Benito
Ciarlo
Sorridi,
te ne prego, quando mi rivedrai.
m’e'
di tormento questa tua tristezza.
Sorridi,
lieta, al sogno che farai:
non
e' peccato, un sogno, e' tenerezza.
Ti
rivedro' stasera? Avro' ‘l coraggio
di
guardarti negli occhi? (Perché tremo cosi'?)
Temo
il pensiero di scoprirmi saggio
d’usare
la ragione e non l’amore
che
pur mi vince, che pure mi spaventa,
che
mi ferisce, cinico, e mi sfida.
Amarti
e' vivere. Il resto non è niente.
Perciò
sorridimi. E, s’hai colpito, no, non dirlo ancora:
lasciami
il sogno, lasciami, te ne prego, almeno le grida
di
questa notte... Poi, come sempre, si fara' l’aurora.
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T’ardevano
le gote di rossore
tremavano
le mani ed i ginocchi
in
petto lesto ti balzava il cuore
non
osavi cercarmi, fissi gli occhi
nel
vuoto. Temevi d’incontrarmi.
M’affliggeva
un’apnea pericolosa
mi
torcevo le dita per distrarmi;
un
amico parlava, non ricordo di cosa.
Respirai,
finalmente. Mi guardasti.
Capimmo
nel silenzio che la giostra
girava
ancora. Nel silenzio capisti
che
s’Amor sfida vince. E mi venisti accanto:
ci
arrendemmo al dolore. Amor si mostra
sempre
a chi l’invoca, sott’un velo di pianto.
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S'invecchia
Nina, è l'ora del tramonto
A
ponente le scie si ricongiungono
e
sembra che una croce evanescente
svetti
gelata su un golgota di sole.
Lontano
il rombo - e più lontano l'altro -
s'ostinano
a cantar per te un addio.
Lacrime
- rabbia, stizza o piu' semplicemente
un
banale principio d'eritema -
scorrono
sul tuo volto, tra le rughe.
Non ostinarti a fissare il tramonto.
L'inganno
della luce - si tratta di bagliori
pur
se attenuati da foschia indecisa -
crea
una schiera di spettri inopportuni.
Quel
rosso che t'affligge, persistente,
svapora
all'improvviso e riconduce
verso
precoci tenebre serali.
Non
hai mai sopportato d'aver macchie
sull'anima
o negli occhi: volgi lo sguardo
dunque
verso l'ombra, verso il riquadro
che
racchiude ancora - forse alterato,
forse
un po' svanito - quel po' d'amore
che
volesti darmi.
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