Recensioni
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Paolo Galletti é nato a Firenze nel 1937.
Affermato nuotatore a livello internazionale, partecipa a due olimpiadi :
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#Melbourne 1956 (finalista nei 400 stile libero)
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# Roma 1960
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Campione italiano nei 200,400,800,1500 stile
libero e argento europeo a Budapest
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All'età di 24 anni si avvicina, da autodidatta,
alla pittura. Dopo un primo periodo di figurativo, Galletti passa ad una fase surreale per
poi dedicarsi, nel 1969, ad un astratto geometrico caratterizzato, come ha osservato il
critico Enrico Bosi, da "canoni geometrici" e da "forme limpide" che
"si stagliano in un paesaggio irreale in cui la soluzione ottica dell'osservatore si
sviluppa ogni momento".
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Col 1972-'73 inizia il movimentato e diverso
periodo delle "intuizioni prospettiche dello spazio", così definito dallo
stesso artista. Nelle opere di questi anni Settanta,
infatti, troviamo delle composizioni geometriche che si proiettano in uno spazio
immaginario creando atmosfere il più delle volte incantevoli, suggestive. Sensazioni,
queste, che Galletti riesce a suscitare con dei precisi campi cromatici e semplici figure
astratte che ci trasportano in questa loro nuova dimensione così carica di valenze
esistenziali. Da allora fino agli anni Ottanta molte sono le sue mostre, delle quali le
più importanti e prestigiose, sono senza dubbio quelle di Milano, Torino, Firenze, Roma.
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Nel 1987, dopo un viaggio in Grecia, Galletti
rimane totalmente affascinato dalla luce e dalla storia di quel paese che tenta un
recupero, in chiave moderna, del classico greco. Templi e teatri diventano, così, le sue
nuove ispirazioni, determinando, tra l'altro, un netto cambiamento compositivo e tecnico
rispetto alle precedenti forme geometriche. Galletti, infatti, con questa
"nuova" pittura non si limita più a rappresentare le sue intuizioni, a
rielaborare oggetti e figure della realtà, ma cerca anche di afferrare ed esprimere,
attraverso la staticità dell'immagine, la grandezza e la forza vitale del pensiero e
della cultura greca.
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In queste sue ultime opere le colonne dei templi o
le gradinate dei teatri prorompono in avanti staccandosi, tramite degli assemblaggi, da
estesi orizzonti di sfumature di azzurro, di rosso, di giallo, di un bianco abbagliante.
Altre volte, invece, emergono da uno sfondo confuso, dove il colore grattato crea una
specie di patina, di velo, che oltre a suggerire l'idea di un tempo passato, fa apparire
il tutto come una visione, un sogno. Ed è proprio con questa atmosfera onirica, con
questo particolare spazio privo di ogni elemento naturale e senza tempo, che Galletti
riesce a comunicare visivamente quel senso di sacralità e di nostalgia per una civiltà
ricca di ideali e valori, che egli percepisce e contempla nelle armonie degli antichi
resti della "sua" mitologica e luminosa terra greca.
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