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GLI AMPLIAMENTI DEGLI ORARI DEVONO ESSERE TRATTATI CON LAVORATORI E LAVORATRICI

 

L'ampliamento dei turni per gli sportelli telefonici di Telecom Italia era già nell'aria da tempo. Con una tecnica ormai consolidata, la direzione aziendale  ha prima messo in giro, da molti mesi,  le voci della estensione dei turni fino alle 22/24 in modo che i lavoratori introiettassero per bene l'inevitabilità di tale provvedimento, poi ha assegnato il compitino al sindacato confederale di comunicare ai lavoratori che: "se c'è la concorrenza che offre il servizio 24 ore, anche i lavoratori di Telecom Italia devono offrire la stessa cosa … poi attenzione (minaccia) c'è sempre Atesia che vi sostituisce…".

E' vero c'è la concorrenza, ma ciò non può giustificare qualsiasi trasformazione del rapporto di lavoro. Se così ragionassero, scusate l'esempio estremo, le aziende che producono palloni di cuoio in Italia, visto che in alcuni paesi asiatici vengono utilizzati bambini per tali lavorazioni, potrebbero richiedere anch'esse l'introduzione in azienda di lavoro "infantile". E', quindi, bene comunque stabilire se c'è un limite alle pretese aziendali e quale questo sia.

Se si vuole, poi,  prendere in considerazione la richiesta aziendale va fatto dopo aver affrontato almeno quattro punti:

1.      se effettivamente sia opportuno ampliare i turni di alcuni servizi nelle ore notturne ( tra le 20 e le 7) e nei giorni festivi;

2.      quali effetti subisce la vita privata dei degli addetti agli sportelli telefonici con lo stravolgimento dell'orario di lavoro;

3.      qual è il clima lavorativo attuale in questi reparti e come si evolverà nel futuro.

4.      la questione di ATESIA

 

Il primo punto non è per noi per nulla scontato. Esperienze lavorative di Call Center, del gruppo Telecom e della concorrenza, che già offrono l'estensione del servizio negli orari estremi mostrano chiaramente che ciò non è una esigenza della "clientela" ma, piuttosto, un modo per pubblicizzare l’immagine aziendale. Infatti, le richieste effettive sono bassissime, tanto da spingere TELE2 - ad esempio - a concentrare le esigue chiamate notturne in un unico Call Center allocato in Lussemburgo; molto spesso il servizio stesso è simulato in quanto le aziende non sono in grado di fornire assistenza in linea per il blocco notturno dei sistemi informativi in aggiornamento e la lavorazione effettiva viene rimandata al giorno successivo. Non è certo che tali comportamenti diano un ritorno positivo d'immagine e comunque non possono stravolgere i ritmi di vita di centinaia di lavoratrici/lavoratori; i casi in cui può divenire comprensibile il lavoro notturno, in una cornice di necessità sociale/pericolo per le persone, sono estremamente limitati.

 

Il secondo punto è quasi ovvio. Il cambio d'orario non è indolore. Interferisce pesantemente nella vita relazionale della sfera privata e familiare. Crea enormi disagi a chi ha figli, o altri familiari, da "accudire". Aumenta inevitabilmente lo stress lavorativo di ognuno di noi e, in molti casi,  i costi di gestione familiare per sostituire l’assenza paterna/materna.

 

Terzo : i nuovi orari precipitano in reparti in cui il clima è già pesante oggi e i cui lavoratori sono al limiti dell'esasperazione. Tale situazione è stata generata esclusivamente per gli errori commessi dalla Direzione Aziendale sull'organizzazione del lavoro dei Customer Services e per incapacità dei preposti di gestire tale organizzazione. La degenerazione è iniziata, nel 1997, con la scelta aziendale di unificare i servizi di commercializzazione (ex 187) con quelli di gestione (ex 188). Tale unificazione che, con la complicità di Cgil-Cisl-Uil che hanno accettato l'aumento di 30 minuti dell'orario di lavoro settimanale, doveva ricomporre le attività commerciali e amministrative e, a parole, consentire di lavorare in modo più fluido e meno stressante si è rivelato un bluff. Ora le due attività rivengono separate, i ritmi di lavoro sono più elevati, i lavoratori sono trasformati, loro malgrado e senza la preparazione necessaria, in venditori e l'unico effetto dell'unificazione rimarrà l'aumento dell'orario di lavoro settimanale. Allo stesso tempo è stata notevolmente peggiorata la condizione lavorativa per gli "addetti al 12" che, dopo lo scorporo del 187", sono stati costretti a ritmi di lavoro ripetitivi ed estenuanti.

 

In ultimo, il problema Atesia.  Atesia è una costola di Telecom Italia dove non esistono diritti e garanzie per i lavoratori. Già da tempo risponde alla clientela del 119 e 187 ed è anormale che non venga posto come problema dal sindacato a prescindere dalle richieste aziendali sui turni (operazione già vista quando è stato allungato l’orario fino alle 20). Anzi, Atesia viene usata da Cgil-Cisl-Uil e Azienda come ariete sui lavoratori del 187, ben sapendo che essa continuerà ad esistere e ad aumentare il lavoro fatto per Telecom Italia, nonostante che a quest’ultima sia stata appena concessa la possibilità di espellere 13000 lavoratori.

 

Non ci sembra quindi che ci siano le condizioni per fare altri “regali” a Telecom Italia, anche in considerazione dei positivi risultati aziendali.

 

Proponiamo a tutti i seguenti punti rivendicativi attorno al quale costruire la vertenza con la controparte:

1.      la controparte aziendale deve indicare con precisione le problematiche, secondo i criteri di necessità sociale/pericolo per la persona, per la quale richiede l’espletamento del lavoro festivo e notturno e per tali problematiche deve istituire un numero verde ad hoc autonomo dal 187.

2.      La riduzione dell’orario di lavoro di almeno 2 ore settimanali per i lavoratori che effettuano turni diversi da quello base;

3.      L’individuazione dei correttivi necessari nell’organizzazione del lavoro al fine di allentare la pressione a cui sono sottoposti quotidianamente gli addetti agli sportelli telefonici. Esonero, se richiesto, dai turni disagiati per quei lavoratori/lavoratrici che rientrano nelle tutele previste dalla legge 8 marzo 2000, n.53

4.      L’aumento degli organici; passaggio immediato a tempo pieno di tutti i part-time che lo richiedono;

5.      L’estensione del vigente CCNL delle telcomunicazioni ai lavoratori e lavoratrici  operanti in Atesia e le altre aziende che operano per conto di Telecom Italia;

 

A sostegno di questi punti indiciamo 2 ore di sciopero
per venerdì 16 giugno alla fine di ogni turno (part-time in proporzione)

Per tutti i lavoratori del 187

 

Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori alla massima mobilitazione, altre categorie, come la scuola, hanno mostrato che quando si è uniti e disposti alla lotta è possibile vincere battaglie difficili e che altri avevano dato già per spacciate.

Questa è una battaglia che si può vincere, dipende solo da noi. Telecom Italia non ha bisogno di “sconti”, può e deve pagare costi maggiori quando crea disagi maggiori ai lavoratori.

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