1 settembre 2003
USA: Il vero
problema con il test del DNA
L'opinione pubblica
americana ha ben assimilato le storie di persone ingiustamente giudicate
colpevoli e liberate grazie al test del DNA. Se ne e'
parlato sui giornali, alla TV, ovunque. Cio' che la gente non sa e' quanto e'
difficile per i prigionieri riuscire ad ottenere il test del DNA, cioe' quanto
il Governo renda difficili le procedure di ottenimento
di tale test. Le Procure fanno di tutto per far restare i prigionieri dietro le
sbarre, anche quando il test del DNA mette in evidenza
la loro innocenza. Bisogna fermarle.
Almeno 132 americani sono
stati esonerati dal test del DNA, ma per molti di loro riuscire ad ottenere il
test è stato estremamente difficile. Circa 30 Stati
hanno leggi che concedono l'accesso al test del DNA, ma tale accesso varia in modo
considerevole da Stato a Stato. Alcuni Stati si sobbarcano le spese se i dubbi
sull'innocenza del prigioniero sono ragionevoli. Altri concedono il test
soltanto se la Procura e' d'accordo, oppure concedono al prigioniero un periodo
di tempo molto limitato per dimostrare che il test potrebbe dimostrare la sua
innocenza. In Florida, ad esempio, la scadenza per i
casi più vecchi e' il 1° ottobre.
Il risultato di questi
ostacoli e' che molti prigionieri che dovrebbero avere la possibilita' di
eseguire il test del DNA non riescono ad ottenere il permesso. Anche in quegli
Stati in cui la legge prevede tale diritto, preparare la documentazione
necessaria e fare tutto quanto serve può richiedere
anni. In diversi Stati le leggi che prevedono l'accesso al test del DNA sono gia' scadute, dopo essere entrate in vigore appena
uno o due anni fa.
Alcuni Procuratori
sostengono adesso che anche quando il test del DNA esclude la prova sottoposta
al test, cio' puo' comunque non dimostrare l'innocenza
del prigioniero. Nel caso di Wilton Dedge in Florida, come riportato la scorsa
settimana da Adam Liptak su The Times, il test del DNA eseguito su 2 capelli -
le uniche prove fisiche contro di lui - ha provato che tali capelli non
appartenevano a Dedge. Ma la Procura insiste nel dire
che il caso contro il detenuto e' forte e non vuole concedere un nuovo
processo, anche se le uniche prove restanti nelle sue mani - l'identificazione
molto discutibile di un testimone oculare, la pista odorosa seguita da un cane
in un confronto e la parola di un informatore della polizia - sollevano dubbi
profondi sulla sua colpevolezza.
Possono esserci casi in cui,
anche dopo aver eseguito il test del DNA, restano altre prove schiaccianti. Ma
le Procure, i Giudici e chi ci rappresenta dovrebbero
rammentare che i test che provano che una persona innocente e' stata
incarcerata significano anche che il vero colpevole e' ancora libero di
circolare per strada. Il problema attuale principale con il test del DNA non
riguarda le persone scarcerate, bensì le persone ancora detenute cui non e'
stata concessa la possibilita' di utilizzarlo.
(Fonte: New York Times)