Avevo comperato l’opera omnia al porto di Genova ripromettendomi
di non leggerlo finché non fossi ritornato a casa. È raro
che riesca a mantenere promesse di questo tipo. Lessi perciò i primi
versi dell’opera lorchiana più o meno all’altezza delle Baleari,
con il sole che scuoteva leggermente le onde e il vento che mi chiudeva
le pagine, e l’orizzonte che tirava un perfetto cerchio attorno alla nave.
E non potei smettere di leggere neanche a Barcellona dove trovavo i colori
e i profumi di quella Spagna tanto amata da Federico, quel colore ambrato
della sabbia sulle colline attorno alla città, quei profumi forti
di carne cruda e verdure e fiori e datteri che sfuggivano dalle banca-relle
del mercato.
Il 5 giugno di quest’anno il poeta andaluso per eccellenza
festeggerebbe i suoi cento e due anni. “Bruno olivastro, ampia la fronte,
su cui si agitava un grosso e folto ciuffo di capelli neri, color nero
fumo; brillanti gli occhi e aperto il sorriso, sempre sul punto di trasformarsi
rapidamente in risata; aria non tanto di gitano quanto di contadino, di
quel tipo di uomo, fine e grezzo a un tempo, che producono le terre andaluse”1
, così lo ricorda Alberti che lo incontrò nel 1924. Garcìa
Lorca studiò a Granada, quella che per lui diventerà “paradiso
chiuso per molti, giardini aperti per pochi”2 (don Pedro
Soto de Rojas) , la città sarà ricorrente simbolo di realtà
contrastanti in tutta la sua poesia.
L’opera poetica di Lorca è grosso modo suddivisibile
in tre periodi: dal 1917 al 1921 si ha una poesia specchio del mondo infantile
dell’autore; dal 1921 al 1927 Lorca è ispirato dal folclore gitano-andaluso
ed infine, dal 1928 al 1936, la sua poesia è impregnata dell’esperienza
a New York e il linguaggio diviene surreale e ba-rocco.
Come per ogni poeta, l’approccio migliore per descrivere
la sua opera è ricercarne le caratteristiche fondamentali
strettamente legate alla sua vita. È così che per Garcìa
Lorca è interessante innanzitutto un’analisi dal punto di vista
paesaggistico. L’infanzia vissuta nella provincia di Granada ricompare
spesso nei suoi versi vestita degli animali, degli insetti, dei contadini,
dei bambini, dei pioppi, del fiume e della luna di quella pianura andalusa.
Nel primo Lorca, come detto si trova una struggente ricerca interiore dell’ingenuità
e della felicità dell’infanzia, ricerca peraltro difficile, funestata
dal perenne intervento del tempo:
Nel mio cervello si agitano
due colombe campagnole
e all’orizzonte, lontano!,
la ruota del giorno si sprofonda.
Oh noria terribile del tempo! 3
E Granada diviene antitesi di quella campagna infantile, quella Granada
di “Impresiones y Paisajes” per le cui strade “si osservano contrasti
spaventosi di misticismo e lussuria… C’è una tragedia di contrasti.
In una strada solitaria si sente l’organo suonare dolcemente in un convento…
Di fronte al convento, un uomo in camicia azzurra bestemmia maledettamente…
Più lontano prostitute… vicino a loro una bambina delicata e vestita
di stracci canta una canzone triste”4, Granada che sarà
uguale a New York e dalle cui vie Garcìa Lorca eleverà la
voce in favore degli emarginati coi diritti non riconosciuti e la personalità
repressa: “Credo che il fatto che io sia di Gra-nada mi permetta di
comprendere i perseguitati, essere dalla parte del gitano, del nero, dell’ebreo…
del moro che ogni granadino ha in sé”5.
E Garcìa Lorca poteva a ragion veduta considerarsi
un perseguitato nella città andalusa così piena di moralisti.
Altro tema fondamentale è, infatti, legato al binomio Amore-Morte
e in particolare Sesso-Morte. Binomio che era in Federico causato dall’”inquietudine
di un amore impossibile da cui scaturiva una condizione di vita autenticamente
sofferta in continue avvisaglie di morte. Era la sua omosessualità”6.
Da questo modo travagliato di vivere l’amore nasce nella sua poesia il
costante “tema della frustrazione”7 e la storia dello
scarafaggio che si illude di poter amare una farfalla (“Maleficio de
la mariposa”) è metafora della sua incapacità di amare
una donna poiché, per lui, innaturale. L’opera fu accolta da fischi
e dalla platea giunse perfino uno “Schifoso!” urlato a pieni polmoni8:
Garcìa Lorca si era macchiato gravemente di scandalo.
La tua sorte, bimbo mio,
dipende dalle ali di quella gran farfalla,
non la guardare ansioso, perché potresti perderti.
[…]
Se di lei ti innamori, povero te, morrai.
Cadrà la notte sul tuo povero capo.
La notte senza stelle dove ti perderai…9
Sono le parole profetiche della Scarafaggia Negromante allo Scarafag-getto.
In “Poeta a Nueva York” Federico matura l’”amore
della morte e la derisione della morte” fino a descriverne la “danza”10,
delineando così definitivamente il suo mondo particolare fatto di
malinconia, soffe-renza, partecipazione e di pena (la Pena diverrà
personaggio chiave in questo processo). In questa raccolta, come pure in
Divàn del Tamarit e in Oda del Santìsimo Sacramento
del Altar, il poeta usa un linguaggio “suggestivo per la sintassi
contorta, le immagini allucinanti e l’accostamento inusitato di oggetti”11.
Federico Garcìa Lorca fu arre-stato dalla polizia
franchista all’inizio della controrivoluzione e, il 19 agosto 1936, fucilato
a Viznar, assieme a un maestro e due banderillos.
Lorca amava dire che la “luce del poeta è la
contraddizione”12 evitando in questa maniera di vedersi
catalogato con un’etichetta fissa e continuando a lasciarsi influenzare
liberamente dai sensi: la sua anima assorbì la realtà, la
poesia gli strizzò l’anima!
Leggere Lorca vuol dire calarsi nel romance gitano di
una vita strutta nell’identificazione in ogni male della società,
società nella quale la libertà personale è schiacciata
e ridotta a conformismo morale. Leggere Lorca significa trovare i colori
e gli odori di una Spagna non poi tanto lontana, significa sentire il calore
di un popolo e il dolore di un uomo.
(1) ALBERTI RAFAEL, Garcìa Lorca pubblicato
in: I protagonisti del mondo contemporaneo, De Agostini, Vol. 13,
p. 61.
(2) Granada (Paraìso cerrado para muchos) è
una prosa pubblicata la prima volta in Homenajes al poeta G.L.,
Valencia-Barcellona, 1937 e dovrebbe risalire agli ultimi anni della vita
del poeta, come conferma un riferimento a Soto de Rojas fatto in un’intervista
rilasciata a J.S. SERNA («Charla amable con F.G.L.»)
per l’Heraldo de Madrid dell’11 luglio 1933.
(3) Il diamante, Granada, novembre 1920 pubblicata
in: GARCÌA LORCA FEDERICO, Libro de Poemas (ed. ital.
Poesie), Tutte le poesie, GRANDI TASCABILI ECONOMICI NEWTON, Roma,
31 marzo 1993, Vol. 1, p. 81.
(4) RENDINA CLAUDIO, Introduzione alla poesia di Garcìa
Lorca pubblicato in: Tutte le Poesie, GRANDI TASCABILI ECONOMICI NEWTON,
Roma, 31 marzo 1993
(5) R. GIL BENUMEYA, Estampa de G.L. pubblicata
in La Gaceta Literaria di Madrid del 15 gennaio 1931
(6) RENDINA CLAUDIO, op. cit., p. 17
(7) I. GIBSON, La morte di F.G.L. e la repressione
nazionalista di Granada del 1936, Feltrinelli, Milano, 1973
(8) J.L. CANO, G.L. Biografia ilustrada, Barcelona,
1962 (ed. ital. Garcìa Lorca, Nuova Accademia, Milano, 1965, pp.
45-46)
(9) GARCÌA LORCA FEDERICO, Il maleficio della
farfalla, Atto I, Sc. IV, pubblicato in: Tutto il teatro, GRANDI TASCABILI
ECONOMICI NEWTON, Roma, 31 marzo 1993, p. 44
(10) RENDINA CLAUDIO, op. cit., p. 13
(11) RENDINA CLAUDIO, op. cit., p. 14
(12) Imaginaciòn, inspiraciòn, evasiòn,
conferenza tenuta da F.G.L. per l’inaugurazione dell’anno accademico 1928/29
all’Ateneo di Granada