Massimo
Bastoni, 33 anni (ci tiene a specificare come “Cristo”), milanese, di genitori
milanesi ma di nonni paterni romagnoli. Aggiunge che c’è chi dice che la
Romagna è terrà di rivoluzionari. E’ entrato nel 1991, quasi per caso, parlando
una sera in una birreria con un suo appartenente e da li
non la mai abbandonata, svolgendo una militanza attiva, praticamente 24 ore su
24, a parte per il periodo militare trascorso presso la Scuola allievi
ufficiali del Genio guastatori a Roma. Ex consigliere di zona milanese (zona 6 Barona) e consigliere federale dei “Volontari verdi”,
presidente dell’associazione è l’Onorevole Borghezio,
ex coordinatore dei “Giovani padani” della provincia di Milano. Candidato per varie volte al consiglio regionale della Lombardia e
per il comune di Milano. Conduce una trasmissione radiofonica su “Radio Padania libera” che và in onda ogni giorno, dalle 14,30
alle 15,30.
Definendo
la Lega, in un certo qual modo, un partito di “destra”, che cosa vuole dire il
tuo esserlo negli anni 2000?
Essere di
“destra”? Noi della Lega non amiamo essere definiti ne
destra e ne sinistra! Bossi anni fa disse che noi
siamo al di sopra…in alto, al centro se si potesse dare una coordinata. Non
amiamo questi vecchi schemi specifici del sistema italiano che la Lega ha in
atto di combattere. Io non mi definisco di destra, anche se in questo momento,
la Lega appartiene ad un ala di governo del centro
destra, inutile dirlo o nasconderlo e siamo comunque consapevoli di questa
scelta. Io, personalmente, responsabile insieme ad
altre persone, dell’Associazione volontari verdi, rappresento un’ala ben
specifica della Lega. Noi amiamo definirci “nazionalisti”…”patrioti” e a
differenza della destra tradizionale italiana è che non riconosciamo questo
Stato, non lo riconosciamo per problemi di confine, non riconosciamo questa
Patria come nostra. Amiamo definirlo in questo momento, proprio perché c’è la
Lega al governo. Amiamo anche ricordare che noi siamo entrati nella Lega per
combattere un determinato Stato, un determinato sistema, e ancora oggi, con pur
la lega al governo vogliamo continuare questa nostra
battaglia. Cosa ci accomuna con la “destra”…la vostra,
quella nazionalpopolare? Sono determinate battaglie come quella per la tutela
della famiglia, per la lotta alla globalizzazione,
lotta all’immigrazione e presto faremo, come avete fatto voi una battaglia per l’abolizione della Legge Mancino che tra l’altro vorrebbe
fare anche la Lega a livello governativo.
Cosa ti ha spinto ad essere un nazionalista nella Lega?
Ho aderito
alla Lega, a questa battaglia politica molti anni fa. All’inizio degli anni ’90
proprio perché non mi identificavo nella sinistra. Io
ho fatto gli studi in un Liceo scientifico di Milano dove predominava la
sinistra. Predominava la sinistra nell’ambiente studentesco, nell’ambiente dei
professori, quindi venivi accettato se lo eri anche
tu, mentre venivi etichettato se non lo eri anche tu. Sicuramente sono uscito
dal Liceo con una certezza: non ero comunista! Come molti ventenni di quegli
anni, la politica mi interessava poco, però avevo
anche delle certezze, incominciavo ad avere delle mie idee, cominciavo a votare
e comunque non mi identificavo neanche in quei partiti che in quel momento
governavano. Avevo capito che fra i vari partiti comunisti e socialisti c’era
un modo di fare politica affaristica e quindi non mi interessavano.
Chi faceva politica in quegli anni o era comunista, di
sinistra e aveva grandi possibilità di esprimersi, di fare attività politica,
militanza piuttosto che frequentare ambienti come i centri sociali,
l’Università, il Liceo dove ci si poteva confrontare. Oppure erano
ragazzi che avevano interessi in obbiettivi con
possibilità di carriera, di “poltrone” e quindi aderivano ai vecchi partiti
come i “giovani socialisti” dei primi anni ’90, i “giovani liberali”,
“Comunione e Liberazione” che la faceva da padrone per chi non era comunista.
Ho aderito
quindi anch’io, inizialmente mi definivo di “destra”, i miei primi voti, non mi
sono mai vergognato di dirlo, li ho dati alla destra sociale, al “Movimento
sociale”, fin che non è nata la “Lega nord” o per lo meno “esplosa”, essendo
nata negli anni ’80 e Bossi erano anni che portava avanti questa battaglia.
Negli anni ’90 è cresciuto questo movimento che oltre a combattere il vecchio sistema
politico, la sinistra e il centro affaristico che si spartivano tutto lo spazio
politico. Era nata questa Lega che portava avanti anche cose che si pensavano
ma non si potevano dire come i diritti del nord, diritti di precedenza per i
residenti, lotta all’immigrazione, con progetti fino ad
allora impensabili, pensiamo soltanto al Federalismo che prima di Bossi,
nessuno ne aveva mai parlato. Quindi ho aderito a
questo nuovo movimento che portava avanti progetti nuovi e sopra a tutto era un
movimento di rottura.
Quale è il peggiore nemico del nazionalismo padano?
Penso che
per chi porta avanti questa battaglia autonomista e di libertà dei popoli il
peggior nemico rimane la globalizzazione. La globalizzazione e comunque quello
che ha quel progetto o che cerca comunque di mettere la museruola ai popoli e
all’autonomia di essi. I nostri avversari nel fronte della battaglia, nella
piazza sono stati sicuramente i centri sociali, ma questi sono
semplicemente il braccio armato, questi “signori” arrivano, se ci fate caso,
arrivano in un momento specifico e poi magari spariscono per anni. In cinque,
sei anni di governo di centro sinistra non si sono mai
visti i centri sociali, hanno iniziato a comparire o per meglio dire,
ritornare, durante questo governo. Dall’anno scorso: Genova, Napoli…mi ricordo
in una campagna elettorale del ’93 per Formentini,
c’erano queste squadracce che andavano in giro a malmenare i nostri attacchini.
Quindi sono semplicemente il braccio armato, questi
personaggi non si rendono conto, loro dicono di combattere la globalizzazione ma in realtà le fanno solo un favore. Mi
viene in mente, per fare un esempio, quando ci fu la Trilateral
a Milano, due anni fa, ci fu una grossa manifestazione
organizzata da voi, Forza nuova, e i centri sociali invece di fare una
manifestazione contro la Trilateral la fecero contro
di voi. Questa è la dimostrazione di come i poteri forti usino
la piazza, il braccio armato che è rappresentato dai centri sociali e
l’immigrazione in modo incontrollato per i loro fini. Questa immigrazione che è
diventata ormai incontrollata e sempre più violenta, si pensi
che a Milano iniziano anche ad occupare le case nostre, le Aler,
cioè che ti spettano di diritto, qui si dice “padrone in casa nostra” nel vero
senso della parola, padroni delle nostre quattro mura.
Quale è il migliore alleato del nazionalismo padano?
Il miglior
alleato penso si debba considerare il popolo e fare
politica nelle periferie. Io ho fatto una manifestazione proprio in seguito a questa occupazione c’è stata nelle Aler
da parte di una famiglia di extracomunitari nella abitazione di una anziana
signora, che la dovuta abbandonare. Ho notato come la gente, non
extracomunitari, fossero scesi con noi a protestare,
perché queste sono le battaglie del popolo. Basta con le battaglie delle elitè! Sono convinto che magari le grandi rivoluzioni siano
state portate avanti da una elitè,
però poi sono state portate avanti e concluse, grazie ad un vasto seguito
popolare. Noi dobbiamo fare la nostra battaglia qua, dove c’è chi ha paura di
perdere la casa o non trova lavoro per suo figlio perché l’imprenditore
preferisce assumere gli extracomunitari a basso costo. Questo è un esempio dei
problemi che la gente sente. E’ il popolo il nostro alleato! Nelle università,
piuttosto che nelle scuole o in televisione io vedo che non trovi un terreno
fertile per le nostre idee…chi sta bene non ha nessuna voglia di cambiare il
sistema, il sistema lo vogliono cambiare chi sta male, chi non ha il pane da
mangiare.
Qual è la via più
efficace e i metodi di lotta per raggiungere il successo dell’ideale?
Scendere nelle piazze, andare vicino alla gente, nei mercati, fare
manifestazioni senza paura. Senza paura di mostrare delle idee un
“diverse”, “scorrette” anziché come si dice: political
correct. Ripeto fra la gente, fra chi sta
male, dove il problema dello spaccio della droga e la micro
criminalità è particolarmente sentito. Noi abbiamo
iniziato a fare delle ronde che venivano definite lo
“squadrismo della Lega”, che scendeva nelle piazze e andava a malmenare la
gente, ma in realtà andavamo solo a sollevare un problema. Un problema che comunque è stato sollevato non solo grazie a noi ma che la
gente comunque, inizia a sollevare. Ritornare a fare politica nelle piazze,
questo è secondo me il metodo migliore per portare a noi il consenso.
Quale è stato il più grande errore della “destra” italiana?
Parte del
vostro errore è stato quello, secondo me, di non
riuscire a chiudere con il passato. Non come ha fatto Fini, che non solo ha chiuso, a negato, rinnegato e trasformato un qualcosa che
adesso è la nuova D.C. Purtroppo, magari sbagliando, c’è stata una
demonizzazione che dura da ormai mezzo secolo e quindi cercare di riabilitare
certe simbologie o posizioni è diventato praticamente impossibile, una perdita
di tempo. Bisogna soprattutto guardare al futuro. Cercare di
tagliare il più possibile con la simbologia del passato, dimenticare e magari
mandare giù qualche boccone amaro ma guardare al futuro come ha fatto Haider leader dei nazional-liberali
che ha guardato a lungo. La simbologia comunque
da il senso di molte, è chiaro che è difficile sopra a tutto per voi, dal
nostro canto è stato magari difficile far capire alla gente che la nostra era
una battaglia di innovazione.
Quale è stato il più grande successo della Lega nord?
E’ un
successo personale, quello di Bossi, che è partito da solo,
come persona singola nelle valli del varesotto
ed aver trasformato questa sua idea, questo tipo di progetto in una realtà
politica vera e propria. Penso che della Lega ne parli ormai tutto il mondo e
questo è stato un grande successo. Un successo l’aver
portato la questione settentrionale sulla bocca di tutti,
cosa che prima di dieci o quindici anni fa non si poteva neanche fare.
Adesso in Italia se si è capito che c’era come c’è adesso, una questione
meridionale, c’è anche una questione settentrionale.
Noi
sentiamo questo Stato come una imposizione. Una imposizione che è stata voluta, guarda caso dai
piemontesi, non è stata voluta dai meridionali, questo bisogna sempre
sottolinearlo e lo sappiamo. E’ stata una imposizione,
un progetto massonico che ha portato avanti gli interessi di pochi e continua a
portarli avanti. In Italia c’è una questione settentrionale e una meridionale.
Riteniamo fondamentale una riforma dello Stato, non possiamo riconoscere questa imposizione che favorisce l’interessi di pochi e non
difende, non tutela i diritti fondamentali e vitali delle persone…non tutela il
diritto al lavoro, non tutela la precedenza, il diritto dei popoli, non
controlla l’immigrazione, che si schiera sempre e comunque con i poteri forti
americani. Queste cose noi le riconosciamo, quindi non possiamo accettare
questo Stato che non ci tutela…nessun giudizio!
In grande
è un poco il problema che c’è in Italia…l’America decide di fare la guerra e si
fa la guerra, l’America decide di bombardare e si bombarda. Più di questo
mondo, non mi piace, di questa Europa, che è
assoggettata quasi completamente all’America. Adesso sembra che Germania e
Francia alzino un poco la testa, però non mi piace di questo mondo che bisogna
essere o americani o islamici, noi non siamo ne l’uno
ne l’altro. Se si pensa alla Palestina bisogna essere o filo
islamici o filo ebraici, noi siamo per una identità nostra…dei popoli e
questo mondo non la riconosce assolutamente, riconosce solo gli interessi che
ormai sono solo di meno persone possibili e soprattutto è completamente
soggiogato al potere americano.
Tenuto
conto che Benito Mussolini è stato una grande persona. Penso sicuramente senza andare troppo
indietro, restando nella storia moderna del dopo guerra e per quello che sto
vivendo adesso personalmente ritengo che Umberto Bossi sia
stato quello che più di tutti sia riuscito a dare una sterzata alla politica
italiana…questo è indubbio. Prima di Bossi c’era un deserto, un modo di fare
politica degli affari e il più grande politico veniva considerato Andreotti
perché era colui che era riuscito a mantenere il potere fine a se stesso per
più di cinquant’anni. Bossi è
riuscito con il suo ingresso nella politica
a scardinare un po’ tutti…i vecchi poteri e portare avanti nuove idee e
gli interessi di noi padani.
Diciamo Ghandi, perché è riuscito a muovere un popolo in maniera
pacifica o fintamente pacifica. Ghandi è uno che ha
fatto una rivoluzione, che ha messo in scacco uno dei più potenti eserciti del
modo che era quello inglese. Quindi non è un
personaggio da prendere sotto gamba, ha mosso milioni di persone e le ha
risollevate nell’animo. Questo non è facile farlo, noi siamo in politica e
sappiamo, nel nostro piccolo, quanto sia difficile coinvolgere dieci persone in
maniera come fece lui. E’ più facile imbracciare le armi che dire a un popolo muovetevi o state fermi in mille persone davanti
ad un treno per non farlo passare.
Un messaggio o un
giudizio che vorresti lasciare a chi leggerà questa intervista…
Mi auguro
che chi leggerà questo siano persone impegnate politicamente, che hanno fatto una scelta difficile come la mia, come la
vostra. E’ una scelta difficile, proprio perché abbiamo tanti nemici contro. Ci
sono tante differenze, fra noi e voi, questo è chiaro, però per chi fa questo
tipo di battaglie dico che non deve avere mai paura del pensiero altrui o
meglio del pensiero dell’avversario. Noi siamo scesi in piazza diverse volte,
rischiando anche l’incolumità fisica, senza mai però aver paura. Secondo me, il
messaggio migliore è quello di non indietreggiare mai di fronte al nemico. Se vogliamo usare un termine da “battaglia”: bisogna tenere
sempre alta la bandiera. Qualunque essa sia, bisogna
sempre tenere alta la bandiera…faranno di tutto, useranno qualunque mezzo per
sfiancarci, per impedirci in un futuro di scendere in piazza e non portare
avanti le nostre idee. Quello di non arrendersi mai e non aver paura del
giudizio comune che comunque ha già dei preconcetti
nei nostri confronti. Non bisogna aver paura di essere tacciati di squadrista,
di fascista, perché quello, comunque, è sicuro che lo
farà! Questa è una cosa che dico anche all’interno del mio movimento.