The Cider House Rules
Le regole della Casa del
Sidro

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Ritengo fermamente che manifestazioni
come l'assegnazione dell'Oscar non siano molto utili al
mondo del cinema; tutto è molto relativo,
maledettamente americano, neanche troppo velatamente
ultranazionalista.
Un film non è bello perchè ha vinto una
statuetta, ma perchè tempesta di emozioni lo
spettatore. Nel caso specifico, gli oscar per la migliore
sceneggiatura, opera dello scrittore John Irving, ed il
migliore attore non protagonista, Michael Caine, aggiungono
poco a Le regole della casa del sidro. Non ci voleva
nessun pezzo d'oro per riconoscere una pellicola bellissima,
una storia melodrammatica e toccante, un dolce e feroce
percorso di formazione. Non serviva la notte di Hollywood
neanche a Mr. Caine, un maestro di recitazione, che straripa
trasporto e solennità da tutti i pori.
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La pellicola da alcuni è stata
definita con una punta di disprezzo "una favola melò". La
melodrammaticità può avere effetti meravigliosamente
devastanti se usata da chi la sa usare: Lasse Hallestrom, dalla
cabina di regia, confenziona in questo senso un piccolo capolavoro.
La sua creatura è strutturata in maniera semplice,
direttamente dalla penna di Irving: Homer Wells cresce in un
orfanotrofio, sotto la protezione del dottor Wilbur Lunch, direttore
della struttura. Costui è un uomo dagli ideali di ferro, che
non lascia scalfire da niente e da nessuno le sue convinzioni,
praticando illegalmente l'aborto.
Homer cresce, e decide di andare a conoscere il mondo: va a lavorare
alla Casa del Sidro, dove il suo compito è la raccolta delle
mele. Qui conosce l'amicizia, l'amore, la malvagità, il
tradimento. Ma, soprattutto, impara a distinguere le regole da
ciò che è realmente giusto. Il suo destino si compie
inevitabile; concluso il percorso di formazione, la meta finale
può essere una sola...
Il protagonista è un Tobey Maguire in grandissima forma, che
rende ogni espressione con una naturalezza estranea ad attori
così giovani. Ad affiancarlo la magnifica Charlize Theron che,
se non è il massimo nella recitazione, non manca di mostrare,
dalla prima all'ultima, tutte le sue grazie.
Al primo tempo candido, corrisponde una seconda parte dal tono
drammatico, quasi epico, in un succedersi di amarezze; una storia
raccontata con maestria, estro ed eleganza da una telecamera
magistrale.
Allo scorrere dei titoli dei coda, rimane la straordinaria immagine
del dottor Wilbur, che alla notte, prima di spegnere definitivamente
le luci nell'orfanotrofio, saluta i suoi ragazzi dicendo:
Good night, you princes of Maine. Good night, you kings of New
England.
Voto: 8
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