The Nightmare of the Dead Dog

 

di sergio tommasi

 

"...102 e due,... 102 e tre!"

"Bip bip... bip,bip..."

"Fine, fine. Signori, si è ufficialmente conclusa la prima fase del secondo torneo invernale di Gingo: questa ultima mano, di cui Sergio si è aggiudicato l'asta con 102 punti, è comunque del tutto ininfluente, ed ultimo e Cane Morto, con il punteggio totale di 4 punti, si è classificato lo stesso Sergio: giochiamo pure per divertimento!"

"No, no, non è vero, i conti sono giusti: se vinco posso arrivare a guadagnare questo sofferto punto della salvezza raggiungendo il 29,9% di distacco dal penultimo" continuo a ripetermi con l'entusiasmo della disperazione "solo così posso agganciare al decimo posto quel maledetto: in questo modo, a parità di punti, 5 per parte, potrei comunque far valere la quarta piazza ottenuta nella prima partita, a fronte dei suoi cinque quinti posti da 1 punto, ed evitare l'onta della maglia nera!"

"A... a... asso di denari" chiamo con un filo di voce, superando a fatica il groppo alla gola che mi rende difficile lo stesso respiro "e che il Signore mi protegga!" aggiungo tra me e me, affidando al divino ciò che l'umano non sa dominare.

La partita ha dunque inizio. Per evitare una fatale 'canonica' di prima mano, esco subito con il sette di briscola. Non ha tempo, l'incerta mano, di posare sul tavolo di gioco la carta scelta, che il mio sette viene superato dall'otto di denati ed affondato dall'asso di coppe! Giorgio, che gioca alla mia destra, ha lasciato cadere l'otto dal suo orecchio, dove lo aveva posizionato in una frazione di secondo, producendo un suono che ricorda il latrato di un animale sofferente; Gino poi, roteando nell'aria una catenella che mi ricorda, chissà poi perché, un guinzaglio, ha calato il carico accompagnato da un fragoroso: "Benzina!!!"

"Dio mio, un altro carico e sono già fuori!" penso terrorizzato, e attendo con trepidazione la mossa di Amerigo. Ben noto per la sua lentezza, egli sembra davvero voler prolungare sadicamente la mia agonia: adesso ha una carta in mano, la batte a lenti intervalli sul tavolo da gioco, la rimette tra le altre, ne sceglie ancora una... sto svenendo, lucidamente mi accorgo del venir meno dei miei sensi, perdo la cognizione del tempo che passa, mi sto spegnendo lentamente...

"Era ora!!", mi risveglia il vocione di Giorgio, annunciandomi che Amerigo ha finalmente preso la sua decisione. Dischiudo con terrore gli occhi, vorrei tanto non doverlo fare, ed i battiti cardiaci ridiscendono sotto la soglia di rischio alla vista di un due di bastoni!

"Adesso tocca a Paolo. Signore: ascolta le preghiere del tuo fedele discepolo!"

Paolo si è già calato in uno dei suoi cervellotici ragionamenti che lo hanno reso famoso al grande pubblico: porta alle labbra l'indice della mano destra, annuisce col capo, gesticola in segno di assenso a convincersi della correttezza della sua interpretazione, cala infine il cavallo di briscola assicurandosi 16 preziosi punti!

Ha inizio la seconda mano: stranamente -devo avere dei disturbi di vista dovuti alla forte emozione- mi sembra che Paolo sia stato sostituito al tavolo da gioco da Jacopo: è questi in effetti che, dopo aver calato il due di briscola, ricontrolla la presa precedente affermando: "Se non leggo male sono 15 punti!" e suscitando l'indignata reazione degli altri giocatori.

Io, dal mio canto, sono troppo preoccupato dello sviluppo della partita per potermi concedere distrazioni. non avendo alternative gioco il cinque di briscola con l'intento di procrastinare, facile profeta, il prossimo tracollo. Com'era prevedibile infatti, Alessandro -anche lui deve aver sostituito Cesaretto- da professionista qual'è gioca il cavallo di spade, 'inavvertitamente' lasciandolo cadere proprio sotto gli occhi del giocatore alla sua destra e mormorando: "16 e 3, 19..." senza con questo voler sollecitare alcun tipo di giocata!

Chiudo gli occhi per non dover assistere impotente alla mia stessa esecuzione, seguendo dunque la mano in base ai commenti dei giocatori: "Oh, mi è caduto un 'Papero'; va be', 'Divide et Impera'!", mi avverte la cinica voce di Diego affidandosi a Giampiero il quale, facendo cenno con la testa di aver capito ma di essere purtroppo impotente, è costretto fortunatamente a lasciarmi la presa giocando un liscio.

La terza mano, se possibile, ha un esito ancor più rocambolesco della precedente: ormai disilluso, gioco il tre di coppe nella vaga speranza di vincere la mano sul segno, ciò che, non saprei davvero spiegarmene il motivo, incredibilmente accade davvero. Rammento solo il commento di Fabrizio: "Dall'alto della mia condizione di vincitore del primo torneo Dal Negro, avendo dominato per quattro ore i migliori giocatori del mondo -non vorrete certo considerare tale anche quella pippa di Ercolani-, intuisco che a qualcuno deve essersi nascosta una briscoletta!". Evidente, malgrado il patetico tentativo di dissimulare, l'imbarazzo di Emilio che, forse atterrito dall'immagine di un Cesaretto dagli occhi iniettati di sangue, forse subendo da esordiente l'importanza del momento, ha evitato di giocare il quattro di briscola.

Quarta mano, è il momento della verità: so bene di avere ancora una mano scoperta e non posso sperare in un ulteriore colpo di fortuna, la partita è inevitabilmente perduta e la maglia di Cane Morto sempre più vicina!

Il sudore che copioso mi scende sulla fronte lungo il viso si mescola ora a calde lacrime di sofferenza: a nulla dunque vale il titolo meritatamente conquistato nella 'Cinque Ore di Gingo'? A nulla l'alta percentuale di podi ottenuti nelle poche prove del Grand Prix disputate? A nulla valgono le mie conoscenze nel campo della probabilità, seconde soltanto a quelle del dottor Paoli -'Ubi maior, minor cessat'?

No, davvero non merito una sorte così maligna. Sono esausto e sfiduciato: rimesto nei più remoti anditi della mia memoria alla ricerca di una indicazione, di un dettaglio, di una rimembranza che mi illumini su come comportarmi in questo drammatico momento. Ma tanta è la confusione, evidentemente, che nulla riesco a cavarne: ho le idee confuse, mi tornano alla mente giocate di partite precedenti, le carte uscite si mescolano a quelle ancora in mano agli avversari, non ricordo più quanto ho chiamato, perdo il conteggio dei punti degli avversari.... E' finita, è finita: mi accascio sulla sedia con tonfo sordo prefigurandomi il dileggio a cui verrò sottoposto.

Vedo il volto di Cesaretto sfigurato da una soddisfatta allegria e da una perfida cattiveria che ride fragorosamente con la bocca spalancata all'inverosimile; sento il guaito di un cane morente ed i suoi lamenti mi penetrano acuti negli orecchi fino a spaccarmi i timpani; vedo Andrea professore di Probabilità che durante un esame mi chiede di dimostrare il Postulato del Rialzo d'Asta, di cui non conosco neanche l'esistenza; sento tutti gli altri studenti sorridere con sufficienza al mio timido ribattere che un postulato è di per sé stesso indimostrabile, ciò che erroneamente si è sempre creduto sino alla rivoluzionaria pubblicazione dello stesso professor Paoli: 'Scienza e pranoterapia: le nuove frontiere del sapere.'; qualche anima pia mi suggerisce almeno l'enunciato mormorando: "Chi chiama vince, chi chiama vince...".

Così, la testa tra le mani, socchiudo gli occhi alla ricerca dell'oblio...

"Non ti crucciare, gentile amico" mi consola la voce di un giovane sorridente, che non riesco bene a distinguere: egli si avvicina al suono di una musica celestiale su di un bianco cavallo alato che incede solenne lungo la via indicata da un raggio di sole, lastricata di chiare gocce d'acqua le quali dipingono in cielo un arcobaleno di abbagliante e straordinaria lucentezza.

"Non ti crucciare" ripete il giovane, e d'incanto scompare alla mia vista dopo avermi lanciato un cioccolatino Perugina.

"Lo Sponsor!!! Marco, amico mio, aiutami!" supplico con voce rotta dal pianto, sussultando sulla sedia e riaprendo gli occhi in speranzosa attesa.... e, tra lo stupore degli astanti, dalla mia mano tremante levita in un silenzio irreale una sola carta tra le cinque rimastemi. Si libra con un breve volo e plana dolcemente sul verde tavolo di gioco: è il quattro di coppe, che supera il due di coppe che comanda, a precaria difesa dei due punti in tavola. Devo davvero aver perso ogni minima capacità psichica, poiché ero convinto di dover giocare io per primo, o che anche questo sia dovuto al miracoloso intervento del mio Nume?

Comunque sia, immediatamente alla mia destra viene giocato il quattro di briscola, che porterebbe così a 18 i punti usciti non in mio possesso.

Non avendo il coraggio di guardare, in attesa della fine, alzo gli occhi al cielo e... sul candido soffitto si stampa nitido il volto di Marco Costantini che mi strizza l'occhio complice: in quello stesso istante Umberto Egidi, provvidenzialmente mandato sulla mia strada dal caro Marco, prorompe in un: "Ma insomma, chi è 'sto compagno?!" e getta con dispetto un liscio.

La carta si arresta a mezz'aria, sorretta dai turbini generati dal mio disumano urlo di soddisfazione: "204, 204, segna!!! Mi sono chiamato da solo ed ho ancora asso, tre, dieci e sei. Ho vinto, ho vinto!!!...."

"Sergio, figliolo mio, svegliati! Ma cosa significa 204, ti senti poco bene?"

"No, no, grazie mammina: in brutto sogno, solo un brutto sogno..."

 

 

Ringrazio per l'attenzione e per la comprensione, scusandomi se qualcuno si sente colpito nell'orgoglio per l'erronea giocata che gli ho attribuito senza malizia ed unicamente allo scopo di vivacizzare il racconto: d'altronde, chi si preoccupa del giudizio di un cane morto?

sergio tommasi