LEGGI 388 (assistenza), 104 e 68 (disabili)
Parola
di Grazia Sestini, sottosegretario al Lavoro con delega alle politiche sociali,
che aggiunge: «Bisognerà rivedere la legge 104/91, cioè la legge-quadro per
l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, che ha
fatto il suo tempo, e la legge 68, quella sul collocamento obbligatorio che dove
funziona, va bene, ma dove non funziona crea problemi enormi».
ROMA - I
principali strumenti legislativi sulle politiche sociali vanno rivisti e
modificati con la collaborazione delle parti sociali e degli enti locali. A
cominciare dalla legge quadro sull'assistenza, la 328, e da quelle dedicate alle
persone disabili: la 104 e la 68. Ne è convinta Maria Grazia Sestini,
sottosegretario al Lavoro con delega alle politiche sociali, il giorno dopo il
primo incontro del tavolo sul welfare. «Il Libro Bianco sul welfare è in
costruzione - precisa la Sestini - noi abbiamo indicato un indice basato su
cinque punti con aiuti alle famiglie, lotta alle povertà, interventi per i non
autosufficienti, la tutela delle persone disabili, aiuti alla maternità e
politiche per superare il problema demografico. Ma aspettiamo anche le
indicazioni delle parti sociali.
Con il progetto del Governo Berlusconi, la famiglia torna comunque a essere il
centro della politica sociale, anche nel senso di erogazione di servizi come
conferma il sottosegretario: «Dobbiamo sostenere le famiglie su due fronti
strategici. Il primo è quello fiscale, e ne discuteremo al tavolo istituzionale
sulla Finanziaria che si apre in questi giorni. Il secondo è il versante dei
servizi dove ci sono due emergenze: quella dei non autosufficienti e quella dei
disabili. Bisognerà rivedere la legge 104/91, cioè la legge-quadro per
l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili, che ha
fatto il suo tempo, e la legge 68, quella sul collocamento obbligatorio che
invece essendo in fase iniziale può essere modificata. Io ho chiesto alle parti
sociali di indicarmi le parti da aggiustare. Per me, bisogna ripensare alla
quota obbligatoria del 15 per cento valida per tutti, alla sicurezza dei luoghi
di lavoro (è giusto collocare un disabile in un cantiere edile?) e
all'inserimento per chi soffre di disagio psichico. La legge 68, laddove
funziona, va bene. Ma dove non funziona crea problemi enormi».
Fra i temi in cima alla lista dell'Agenda sociale anche le povertà. L'Istat,
nel rapporto presentato a luglio 2002, dice che nel 2001 circa 2 milioni 663
mila famiglie (pari al 12 per cento del totale delle famiglie residenti) vivono
in condizioni di povertà relativa (ossia determinata annualmente rispetto alla
spesa media mensile procapite per consumi). Cioè in totale 7 milioni 828 mila
individui (13,6 per cento della popolazione italiana sono poveri); è inoltre
aumentato il divario nella diffusione della povertà tra Mezzogiorno (dove si
trova il 66,3 per cento delle famiglie povere e il 69,4 per cento delle persone
povere) e il centro-nord. Sulle povertà, la Sestini ricorda: «Già nel patto
per l'Italia abbiamo introdotto la distinzione fra l'adozione del lavoro come
risposta a situazioni di disagio e quindi come strumento principe per
contrastare le povertà e l'adozione di misure di assistenza laddove la prima
ipotesi non può funzionare (caso tipico: due persone anziane). Su questo va
subito chiarito che l'Italia non ha uno strumento valido: la legge 328 (nella
quale si trova il Fondo per l'assistenza nd.r.) è una legge ipocrita, perchè
prevede l'estensione delle stesse misure su tutto il territorio nazionale, per
di più e' stata redatta senza fare i conti e sperimentandola solo su 39 comuni.
È uno strumento inefficace che va cambiato, coinvolgendo dall'inizio le Regioni».
In sostanza, per la Sestini, le linee di politica sociale del Governo puntano su
due obiettivi : il primo è quello di fissare e garantire i livelli sociali
minimi di assistenza, il secondo di iniziare il monitoraggio delle risorse con
Enti Locali, terzo settore, Ministero e parti sociali. «La mia impressione –
conclude il sottosegretario - è che i soldi del sociale (tutti, pubblici e
privati, perchè anche il terzo settore o le Fondazioni investono) subiscano
dispersioni inutili. Dobbiamo lavorare tutti insieme. Per questo ci rivedremo
prima della fine di ottobre».
(11 settembre 2002)