Visita a Cervo
Giovedì 20 dicembre siamo andati a Cervo. Dalla nostra scuola abbiamo raggiunto a piedi P.za Dante e là abbiamo preso un pulman di linea. Siamo saliti ed il Prof. Bajada ha fatto i biglietti. Arrivati a Cervo, abiamo camminato un po', poi, il professore, facendoci osservare la pianta topografica, ci ha indicato la posizione dei principali palazzi e del castello, l'orientamento e la struttura della città, le 4 porte che, se vengono riunite, formano un grande rettangolo. Sulla pianta il mare era rappresentato da una nave saracena di fronte alla via Aurelia.
Dopo aver studiato la piantina, abbiamo proseguito per stradine acciottolate; ad un certo punto abbiamo visto una chiesa con una cupola rossa, di tipo orientale. Siamo passati davanti a Palazzo Morchio, sede del Municipio, ed abbiamo osservato il portale in ardesia intagliato a mano. Infine siamo arrivati alla Chiesa dei Corallini; dalla piazza si poteva vedere la costa fino a Capo Mele e a Diano Marina e la spiaggia dove i cervesi vanno a fare il bagno: il Portegheto. La chiesa, eretta nel 1686 dall'architetto Marvaldi di Conio, è dedicata a San Giovanni Battista.
Giunti sulla piazza del castello, abbiamo visto le feritoie e le torri. Scendendo per un viottolo abbiamo osservato Porta Bondai, una delle 4 porte della città: era grande come una di casa mia ed aveva ancora i cardini di ferro. In piazza del castello abbiamo incontrato la signora Maria Raimondo con cui il professor Bajada aveva preso appuntamento e che aveva accettato di guidarci per le strade di Cervo, di cui lei era stata Sindaco.
Siamo passati sotto un porticato, dove c'era un dipinto che raffigurava San Giorgio che salva una ragazza e siamo giunti in piazza Santa Caterina.
Maria ci ha spiegato che, una volta, Cervo era più in alto; i marchesi di Clavesana hanno costruito il castello per difendere non solo Cervo ma anche l'abitato che è sorto intorno. C'è un'unica torre romanica rettangolare e di pietra battuta e ce ne sono quattro medioevali sempre di pietra ma non levigate. Dalle feritoie gli assediati usavano buttare olio e pece bollenti.
Siamo entrati nel Museo etnografico, sito all'interno del castello, ed abbiamo notato un piccolo cannone che era stato regalato a Maria da un ufficiale dell'esercito. Il museo è diviso in tre stanze dedicate alle donne, agli uomini, ai marinai.
Nella stanza delle donne ci sono utensili femminili: specchi, soffietti per il camino, tomboli, filatoi, una forma per fare il burro, ecc. Nella stanza degli uomini ci sono aratri, catene per i buoi, strumenti da calzolaio, giare per l'olio, ecc. Nella stanza dei marinai vi sono scafi a vela fatti a mano, croci. In una stanza c'erano delle bandiere e una foto che raffigurava re Umberto, Benito Mussolini ed il padre di Maria: Antonio Raimondo; sopra la foto c'erano dei cappelli d'Africa, borracce di ferro e spade. Dopo aver visto questa foto siamo saliti al piano superiore dove c'era una mostra.Disposti in punti diversi c'erano esposizioni di liquori, vino, pane, capi di vestiaro, vecchi utensili da cucina e da frantoio.
Siamo usciti dal museo e ci siamo incamminati per i carrugi; ogni tanto la signora Maria ci faceva notare i portali in pietra battuta. Siamo poi entrati nell'oratorio di Santa Caterina: sembrava un po' misero, infatti c'erano solo due confessionali, un organo semi distrutto, un quadro ed un altare. Ma è un monumento nazionale e risale al XIII secolo.
Ci siamo diretti, quindi, alla Chiesa dei Corallini. La signora Raimondo ci ha detto che gli affreschi sono di R. Morgari di Torino e di Carrega da Porto Maurizio. Nella chiesa - di stile barocco - possiamo osservare dietro a una vetrata delle statue di legno che rappresentano Maria e San Giovanni Battista e, dentro una grande nicchia, il crocefisso del Maragliano. Maria ci ha spiegato che le colonne, i marmi e le statue vennero trasportate fin lì a mano perchè non c'era la strada carrozzabile.
Dopo aver salutato la signora Maria, siamo tornati indietro ripercorrendo la stessa strada dell'andata.
Roberto