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Come quel
vecchio adagio cinese che dice che il viaggio inizia nel momento in cui ti
cominci a preparare a muovere il primo passo, così il pellegrinaggio a Loreto
per me è iniziato a Borgo San Lorenzo al Santuario del SS Crocifisso quando
il nostro bravo Piero Spighi egregiamente riassunse, al termine di una
giornata molto intensa, il Light Motive dell’iniziativa: quello di fare il
pellegrinaggio con l’intento di fare di un insieme eterogeneo di persone
diversissime fra di loro un gruppo. Riuscire cioè ad amalgamare tutti e
realizzare una realtà unica in cui le differenze venissero trasversalmente
unite da un comune sentimento di amicizia e fratellanza. Sembra ovvio
e scontato ma vi assicuro che non è facile per nessuno lasciarsi alle spalle
le rassicuranti solite conoscenze ed amicizie per mettersi a pranzare da soli
con un gruppo di cui non conosciamo neppure una persona. Come non è facile
trovarsi a doversi confrontare ed avvicinarsi a persone di cui hai il doppio
degli anni più uno … L’interrogativo
principale per me è stato proprio quello di come fare ad avvicinarmi ai
giovani. Una riflessione strana perché si dimentica quello che si è stati e
comunque non si è più ciò che si era, senza poi considerare
che magari un giovane probabilmente preferisce i suoi coetanei per
stare insieme, scambiare quattro chiacchere ed idee. Al chè
sarebbe stato opportuno chiarire se nella definizione basti il riferimento
all’età anagrafica, reale o artificiosamente modificata (e dimostrando con
ciò la vera giovinezza di spirito) perché la nostra anima giustamente
rifiuta una catalogazione semplicemente imposta da un trascorrere che non ci
appartiene … Quello che
però mi ha convinto a “mettermi in gioco”, e seguire l’esortazione di
Piero-nonostante rientrassi in pieno e senza artifici nella soglia-, sono
stati i miei ricordi di adolescente, quando quelli più grandi erano le figure
mitiche di riferimento da imitare. E
così dopo una frenetica settimana mi sono ritrovato alle dieci di sera di
giovedì 3 Aprile 2003 a preparare la valigia mignon per la tre giorni di
Loreto. Che dovendo spiegare i motivi della mia partecipazione, come in
effetti poi mi hanno chiesto, non riuscirei ad essere certo molto ispirante.
Rischio di essere disarmante, ma lo preferisco al riempirmi la bocca di
paroloni catechesici impregnati di profonde motivazioni
etico-religioso-caritatevoli. Preferisco lasciare le impegnative e profonde
motivazioni a chi ne sopporta il peso. Non saprei veramente individuare un
motivo preciso e particolare, dovrei individuarne più di uno, dieci, cento
… Ma non uno in particolare. Un nuovo pellegrinaggio in compagnia del
gruppo, la novità di Loreto, il mettersi in gioco, il cercare nuove conferme. Non partivo
solo. Il nuovo acquisto dell’ultimo pellegrinaggio a Lourdes, la dinamica
Daniela, che aveva già dimostrato le sue capacità nelle varie attività del
gruppo, provvedeva al mezzo di trasporto che ci avrebbe condotto alla stazione
di Empoli dove avremmo preso il treno. Ad Empoli
abbiamo subito incontrato il gruppo di Castelfiorentino: Francesco, Gabriele,
Andrea, Daniele Fabio etc., per non parlare dell’ascetico Massimo in
splendida forma. La solita
nota del costante ritardo, che noi aspettavamo il treno e lui aspettava noi
… Un treno di
una decina di vagoni per sole 180 persone o giù di lì, concentrati in tre
vagoni extra lusso … Il grosso è
poi salito a Firenze: Johnny, il Tatta, la Paola, la Palma, la Giovanna, la
Claudia, Alessandro, la Francesca (the ex image girl of the group), il
Dodducci, Mario, Andrea, Francesco, Adriana,
Tommy, Nicola, per quello che riguarda il GGU. C’erano poi
i ragazzi di Don Francesco, il Lorenzo con cui avrei diviso la stanza ed il
suo amico Edoardo. Il pranzo a
panini durante il viaggio non è stato il massimo tranne che per il Dodducci
che, sceso alla stazione di Bologna durante la breve sosta è risalito con
tanto di paste al forno e mega cesto di insalata mista. L’opera di
amalgamazione mi ha visto subito alle prese con le ragazze di Vaggio, famosa
comunità della provincia di Arezzo (?) al confine con la provincia Firenze.
Mentre venivo edotto della bellezza delle risorse naturali di quelle terre
anche il dottore si lasciava ammaliare dalla descrizione di quei luoghi
facendosi avanti nel proporsi come volenteroso volontario per sperimentare la
cucina Vaggese, accondiscendendo al limite a sedersi, in mancanza di maggior
spazio su di un panchetto che un tempo non lontano fu anche pattumiera … L’incontro
col dottore mi ha chiarito molte cose, in particolare mi ha finalmente
spiegato come fosse stato possibile non essere riuscito ad essere incerottato
in modo appropriato a settembre … E’ proprio vero che quando hai una
sporadica conoscenza ti sembra che chi ha un titolo valga sempre più di ciò
che pensi … Non saprei
dire a che ora siamo arrivati a Loreto, ci siamo fermati ed in lontananza
vedevamo le mura ed un santuario su di una collina … Proprio mente con
Massimo stavamo psicanalizzando Valentina … Abbiamo
immediatamente preso possesso delle nostre camere innaugurando la stagione dei
pellegrinaggi a Loreto. Piano terzo lato ovest stanza numero 91. Che il
comlesso è veramente imponente con i suoi cinque piani … Ci siamo
quindi ritrovati nella cripta a farci spiegare il programma dei tre giorni ed
a messa. Finalmente poi è arrivata l’ora di cena e con grande soddisfazione
finalmente ho recuperato le energie per affrontare il prosieguo. La mattina
del sabato è iniziata molto presto per me, in un letto troppo morbido e con
tredici rintocchi assestati alle sei di mattina che mi hanno dato modo di
approfondire il significato poetico del nome di Argia, di Pietrasanta
conoscita la sera prima. Forse influenzato dal clima Recanatese (patria del
sommo poeta) ho anagrammato la seguente definizione: A come Aurora
(giusto alle prime luci dell’alba: l’illuminazione) Per la
poesia: ARGIA Nel miglior
stile Mallarmè … Già dalla
mattina ho deciso di prendere sotto la mia ala il giovane Edoardo per vedere
se sarebbe stato possibile appunto creare quel legame intergenerazionale
auspicato da Piero. Che forse è proprio perché la riflessione preparatoria
mi aveva riportato alla mente il me di quei giovani anni che ho subito
inquadrato la persona. E dopo aver ventilato l’ipotesi di una escursione al
mare con alcuni ragazzi di Lucca la cosa più ovvia e scontata mi è sembrata
quella di sacrificare la nostra presenza alla messa per andare alla ricerca
degli orari degli autobus per andare a Porto Recanati. Abbiamo
approfittato della passeggiata in “città” per far visita
all’immancabile ufficio di informazione turistica dove con sorpresa ho
realizzato che ad 80 chilometri di distanza si trovavano le grotte di Frasassi
… Alle nove e
venti eravamo di nuovo alla chiesa, ma essendo presto abbiamo deciso di
proseguire fino alla terrazza panoramica est. Il sole aveva reso più blu il
mare rispetto alla mattina quando era invece grigio come il cielo. E quel
placido mare ci gurdava silente facendoci percepire tutta la sua potenza
attrattiva. Come resistere al mare di Rimbaudiana memoria ? Elle est
retrouvée. Senza troppo
ardire ci siamo incamminati giù per la via Crucis costeggiante il cimitero
dei Polacchi che ci ha riportato alla mente tutti i caduti di vecchie guerre e
di quella che in quel momento veniva combattuta in IRAQ. Ci siamo
ritrovati in strada e poi alla stazione ferroviaria dove eravamo arrivati
appena il giorno prima. Abbiamo costeggiato per un po’ la ferrovia fin
quando abbiamo trovato un sottopasso che ci ha permesso di superare il primo
ostacolo in attesa di superare anche l’autostrada (altro sottopasso). Una
volta passato anche l’autostrada ci sentivamo ormai arrivati ma ci aspettava
ancora una interminabile diritta di 3 chilometri che sembrava non finire più. Ci sentivamo
un po’ Marines e un po’ Seals, un po’ Rangers ed un po’ truppe
esplorative scelte quando siamo giunti alla spiaggia. Il mare era
un po’ mosso e spumeggiante ad ampie onde che si espandevano e poi
ritraevano con la dissolvenza di tutta la spuma. Il problema
principale è che eravamo in ritardo con i tempi e che saremmo arrivati troppo
tardi. Ma ricordandomi il luogo dove eravamo diretti ho voluto fare sfoggio
con il novizio della sacralità delle nostre gesta e dirgli che se aveva fede
ci sarebbe stato possibile raggiungere la nostra meta senza ritardo, in un
modo o nell’altro. Ed è in
certe circostanze che, forse, viene fuori la differenza di esperienza e si
apprezzano quelli più grandi di noi, così rassicuranti poiché certe cose le
hanno fatte già innumerevoli volte e sanno sempre come cavarsela. E così dato
che non eravamo riusciti a scorgere alcun segnale di fermata di autobus ci
siamo incamminati ripercorrendo a ritroso la strada che ci aveva condotto al
mare. Ed era anche bello avere di fronte l’immagine della cattedrale di
Loreto che si avvicinava sempre di più a noi, quando invece nel viaggio di
andata era rimasta costantemente alle nostre spalle. Non avevo
niente a che ridire sul ripercorrere altri 5 chilometri per il rientro se non
fosse stato per il fatto che saremmo arrivati a pranzo finito. A questo
proposito le sagge guide erano state molto chiare: chi arriva in ritardo non
mangia. “Hai fede
?”. La semplice domanda, che ho rivolto a Edoardo, che si sarà sicuramente
detto che dato che aveva di fronte uno che in certe cose ci crede bisognava
che rispondesse per forza certo che sì … E mi ha
stupito la facilità con cui un giovane, senza porsi troppe domande si mette a
fare come fa l’altro. Nel caso di specie l’autostop. Col fatto che fra
l’altro non sono sicuro che sia una pratica neppure troppo legale … Ma sarà
stato il clima di sospetto e di diffidenza acutizzato dalla guerra in corso
nessuno considerava il nostro stato di bisogno. Ma un'altra
massima fondamentale che ho imparato è che spesso si ottiene una cosa quando
si smette di volerla perché semplicemente raggiungiamo uno stato di
completezza che ce la rende superflua. Quando cioè siamo abbastanza maturi
dall’essere ugualmente contenti di ottenere o meno quello che vogliamo: ecco
che solo in quel caso possiamo meritare senza peccare di presunzione di avere
quello che è meglio per noi (non quello che vogliamo) … E difatti
solo quando abbiamo cambiato lato della strada, decidendo di rinunciare a fare
l’autostop ecco che la prima auto che è passata si è fermata. Come tutto è
tremendamente non casuale. Mi sono ritornate alla mente le parole del primo
giorno di Don Francesco che ci aveva detto che il Cristiano non crede alla
sorte, al caso o al destino. E difatti chi si poteva fermare a darci un
passaggio con la sua punto bianca se non un Poeta di Loreto ? Luciano Galassi
con cui abbiamo condiviso la strada fino alla Cattedrale in amabile
conversazione e che alla fine del viaggio mi ha regalato uno splendito libro
di sue poesie “Nell’ombra della luce, gli incanti dell’anima”. Manifestazioni
normali ? Io li considero veri e propri miracoli. Non spiaccia
all’autore se riporto una sua splendita poesia che ho indissolubilmente
legato a quel giorno ed alla nostra passeggiata al mare: NUVOLELente nuvole in cielo Grazie
al suo passaggio siamo arrivati in tempo per il pranzo e per la splendida
“predica” di un cappuccino che ha parlato di cose che andavano dirette al
cuore e che perciò probabilmente solo persone di cuore possono capire. E’
stato l’unico discorso che ho veramente apprezzato, proferito da un prelato.
Una
sintesi, se proprio devo farla, delle cose che più mi hanno colpito è stata
quella della sua descrizione dei tanti altri giovani vestiti bene e pettinati,
ma insoddisfatti di tutto, che non sanno quello che vogliono e che profumati e
imbellettati “puzzano” dentro per il loro inseguire l’apparenza e
l’immagine e dei valori fasulli … Dopo
pranzo era in programma un gruppo di riflessione e dato che Edoardo era più
stanco che interessato in virtù della mia autorità e posizione gerarchica
l’ho dispensato dal partecipare. Del resto ritenevo che il “cammino di
fede” della mattina era stato già abbastanza impegnativo. Del resto come si
conquista un quindicenne alla giusta causa ? Le sue motivazioni sono
profondamente diverse da quelle di persone più grandi e quindi credo che
vadano maggiormente assecondate. Mi aveva colpito la sua acriticità
nell’imitarmi ma in effetti tutti noi alla sua età siamo facilmente
impressionabili e tendenzialmente tesi ad imitare tutto quello che ci piace (o
che crediamo ci piaccia). La
cosa mi ha ancora più fatto riflettere sulla vulnerabilità di un giovane
rispetto a quello che vede ed alle esperienze che vive. Dovrebbe essere facile
allora indirizzare i giovani nella giusta (per il nostro punto di vista)
direzione. Ed allora una amara riflessione su un gruppo che si chiama
Giovanile e che di giovani non ne ha nemmeno uno … Per questo già avevo
proposto possibili nomi alternativi: Gruppo Gaio Unitalsi. Per
fortuna ci sono i gruppi di Cerbaia, di Castelfiorentino, di Pietrasanta, di
Vaggio che rendono giustizia alla denominazione. La
mia dispensa (forse qualcuno ha per un secondo dubitato che potesse valere
qualcosa?) non è valsa molto perché il nostro compagno di stanza Lorenzo (unitalsiano
in carriera, cravatta e abnegazione) non appena si è reso conto che Edoardo
mancava all’appello lo ha raggiunto in camera, dove si stava apprestando ad
un meritato sonnellino, lo ha prelevato con la forza e lo ha costretto a
partecipare alla riunione ! Così
si perdono i giovani. Nel
mentre noi approfondivamo con l’angelica Angela di Castellina in Chianti il
significato dell’esperienza che stavamo vivendo insieme con gli altri del
gruppo arancio, ogni altro etichettato con altri colori partecipava ai
rispettivi gruppi. Le conclusioni sarebbero poi state condensate dal
capogruppo e riportate alla riunione finale. La
conclusione della serata ha visto la processione attorno alla piazza dove con
Massimo ho avuto l’onore di portare il pedistallo. Un freddo da calotta
polare mi ha però fatto desistere dal prendere la candela e fare i giri. Una
sempre più mitica Paola nel frattempo si era prodigata per la realizzazione
dell’evento clou della giornata: una supermegafesta a base di nutella, coca
cola, succhi di frutta, fanta e tanta allegria. La colonna sonora è stata
affidata ai più talentuosi: Alessandra da Castellina in Chianti,
l’immancabile Massimo da Empoli e un non meglio identificato ragazzo del
gruppo di Don Andrea di Santa Maria al Pignone. Devo
dire che tutti hanno brillato per l’impegno profuso nella buona riuscita
della festa. Un Tatta in grande stile a fare da barman, senza parlare della
nostra ex ragazza immagine che dispensava insieme ai crostini di nutella ampi
sorrisi a destra ed a manca. Le
solite scene di tacchinaggio con passaggio di numero di telefono (insieme con
il cellulare) a dimostrazione che attira più una bella e giovane bionda di
mille prediche di buone intenzioni buoni sentimenti e vocazione. Su
tutti vigilava l’attento Mario, pronto a censurare arditi riadattamenti
delle classiche canzoni (Heidi) per non turbare il sonno e gli animi degli
astanti, e dei musicisti impegnati in virtuosismi solisti o melodici. Il
classico rito delle foto, dei balli, dei suggerimenti di proposte indecenti in
stile dotazione 24 ore di set di catene da richiedere alla rappresentante
milanese per l’italia e per l’estero. Una genuina e semplice festicciola,
non a caso ideata da una ex animatrice … Inesorabilmente
poi è giunta l’ora di ripulire il tutto ed andare a nanna. Ed è bello
rendersi conto di quanto le ragazze siano straordinarie nel mettersi a
disposizione e riassettare uno stanzone come nuovo. Tutti sono buoni a
festeggiare, solo i migliori a preparare ed a rimettere a posto. Che bisognava
veramente ringraziarle di esistere. Un’altra
riflessione ed un'altra parentesi perché in poche occasioni viene detto alle
persone che si impegnano veramente tanto quanto significhi per tutti il loro
impegno. Forse può anche sembrare fuori luogo perché non facciamo certo
tutto questo per sentirci dire bravo ma quando vi capita di essere a tu per tu
(per non fare una pubblica esibizione) è bello dire quanto di positivo
l’altro riesca a fare. Festa
intrisa di malinconia per me, poiché comunque si trattava dell’ultima notte
a Loreto. E questo spiega anche la mia espressione fra il felice ed il triste
immortalata nella foto che mi ha fatto Daniela e che non capiva la mia
espressione. Un
pellegrinaggio che potei definire con la stesso aggettivo con cui le ferrovie
hanno definito il nostro treno: “Straordinario”. Nel
rientrare nella camera con Lorenzo ci siamo resi conto che Edoardo era
crollato sul letto e sprofondato nel sonno senza neppure spogliarsi tanta era
la sua stanchezza. La
mattina c’è stato il resoconto generale di tutti i partecipanti ai vari
gruppi di riflessione. Non posso non fare menzione del nostro Johnny e di
Antonio, che anche se non ha puntualmente riferito delle profonde motivazioni
di qualcuno a partecipare al pellegrinaggio (la felpa) ha comunque fatto un
gran bel lavoro. Alle
undici e mezza è seguito il pranzo dopodichè già alla stazione sono
cominciati i saluti di fratello e sorella di Milano che ci avevano raggiunto
in auto. Il
rientro mi ha visto di nuovo all’opera nel ruolo di Public Relator ed
improbabile sbocconcellatore di panino al cotto. Inevitabile tappa nello
scompartimento delle solari dame di Vaggio in compagnia di Elda. Ci ha
raggiunto anche Edoardo sempre più mitico che, per non essere disturbato dai
per lui inutili discorsi del prete ha sapientemente staccato l’altoparlante
lasciando senza rosario due vagoni del treno sui tre … Ma
forse è stato meglio così perché non sarebbe stato molto cristiano recitare
il rosario ed in contemporanea mangiare panino più mandarino, per non parlare
delle morbidose caramelle e barrette di liquirizia. Il
rientro è stata l’occasione per riassumere e concentrare in forma compiuta
tutte le riflessioni e spunti ispirati dai tre giorni di riflessioni. Che
banalmente si sono tradotti nell’idea del calendario stile Pirelli … Per
dovere di conaca occorre anche dire della missione di Mario Stefano che ha
riferito quegli elogi che, come ho detto, vanno detti quando sei a tu per tu.
Al che la dama, da vera principessa ha mantenuto il suo riserbo ma
manifestando il suo apprezzamento per quanto riferitele. Un bello, giusto e
doveroso intermezzo. Con
incredulità durante il viaggio ho visto Fabio stare fermo e dormire. Roba da
non credere ! Giusto
poi informarvi delle peripezie di un passato pellegrinaggio di Alessandra che,
scesa di treno a comprare una cosa, al ritorno aveva scoperto di essere stata
lasciata a piedi … E fate conto che le sussurri che, nonostante fumi troppo,
è davvero molto in gamba. Mi
spiace non poter spendere due parole per ogniuno dei partecipanti. Ma c’è
un rimedio per tutto e gli omessi possono tranquillamente scrivermi per
segnalarmi l’occasione ed essere nominati. Non
posso tralasciare Daniela di Pietrasanta, studentessa di scenze
dell’educazione e compagna di corso del secchione Francesco nonché baby
sitter a cui dovremmo erigere un monumento solo per quanto è dolce. Che
non è facile rendere l’idea, volendo concludere, di tutto ciò che ha
significato il pellegrinaggio. Perché non ho comunque parlato della sacra
casa alla quale mi sono avvicinato totalmente impreparato e di cui solo ora
comincio a capire il significato. Che non mi se ne voglia se vi confesso che
non capisco il significato di quelli che in ginocchio solcano il perimetro
della casa. La ricetta in stile torta per raggiungere il paradiso passa per
qualche metro in ginoccio ? Salutati
tutti a Firenze abbiamo proseguito per Empoli dove non potevamo che essere
accolti dal cielo che con una bella acquata mista a neve.
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