Manuel Agnelli, cantante e leader degli Afterhours, uno dei gruppi più significativi della scena underground nostrana, ci racconta in esclusiva cosa si nasconde dietro all’ultimo lavoro della sua enigmatica band. Senza peli sulla lingua.
La prima volta che incontrai Manuel Agnelli, circa un anno fa, eravamo a Narni, e gli Afterhours stavano per salire sul palco di un concerto un po’ sfigato. La pioggia, il freddo e la poca pubblicità avevano posto il gruppo dinanzi ad un manipolo di pochi fans poco convinti .Mi avvicinai a lui e gli dissi: "HMM, non è una gran serata, non credi?". Fissandomi con caldo distacco rispose: "Con questa luna per me lo è".
La luna bianca e splendente, infatti era la prima cosa strana di quella serata.
La seconda cosa strana erano lo sguardo, la voce e la risposta di Manuel Agnelli; non so perché ma mi fecero pensare a Batman.
Ora siamo nel dopo concerto al Norman, e nel camerino degli Afterhours è rimasto solo lui. Anche questa non sembra una gran serata, se non altro perché è il terzo concerto di fila del gruppo, e Agnelli appare stanchissimo….
Come è andato il concerto?
Bene dal punto di vista del risultato, c’era molta gente e tutta coinvolta.
Certo ,abbiamo avuto qualche problema a livello sonoro, perché stasera non c’era la nostra produzione. I brani dell’ultimo album, sono più ricchi di sfumature musicali dei precedenti e non sarà facile portarli dal vivo per 110 volte come per ‘’Hai paura del buio?". Ma sono comunque soddisfatto.
Mi sembra che ci sia In "Non è per sempre" un intenzione diversa rispetto agli album precedenti, contraddistinti da pezzi molto più aggressivi….Non c’è niente che sia per sempre?
A parte che stasera ce ne mancavano tre di quelli più veloci dell’album nuovo, sicuramente eravamo un po’ stanchi di usare soluzioni del tipo muro di suono e botta, volevamo un disco molto più sfumato, più bilanciato, per cui abbiamo usato ingredienti diversi, un po’ più difficili da portare dal vivo anche perché è pochissimo che li suoniamo. Sono convinto della potenzialità, notevole, di questi brani, diversi certo, ma proprio perché era quello che volevamo.
C’è una domanda che avrei voluto farti da sempre: vi ritengo una band molto "personalista", nel senso che avete sempre fatto musica indipendentemente dalle mode e dalle tendenze del momento; ma quanto in realtà avete sacrificato di vostro per esigenze di mercato?
Guarda, io credo che "Non è per sempre" è l’album più pop che noi abbiamo mai fatto, anche a livello di produzione: prima i nostri pezzi pop li producevamo in modo nostro, deviato, e questo era il bello di quella formula. E se pensi a Strategie, Dentro Marilyn ti rendi conto che il pop è sempre stata una nostra caratteristica ;ora però abbiamo voluto che quei pezzi suonassero veramente pop. Non è stata una scelta di compromesso, ma dettata dal fatto che noi volevamo ,semplicemente cambiare formula.
D’altra parte credo sia comunque importante che gruppi come noi ,i Marlene Kuntz, i La Crus, i CSI, i Casino Royale, abbiano il dovere di tentare di entrare nel sistema "mainstream" con ogni mezzo, per creare un po’ di caos ed essere disturbanti.
Rimanere nel sistema underground e autogalvanizzarci è comodo e confortevole, ma è tirarsi le pippe, alla fine. Dobbiamo tentare di scardinare la struttura classica della musica italiana.
Quindi , un singolo molto orecchiabile come "Non è per sempre" ha proprio questa funzione?
Sì, c’è dentro la nostra personalità, così come nel resto del disco: eppure può contaminare anche gente non abituata a questo tipo di musica, anche grazie alla radio ,la televisione o qualunque mezzo che ci permetta di entrare in certi meccanismi, senza rimanere nel nostro limitato ambiente.
Sarebbe meschino crogiolarsi nel nostro piccolo successo.
Cosa mi dici di "OPPIO" che a mio modesto parere è uno dei pezzi più belli del nuovo album…
E’ uno dei brani che più denota l’influenza che la psichedelia inglese e tedesca degli anni settanta stanno avendo su di noi in questo momento. E’ molto ricco di sfumature, e stasera per i problemi di cui ti parlavo prima abbiamo preferito non farla.
Quali sono ,in particolare i gruppi che più hanno condizionato il vostro modo di fare musica?
Guarda, ho ascoltato così tanta roba che se ti dicessi un gruppo ,farei torto a un altro.
Abbiamo filtrato tanta musica diversa rendendola nostra.
Cosa avrebbero fatto gli Afterhours in caso di "non successo"? Avreste comunque continuato a suonare?
Diciamo che solo a partire da "Hai paura del buio" siamo riusciti a vivere grazie alla nostra musica. Prima ci barcamenavamo in mille modi; io ho lavorato come assistente di un restauratore di mobili antichi, in un ufficio paghe e contributi…
Ogni volta pensavo che andava meglio, che avevo uno stipendio e potevo pagarmi l’affitto. Ma dopo un anno, un anno e mezzo mi dicevo: "Così muoio,…devo suonare". Per me è suonare è un esigenza; non so se con questo o con un altro progetto, ma in ogni caso credo che nessuno di noi avrebbe comunque smesso di fare musica.
Mi sembra che ultimamente stiate sfruttando qualche campionamento. Anche da quel punto di vista la vostra musica sta cambiando?
Abbiamo usato l’elettronica, ma analogica, diversa da quella che va molto adesso, e che stanno usando gruppi come Nine Inch Nails. A noi interessano più i suoni dei Faust, dei Kent... l’importante è avere un progetto personale in testa a prescindere dalle cose che ti circondano.
Quindi secondo te se Jimi Hendrix vivesse ora, credi che non userebbe il campionatore?
No, decisamente no.
Siete nello stesso tempo poetici e beffardi….E’ una formula molto rara ,credo…
La forza di una cosa sta nell’intensità, e la sincerità permette di sbattere la verità in faccia a chiunque: altrimenti in pochi avrebbero apprezzato "Sui giovani d’oggi ci scatarro su". L’ironia di fondo è nei nostri caratteri, e noi non abbiamo mai voluto prenderci sul serio, perché ciò è limitante e ti chiude la testa; anche se l’ultimo album è molto scuro e malinconico. La nostra formula è usare degli ingredienti , anche contrastanti ,fra i quali appunto l’ironia e la poeticità, e mescolarli a nostro piacimento. Questo è il nostro marchio…
EMILIANO PERGOLARI