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Il 9-10-11 maggio, a Rimini, si terrà l’assemblea nazionale della CUB .

Negli anni che ci separano dalla nostra precedente assemblea nazionale, la CUB e con essa il sindacalismo di base, è cresciuta ed è diventata una realtà ben presente nel panorama sindacale nazionale ed un riferimento certo per lavoratrici e lavoratori.

Le nostre scelte e la nostra coerenza hanno indicato che può essere praticabile un altro modo di fare sindacato, di stare, con chiarezza, a fianco di chi lavora, di respingere ogni concertazione che finisca per sottoporre i diretti interessati ad una doppia soggezione: quella padronale e quella sindacale.

In questi difficili anni, abbiamo saputo mantenere la nostra autonomia nei confronti di qualsiasi coalizione governativa; contrastando i gravi danni prodotti dal centro sinistra ed opponendoci ai tentativi repressivi ed autoritari del presente governo. Il nostro antagonismo si basa sui bisogni di lavoratrici e lavoratori, non sull’evolversi delle diverse stagioni governative.

Abbiamo scelto di opporci alle guerre, anche a quelle cosiddette “umanitarie”, quando l’avversione era meno popolare di adesso e ci siamo trovati da soli a scioperare, ritenendo che la scelta di risolvere le questioni internazionali con le armi finisca per legittimare la violenza dei più forti e sostituire la guerra alla politica.

Abbiamo dovuto subire ed affrontare l’imbarbarimento della democrazia sindacale che, dopo il referendum sulla maggior rappresentatività e la mancata approvazione di una legge sulla rappresentanza sindacale, è finita ostaggio dei datori di lavoro, ai quali è concesso di scegliere, attraverso la firma dei contratti di lavoro, a quali sindacati concedere i diritti previsti dallo statuto dei lavoratori ed a quali, invece, no. Ugualmente ci siamo opposti, e continueremo a farlo, ai gravissimi attacchi all’esercizio del diritto di sciopero che, in nome di una falsa tutela dei consumatori, tendono, in realtà, a relegare i bisogni ed i diritti di chi lavora all’ultimo posto nella scala dei valori sociali.

Tanto ancora c’è da fare.

Che il sindacalismo di base sia diventato un punto certo di riferimento per chi lavora, per i precari, per i disoccupati è, senza dubbio importante, ma non basta. Per la complessità e la dimensione dei problemi, nazionali ed internazionali, che si pongono al mondo di lavoro, non ci basta un ruolo di testimonianza.

  E’ indispensabile che il sindacalismo di base cresca, sia sempre più radicato nei posti di lavoro, pronto ad intercettare e tutelare le ragioni e l’esigenze dei soggetti più deboli, che questa economia produce; che diventi, sempre più, un’alternativa vera e praticabile all’attuale progetto sindacale di CGIL-CISL-UIL che tanti guasti ha prodotto in tutti questi anni.

Il cambiamento è possibile: costruiscilo con la CUB.

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