ECONOMIA & SOLDI
"Gli uomini dimenticano piu' presto la morte del padre che la perdita del patrimonio."
Forse puo' sembrarvi patetico, da parte di una persona dichiaratamente di destra come me, che io ricorra a termini marxisti come struttura e sovrastruttura ma, nonostante le apparenze, sono un tipo che sa filtrare di tutto in maniera critica e se un qualche cosa e' una cazzata, tale rimane a prescindere dalla provenienza politica (fosse anche di destra!), idem se invece un' idea (o quant'altro) e' da me ritenuta valida... Fatte queste debite premesse ritengo che l'intuizione piu' felice di Marx, quella che insomma si e' rivelata giusta a distanza di anni e anni, sia il concetto, appunto, di struttura e sovrastruttura. Lasciamo da parte tutti i discorsi filosofici inerenti al "materialismo storicistico" che in questa sede non mi interessano...in soldoni Marx diceva: la struttura e' l'economia capitalista, mentre le sovrastrutture sono i valori, le pratiche sociali, i "prodotti" in poche parole di questa struttura. Mettendola in forma matematica potrei dire che la sovrastruttura e' una "variabile dipendente" dalla struttura cioe' X=f(Y) (con: Y che e' strutt. ed X sovrastrutt..) e non credo di dire un'eresia asserendo che oggi TUTTO o quasi e' fatto in funzione del Dio Denaro gestito dal Potere Capitalista: ormai fare i soldi e' diventata una pratica fine a se stessa, si investe denaro per fare altro denaro ed OGNI mezzo e' valido per ottenere questo scopo. Non stupisce quindi se in questo clima di "Moneycrazia" si sia arrivati a delle vere e proprie bestialita': tutto e' secondario allo scopo di far soldi, piu' soldi possibili!!! Riflettevo sul fatto che la cultura si sia, in questi ultimi anni, progressivamente involgarita ed abbassata per far spazio a dei prodotti "culturali" spazzatura che hanno il solo scopo di vendere & vendere & vendere & vendere. Riflettevo sulla musica negli anni '70...al tempo erano di massa bands come Deep Purple, Led Zeppelin, Genesis, King Crimson, PFM...delle grandissime bands insomma, che possono anche non piacere of course, ma non si puo' non riconoscere il fatto che questi gruppi facessero musica prima di tutto per passione, perche' credevano in quello che facevano e poi erano dei VERI musicisti (componevano, arrangiavano e suonavano la LORO musica!), certamente hanno anche fatto i soldi loro ed i discografici che gli stavano dietro, ma il denaro e' stata una CONSEGUENZA del loro vero amore per la musica e non la molla principale! Anche negli '80 ci sono state, al livello di massa, delle grandi bands (i Cure per dirne una, i primi U2, Simple Minds, New Order, ecc.), idem nei '90 con il grunge ed il crossover (Nirvana, Aliche in Chains, Soundgarden, Red Hot Chili Peppers, ecc.). Oggi?? Oggi la musica mainstream si identifica SOLO con prodotti commerciali ("commerciale" da intendersi, in quest'ultimo contesto, nel senso piu' deteriore e volgare del termine!) studiati a tavolino come: Breatney Spears, Mariah Carey, Jennifer Lopez, Backstreet Boys, Ricky Martin, ecc., ecc. Vi faccio notare come, nel qual caso non ne foste a conoscenza, certe "boy-band" (come i Backstreet B. appunto...) non si formano per "generazione spontanea", ma sono assemblate dalle stesse multinazionali del disco tramite selezioni di casting (dove selezionano il piu' "fighetto"), poi c'e' un'equipe di "esperti" che provvede a tutto il resto: immagine, trucco, interviste (finte e precotte ovviamente!), canzoni, arrangiamenti, testi, ecc. Il tutto viene poi rinforzato dalla gran cassa mediatica di Mtv in primis e poi ci sono le pseudo-riviste "musicali" che costruiscono il finto mito di plastica da tramandare agli sprovveduti adolescenti di turno attraverso il "mitico" gossip sulle imprese amorose, "trasgressive" e cazzate assortite riguardanti il prodotto commerciale di turno (ovviamente la "musica" e' solo uno squallidissimo pretesto per tutte queste merdose operazioni di marketing!). Certamente non asserisco che la musica puramente commerciale non ci fosse anche nei '70 e negli '80...ma tornando indietro rimpiango DI BRUTTO i Duran Duran a confronto con tanto ciarpame pseudo-musicale di oggi!!!!! Sovrastrutture... Parliamo di globalizzazione & neoliberismo! Penso che tutti avete, piu' o meno, presente la nazionale francese di calcio...secondo voi avrebbe un qualche senso farla giocare contro una squadretta di calcio che una volta a settimana si riunisce per fare una partitella a pallone dietro il campetto della parrocchia? Non penso, cioe' non ha senso un cosa del genere, sarebbe come far boxare Myke Tyson contro Woody Allen! Eppure quello che la globalizzazione vuole ottenere e' proprio una competizione economica di questo genere: buttare nella stessa arena super potenze economiche contro stati con le pezze al culo! Il tutto con la benedizione della nuova moda ideologica in campo di economia ossia il neoliberismo che, detto in soldoni, in pratica e' la rivisitazione in chiave moderna della teoria della "mano invisibile" smithiana secondo la quale i mercati lasciati a se stessi raggiungono, dopo un certo tempo, il loro equilibrio economico in maniera del tutto "naturale". Insomma il neoliberismo invoca in economia il "lassaiz faire" ad oltranza ritenendo che ogni intervento statale atto a regolamentare l'economia sia solamente nocivo per quest'ultima. Arrivati a questo punto puo' sembrare poco originale da parte mia, ma non posso far a meno di citare alcuni lucidissimi pensieri di R.McChesney (tratti dall'introduzione a "Sulla nostra pelle" di N.Chomsky): "Il neoliberismo e' il paradigma economico-politico che definisce il nostro tempo: indica l'insieme delle politiche e dei processi che consentono ad un gruppo relativamente ristretto di interessi privati di controllare il piu' possibile la vita sociale allo scopo di massimizzare i propri profitti. Inizialmente associato a Reagan e alla Thatcher, negli ultimi due decenni il neoliberismo e' stato il credo economico-politico dominante a livello globale, adottato non solo dai partiti politici di centro e di destra, ma anche da buona parte della sinistra tradizionale. Questi partiti, e le politiche adottate, rappresentano gli interessi diretti di investitori estremamente ricchi e di meno di un migliaio di grandi imprese. [...] Quando sono in vena di particolare eloquenza, i teorici del neoliberismo si atteggiano a grandi benefattori dei poveri, dell'ambiente e del mondo intero, mentre in realta' le politiche che promuovono avvantaggiano pochi ricchi. Le conseguenze economiche di tali politiche sono state le medesime quasi dovunque, ed esattamente quelle che era lecito aspettarsi: un massiccio aumento delle disuguaglianze economiche e sociali, l'aggravarsi delle condizioni di deprivazione per le nazioni ed i popoli piu' poveri del mondo, una situazione ambientale disastrosa a livello globale, un'economia complessiva instabile e una prosperita' senza precedenti per i ricchi. Davanti a questi dati, i difensori dell'ordine neoliberista affermano che i frutti dell'abbondanza sono sempre destinati, prima o poi, a tradursi in benefici per le grandi masse della popolazione. A una condizione pero': che non si interferisca con i programmi neoliberisti, cioe' con le stesse politiche che hanno aggravato i problemi sociali! In realta', una difesa empirica del mondo che stanno costruendo, i neoliberisti non sono in grado di offrirla, ne' tentano di farlo. Al contrario propongono - anzi impongono - una fede religiosa nell'infallibilita' di un mercato privo di regole, cioe' in una tesi desunta da teorie ottocentesche che non hanno alcun rapporto con il mondo attuale. L'ultima risorsa dei difensori del neoliberismo e' poi l'affermazione che non esistono alternative. A loro dire, le societa' comuniste, le socialdemocrazie e perfino i paesi che hanno adottato una modesta politica sociale, come gli Stati Uniti, sono ugualmente falliti e i loro cittadini hanno accettato il neoliberismo come unica strada percorribile. E il neoliberismo, anche ammesso che sia imperfetto, e' comunque il solo sistema economico possibile. [...] In questo clima politico, i capitalisti cercano di accreditare il proprio potere su tutti i fronti possibil; la conseguenza e' che per le forze estranee all'economia e al commercio, e per quelle democratiche in generale, diventa sempre piu' difficile, e talvolta impossibile, opporsi al mondo economico o addirittura sopravvivere. Il modo migliore per rendersi conto di come il neoliberismo opera non solo come sistema economico, ma anche come sistema politico e culturale, consiste proprio nell'osservare l'oppressione che esercita su tutto cio' che e' estraneo al mercato. [...] Forti di questa perversa visione della democrazia, nel 1973 i neoliberisti alla Friedman non hanno tradito il benche' minimo imbarazzo nei confronti del rovesciamento di quel governo Allende che era stato eletto democraticamente in Cile solo qualche anno prima, e questo perche' Allende stava interferendo nel controllo della societa' cilena esercitato dal mondo degli affari. Dopo quindici anni di dittatura crudele e spesso brutale, condotta in nome della democrazia del libero mercato, la democrazia formale fu ristabilita nel 1989, ma con una Costituzione che rendeva di gran lunga piu' difficile, se non imposibile, per la cittadinanza opporsi al dominio della societa' cilena da parte dell'esercito e del mondo degli affari. In sostanza, la democrazia neoliberista consiste in un insieme di dibattiti oziosi su questioni marginali condotti da partiti che, al di la' di alcune differenze superficiali di programma, sostanzialmente perseguono la medesima politica filoaffaristica. La democrazia e' tollerabile a condizione che il mondo dell'economia sia sottratto alle deliberazioni popolari e non corra il rischio di esserne influenzato. Vale a dire a condizione di non essere democrazia. Il sistema neoliberista, quindi, ha un sottoprodotto necessario quanto importante: una cittadinanza depoliticizzata dominata dall'apatia e dal cinismo. [...]" Nazione portabandiera della globalizzazione e' l'America (USA per la precisione), che si avvale (come fossero due cani da caccia) di potentissimi organismi transnazionali come il WTO e l'FMI, che altro non sono che delle gigantesche lobbies mascherate, le quali influenzano i mercati e gli Stati di tutto il mondo (o quasi...), imponendo quelle che sono le esigenze di grosse multinazionali come la Monsanto e la News Co.; ovviamente senza tener in minimo riguardo quelli che sono i diritti delle comuni persone. E' il mondo economico (e quindi i suoi potenti "sacerdoti": le multinazionali) che, oggi come oggi, detiene il vero potere su tutto. Sempre citando R.McChesney: "[...] Le grandi aziende , grazie agli ingenti capitali di cui dispongono, sono in grado di influire sui media e di condizionare le scelte politiche; e di fatto esercitano queste loro potenzialita'. Negli Stati Uniti, per fare un esempio, una porzione estremamente ridotta della popolazione, lo 0.25 percento formata dagli americani piu' ricchi, contribuisce al finanziamento delle elezioni nella misura dell'80 percento delle donazioni individuali; e i contributi delle aziende stanno a quelli dei lavoratori dipendenti come dieci sta a uno. Nella prospettiva neoliberista tutto cio' ha un senso, giacche' le elezioni rispecchiano i principi del mercato e di conseguenza i contributi sono considerati alla stregua di investimenti. Il risultato e' che il mercato accentua l'irrilevanza delle politiche elettorali per grandi masse di persone e il mondo economico conserva indisturbato tutto il proprio potere. [...]" Ancora: "[...] D'altro canto la democrazia, per essere efficace, richiede che gli individui si sentano legati ai propri concittadini e che questo legame si manifesti in una varieta' di organizzazioni. Una cultura politica vitale ha bisogno di associazioni, biblioteche, scuole pubbliche, organizzazioni di quartiere, cooperative, luoghi di ritrovo, gruppi di volontariato e sindacati, che consentano ai cittadini di incontrarsi, di interagire e di comunicare fra loro. La democrazia neoliberista, con la sua determinazione a porre il mercato uber alles, tende a colpire a morte tutte queste realta': non produce cittadini, ma consumatori; non costruisce comunita', ma centri commerciali. Il risultato finale della sua azione e' una societa' atomistica di individui disimpegnati, facile preda dello scoraggiamento e di un forte senso di impotenza sociale." |
Per finire, se dovessi scegiere un motto che simboleggia questa societa' direi: "Nasci, consuma e muori!"
Ah dimenticavo...secondo voi e' un caso che gli americani scrivano proprio sulle loro banconote "In God we trust"...?
-Letture consigliate: "Capire l'economia" L.C.Thurow e R.L.Heilbroner (Il Sole 24 ore), "La borsa" F.Cesarini e P.Gualtieri (Il Mulino), "Sulla nostra pelle" Noam Chomsky (Marco Tropea Editore)