lettera aperta ai lavoratori, al sindacalismo
di base, al movimento
Il 24 ottobre CGIL CISL e UIL chiamano allo sciopero
contro Berlusconi e i suoi progetti senza aver presentato alcuna piattaforma
realmente rivendicativa e di lotta, riducendo lo sciopero del 24 ottobre ad una
generica chiamata alla mobilitazione
contro le nefandezze del governo.
Non potrebbe essere altrimenti, viste le divisioni profonde che la
rottura sulla sottoscrizione del Patto per l’Italia ha prodotto nei mesi
scorsi, ma che sembrano già essere dimenticate.
SCIOPERARE PER DIFENDERE
L’ESISTENTE
O PER INVERTIRE LA TENDENZA E
PROGETTARE UN
FUTURO IN CUI IL LAVORO TORNI AL CENTRO DELLO SVILUPPO?
La CUB pone al centro dello sciopero generale del 7 novembre
la piattaforma di lotta e le proposte su cui il movimento indipendente dei
lavoratori ha costruito negli anni scorsi consensi e mobilitazioni unitarie.
L’OBIETTIVO DELLA CACCIATA DI BERLUSCONI NON PUÒ FARCI RINUNCIARE ALLA NOSTRA IDENTITÀ E ALLA NOSTRA PIATTAFORMA DI LOTTA.
Dietro l’angolo c’è il rischio consistente che, cacciato
Berlusconi, – cosa che riteniamo indispensabile avvenga prima possibile – ci
si trovi di nuovo nella palude che abbiamo vissuto negli anni precedenti, in cui
i governi tecnici prima e di centro sinistra dopo, hanno, con la complice
acquiescenza di Cgil Cisl e Uil, devastato le tutele e i diritti del mondo del
lavoro, sposando in pieno le politiche liberiste attraverso la pratica della
concertazione.
L’enorme manifestazione del ’94 contro il tentativo
dell’allora 1º governo Berlusconi, di mettere mano alla previdenza ha
rappresentato, di fatto, il viatico alla riforma Dini. Non ci siamo cascati
allora, non intendiamo farlo oggi.
Il nuovo attacco al sistema previdenziale pubblico infatti non
punta tanto a ridurre la spesa sul fronte pensionistico, ma a spostare i
risparmi dei lavoratori sui fondi pensione gestiti da banche e assicurazioni per
avere denaro fresco da gettare nel mercato azionario.
La riduzione effettiva del valore delle pensioni è stata infatti
già ottenuta dalla riforma Dini del ’95, sostenuta allora, ed oggi difesa, da
Cgil, Cisl e Uil, che ha messo in campo la più micidiale delle spaccature
dell’unità del mondo del lavoro attraverso l’individuazione del crinale dei
18 anni di contributi per introdurre il sistema contributivo per i più giovani.
Già con quell’attacco le pensioni previste per chi ci andrà con il
contributivo avranno una riduzione fortissima arrivando a circa il 50%
dell’ultima retribuzione.
Centinaia di migliaia di giovani e meno giovani sono oggi
assoggettati a processi di totale precarizzazione del loro lavoro grazie al
Pacchetto Treu e lo saranno sempre di più grazie alla più recente Legge 30 sul
mercato del lavoro. Per loro, anche a situazione immutata, non c’è alcuna
prospettiva pensionistica.
I salari e le pensioni hanno perso capacità d’acquisto. Il caro
vita torna ad essere argomento principe come lo era negli anni 60 e 70. La
politica dei redditi e la concertazione, inaugurate nel luglio ’93, hanno
regalato ai padroni la possibilità di incrementare i propri profitti attingendo
direttamente dal reddito del lavoro dipendente senza che ci fosse né sviluppo né
alcuno strumento di difesa delle condizioni di vita dei lavoratori dipendenti e
delle loro famiglie dall’inflazione.
La scuola, la sanità, la pubblica amministrazione e tutti i
servizi sociali sono da tempo oggetto di un devastante processo di
privatizzazione e smantellamento che trova radici profonde e lontane già nel
decennio scorso. Fu il centro sinistra ad introdurre il criterio di sussidiarietà
tra pubblico e privato trovando il sostegno convinto di Cgil, Cisl e Uil.
Nei luoghi di lavoro la democrazia è bandita. Anche quelle
categorie, come la Fiom, che stanno lottando contro gli accordi separati, ora si
rendono conto della necessità di meccanismi di verifica della rappresentanza
effettiva sui luoghi di lavoro, sempre osteggiati in particolare dalla CISL.
Intanto i padroni continuano a scegliersi i propri interlocutori e a chi non è
rappresentativo viene addirittura impedito di tenere assemblee per preparare le
elezioni RSU.
Per questi motivi saremo in sciopero generale il 7 novembre
e rinnoviamo a tutti l’invito già avanzato ai primi di settembre dalla CUB ad
essere in piazza con noi senza problemi di primogeniture ne di egemonismo,
ritrovando quello spirito unitario che ha dato valore aggiunto alle nostre
mobilitazioni passate.