SCIACALLI!

 

“Il 13 Marzo 1975, verso le ore 13, Ramelli Sergio, residente a Milano in Via Amadeo numero 40, stava appoggiando il motorino poco oltre l’angolo con via Paladini nei pressi della sua abitazione.

Veniva aggredito da alcuni giovani armati di chiavi inglesi: il ragazzo, dopo aver tentato disperatamente di difendersi proteggendosi il capo con le mani ed urlando, veniva colpito più volte e lasciato a terra esanime. Alcuni passanti lo soccorrevano e veniva ricoverato al reparto Beretta del Policlinico per trauma cranico (più esattamente ampie fratture con affondamento di vasti frammenti), ferita lacero contusa del cuoio capelluto con fuoriuscita di sostanza cerebrale e stato comatoso. Nelle settimane successive alternava a lunghi periodi d’incoscienza brevi tratti di lucidità e decedeva il 29 Aprile 1975”.

Lo stile è quello freddo e burocratico dell’atto giudiziario…così comincia il libro “Serio Ramelli: una storia che fa ancora paura”, scritto da una collaborazione fra i monzesi: Guido Giraudo (associazione Lorien), Andrea Arbizzoni (Alleanza Nazionale), Giovanni Buttini, Francesco Grillo e Paolo Severgnini.

Probabilmente questo è il libro più esplicativo che sia mai stato fatto sulla tragica storia di Sergio, consiglio per chi la vuole conoscere nei particolari di leggerlo e per qualche compagno interessato garantisco personalmente l’immunità e uno forte sconto sull’acquisto.

Proverò in ogni modo a riassumere la storia e gli eventi, che farebbero impallidire qualunque atto di odierno “bullismo” scolastico, perché è proprio in quell’ambiente che nasce uno dei crimini politici più vigliacchi degli anni settanta.

La scuola è l’istituto Molinari di Milano, ed è li cha ha inizio, viene progettato, ed infine portato a termine il piano dell’omicidio di un ragazzo di 18 anni, la cui sola colpa era di avere un ideale “diverso” dalla massa infestante le nostre scuole. Un periodo, il suo, quello prima dell’agguato, fatto di giornaliere angherie e soprusi, perpetrati di continuo nei suoi confronti, forti soprattutto dal fatto che il giovane era solo e di un naturale mite carattere pacifico. Un susseguirsi di attacchi, sopraffazioni e umiliazioni fatte di botte, scherno e minacce, il tutto sotto la vista, l’indifferenza o compiacenza dei professori e dalla direzione scolastica. Fino all’epilogo in cui un gruppetto di simpatizzanti di “Autonomia operaia” decise di fare il “salto di qualità” e come per l’iniziazione all’ingresso di una setta satanica, il battesimo doveva essere suggellato con il sangue e non era certo il loro.

Nel nome di un antifascismo militante, nel dogma che “uccidere un fascista non è un reato” e la parola d’ordine “pagherete caro, pagherete tutto”, decise, chi per loro, che la vittima doveva essere un ragazzino. Una facile preda, un obbiettivo ignobile e vigliacco per chiunque, sia essa stata una banda di malviventi criminali o militari, nessuno di questi sarebbe stato “onorato” di colpire, ma non loro …i comunisti, che con fredda e feroce determinazione hanno prima vilipeso e poi schedato la loro vittima sacrificale.

Un obbiettivo che doveva scuotere, per ferocia e disprezzo tutto il pensiero di “destra” …e così fu.

Una foto per i corridoi di scuola e poi la consegna della stessa al gruppo di medicina, specialisti in un certo senso di cosa avrebbe fatto una Hazet 36 (una marca di chiave inglese particolarmente grande e pesante) scagliata con forza su un cranio umano, che avrebbe dovuto eseguire la sentenza di morte.

Questo fino al 13 Marzo del 1975, quando Sergio, come faceva ogni giorno, depositava il motorino sotto casa, con circospezione, le ansie e i pensieri dovuti alla situazione in cui si trovava, oppure nella spensieratezza dei suoi verdi anni e l’orgoglio di non mollare mai la sua idea … comunque inconsapevole che dietro l’angolo lo aspettavano gli “Sciacalli”.

Urla concitate …brevi attimi, circondato …niente pietà, l’estrema difesa con le mani allungate, poi sulla testa. Chili di acciaio colpivano diritti ed inesorabili sempre li …sul capo. Tonfi rimbalzanti sulle ossa, capelli impastati di sangue, vertigini e tremiti …un ultimo colpo e il crollo a terra …l’ultima salvezza, soccombere, inesorabilmente soccombere come ultima, involontaria ed inevitabile speranza.

Gli “Sciacalli” si sono poi dileguati con grande velocità e per molti anni resteranno celati nelle identità, protetti dal loro sistema, dal loro “soccorso rosso”, intanto iniziava il calvario di Sergio. Il calvario del coma, alternato da brevi istanti di lucidità e forza di reazione che la sua giovane età gli consentivano nonostante il duro martirio, gli “Sciacalli” che proseguivano la loro opera, con piccoli morsi anche durante la degenza all’ospedale, a volere ferire il suo corpo.

Infine il 29 Aprile la pace …il buio, la morte.

Un funerale negato, l’estremo saluto e compianto di un defunto, negato per motivi di “ordine pubblico” …indirettamente lo “Sciacallo” stava ancora mordendo la carne. Lo Sciacallo è lo spazzino della savana, mangia morte ed il suo alito è fetido, putrescente come la menzogna, così che, un anno esatto dopo l’agguato a Sergio un altro Camerata cadeva sotto i colpi di quegli animali necrofagi, Enrico Pedenovi, un consigliere missino, abitudinario nei suoi spostamenti, viene ucciso in “memoria” e gli inquirenti brancolano nel buio più assoluto.

Un buio solo voluto, non hanno mai perso il controllo della situazione, avevano tutti i dati necessari per agire, conoscevano tutti e tutto ma non avevano ordine di agire e quindi ci sono voluti anni, pentiti, crolli per fare luce sugli autori di questo crimine.

La giustizia nei confronti di quegli assassini non è stata implacabile, ne beffarda …è stata BASTARDA! Scoprendo che gli Sciacalli sono divenuti ormai umani perfettamente inseriti nel sistema, dottorini e professori, non poteva che essere “preterintenzionale” fare fuoriuscire il cervello di un ragazzo di 18 anni dal cranio a colpi di spranga …il processo una farsa, le pene una ironica follia per il termine “giustizia”.

Dopo quei giorni non fu più la stessa cosa, la rabbia prese posto al dolore anche se Sergio ed Enrico non furono ne i primi ne gli ultimi, da allora non era difficile trovare nella tasca di un “Sergio” un coltello o una pistola …dopo quei giorni anche lo “Stato” doveva fare i conti con il piombo che gli “Sciacalli” riservarono preferenzialmente a lui.

Oggi resta per noi (anziani) un ricordo ma soprattutto per le nuove generazioni un esempio di purezza per l’ideale, cosa vuole dire “non piegarsi”, mantenere una fede, coerentemente e senza paure come fu per i martiri di sessanta fa. Oggi, 29 Aprile 2008 a Milano come ogni anno dalla sua morte, commemoriamo con un corteo il suo martirio, anche se, una frattura avvenuta fra la “destra politica” e quella “radicale”, ha scisso l’evento in due distinte iniziative, resta inalterata la regola non scritta che questo sia un giorno di pacificazione e tolleranza fra le nostre molteplici anime ed animi.

Voglio concludere come ho iniziato …dal libro: Ugo Venturini, 32 anni, ucciso da una sassata a Genova il 18 Aprile 1970; Carlo Favella, 19 anni, accoltellato a Salerno il 7 Luglio 1972; Virgilio e Stefano Mattei di 22 e 10 anni, arsi vivi nel rogo doloso della loro abitazione a Roma il 16 Aprile 1973; Giuseppe Santostefano, 50 anni, aggredito a Reggio Calabria il 31 Luglio 1973; Emanuele Zilli, 25 anni, sprangato a Pavia il 3 Novembre 1973; Giuseppe Mazzola, 60 anni, Graziano Giralucci, 29 anni uccisi dalle BR a Padova il 17 Giugno 1974; Mikis Mantakas, 21 anni, assassinato con un colpo di pistola a Roma il 28 Febbraio 1975; Mario Zicchieri, 16 anni, ucciso con un colpo di fucile a canne mozze il 29 Ottobre 1975 a Roma; Angelo Pistoleri, 31 anni, ucciso con un colpo di pistola il 28 Dicembre 1977 a Roma; Franco Bigonzetti, 19 anni e Francesco Ciavatta 18 anni, freddati a colpi di mitraglietta il 17 Gennaio 1979, la stessa sera viene ucciso anche Stefano Recchioni 19 anni, un anno dopo, Alberto Giaquinto (17 anni) e Stefano Checchetti (19); Francesco Cecchin, 18 anni, sprangato …Angelo Mancia, ucciso con un colpo di pistola a Roma il 12 Marzo 1980 …9 Febbraio a Roma, muore sprangato Paolo di Nella, 20 anni.

Per gli undici omicidi elencati, gli assassini non sono ancora neppure identificati …essi sono ancora tra di noi!

 

Pilli Luca

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