MESSAGGIO DI JV DEL 17 NOVEMBRE 2003 (N.B. per rispettare la privacy delle persone coinvolte, tutti i nomi sono stati sostituiti da sigle)

 

Caro Giorgio, io stessa, malgrado sia una cittadina degli Stati Uniti dalla mia nascita 54 anni fa, sto comprendendo solo ora cosa sia il nostro sistema legale e il sistema giudiziario negli USA. Io credo che questo sistema sia tanto buono quanto gli americani vogliono che sia.

Sono stata a visitare Eugene ieri. Mi ha detto che lui sapeva che, quando sarebbe arrivato il processo, le cose avrebbero avuto questo risultato. Eugene dice che l’accusa ha chiamato tanti testimoni e loro hanno parlato a lungo, e che il suo avvocato ha posto loro delle domande, ma non tante. Poi, quando l’accusa aveva finito di ascoltare i testimoni, erano già passati tre giorni e mezzo di testimonianze e di prove relative al precedente processo subito da Eugene. Malgrado la giuria fosse specificatamente incaricata di giudicare la condanna e non se Eugene fosse colpevole o innocente, il processo è stato (io credo) quasi esclusivamente una “rifrittura” e poi giovedì pomeriggio, la difesa ha chiamato i suoi testimoni. Q., un filippino, la sorella e il padre di Eugene che veniva dalla Louisiana, ed io.

(Nota: Q., è lo psicologo che, nel primo processo di Eugene, era stato chiamato dall’accusa per testimoniare riguardo alla “pericolosità sociale” di Eugene. La giuria, che potrebbe emettere una condanna a morte o all’ergastolo, viene, ovviamente, molto influenzata da questa testimonianza Q. aveva affermato che la razza costituiva un fattore determinante per giudicare la futura pericolosità sociale di Eugene che è un nero; nel marzo 2001 il giudice distrettuale Vanessa Gilmore aveva impugnato tale testimonianza in quanto contraria alla Costituzione americana; da qui il ricorso ed il nuovo processo).

Io non so se altri siano stati chiamati a difesa di Eugene. Dato che sarei stata una testimone a difesa, non mi è stato permesso di assistere al processo prima della mia testimonianza. Non ho ascoltato quindi la testimonianza del padre e della sorella di Eugene né ho sentito quella di Q., né quella di un medico specialista in diabete e le argomentazioni conclusive di tre dei quattro procuratori coinvolti.

C’era presente un uomo, W. che è un avvocato contro la pena di morte che vive a Houston. Lui ha osservato il processo da martedì pomeriggio fino a venerdì quando la giuria è stata inviata fuori dall’aula per deliberare. Lui ha anche qualche idea sulla questione. Giorgio, io credo che l’avvocato di Eugene abbia fatto un buon lavoro. Ovviamente, era come Davide contro Golia, e Golia in questo caso era l’intero sistema. Loro hanno messo in evidenza che, malgrado Eugene fosse stato accusato e condannato per il caso D., (nota: accusato dell’uccisione della moglie di D. e del ferimento di quest’ultimo) tutto era basato su una serie di coincidenze e prove combinate (lui, D., aveva dato alla sua ragazza un anello con scritto il suo nome e un borsellino che era evidentemente di lei) e vi era la testimonianza di uomo di nome C. S. che a quei tempi era un tossicodipendente cliente di Eugene. S. era un mentitore, sembra. Ma la sua testimonianza è stata accolta come veritiera. Lui ha giurato di essere stato un compagno di stanza di Eugene, ma Eugene dice di no, Eugene non era mai stato suo compagno di stanza, ma quello sapeva dove Eugene viveva.

Non so, Giorgio, è stata una questione senza risposta, incontestata e irrefutabile secondo me, sia che Eugene sia colpevole di ciò di cui lo accusano oppure no. D. e un altro uomo sopravvissuto ad una rapina con tentato omicidio, ambedue sono sicuri che Eugene sia stato l’uomo che li ha assaliti. Comunque, come l’avvocato di Eugene ha puntualizzato, D. era stato picchiato ed era incosciente e non ha veramente visto chi ha ucciso sua moglie o chi gli aveva sparato alla testa. Riguardo all’altro uomo io non ne so nulla dato che se ne è parlato più tardi quando la pubblica accusa stava esponendo le considerazioni finali.

Ovviamente, anche se Eugene avesse ucciso qualcuno, o più di una persona, lui rimane mio amico ed io sono sua amica. Comunque lui afferma di non aver ucciso nessuno e io sono incline a credergli. Come lui abbia avuto quell’anello e quel borsellino rimane comunque una domanda sconvolgente. Io credo che sia possibile che S. abbia compiuto il delitto ma ha poi convinto le autorità che fosse stato Eugene …. E forse S. ha pagato Eugene per la droga dandogli l’anello e il borsellino.

L’avvocato di Eugene, S. C., ha detto alla giuria: “Voi avete un’opportunità irripetibile di verificare come un uomo condannato a morte si sia comportato in prigione per 11 anni e mezzo. Eugene non aveva particolari motivazioni per comportarsi bene, non è vero? Era già stato condannato a morte, ma ha avuto un comportamento perfetto per tutti questi anni. La cosa peggiore che l’accusa può trovare nel suo comportamento è che Eugene ha tirato in faccia ad un altro detenuto una tazza di caffè ed ha avuto una segnalazione negativa per avere nella cella troppo sapone.”

L’avvocato ha poi aggiunto che l’accusa avrebbe sfruttato le loro emozioni, questo è il suo lavoro, ma che lui, l’avvocato difensore, sperava che la giuria avrebbe voluto fare un esame con calma e serenità prendendo una decisione razionale e condannando Eugene all’ergastolo.

Ma il Procuratore Generale e il Pubblico Ministero avevano un punto di vista molto diverso e un modo diverso di esprimersi. Loro hanno affermato che Q. aveva testimoniato che Eugene sarebbe stato un pericolo per la società e che loro, interpretando ciò per la giuria, credono che “la società sia composta da infermiere, bibliotecari, e tutti gi altri detenuti” volendo dire che tutta quella gente rischierebbe se Eugene ricevesse una condanna all’ergastolo. Loro sono stati molto abili a far pensare il peggio alla gente. Sembra che anche loro stessi pensino il peggio. Mi è stato detto da parte di W. L. che Mr. H. ha spedito non pochi accusati alla pena di morte. Il suo lavoro è di salvare i cittadini dai criminali. Così una condanna all’ergastolo realmente significa avere in futuro un rilascio sulla parola. Certamente io amerei avere Eugene seduto nella mia cucina e preparargli una grande colazione, quando lui ed io saremo VECCHI. Ora, penso, ci vorrebbe un vero e proprio miracolo. Io so che il governatore ben difficilmente concederà una sospensione o una libertà sulla parola. Io mi domando quali siano oggi le nostre possibilità. W. dice che gli appelli poco probabilmente saranno efficaci, ma che ci sarebbe la possibilità di un NUOVO processo se qualcuno troverà un ERRORE nel processo precedente. Io credo che solo W. potrebbe fare ciò, ma non so se lo farà o se qualcuno lo farà. La trascrizione del processo è molto lunga e anche molto costosa… e ci vorrà del tempo prima che sia pronta.

C’è anche stato (al processo) un dottore specializzato in diabete che è stato chiamato a testimoniare e io non capisco perché. Mi è sembrato che volessero colpevolizzare Eugene perché ingrassa ed hanno usato questo come una tendenza del suo carattere, in qualche modo. (Nota: Eugene soffre di diabete e, quindi, in teoria non dovrebbe ingrassare troppo). In realtà è impossibile tenersi in esercizio quando hai le catene ai polsi ed ai piedi, e il cibo della prigione è terribile. Mi sono chiesta se io avrei l’autodisciplina di starmene in piedi nella cella e non ordinare cibo dallo spaccio? Non credo proprio.

Ieri ho chiesto a Eugene come stava: lui mi ha risposta che, alla fine del processo, quando lo hanno riportato nella cella di attesa del tribunale, lui ha pensato al suicidio, ma lui ha una grande voglia di vivere. Era arrabbiato, ha sentito che il processo non era stato equo e non capiva perché il suo avvocato non gli abbia permesso di testimoniare a sua difesa. Lui ha testimoniato, ha risposto alle domande degli accusatori e il giudice ha dovuto intervenire bruscamente per riprendere la pubblica accusa che si è messa in piedi parlando a voce alta e con sarcasmo mentre faceva le domande ad Eugene. Il giudice ha detto “seduti” come si direbbe ad un cane.

Quando ho chiesto a Eugene cosa ne pensasse di dover tornare alla prigione di Livingston, mi ha detto “Sto andando dal peggio al peggio”. Nella prigione di Houston lui ha la TV che non avrà nella prigione di Livingston. Dal mio punto di vista, almeno le mie visite saranno più lunghe, 2 ore invece dei 50 minuti permessi nella prigione di Houston. Ma per andare ci vogliono 3 ore e mezzo di guida per la sola andata, per una visita di 50 minuti, e poi guidare per tornare a casa, è faticosissimo. L’ho fatto 3 volte in quattro giorni ed ho passato la maggior parte del sabato dormendo per riavermi. Malgrado ciò, sono stata felice di esserci andata ieri. W. era andato sabato, ma la sorella di Eugene non si è recata  a visitarlo. Suppongo che quello che ti ho scritto sia sufficiente.

Voglio anche dire che se qualcuno dall’Italia o da altri paesi europei vuole visitare Eugene, sarò ben felice di ospitarlo a Austin. Siamo a 4 ore di automobile da Livingston. Ci si deve preparare molto prima (nota: per visitare Eugene) dato che solo le persone che hanno registrato il loro nome nella lista dei visitatori di Eugene, possono entrare nella prigione e, ovviamente, occorre diverso tempo prima di essere inseriti in quella lista. Mio marito L. vuole essere aggiunto a quella lista ora che ha visitato Eugene alcune volte a Houston e l’ha sentito anche per telefono. Io andrò da Eugene verso Natale durante le vacanze della scuola e ti terrò informato di quella visita. Grazie.

JV