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Polittico
sorpreso, d'erba e di steli,
indietro la campagna, e anni
con lo sguardo radente, pure
care memorie d'iridi e pelle,
di sfilacci il maglione e agri
infante, come ha senso esserlo
indi nuovo, di casa e di prato,
di microcosmi e sodi dialetti,
pure in fondo, fiori di robinia
a sfaldarsi, tutto ti occorre
era luce compagna e buio nitore,
gaio pareva allora ignorarsi
e ben altro, e spessi e strati
pare duro morso il rammarico
già triste è scoprire come sia
vana chimera l'equità di ricordi,
e poscia lo stucco dell'abitudine
quasi rammendo di filo il cemento
02/05/2002