La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
chiude i battenti per il suo studente più pagato?

 

embra proprio di sì.

Dopo Harry Potter e la Pietra Filosofale ("Harry Potter and the Philosopher's Stone"), grande successo al box office a cavallo tra il 2001 e il 2002, Chris Columbus potrebbe ritrovarsi licenziato già alla fine di quest'anno. Il regista newyorkese ha quarantun anni e una lunga serie di film di successo alle spalle (tra cui alcuni piccoli cult come Mrs. Doubtfire e Mamma, ho perso l'aereo!); il suo lavoro presso la Warner Bros. non ha fatto discutere per i risultati ottenuti – sesto incasso di sempre negli USA con 318 milioni di dollari e secondo incasso di sempre nel mondo – quanto più per l'approccio scelto. Diversi appassionati della saga di libri dell'autrice britannica J.K. Rowling hanno dubitato delle scelte della produzione e del regista in quanto ad ambientazioni, sceneggiatura, interpreti e così via.

Da potterologo – non potteromane – posso confermare certi dubbi: un regista di commedie lacrimose, anche se portato per il fantasy (Young Sherlock Holmes, L'uomo bicentenario), potrebbe non essere la scelta migliore. Già nel primo libro, il peggiore dei quattro, si delinea una storia difficile da rendere per intero sullo schermo; molti passaggi sono stati tagliati e molte storie secondarie, alcune molto importanti, sono andate perdute. C'è da chiedersi in che modo Columbus abbia affrontato un secondo libro molto più scuro, e, se vogliamo, più violento del primo. Se La Pietra Filosofale poteva anche essere ridotto a una mezza favoletta come è stato, non c'è speranza (per fortuna!) di fare lo stesso con La camera dei Segreti e Il prigioniero di Azkaban, per non parlare de Il calice di Fuoco. Non senza storpiare completamente gli eventi, se non altro.

In definitiva, potrebbe essere stato proprio questo uno dei motivi del prematuro allontanamento di Columbus, che all'inizio aveva firmato per tutti e quattro i film. Forse il secondo capitolo, in uscita a novembre negli USA e a dicembre in Europa, non ha soddisfatto la produzione. Anche se forse bisognerebbe dire "non ha soddisfatto l'autrice", visto l'ascendente che J.K. Rowling sembra avere sul produttore David Heyman e lo sceneggiatore Steven Kloves.

Sono subito comparsi i nomi dei possibili rimpiazzi. C'è chi ha ripescato Steven Spielberg – originariamente ingaggiato al posto di Columbus, con Haley Joel Osment nel ruolo di Harry, e poi licenziato per volere della Rowling – e chi l'ha sparata grossa parlando addirittura di David Fincher. Personalmente, sarei al settimo cielo se uno dei registi più ispirati degli ultimi anni interpretasse a modo suo la grandiosa storia del terzo libro. Ma ora come ora (settembre 2002) il nome più accreditato è Alfonso Cuaròn. Il quarantenne messicano ha diretto gioielli poco conosciuti come La piccola principessa ("A Little Princess", 1993) e Paradiso perduto ("Great Expectations", 1998), mettendo in luce la sua capacità di unire l'emotività di una storia a un indubbio talento visionario. Potrebbe essere la persona giusta, forse, anche se un regista più "dark", per esempio come Ron Howard o Alex Proyas, darebbe più affidamento per una trasposizione fedele.

Per ora, l'unica certezza è che Columbus non ha più un lavoro. Non presso la Warner Bros., se non altro, e non per i prossimi Harry Potter.