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18, cresce nella Cgil il fronte del sì
I promotori: il referendum
è oscurato dai media, per raggiungere il quorum serve
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ANTONIO SCIOTTO - il
manifesto 3 aprile 2003
Inizia
ufficialmente il 10 maggio, con una grande
manifestazione nazionale, e si concluderà il 12 giugno, con un'altra
manifestazione a soli tre giorni dal voto, ma in realtà la campagna a favore
del sì al referendum per l'estensione dell'articolo 18 sta già procedendo
spedita e raccoglie molti frutti in tutto il territorio nazionale: tanto per
citare l'esempio più eloquente, a Catania si sono già formati oltre 100
comitati per il sì in altrettanti luoghi di lavoro. E il fronte del sì cresce
anche nella Cgil: come già anticipato nelle scorse
settimane dal manifesto, sono ormai molti i segretari
delle diverse categorie che affermano di voler votare sì e che influiranno
certamente sulla decisione che la confederazione prenderà nel direttivo del
prossimo 7 maggio: si va dai dipendenti pubblici ai chimici, dagli
alimentaristi ai sindacati della comunicazione e dei trasporti, mentre
commercio e turismo decideranno il 5 maggio. Ma, come denuncia il comitato del sì, possono fare una
scelta solo i più informati, mentre la minaccia più grande è rappresentata dal
silenzio: «A parte poche eccezioni - spiega il portavoce del comitato,
Si gioca tutto sul quorum: secondo i sondaggi Datamedia
il 70% degli elettori è per il sì, ma nello stesso tempo moltissimi non sono
ancora a conoscenza dell'esistenza del referendum. Le adesioni, però,
come si è detto continuano a crescere: ai promotori si sono via via aggiunti la rete dei forum sociali, l'Arci, il Laboratorio
per la democrazia di Firenze (i professori dei girotondi), Opposizione civile
di Paolo Sylos Labini, e
Aprile, la minoranza Ds guidata da Sergio Cofferati (quest'ultimo, però,
non si è ancora pronunciato).
Altro problema, la data del voto, che il governo ha fissato
per il 15 giugno, dopo le amministrative, per giocare sull'«effetto nausea». I
promotori vorrebbero invece che il referendum coincidesse con il primo turno
delle elezioni, «per garantire agli elettori il diritto costituzionale di
votare nelle migliori condizioni, e per evitare lo spreco di denaro pubblico -
spiegano - Abbiamo presentato un esposto alla procura della Corte dei conti».
Intanto, come abbiamo detto, cresce
nella Cgil il fronte del sì. «Penso che questo
referendum sia sbagliato - sostiene il leader della Filcea
(chimici), Mauro Guzzonato - sarebbe
meglio seguire la via legislativa. Ma una volta che il
referendum c'è mi sentirei di dare indicazione ai lavoratori di votare sì».
Sulla stessa linea il segretario della Flai
(alimentaristi), Franco Chiriaco: «E' un referendum
contro la Cgil e che spacca i lavoratori, non
possiamo partecipare ai comitati promotori. Siamo convinti che la legge sia
fondamentale. Di fronte al quesito però non si può votare no, bisogna dare
indicazioni agli iscritti per un voto a favore del referendum. Astenersi non serve a niente, bisogna prendere posizione. E dopo fare la
legge».
Il segretario della Fp (dipendenti
pubblici), Laimer Armuzzi
non condivide la promozione del referendum ma afferma
che «non si può far finta che non ci sia»: «L'orientamento al voto non può che
essere sì. Non vedo contraddizione tra il sì e la battaglia della Cgil per l'estensione dei diritti. Certo il giorno del
referendum non andrò al mare, né voterò con Berlusconi
e Maroni». Per il leader della Slc
(comunicazione) Fulvio Fammoni «se il governo si
rifiuterà di discutere di una nuova legge e il referendum si farà, e io lo
considero sbagliato, non potrò che votare sì». Più sfumato il giudizio della Filt (trasporti), Guido Abbadessa:
«Sono convinto che il direttivo deciderà in assoluta coerenza con la campagna per i diritti fatta in questi anni».