bloccò bruscamente:
"Aspetta. Guarda quei pomodori."
"Cosa hanno di strano?"
Mulder si era avvicinato notevolmente all'orto. Osservò per
un attimo le piantagioni, poi arrivò a cogliere uno dei
vegetali; se lo rigirò tra le mani, poi disse:
"Bruciati, Scully. Sono stati bruciati."
In effetti un lato del pomodoro era inspiegabilmente annerito.
Come questo molti altri, circa la metà di quelli piantati.
"Credi che il cocente sole di maggio abbia potuto fare questo?"
nella voce di Mulder c'era l'ironia amara di un uomo che ha lottato
per tanti anni, collezionando sconfitte e domande.
Il dialogo tra gli agenti fu interrotto da un rumoroso colpo di
fucile. Una figura maschile corpulenta uscì dall'abitazione;
la barba incolta gli copriva tutta la faccia, ed una smorfia
grottesca era disegnata sul volto butterato.
"Fermi dove siete o vi mando al Creatore! Ladri bastardi!"
"Lei è il signor Jamie Potter?" azzardò Dana.
"Silenzio! Se state zitti chiamerò la polizia, altrimenti
ci penserò io a voi, e vi assicuro che è peggio!"
"Mi chiamo Fox Mulder, e sono..."
"Sei un ladruncolo dei miei stivali! E ho detto silenzio!"
"...sono un agente federale"
Estrasse il distintivo dalla giacca con la mossa agile di un
prestigiatore. Lo stesso, nel frattempo, aveva fatto Scully.
L'uomo li fissò in silenzio per una manciata di secondi,
poi borbottò:
"Fbi, finalmente. Entrate."
La casa dei Potter era arredata con un tocco tipicamente
femminile. Quel tipo di gusto particolare si doveva evidentemente
alla madre di Kelly, vale a dire Julia Potter. Ma ormai tutto
ciò era avvenuto parecchi anni fa.
"Vi devo avvertire di una cosa." Disse Jamie entrando nel salone,
finalmente con aria pacata. "Mia moglie tre anni fa cadde da una
scala mentre tentava di aggiustare una tegola sul tetto. Ha sbattuto
la testa; è un miracolo che sia ancora viva, ma il cervello
non funziona praticamente più. Cercate di andarci piano con
lei".
Proprio in quel momento una signora in vestaglia scendeva una
scala a chiocciola. Sul suo volto solcato dalle rughe, praticamente
nessuna espressione.
"Julia, ti volevo presentare questi signori..."
Il volto della donna si illuminò improvvisamente:
"Che bello! Abbiamo ospiti! Chi è questo giovanotto? Anche
la ragazza non è male: carina, somiglia a me quando avevo la
sua età..."
"B... buongiorno signora Potter." Salutò Scully.
"Perché, adesso quanti anni ha?" Si informò
Mulder.
"Oh, beh... non si chiede l'età a una signora... comunque
se proprio ci tiene, ragazzo mio, ho 113 anni... contento?"
"Se... se li porta molto bene." Si sforzò di dire
Mulder.
"Vado a preparare un tè." Annunciò Jamie,
dileguandosi da quella scena penosa.
"Sedetevi." Disse Julia ai federali.
I tre si accomodarono; Fox e Dana si erano scambiati uno lungo
sguardo. Avevano un linguaggio del tutto particolare, che altre
persone non avrebbero potuto comprendere.
"Lo sa perché siamo venuti, signora?" Chiese Scully,
tentando invano di accennare un sorriso
"Certo che lo so, ragazza: volete assaggiare il tè di
Jamie... non è vero? E' il più buono di tutta
Washington."
"Certamente signora." Stavolta prese parola Mulder. "Ma c'è
anche un altro motivo, purtroppo. Siamo venuti per sua figlia
Kelly".
Julia si sciolse in un sorriso luminoso.
"Kelly è un vero tesoro. Non come gli altri bambini; non mi
ha mai creato problemi per nulla. E' adorabile."
"Ha idea... di dove possa trovarsi adesso?" Scully faticava per
mantenere la compostezza.
"Certo." Si limitò a rispondere Julia.
"E può dirlo anche a noi?"
"Se proprio ci tenete... certo che i giovani di oggi sono
impiccioni... non come quelli della mia generazione; lì ognuno
si faceva gli affari suoi."
"Dov'è Kelly?" Mulder tagliò corto.
"E' nell'orto. A cogliere i pomodori, come ogni domenica."
Mulder e Scully si scambiarono un altro sguardo, profondo e
significativo.
"Ma oggi è mercoledì." Le fece notare Fox.
"Appunto." Disse la donna. "Avete altre domande?" aggiunse
poi.
"Per ora può bastare, signora." La voce di Scully si era
incrinata.
In quel momento entrò nella stanza Jamie, con il vassoio
del tè, a porre fine al tormento.
"Julia... perché non vai di sopra a riposare un po?
Devo parlare di lavoro con questi signori."
"Va bene, Jamie. Come vuoi tu, Jamie."
La donna si alzò lentamente, baciò sulla fronte il
robusto marito, e si avviò per le scale. Solo quando la sua
esile figura scomparve, il padre di Kelly parlò:
"Ve l'avevo detto. Julia non ha la percezione della
realtà."
"Signor Potter, ci conferma che il giorno della scomparsa è
stato questa domenica?" Mulder si era faticosamente ricomposto.
"Sì, naturalmente."
"Ci racconta la dinamica dei fatti?"
"Io e Julia ci siamo svegliati in piena notte. Dovevano essere le
tre e mezzo, anche se non guardai l'orologio. Ci precipitammo nella
stanza di Kelly perché sentivamo dei rumori indefiniti. Siamo
stati paralizzati, non riuscivamo a muoverci..."
"E Kelly?"
"Era avvolta da una luce biancastra che entrava dalla finestra.
Poi si è alzata dal pavimento, ed è... è
"volata" fuori di casa. Cercavo di muovermi con tutte le mie forze ma
Dio mi fulmini se riuscivo a spostare un muscolo! Solo quando la luce
è scomparsa io e Julia abbiamo ripreso il controllo del nostro
corpo. Ho dovuto chiamare la polizia dodici volte: mi credevano un
mitomane"
"Era mai successo qualcosa del genere a sua figlia?" Fox, da
esperto, aveva preso in mano la situazione.
"No."
"Kelly ha mai sofferto di qualche malattia?"
"No... però c'era il dottor Damer che la teneva sotto
controllo..."
"Perché?" l'interesse di Mulder si era risvegliato.
"Non l'ho mai capito bene. In ogni modo, ci pagava. Erano dei
test, credo; sa, Julia non è in condizioni, io ho dei lavori
occasionali, e poi abbiamo l'orto... quando la stagione non va bene
dobbiamo inventarci qualcosa..."
"Ripeta il nome del dottore."
"Terence Damer."
Scully lo impresse nella sua memoria fotografica.
"Kelly andava all'asilo?"
"Non ce la mandavamo."
"Un'ultima domanda, signor Potter: cosa è successo ai
pomodori là fuori?".
"Ah, non gliene ho parlato... la mattina dopo la scomparsa... li
ho trovati così."
"Grazie."
Mulder fece per alzarsi, quando la voce della collega lo
bloccò:
"Signor Potter, vorrei vedere la stanza di sua figlia."
"Fate pure. Io non ci sono più entrato... salite le scale,
è la prima stanza a destra."
Gli agenti si diressero verso la rampa, e Jamie notò con
dispiacere che avevano lasciato tutto il loro tè.
"La prima porta a destra, giusto?" Mulder era assorto
"Sì, è questa."
Scully girò la maniglia.
Bastò uno sguardo: Fox rimase impietrito. Possibile
che...
Una bambina dalle trecce bionde, con un crocifisso sul collo,
stava giocando con due bambole, girata di schiena. Mulder mosse un
paio di passi in avanti e realizzò che i pupazzi avevano le
fattezze sue e di Scully!
"Tu... sei Kelly...?" La sua voce era un fruscio.
"Mulder con chi stai parlando?" Il braccio di Dana si posò
energico sulla sua spalla.
Fox si girò verso la collega, poi di nuovo verso la
bambina; solo che ora non vide nulla.
"Scully, ti giuro che lì c'era Kelly Potter."
"Mulder..."
"Era lì davanti a me! Giocava con due bambole che
assomigliavano a noi!"
"Non c'è nessuno in questa stanza. Nessuno."
"Oh Dio..." Fox si portò una mano sulla fronte.
"Mulder, devi abbandonare questo caso. Tu... tu non stai
bene..."
"No."
"E invece sì. Continuerò io; oggi pomeriggio te ne
starai buono a casa."
La mente di Fox era un turbine di pensieri. Che diavolo stava
succedendo? Perché quelle visioni?
Non posso abbandonare questo caso. Il governo, gli
esperimenti...Scully... non posso lasciarla sola. Rischio di
impazzire. Non posso continuare le mie ricerche. Ma devo... questo
caso... Dio Santo, dov'è finita Kelly Potter?
Scully stava esaminando il lettino, poi passò alla bacheca
in cui spiccavano parecchie bambole, di tutte le forme e colori.
Mulder si guardava attorno con estrema attenzione, cercando di non
tralasciare nessun particolare: improvvisamente qualcosa
catturò la sua attenzione. Guardò sotto il lettino di
Kelly e sussultò. Si sdraiò allungando il braccio
destro:
"Mulder che stai facendo?"
"C'è... qualcosa..."
Quando vide cosa aveva tra le mani gli si chiuse lo stomaco.
"Scully, non dirmi che questo non lo vedi!"
Fox alzò il pacchetto di Morley che aveva trovato sotto il
letto.
"Certo che lo vedo." Ammise Scully. "Dammelo un attimo."
Il ritrovamento passò nelle mani di Dana, che intanto aveva
infilato i guanti. Lo aprì e le scappò un sorriso:
"Sigarette al cioccolato."
"Devono essere buone." Commentò Mulder sconsolato.
Casa di Fox Mulder
Washington, D.C.
Ore 1:32 p.m.
Un pomeriggio di riposo, per riordinare le idee. Una volta tanto
l'agente Scully era stata brava a persuaderlo... ma la realtà
era che Fox era preoccupato. Ed impaurito.
Decise di rilassarsi con uno dei suoi passatempi preferiti, che
non erano approvati dalla collega. Esaminò attentamente lo
scaffale delle cassette, poi scelse di andare sul classico:
agguantò Sex & Zen, e lo infilò nel
videoregistratore. Prese i suoi semi di girasole dalla credenza, e
sprofondò sulla poltrona. Stava facendo il giro dei canali per
arrivare allo zero, quando si bloccò su un telegiornale.
L'annunciatrice diceva:
Il dottor Terence Damer, 46 anni, è stato trovato morto nel
suo studio poche ore fa. Le dinamiche del decesso sono ancora avvolte
nel mistero: dalle prime notizie trapelate, l'uomo dovrebbe essersi
impiccato. Il corpo è stato rinvenuto dalla segretaria
personale del dottore, che ha subito chiamato la... Click!
Mulder era scattato in piedi, con l'agilità di una faina.
Afferrò velocemente il cappotto, e uscì di casa. Le
scale tremarono sotto i colpi secchi e frettolosi delle sue
scarpe.
Studio Damer
Washington, D.C.
Ore 1:58 p.m.
Fox scese dall'auto con il distintivo in mano, lo mostrò
velocemente alle guardie che stavano alla porta, ed entrò
nell'anticamera. Una ragazza sedeva su una poltrona con le lacrime
agli occhi, circondata da alcune persone. Mulder li guardò
appena, ed passò nello studio.
"Cosa ci fai qui?" Scully non riusciva a nascondere la
sorpresa.
"Ho sentito alla televisione." Si limitò a dire.
Il corpo del dottore era coperto dal classico telo bianco. Due
uomini si avvicinavano per portarlo via, quando la voce ferma
dell'agente li bloccò:
"Aspettate un attimo."
Alzò il lenzuolo, e fece la conoscenza di Terence Damer. Il
dottore aveva una corda stretta intorno al collo, appena sotto il
volto cianotico. Per il resto era ben vestito, alto e slanciato. Dopo
aver osservato il cadavere per una manciata di secondi, Mulder si
allontanò.
"La ragazza lì fuori è la segretaria?" Chiese alla
collega.
"Sì, la dobbiamo ancora interrogare. Abbiamo trovato delle
cose interessanti; entra in quella stanza."
Dana aveva indicato una porta alla sua destra. Fox tirò la
maniglia, e in un attimo ne fu dentro.
Si trovò circondato da macchinari sconosciuti, che si
alternavano a più normali computer.
La stanza dei test. Che diavolo aveva di particolare Kelly?
Perché Damer le faceva questo?
Fox intravide una figura dietro ad un macchinario. Si
avvicinò lentamente. Dopo sei passi, con un gesto improvviso
impugnò la pistola urlando:
"Fbi! Esci fuori con le mani alzate!"
"Era un po che non ci incontravamo, Mulder."
Quella voce gli fece gelare il sangue. Non poteva essere
lui...
"Cosa c'è, non ti aspettavi di trovarmi qui?"
"Stai zitto, Krycek! E alza le mani!"
L'agente sbatté le palpebre, e si rese conto che la stanza
era vuota.
"Cosa succede, Mulder? Ho sentito dei rumori..." Scully era
entrata nella stanza.
"Niente, è tutto a posto."
La segretaria di Damer era una gracile ragazza bruna, che sembrava
realmente afflitta. Aveva gli occhi segnati dal pianto. Mulder e
Scully si sedettero sulla poltrona di fronte a lei, e fu Fox a
cominciare:
"Lei è Hanna Stone, segretaria del dottor Damer. Dico
bene?"
"E'... esatto."
"Sa dirci di cosa si occupava il suo principale?"
"Lui... era psicologo infantile. Si occupava esclusivamente di
bambini..."
"Tra i pazienti c'era una certa Kelly Potter?"
"Kelly... Potter... un attimo... no, non mi ricordo nessuno con
questo nome."
"Possiamo consultare i registri?"
"E' vietato per motivi di privacy."
Mulder decise che ne aveva avuto abbastanza. Fissò Hanna
con uno sguardo infuocato:
"Lo sa che è un reato mentire alla polizia federale?"
La ragazza diventò improvvisamente paonazza. Scully la
osservava con attenzione. Il suo collega continuò:
"Uno psicologo non ha bisogno di quei macchinari. Inoltre Kelly
Potter veniva dal dottor Damer. Per il suo bene le conviene dirci le
cose come stanno."
La segretaria scoppiò in un pianto isterico e convulso, e
Dana scambiò con Fox un'occhiata emblematica.
La Stone si riprese dopo un paio di minuti, e
bisbigliò:
"Dirò... dirò tutto."
"Adesso va decisamente meglio." Mulder ormai sapeva troppo bene
come trattare un testimone.
"Il dottore era un... paramedico." pronunciò questa parola
come se fosse il nome di un pittoresco animale esotico. "Si occupava
di soggetti ESP e la piccola Kelly era l'elemento più
interessante. Diceva che non aveva mai visto in un essere umano
capacità del genere."
"Per esempio?" domandò Scully.
"Non ho un'idea precisa... una volta mi ha spiegato che Kelly era
capace di produrre un campo di calore attorno al suo corpo..."
"La sottoponeva spesso a test?"
"Sempre. Alcuni erano dolorosi. Però il dottore pagava
bene, diceva di non voler perdere una simile occasione. I genitori
erano d'accordo, non faceva niente di illegale ."
" Forse non avrà infranto nessuna legge; però faceva
qualcosa di inumano." Ribatté acido Fox "e lei era
complice."
"Ci parli del ritrovamento." Fu Dana a intervenire
"Io... erano le undici di mattina. Sono entrata nello studio e
l'ho trovato... era impiccato alla ventola sul soffitto. Una scena...
spaventosa, ve lo giuro."
"L'ultima volta che l'ha visto vivo?"
"Quando sono entrata, alle 8:00."
"Qual è stato l'ultimo paziente?"
"Nessuno. Stamattina ancora non era venuto nessuno. Aveva un
appuntamento per le undici e mezza, ma..."
Si fermò, in preda al dolore. I due agenti federali si
alzarono quasi contemporaneamente. Scully borbottò:
"Grazie. Abbiamo finito."
Mulder restò in silenzio, avvolto nei suoi pensieri. Poi
uscirono dal palazzo, e furono accolti da una leggera pioggerella che
si depositava delicata sui loro abiti.
"Damer si è suicidato." Sentenziò Fox.
"Non è da te." Hibatté Dana sbigottita "ho sentito
bene? Hai accettato l'ipotesi più semplice?".
"No, Scully. In questa storia non c'è niente di semplice. E
non ho idea di quale possa essere il prossimo passo."
"Gli esperti si occuperanno dei computer di Damer; vedremo cosa ne
uscirà fuori."
Casa di Mulder
Washington, D.C.
Ore 23:54
Era stata una giornata pesante. Mulder giaceva sulla sua poltrona,
analizzando mentalmente il caso di Kelly Potter; dopo la morte del
dottor Damer, lui e la collega si erano fatti recapitare le sue carte
in ufficio. Sapevano praticamente tutto sugli esperimenti dell'uomo,
che era uno studioso di poteri extrasensoriali. I cosiddetti ESP; la
bambina era la più interessante, a quanto pareva.
Alla fine erano andati a casa, sperando che nei computer del
paramedico si trovasse qualcosa di più utile alle indagini.
Ci sono tutte le caratteristiche dell'abduction. Hanno preso
lei perché è un ESP, vogliono esaminare un soggetto con
facoltà particolari. Ma questo cosa significa: la lasceranno?
La riporteranno a casa sotto le sembianze di una bella bambina
bionda, o come uno dei tanti cadaveri che hanno disseminato negli
anni? Bastardi...
Il dubbio che rimbalzava nella testa di Fox era lacerante. Si
infilò nel letto, consapevole che quella notte non avrebbe
incontrato il sonno; era inutile chiudere gli occhi. Lentamente si
insinuavano nel suo cervello brandelli di oscurità, ma il suo
corpo non riusciva a rilassarsi. Dalla finestra, il vento dirigeva
uno straziante concerto di cornamuse.
Casa di Scully
Washington, D.C.
Ore 6:37
Dana si era svegliata maledettamente presto; sedeva sulla poltrona
vestiva già impeccabilmente, con una tazza di caffè
nella mano destra. La fresca brezza mattutina penetrava da una
portafinestra semichiusa, ma l'agente non sembrava accorgersene.
Fissava il televisore con aria assorta, avvicinano periodicamente le
labbra alla tazza.
Improvvisamente qualcosa catturò la sua attenzione;
afferrò il telecomando ed alzò notevolmente il volume.
Ascoltò per un paio di minuti, poi la sua mente era un turbine
di pensieri...
Aprì un cassetto e ne estrasse una rivista, desiderosa di
scoprire quale programma stava guardando. Sfogliò alcune
pagine, ed il suo dito si posò su una scritta che recitava:
"Ore 6:35 L'orto per tutti".
Fissò il vuoto, cercando di mettere a fuoco ciò che
aveva sentito.
Che diavolo significa? Forse niente... o forse... no, non ho
nessuna prova... e poi non riesco a crederci... non può essere
così orribilmente semplice. Ci deve essere un'altra
spiegazione: è tutto... è tutto avvolto in una specie
di telo nero. Però c'è un buco, uno spiraglio... la
verità... dannazione, forse ce l'ho davanti! Adesso che ci
sono così vicina non voglio credere.
Uscì di casa, decidendo che per una volta poteva anticipare
il suo orario di servizio. Appena salita in macchina, le venne
un'idea migliore; arrivò davanti al Quartier Generale del
Bureau, ma entrò nel palazzo adiacente ad esso. Nel frattempo
la città si svegliava, stordita da una nebbia che avvolgeva
ogni cosa, e la cullava nel suo invulnerabile manto.
Casa di Mulder
Washington, D.C.
Ore 7:41
Una voce melodica si insinuava nel padiglione auricolare di Fox
Mulder. Uscì precipitosamente dalla doccia: troppe volte si
era trovato davanti uomini del Consorzio, inaspettatamente, lì
in casa sua.
Solo poco dopo si rese conto; sulla sua poltrona preferita sedeva
la bambina bionda, con il crocifisso, che lui conosceva fin troppo
bene.
"Fox... eccoti, finalmente." Parlò con una voce innocente,
con la morbidezza ed il candore dell'infanzia.
Mulder, a petto nudo, si avvicinò muovendo passi lenti e
misurati.
"Sei... Kelly?"
"Sì." La bambina sorrise.
L'agente ormai le era vicino; allungò una mano e le fece
una carezza sulla guancia sinistra. Solo il contatto con la pelle
soffice lo convinse che stavolta no, non stava sognando.
"Come sei arrivata qui, Kelly?"
Il sorriso si spense, lasciando il posto ad un'espressione
dubbiosa.
"Non lo so. Mi sono svegliata sul divano."
"Posso controllare un attimo una piccola cosa?"
"Va bene."
Fox girò attorno a Kelly, e le scostò i capelli
biondi alla base del collo. Ebbe un tremito di rabbia alla vista di
una lunga cicatrice scura.
"Cosa c'è?" chiese educatamente Kelly.
"Niente, piccola. Niente... un attimo." Mulder si portò una
mano alla testa. "Come fai a sapere che mi chiamo Fox?"
Sorrise ancora.
"Te l'ho letto in testa. Ho letto anche che all'inizio pensavi che
io non fossi... reale."
Mulder si sedette accanto a lei, circondandola col braccio
destro.
"Ascoltami bene, Kelly. Lo so che non ti piace pensarci, ma devi
rispondermi: ti ricordi cosa ti è successo in questi
giorni?"
Il viso della piccola fu attraversato da due lacrime.
"Test... macchinari... come quelli che faceva il dottor Damer.
Però hanno fatto più male..."
Fox la abbracciò per alcuni secondi, poi si alzò
deciso dal divano. Negli occhi aveva uno sguardo indecifrabile, forse
un misto di tristezza e determinazione. Mosse lentamente le
labbra:
"Andiamo, Kelly. Ti porto a casa."
Uffici dell'Fbi, Sezione Informatica
Washington, D.C.
Ore 8:01
L'agente Dana Scully aveva incontrato l'agente Loren Dwight in una
stanza piena di computer di tutte le forme e dimensioni. L'esperto
era poco più che un ragazzo, con gli occhiali tondi e l'aria
da intellettuale. Parlava con una cadenza quasi musicale:
"Abbiamo spulciato da cima a fondo tra i computer del dottor
Damer. Sulla paziente che mi avete chiesto, Kelly Potter, teneva un
file segreto. Siamo riusciti a decifrare la password con un programma
apposito. Ho stampato tutto quello che ho trovato."
Indicò una lunga pila di fogli.
"Saranno oltre cento pagine..." Scully era sbigottita.
"Centoquarantadue per la precisione, agente. Grossomodo le ho
lette, posso farle un breve riassunto...".
"Sarebbe un piacere enorme, agente Dwight."
"Praticamente tutti gli appunti, oltre alle varie dimostrazioni
dei poteri ESP della paziente di Damer, sono risultati di test. La
parte più interessante è quella in cui il medico
esprime i suoi pareri..."
"E sarebbero?"
"Damer era convinto di riuscire a dimostrare, con quella bambina,
il mantenimento dei poteri extrasensoriali dopo il decesso."
"Ma... con la morte dell'organismo è praticamente
impossibile..." disse Scully.
"Mi spiace ma non sono un esperto. Questo è ciò che
pensava Damer; tuttavia non era mai riuscito a dimostrare nulla, ed
era piuttosto irritato per questo."
"C'è altro?"
"Mmm... non sono riuscito ad interpretare bene la cosa... abbiamo
trovato dei tabulati. Annotazioni di esperimenti che il dottore
ripeteva periodicamente: secondo i risultati, sembra praticamente
certo che la sua paziente avesse la capacità di... emanare una
speciale energia corporea."
Dana sussultò leggermente ma non lo diede a vedere.
Lanciò un'occhiata all'orologio.
"Uhm... devo scappare. Dovrei già essere in ufficio."
"Vuole gli appunti?"
"Mmmm... no. Tra poco passerà a prenderli un mio collega."
E gli fece l'occhiolino.
Loren Dwight sorrise e tentò di strizzare maldestramente
l'occhio sinistro, tanto che gli occhiali compirono una curiosa
capriola in aria, per poi depositarsi sul pavimento, con un suono
secco. Si chinò a raccoglierli e si rialzò visibilmente
arrossito.
Ma ormai davanti non aveva nessuno.
Atlantic Street
Washington, D.C.
Ore 8:12
Mulder continuava a lanciare degli sguardi alla piccola figura sul
sedile del passeggero, come per assicurarsi della tua presenza. Poi
chiese:
"Tutto bene? Siamo quasi arrivati. Tra poco sarai a casa."
Lei non rispose; lo fissò solamente con i suoi occhioni. Un
raggio di sole si era riflesso sul crocifisso, e colpiva Fox proprio
sulla fronte. Kelly se ne accorse e sorrise; anche l'agente
sorrise.
Ormai erano vicini; alla fine della strada si stagliava la casa
dei Potter; Mulder non osava immaginare la faccia dei genitori,
quando gli avrebbe riportato la figlia.
Parcheggiò, spense la vettura e scese. La bambina non dava
segno di muoversi. Aprì il suo sportello e vide una lacrima
scorrere sul suo viso pulito. La prese in braccio, le mormorò
qualcosa nell'orecchio, poi entrambi si diressero verso
l'entrata.
Improvvisamente Mulder sentì il rombo di un motore e si
fermò bruscamente; sussultò, riconoscendo l'auto
dell'agente Scully. Lei stava scendendo con una strana espressione
negli occhi.
"Mulder, adesso so la verità." L'aveva detto con un tono
amaro, quasi rabbioso.
Fox sorrise. Posò una mano sulla spalla di Kelly e le
disse:
"Saluta l'agente Scully, piccola."
Dana storse la bocca. Rimase in silenzio alcuni secondi, poi
parlò.
"Mulder, lì non c'è nessuno."
Quelle parole colpirono il collega come lame. Si portò una
mano alla faccia e si appoggiò ad un grande vaso per non
perdere l'equilibrio..
D'improvviso un rumore metallico: tlack! Qualcosa era caduto a
terra. Dana si chinò, e lo prese tra le mani.
"Era... era dentro al vaso?" Chiese Fox, con un filo di voce,
appena riuscì a riprendersi.
"Sì. Temo proprio di sì."
Il suono del campanello fu secco e squillante. Solo dopo alcuni
secondi Jamie Potter aprì la porta, ancora in vestaglia.
Evidentemente quella mattina non si era pettinato.
"Le dobbiamo parlare." Il tono di voce autoritario di Scully lo
colse alla sprovvista.
"Entrate. Volete... una tazza di tè?"
"No." rispose la donna per tutti e due.
Si sedettero sul divano. Poi Mulder chiese:
"Dov'è Julia?"
"Dorme... fino a tardi, la mattina."
Scully congiunse le mani e se le portò alla bocca. Poi
cominciò a parlare, lentamente, con freddezza:
"Signor Potter, credo di conoscere la verità su quello che
è accaduto a sua figlia."
Per un attimo nella stanza si udì solo il gorgoglio
infernale del caffè sul fuoco. Poi Dana riprese:
"Devo dire che ci sono arrivata piuttosto casualmente. Però
ci sono arrivata, ed è questo ciò che conta."
Mulder ascoltava con aria inquieta.
"Ieri sera ho visto un programma che parlava di orti e colture."
Il timbro della voce di Scully era musicale e pacato, di una calma
riflessiva e vagamente ambigua. "Parlavano di come si coltivano i
pomodori. Allora mi sono ricordata dei suoi, del suo orto. Delle
scottature. Il mio collega è convinto che siano stati gli
alieni a provocarle, io ho un'altra ipotesi".
Fox stavolta era sobbalzato sulla poltrona. Stava cominciando a
capire.
"Non so se sua figlia abbia avuto dei poteri extrasensoriali,
Potter. Io preferisco chiamarla genetica; ma evidentemente Damer non
era del mio stesso parere. La tormentava con i suoi esperimenti,
pagando profumatamente. Sa qual era l'obiettivo del dottore? Ci ha
pensato la squadra Informatica a svelarlo: Damer voleva dimostrare il
mantenimento dei poteri dopo la morte. Voleva la gloria, voleva il
suo nome inciso a lettere d'oro sotto ad un busto. Il prezzo non era
molto elevato: bastava procurare la morte di una bambina strana. Il
resto della storia è molto semplice, i pezzi si incastrano da
soli: quanto le ha dato il dottore per uccidere sua figlia?".
Queste parole aleggiarono nell'aria come un dardo acuminato, e poi
si conficcarono nel petto di Jamie, che emise un leggero gemito.
"Non risponda, ho controllato io stamattina. Le ha intestato una
villa a Manila, più un conto bancario sotto falso nome in
Svizzera. Dunque, ecco come sono andate le cose: l'esperimento
estremo di Damer prevedeva la morte di Kelly. Lei l'ha uccisa e l'ha
sotterrata nel suo orto; ma sua figlia emanava spesso campi di
calore. I tabulati del dottore lo dimostrano senza alcun dubbio;
probabilmente una semplice anomalia della costituzione corporea. Nel
momento della morte con i suoi poteri ha bruciato i pomodori. Il mio
collega sostiene che Kelly gli sia apparsa dopo la morte, anche se io
non sono del tutto convinta. Il dottor Damer probabilmente si
è suicidato, oppresso dai rimorsi."
"Su questo punto sbagli, Scully. Nessuno si aspettava una riuscita
così evidente dell'esperimento: Kelly ha indotto al suicidio
il suo torturatore. Ha manipolato la sua mente." Disse Mulder, ma le
sue parole erano poco più che un sussurro. Dana intanto
continuava a parlare:
"Sarà difficile chiarire definitivamente la morte di Damer.
Comunque, Potter, lei si è inventato la storia del rapimento
alieno, informandosi piuttosto meticolosamente sulle modalità
della classica abduction. Sua moglie, nelle sue condizioni mentali,
non sarebbe stata in grado di smentirla."
"Voi... avete detto cose orribili... ma non avete prove."
"Questo era in un vaso, nel suo giardino." Mulder gli
mostrò un crocifisso da collo, incrostato di terra e di
sangue.
Jamie si coprì la testa con le mani. Bisbigliò
alcune parole, tra i singhiozzi:
"Io... ero convinto... di averlo sotterrato... insieme a
lei..."
"Non ha tenuto conto dei poteri dopo la morte." Ribatté
Fox.
Scully si alzò lentamente.
"Ammanettalo, Mulder. Io vado a chiamare le ruspe."
Fox si dirigeva verso la macchina, provando un leggero senso di
stordimento. Nel cervello, si alternavano parecchie emozioni
impossibili da definire. Soprattutto, era stanco. Tremendamente
stanco. Brandelli di pensieri lo pizzicavano, per poi dissolversi
repentinamente.
Perché Kelly è venuta proprio da me?
Perché mi ha scelto? Tante altre persone avrebbero potuto
aiutarla... invece ha voluto me... ma l'ho vista davvero?
Suggestione... può essere stata solo suggestione...e Krycek?
Era una mia proiezione mentale? Forse ho rischiato di impazzire
davvero...
Aprì la porta della vettura e fissò il sedile del
passeggero.
Eppure Kelly era lì, ne sono sicuro, l'ho toccata, l'ho
consolata. Eppure...
Tolse un volantino dal tergicristallo dell'automobile e gli diede
uno sguardo distrattamente. Lentamente sul suo volto si
disegnò un'espressione di assoluto stupore. La mano
lasciò la presa da sola, e il pezzo di carta volò via,
trascinato dal vento. Si mosse con eleganza in aria per una manciata
di secondi, per poi depositarsi tra i rami di una quercia secolare.
La scritta su di esso era ben visibile:
"Thanks, Fox. Kelly"
F I N E
* Citazione dall'Aiace di Sofocle
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