Sergio Gozzoli nacque a Genova, da famiglia toscana, il 4 Novembre
1930. Trascorse l’infanzia tra il paese originario della famiglia, Buti in provincia di Pisa e Milano dove il padre lavorava
negli intervalli fra un richiamo e l’altro nella marina militare. Dal 1942
risedette definitivamente a Sesto San Giovanni. Dopo l’otto settembre 1943
aderì giovanissimo alla R.S.I.,
militando nelle “Fiamme bianche”. A guerra conclusa, aderì dalla sua fondazione
al M.S.I., nel quale fu
segretario provinciale giovanile a Milano, membro della direzione nazionale
giovanile e consigliere comunale a Sesto San Giovanni, della cui sezione fu a
lungo segretario. Dopo una rissa, esplosa nel 1960 durante un dibattito al
“Partito radicale”a Milano, fu processato e incarcerato per sei mesi a San
Vittore. Lasciato il M.S.I. negli anni successivi, continuò la propria
battaglia nazionalpopolare scrivendo e parlando in pubblici dibattiti,
conferenze e comizi. Laureato in medicina e chirurgia, visse sempre praticando
la professione e guadagnandosi stima popolare a Sesto San Giovanni. Dal 1976 al
1981 si trasferì in Sud Africa, dove praticò neurochirurgia presso l’università
del Natal a Durban.
Rientrato in Italia, entrò nella redazione della rivista “L’Uomo libero”.
Pubblicò nel 1981 il volume “Le radici e il seme” e negli anni successivi
numerosi opuscoli: “Sulla pelle dei popoli”, “Discorso sugli ordinamenti dei
popoli”, “Alla gioventù d’Europa”, ed altri. Aderì alla
Fiamma Tricolore, abbandonandola però dopo due anni per l’inconsistenza della
sua linea politica. Dal 1997, quando essa nacque, entrò in Forza Nuova che egli
considera l’alternativa italiana al vasto sistema di
partiti collaborano, da destra a sinistra, al potere internazionale della
grande finanza mondialista. Nel corso degli anni
ottanta e novanta, Sergio bozzoli, tenne numerosissime conferenze in decine di
città italiane, alcune con grande concorso di
pubblico, e sostenne dibattiti e interviste a giornali, riviste e reti
televisive italiane. Nel Novembre del 1992, dopo una fortunata serata
televisiva al “Costanzo show” nella quale Gozzoli
pose in imbarazzo Bocca, Vergani e Bossi riscotendo un vasto consenso di pubblico, iniziò una dura
campagna di stampa contro di lui che spinse la Digos
ad una vasta inchiesta. All’inchiesta: telefono sotto controllo, microspie,
pedinamenti, fotografie. Seguirono una denuncia e un processo, preceduto da sei
mesi d’obbligo di mora, dalla sera al mattino. Il processo, fra il ’96 e il
’97, durò circa un anno. Gozzoli fu assolto, su richiesta del pubblico ministero.
Puoi, in questi anni
2000, considerarti di “destra”?
Non sono
mai stato né di destra: che significa sempre strumento della grande
finanza, da tempo mondialista e quindi antinazionale,
e asservito ad una linea che si fa necessariamente alla fine antipopolare. Né
tanto meno di sinistra: che significa strumento dell’internazionalismo in
società multietniche avviate
alla distruzione progressiva della individualità dei popoli, delle loro
tradizioni e della loro storia, e pertanto al servizio della plutocrazia anglosionista e mondialista. Mai,
del resto, Mussolini o Hitler
dichiarano di essere di “destra”: essi erano grandi
tribuni popolari che volevano l’autosufficienza delle proprie nazioni nella più
totale indipendenza dentro uno Stato Sociale.
Cosa ti ha spinto alle tue posizioni nazionalpopolari?
L’amore per la mia gente, per la mia civiltà, per le sue tradizioni,
per la specificità dell’essere italiano ed europeo. Che
sarei io oggi senza l’antichità classica, senza la Grecia, l’Etruria e Roma, senza le invasioni barbariche, senza il
Medioevo e le Crociate, senza le cattedrali e i castelli che fanno unica
l’Europa nel modo, senza il Rinascimento e la Controriforma, senza la grandezza
dei movimenti fascisti? Non potrei essere altro che un automa servile
dell’imperialismo mondialista.
Quale è il peggiore nemico del movimento nazionalpopolare?
L’internazionalismo,
di destra o di sinistra. Il mito di un mondo ridotto a “villaggio globale”.
Quale è il migliore alleato di un’idea nazionalpopolare?
Il
concetto della libertà dei popoli: l’autodeterminazione. Bisogna sempre
riaffermare il diritto dei popoli a restare se stessi.
Quale è la via più efficace per difendere l’idea nazionalpopolare?
Bisogna
per prima cosa che un popolo difenda il proprio
costume. Tutelare la famiglia, superare la tendenza alla denatalità, ritrovare
il senso della propria religione, grande armatura
portante della propria individualità. E’ poi necessario, in un mondo come
questo che non offre più spazi alle piccole nazionalità, costruire una vasta
Patria europea, inclusa la Russia: è una grande area
di popoli affini per comune civiltà, che può garantirsi autosufficienza e
totale indipendenza, con un mercato allargato al modo islamico. Che l’America, con le sue mille piccole libertà borghesi a
mascherare il prepotere della sua plutocrazia, resti a casa sua. Noi
dobbiamo difendere, rabbiosamente, il nostro “Stato sociale”. In America il 70%
della popolazione è indifesa, disarmata, non organizzata. L’Europa non potrà più
tornare così.
Quale è stato il più grande successo del fascismo italiano?
Nel
passato sono stati due: creare lo Stato sociale, Riduzione dell’orario di
lavoro, Sabato “Fascista”, previdenza, tutela anti
infortunio, protezione nella malattia, assegni famigliari, colonie estive,
educazione fisica e morale dei ragazzi, tutela maternità e infanzia, difesa
della famiglia e lanciare una grande rivoluzione antiliberaldemocratica nel rispetto della libertà privata e
del concetto di proprietà personale, integrazione in eludibile dell’umana
personalità; Rivoluzione copiata e tentata in Europa, nei paesi islamici, in
Sud America e Centro America, in Giappone, nelle Filippine, in Indonesia. Oggi,
il grande successo storico del fascismo è quello di
“non essere morto”. Dopo la tremenda guerra perduta, con la debellatio
imposta dall’America ai Regimi e ai movimenti fascisti, e quasi sessant’anni di una fraudolenta campagna mass mediatica mondiale che tenta di far dimenticare milioni di
combattenti fascisti d’ogni Paese e che demonizza quotidianamente il fascismo
come somma di valori, in tutte le terre d’Europa, alle nostre manifestazioni, i giovani, contro ogni interesse di piccolo potere spartito
fra le decine di partiti anti fascisti, sono accanto
agli anziani nel raccogliere il sogno nazionalpopolare di una politica che
domini l’economia nella giustizia sociale. Il fascismo è una “mala pianta” che
la grande finanza cosmopolita non è riuscita a
sradicare dall’Europa e dal mondo, che continuerà a sopravvivere nella nostra
terra: il Villaggio globale è un’illusione che continuerà a trovare l’ostacolo
del fascismo in tutte le sue mille forme possibili.
Un giudizio
sull’Italia attuale…
E’ un
Paese senza sovranità. Senza sovranità politica, senza
sovranità monetaria, senza sovranità diplomatica. C’è un punto solo nel
quale la progressiva americanizzazione ha fallito: la
famiglia resiste! Resistono i padri e le madri, resistono sopra a tutto i nonni, resistono i bambini. Così come resiste, in
qualche regione d’Italia, l’antica cultura popolare. Mentre
rinasce, faticosamente, uno spirito anti americano.
Quale è stato il più grande personaggio nella storia italiana?
Nell’intera
storia italiana i grandi personaggi politici di livello mondiale sono stati
numerosi: Cesare, Augusto, Federico il Grande e alcuni Papi.
Ma se parliamo dell’ultimo secolo prima di quello in
corso, nonostante gli atteggiamenti ipocriti e servili di tanti piccoli uomini
addomesticati dai vincitori del conflitto mondiale, il più grande, senza
competitori, resta Benito Mussolini. Fu un
grandissimo legislatore, quale l’Europa ebbe solo con Cesare e con Napoleone,
ma fu soprattutto un grande ideologo militante che, contro la crisi oggi ancora
perdurante di un sistema liberaldemocratico ridotto a
strumento della grande finanza mondiale, lanciò una
Rivoluzione che introduceva i popoli nello Stato attraverso una linea di
giustizia sociale che riconosceva i diritti naturali della proprietà privata.
Dopo di Lui, e seguendo sostanzialmente la sua linea, altri uomini e altri
Paesi lanciarono la stessa rivoluzione: in Europa, nel mondo islamico, in
Giappone, in Sud America. Vi furono molti altri grandi uomini in quell’epoca: Hitler, Primo
Antonio De Rivera, Codreanu,
Mosley, Chandra Bose, Nasser, Peron
nella politica, D’Annunzio, Hansum, Pound, Gentile, Heidegger, Celine nel campo del pensiero, ma nessuno di loro avrebbe
trovato spazio e statura senza Benito Mussolini.
Molti lo superarono come statisti, moltissimi come capi militari, ma nessuno,
neppure da lontano, come ideologo rivoluzionario. E nessuno dimentichi che la
sua Rivoluzione non è crollata per crisi o debolezza proprie, ma soltanto a
seguito dell’urto che le venne portato dalla più
grande coalizione mondiale che la Storia abbia conosciuto.
Qual è stato nel
secolo ventesimo il più grande personaggio mondiale?
Vi furono
certo più personaggi che assunsero, al centro delle vicende d’alcuni Paesi, una
vera dimensione storica: Lenin e Stalin, Mussolini e Hitler, Mao Tze Tung,
Peron, Nasser, Khomeini, senza dimenticare De Gaulle.
A questi vanno aggiunti, anche se non hanno dato un contributo ideologico
proprio in quanto erano solo espressione delle grandi
organizzazioni all’ora quasi segrete, come il “Council
of Foreign Relation”, della grande finanza
internazionale, Roosevelt e Churchill.
Essi eseguirono fedelmente i propri compiti a vantaggio della plutocrazia
mondiale, e il primo dei due anche a favore del proprio Paese, gli Stati Uniti
d’America: mentre il secolo tradì consapevolmente l’Impero Britannico che da
giovane aveva visto al massimo del suo fulgore e che egli portò invece al
compimento storico del suo destino… la scomparsa della più grande
realtà imperiale del mondo. Ma il personaggio del
dominio dei mercati mondiali dalla Gran Bretagna agli U.S.A. era forse già
scritto nei destini del nostro pianeta. Vi si opposero in un tentativo eroico
di rivolta, l’Europa e il Giappone con il concorso dell’Islam; una rivolta
destinata alla sconfitta. Ma colui che diede inizio,
con la sua rivoluzione proletaria, alla rivolta d’alcuni popoli contro i
padroni del pianeta fu, in Italia e nel mondo Benito Mussolini.
Chi vede
la verità con cervello limpido e con l’animo pulito da ogni interesse
è, se è un vero uomo, impegnato a battersi per questa verità senza compromessi.
Non è molto importante se vincerà o perderà: quel che conta è riaffermare
quella verità. I risultati della battaglia, del resto, li vedrà la storia, fra
due, tre o forse più generazioni. Io so per certo d’essere europeo per antico
sangue, e voglio, che i miei figli e nipoti continuino
ad essere europei. Io so che gli europei, dalla Grecia a Roma al cristianesimo,
hanno prodotto una Civiltà: ad essa, che è un’ansia di
progredire restando fedeli alle proprie origini, io affido la lealtà della mia
intera vita e del mio sangue. Non voglio diventare cittadino americano, né
cittadino del mondo: io voglio restare europeo! Giuste o ingiuste che fossero, io resto fedele alle battaglie della mia gente.
Alle loro vittorie, alle loro sconfitte. Io so che si può perdere. Si può
perdere una volta, due volte, dieci volte. Ma lo
sconfitto che si rialza e non cambia bandiera, non sarà mai un vinto.