Presentazioni...come vi chiamate, che strumento suonate,
da quanto suonate e che età avete?
Siamo quattro, Roberto Veltri al basso e cori, Gaetano De Rose alle
chitarre, Walter Sgrizzi alla batteria e Tullio Cesario voce solista e
chitarra ritmica. Siamo tutti studenti di età...100 anni! Suoniamo
assieme da un anno ma ognuno di noi ha alle spalle esperienze musicali
differenti.
Come vi siete conosciuti?
(Walter) Io sono entrato nella band quando questa era già più di un
progetto, si era già esibita una volta. Ho letto un annuncio lasciato
in sala prove, cercavano musicalità punk-folk e mi sono precipitato;
gli altri, Tullio, Roberto e Gaetano già si conoscevano da molto, erano
ottimi amici ancor prima di sposarsi musicalmente, penso che proprio
per questo abbiano deciso di affrontare tanti sacrifici per intraprendere
questa avventura, alcuni di loro addirittura non immaginano di suonare
se non assieme!
Come avete deciso di iniziare a suonare...come è nato il gruppo?
(Roberto) Il gruppo è nato per ischerzo, senza neanche un batterista:
nelle vacanze di Natale, stufi delle solite serate trascorse giocando a
stop, abbiamo deciso di strimpellare tra noi, senza nessuna idea precisa
se non quella di passare il tempo. La prima sera infatti è stata un fiasco,
beh...insomma, un ottimo motivo per accantonare l’idea, tra l’altro mai
nata, di creare una band; troppe diversità musicali tra noi, troppi
generi in pentola, troppi scazzi!
All’inizio a chi vi siete ispirati? Quali sono i vostri
riferimenti musicali?
(Gaetano) Ispirazione? Macchè! L’idea era quella di smettere di
strimpellare soli, condividere il tempo della musica, adattarsi agli
altri strumenti, creare uno strumento multitimbrico. Così, per evitare
di continuare a suonar "pippe", ci siamo indirizzati alla esecuzione di
cover di vari gruppi italiani (visto che quel poliglotta di Tullio
conosce solo questa lingua). La scelta dei brani è venuta da sola, tra
noi, tutti con preferenze sonore diverse, un casino, ecletticismo
sonoro a strafottere, ma siamo amici, nessuno di noi voleva deludere
gli altri. Ecco perché abbiamo imparato ad amare in comune ed a farci
da guida vari gruppi come Marlene Kuntz, Afterhours, Kina, Gang, CSI,
Ritmo tribale, Negrita, Parto delle nuvole pesanti, Banda bassotti, ecc.
Nei vostri pezzi il testo come viene composto? Di cosa
parlate?
(Tullio) Beh, il testo nasce da emozioni ed altrettante deve
trasmetterne. Nasce da esperienze vissute o soltanto viste, da ciò che
ci circonda e da come l’animo che scrive in quel momento lo percepisce.
Non è raro che un ritornello nasca da una lacrima versata o soltanto
bevuta per asciugarla. Le canzoni non sono storie amene dalla realtà,
sono piuttosto parentesi di vita, importanti per chi le racconta e forse
ancora di più per chi le ascolta. Già, perché con un testo voglio portare
chiunque lo apprezza nel mondo che narro, nella mia lotta, o in quella
che voglio condurre a vittoria.
Che tipo di rapporto ci deve essere, secondo voi, tra il
testo e la parte strumentale?
(Tullio) La musica non è diversa da un testo, mai può cozzare con
il suo contenuto, accompagna le parole, gli dà una melodia, gli dà un
apporto essenziale affinché non vengano dimenticate alla fine del
racconto. Si scrive una canzone perché si vuol dire qualcosa e non
sempre si è capaci di scrivere una poesia, queste hanno bisogno di
tempo. Non basta leggerne le parole, bisogna lasciarle cadere dentro di
sè, permettere loro di giocare, corteggiarsi, fare l'amore. Solo così
fanno nascere sensazioni. Ma chi è immerso nella vita, sempre più
nevrotica, non può sentire quella magia. Meglio immergersi perciò in una
canzone, chè sopporta meglio le interruzioni perchè le parole hanno
bisogno della compagnia della musica e non vivono di vita propria. Un
testo è niente senza una "parte strumentale" che lo valorizzi.
Come motivate la scelta di cantare una canzone in dialetto?
(Roberto) E’ un peccato rinnegare le tradizioni della propria terra.
E’ fierezza provare ad inneggiare ciò che ci ha portato ad essere chi
siamo. Non siamo nati tutti a Los Angeles, perché allora emulare terre
e lingue che non ci appartengono? Non è un vanto l’ostentazione, ma in
questo caso pensiamo che valga la pena commettere il peccato di essere
patriottici!
Vi frequentate anche al di fuori delle prove...cosa fate insieme?
(Gaetano) Se togliamo le sere dedicate agli studi, alle ragazze,
alla musica, agli impegni vari...quante ne sono rimaste? Scherzi a parte,
ci frequentiamo "più volentieri che spesso", e sempre per fare le stesse
cose piacevoli: coltivare la nostra amicizia con una (...) birra ed
ottima musica! A proposito, stasera tutti insieme a pogare con i meat
for dogs, una band catanzarese che stimiamo e salutiamo.
Tra gli altri gruppi che vedete in giro...c’è un gruppo che
per le cose che dice e per l’immagine complessiva vi va bene?
(Walter) ognuno ha il suo stile! Non esiste un paradigma che ci
attira. Ciò che apprezziamo è la coerenza, il modo in cui si affronta
il proprio essere, senza costruzioni abbaglianti rivolte per lo più ai
teen-ager.
Come pensate al concerto?
(Tullio) ogni concerto è lo stesso groppo in gola, è sempre la
prima volta. Perché no, una verifica del lavoro fatto che cancella
tutte le precedenti. Non si smette mai di trasmettere qualcosa e di
rubare qualcos’altro al pubblico che salta.
La musica cosa deve dire...che deve rappresentare?
(Gaetano) Max Gazze dice che "la musica può salvare dall’orlo di un
precipizio"; se non fosse così nessuno la farebbe, né la ascolterebbe.
La musica, di qualsiasi genere, è rivolta agli animi, parla con essi
intimamente e li scopre. Rimane la migliore confidente di ognuno, forse
la migliore amica. Quante volte ho sorpreso la gente ascoltare musiche
diverse solo perché era in stati emozionali differenti. La musica aiuta
a sorridere, a sfogare il pianto, sedare la rabbia, invocare la comprensione.
La musica fa parte degli uomini, perché a loro si rivolge e...rappresenta
tutto ciò che chi la ascolta vuole per un attimo rendere reale.
Come vi regolate per affrontare i problemi organizzativi? (spese, promozione culturale)
(Roberto) A dire il vero sono io l’economo del gruppo, e non per
scelta. Siamo amici e...me lo hanno imposto! Siamo disposti all’autoproduzione,
non troviamo difficoltà nel gestire tutto quanto dobbiamo affrontare.
La musica indipendente è un sacrificio, lo sapevamo, e chi si lamenta!
E poi, promuoviamo noi stessi, a chi stimoleremmo fiducia se non puntiamo
su noi stessi? Etichette indipendenti ascoltateci!!!
Che tipo di contatti avete con altri gruppi, con persone
inserite nel campo musicale? E’ necessario per voi un collegamento tra
i gruppi, perché?
(Roberto) La scena in calabria è pressocchè inesistente, è un
handicap pesante; sarebbe bello lo scambio di idee, altrimenti il
circuito quando cresce? Ma purtroppo la politica economica è ancora più
forte.
L’elettronica con le sue applicazioni musicali, cosa cambia nel
modo di fare musica, di pensarla e di viverla?
L’elettronica...entusiasti senz’altro per la multimedialità creata
e sviluppata negli ultimi anni. Se non altro ha permesso a tanti piccoli
gruppi, ed anche a noi, di essere conosciuti altrove che nella propria
città; grazie a vitaminic, rockit, subrock, cantine, musicadalvivo,
musikcity, calabrisella, dove noi siamo già linkati. Il mondo musicale
in fondo non ha confini, nessuna frontiera se non i vari generi etichettati
diversamente, e noi, amanti del progresso e curiosi delle risposte
abbiamo trovato domicilio in www.oocities.org/equilibrioinstabile/in.htm
Un sito piccolo ma nostro, curato personalmente e sfruttato per noi
stessi.
Ed ora a noi, che dire ancora? Abbiamo inciso il nostro primo demo,
prepariamo già il secondo e tutto nel solito intreccio di musicalità
eclettiche che ci contraddistinguono, in equilibrio instabile. Visitateci
nel sito, ascoltateci in mp3, assistete ai nostri concerti, soddisfatti
o rimborsati? No, non facciamo commercio, e nei live non esiste diritto
di recesso, ma siate pure sicuri che le critiche sono spesso più costruttive
dei complimenti. Tutti devono dire qualcosa e noi siamo pronti a migliorare
sempre di più.