UN SISTEMA IN AVARIA

Nel giugno del 2000 fece molto scalpore la pubblicazione dei risultati di una ricerca sugli errori giudiziari nei casi capitali condotta nell’Università di Columbia da un gruppo capeggiato dal prof. James Liebman. La ricerca di Liebman intitolata "Un sistema in avaria: il tasso di errori nei casi capitali dal 1973 al 1995" mostra come nel 68% dei processi capitali emergano nel corso degli appelli a livello statale o federale errori tali da provocare il loro annullamento. Solo il 18% dei processi ripetuti si conclude con una seconda condanna a morte, inoltre non pochi di questi processi vengono di nuovo annullati in appello. Nel 9% dei casi si arriva ad una completa assoluzione e alla liberazione dei condannati.

L’11 febbraio scorso è stata pubblicata una seconda ricerca in materia effettuata dallo stesso gruppo. I risultati della nuova ricerca confermano la fallacia del sistema della pena di morte negli USA.

La seconda ricerca intitolata: "Un sistema in avaria: Perché ci sono tanti errori nei casi capitali e che cosa occorre fare" tende ad individuare le cause degli errori giudiziari e suggerisce riforme che possano ridurne il numero. Lo studio mette in luce un certo numero di fattori che producono errori, a cominciare dalla politica, dalla razza, dal desiderio di ridurre il crimine e dal cattivo funzionamento delle corti sovraccariche. Un risultato costante, semplice e importante, è che all’aumentare del numero di sentenze di morte aumenta il numero degli errori. Passando da situazioni in cui il tasso di condanne capitali è il più basso a quelle in cui è il più alto, il tasso degli errori giudiziari aumenta fino a moltiplicarsi per sei e a raggiungere l’80% dei casi. Più gli stati comminano indiscriminatamente la pena di morte per ogni tipo di omicidi, più è grande l’incidenza di errori giudiziari e la probabilità di trovare in seguito innocenti coloro che vengono condannati.

La probabilità dell’emergere di errori giudiziari cresce lì dove è più alto il numero degli omicidi di bianchi, nelle regioni con una più grande percentuale di popolazione di colore, nei luoghi in cui viene perseguita una minore percentuale dei crimini, nei posti in cui l’elezione dei giudici è più condizionata da aspetti politici, lì dove i giudici che vogliono essere eletti ‘con un occhio guardano la giustizia e con l’altro le ricerche d’opinione.’

Entrambe le sue ricerche dimostrano senza ombra di dubbio che negli USA il sistema della pena di morte è permeato da errori giudiziari sostanziali, errori che non possono essere tutti rilevati e corretti e che con tutta probabilità portano all’esecuzione di un numero non trascurabile di persone completamente innocenti e di un numero rilevante di persone che, pur colpevoli, non avrebbero comunque dovuto ricevere la pena di morte.

Tratto dal Bollettino mensile Numero 94 - Febbraio 2002 del Comitato Paul Rougeau