Lettera ai cani morti del Calciotennis, da parte del Grande Elettore del Comitato Organizzativo Direttivo Delle Attività Ludiche del Cinico’s Team e, purtroppo, Vicecampione del Mondo di Calciotennis, Diego Dolci

Innanzitutto, intendo ringraziare Stefano per la possibilità che mi offre di comunicare con una si' vasta e qualificata platea e spero di far cosa gradita al mio ospite nominandolo Araldo personale del Grande Elettore del C.O.D.A.L. e Protoscriniario del C.O.D.A.L. stesso.

Ecco il perché del mio messaggio.

Un proverbio arabo dice che un gobbo non può vedere la propria gobba, ha bisogno di uno specchio, ma lo specchio mostra l’intera persona.

Io intendo essere lo specchio di verità e giustizia che mette a nudo la miseria di alcuni individui.

I "cinichisti", la splendida stirpe atletica del Cinico Aldo Bernaschi, praticava il Calciotennis, nella forma ancora oggi conosciuta da coloro che frequentano le contrade dello stadio "8 settembre", fin dai primi anni Ottanta.

Il Comitato Organizzativo Direttivo delle Attività Ludiche del Cinico’s Team, nelle persone del Presidente Sergio Tommasi di Vignano, del Tesoriere Fabrizio Ferri, del Gran Ciambellano Pierpaolo Montalto e del Grande Elettore Diego Dolci, ha curato, nel corso degli anni, la costruzione e la manutenzione degli impianti, la regolamentazione del gioco, l’addestramento dei neofiti ed ha mantenuto vivo il senso di appartenenza alla comunità del Calciotennis.

Il C.O.D.A.L. ha organizzato una sola manifestazione valida come campionato mondiale di Calciotennis, e precisamente la Coppa Davis del 27/30 agosto 1986 che vide il trionfo dei benemeriti Ferri Fabrizio e Sergio Tommasi di Vignano. Da quei giorni lontani, il C.O.D.A.L. non ha più ritenuto di indire una nuova Coppa Davis a causa dello scarso spessore dei partecipanti, assolutamente incapaci di spezzare l’egemonia delle coppie Ferri-Tommasi e Dolci-Montalto.

Questa superiore capacità tecnica e morale, peraltro, non è mai stata vissuta da coloro che venivano sconfitti sul campo di gioco, come l’espressione di una brutale volontà di imperialismo ludico, ma più semplicemente come la naturale e carismatica virtù di dirigere il mondo del Calciotennis. Affranto da un’esistenza sportiva avara di soddisfazioni, chi pratica il Calciotennis può guardare ai campioni del Cinico’s Team come ad un faro, che guida tra mille insidie nel sicuro porto del divertimento, della sana pratica atletica, dell’amicizia più sincera.

I pilastri su cui si fonda l’Autorità del C.O.D.A.L. del Cinico’s Team nell’ambito della comunità del Calciotennis sono, dunque, due: la forza dei giocatori, che fa ritenere privo di significato qualunque incontro nel quale essi non sono presenti; la spontanea adesione degli sconfitti ai valori del Cinico’s Team, nel cui alveo ciascun praticante può trovare la sua vera dimensione agonistica e sociale.

Finché il Cinico’s Team batterà sul campo i suoi avversari e questi comprenderanno che ciò accade per l’intima superiorità del "Cinichista", tutti aneleranno a diventare parte di questa formidabile esperienza collettiva e di buon grado accetteranno le direttive del C.O.D.A.L..

Ora mi giunge voce, invece, che taluni "messeri" vanno spargendo "on-line" il seme della menzogna, attribuendosi il Titolo di "Campioni del mondo" per aver vinto chissà quale riunione carbonara nel campetto dell’oratorio, superando in un incerto agone i bimbi del catechismo.

Ma v’è di più. Costoro pretendono di pontificare sulle regole del gioco, frutto della pluriennale elaborazione delle migliori menti del Cinico’s Team, che diedero ordine e unità al caos primigenio che regnava sotto gli ostacoli. E così un paio di teppistelli arroganti cerca di spacciare per canoni del gioco, vuote fumisterie dialettiche sul concetto di "invasione", oziose esaltazioni del "rally point" e via dicendo.

Gino, Giorgio, perché vi comportate in questo modo assai poco acconcio alla gloriosa tradizione del "Mecozzi's Group", che tanto ha contribuito ad elevare il senso ludico delle genti atletiche dell’ "8 settembre"? Cosa tortura le vostre menti, il vostro spirito, la vostra carne? Un genio maligno si è forse impossessato dei vostri cuori?

Credo che un furore "revanscista" si sia impadronito della vostra anima e vi spinga ad un’improvvida autoesaltazione delle gesta sportive che vi vedono protagonisti, come reazione agli sfolgoranti successi agonistici dei cinichisti. Non sono un caso i nove titoli di campione del mondo di Gingo del Cinico’s Team a fronte delle due perle soltanto del "Mecozzi's Group". Si potrà obiettare che Giorgio conduce una battaglia solitaria sul fronte del Gingo, ed è vero, ma è altrettanto vero che in ciò sta la grandezza del Cinico’s Team, la salda unità del gruppo, frutto di una filosofia della vita sportiva capace di fondere il naturale istinto per la vittoria del singolo cinichista con il divertimento collettivo. "E pluribus unum".

Posso comprendere il malinteso senso di protagonismo che anima le vostre azioni, ma non posso giustificarlo. Se avete vissuto con disagio l’esperienza del Calciotennis, se siete stati tenuti ai margini dell’attività agonistica, la colpa è soltanto vostra.

Siete le peggiori pippe che la storia del Calciotennis abbia mai conosciuto, e sì che sono state tante. Quale responsabilità hanno gli altri praticanti del Calciotennis, se vi siete dimostrati due individui stilisticamente goffi, tecnicamente assai poco versati nel sublime gesto del palleggio, tatticamente dissennati e disciplinariamente molesti ? Possibile che, al termine di ogni partita, sia dato riconoscere il vostro DNA dai lacerti di carne che avete sparso "ad abundantiam" sul campo di gioco? Avete contezza dell'essere l’anello di congiunzione tra il giocatore di Calciotennis e la scimmia?

Gino, Giorgio, siete pericolosi, non per gli altri, per voi stessi !

E mi sovvengono alla mente tristi storie. Otto partite, dico otto, perse contro il più puro distillato del genio calciotennistico, ovvero la coppia Ferri-Dolci, che vi irrise per un intero meriggio. Il famigeratissimo 15-0, 15-0, 10-0 che vi stamparono sul groppone Dolci ed Ercolani, in una torrida estate di qualche anno fa. Avete capito bene! Quaranta punti consecutivi, prima di capire cosa stesse succedendo. Una così infamante serie di risultati seconda soltanto ai diciannove mondiali di Gingo, disputati da Gino, senza vittoria. Anche il sottoscritto è riuscito, in vecchiaia, a sfatare la maledizione delle carte.

Fermo restando, perciò, il sacrosanto diritto di manifestare il proprio pensiero, vi invito a raccontare meno fandonie ed a palleggiare di più. Ci vuol ben altro, per diventare campioni del mondo, che qualche invasione sulla faccia di un implume pulcino o di un vecchio dinosauro reumatoide.

Termino con un accorato appello alle coscienze.

Duumviri del Mecozzi's Group, abbandonate i toni saccenti della polemica, convincetevi che il Calciotennis è nulla senza l’impulso operoso e l’afflato unificatore del C.O.D.A.L.. Abbandonatevi fidenti all’abbraccio di chi vi ha sempre considerato fratelli con i quali condividere l’emozione delle molte imprese che ci videro protagonisti gli uni accanto agli altri.

Non è più l’ora di menar vanto per ciò che mai fu in realtà, ma è il tempo del cimento.

Io chiamo a raccolta i giocatori del Calciotennis, perché in occasione delle Festività Natalizie diano prova della loro virtù agonistica in una nuova edizione della Coppa Davis, al termine della quale solo una coppia avrà il diritto di gridare "campioni del mondo!".

Sicuro di interpretare il desiderio di ogni giocatore di buona volontà, mi auguro di aver offerto interessanti spunti di riflessione al dibattito in corso, e nell’attesa di conoscere l’opinione dei confratelli pedatori, dalle lande dei Germani fino alle Terre che si estendono oltre il mare Oceano, prego la sorte di farmi incontrare Gino e Giorgio nei cinquecentododicesimi di finale della Coppa Davis. E quando tra il fumo denso ed acre della battaglia, il clangore degli ostacoli divelti, il cozzo delle teste, lo scricchiolio delle ossa infrante, l’odore del sangue purpureo che stilla dalle narici e l’orrende grida di dolore, schiaccerò, con il respiro ansante e la divisa a brandelli, il pallone della vittoria sui loro coglioni, bestemmiando, ripenserò all’invito di Arnaldo Almarico, abate di Citeaux e legato papale di Innocenzo III:"Massacrateli tutti, Dio riconoscerà i suoi!"

 

Esortando il mio vecchio compagno d’arme, Pierpaolo, ad avere cuore e piedi saldi nel giorno del giudizio sportivo, saluto tutti, compresi gli juventini ed i fiancheggiatori delle chiamate sleali.

Diego