NEGOZIANTI,
ARTIGIANI, PICCOLI IMPRENDITORI
IL
VOSTRO NEMICO
NON
E' L'ARTICOLO 18
Le
vostre Associazioni vi dicono che dovete preoccuparvi ed avere paura se il 15
ed il 16 giugno vince il SI al Referendum che estende l'articolo 18 nelle
imprese con meno di 16 dipendenti.
CHE COSA SUCCEDE SE SI ESTENDE L'ARTICOLO 18?
L'articolo
18 della Legge 300 prevede che in caso di licenziamento ingiusto, un lavoratore
abbia diritto di riavere il proprio
posto di lavoro oppure di ricevere un indennizzo di almeno 5 mensilità e questo
diritto si applicherebbe in tutte le imprese.
QUESTO SIGNIFICA CHE UN
DIPENDENTE AVREBBE IL POSTO GARANTITO E NON POTREBBE
ESSERE LICENZIATO?
No.
Un lavoratore che commette delle scorrettezze, che non svolge i compiti che gli
vengono assegnati, che non rispetta i doveri fissati dal Contratto di lavoro,
può subire dei provvedimenti disciplinari e,
nei casi gravi e ripetuti, può essere legittimamente licenziato.
MA SE
L'AZIENDA O IL NEGOZIO VA MALE, COME SI FA A TENERSI DEL PERSONALE?
La
legge prevede che un lavoratore possa essere licenziato quando l'impresa ha una
reale difficoltà economica, un giustificato motivo oggettivo. Se il negozio non vende, se l'impresa ha perso commesse, ci sono dei validi motivi per i quali un
datore di lavoro debba essere costretto a licenziare.
CHI DEVE AVERE PAURA DELL'ARTICOLO 18?
Se siete dei
datori di lavoro che licenziereste una persona perché ha respinto le vostre
avances, perché avete scoperto che è andata ad iscriversi al sindacato, perché
è di religione ebraica, perché si è rifiutata di fare un lavoro pericoloso,
perché si rifiuta nel suo tempo libero di venirvi a pulire la casa, perché non
è d'accordo che la paghiate la metà di quanto prevede il contratto, perché
pretende di fare un po' di ferie, allora fate bene ad avere paura che vincano i
SI al Referendum. Se siete dei datori di lavoro
corretti, non avete nulla da temere dall'estensione dell'articolo 18.
IL LAVORO, PERO', E'
ANCORA TROPPO RIGIDO, OCCORRE ANCORA PIU' FLESSIBILITA'?
Le
vostre associazioni hanno firmato con il Governo il Patto per l'Italia. Sulla base di quel Patto il governo sta introducendo nuove
leggi di flessibilità e riduzione dei diritti per i lavoratori. Ad esempio è
previsto il lavoro a chiamata, che è un contratto che prevede il lavoratore
stia a disposizione dell'impresa, magari con una piccola indennità, e vada a lavorare quando gli telefonano a casa.
MA LA FLESSIBILITA' E LA
PRECARIETA' SERVONO DI PIU' ALL'IMPRESA GRANDE O A QUELLA PICCOLA?
Nella pratica,
un piccolo negozio avrà convenienza ad usare il lavoro a chiamata? No. Il grande supermercato sì. L'officina artigiana avrà
convenienza ad usare lavoro interinale, i collaboratori
coordinati e continuativi (i co.co.co.), il leasing di manodopera? No. Le medie
e la grandi aziende, sì.
Il
risultato sarà che più si allargherà la precarietà e
più si ridurranno i diritti dei lavoratori, più le piccole imprese verranno
danneggiate dalle grandi. Ad esempio, i grandi supermercati potranno stare
aperti 24 ore su 24, Natale e Pasqua, avere dipendenti che vanno a lavorare
dalle 12 alle 14 e poi dalle 2 alle 3 di notte; potranno portare la spesa a
domicilio e anche portare a passeggio i cani. E il piccolo negozio sarà sempre
più in difficoltà.
IL NEMICO DELLE PICCOLE
ATTIVITA' SONO I DIRITTI DEI LAVORATORI?
No. I problemi delle piccole aziende sono ad esempio il
fatto che non ricevono gli stessi aiuti pubblici delle grandi imprese. Perché una piccola azienda non può usare la cassa
integrazione quando è in difficoltà ed essere costretta a licenziare un valido
dipendente sul quale ha investito tantissimo in formazione? La Fiat dal 1
gennaio 1977 al 28 febbraio 2002 ha consumato 238.000 miliardi di vecchie lire
in cassa integrazione. Le piccole imprese non hanno visto una
lira.
VI TRATTANO BENE LE
BANCHE? O LE GRANDI IMPRESE PER CUI LAVORATE?
Le piccole imprese sono in continuazione spremute dalle
banche e dalle grandi aziende.
Le
piccole imprese pagano mediamente interessi del 4% in
più dei tassi che le banche fanno alle grandi aziende. L'81% dell'indebitamento
totale delle piccole imprese è a breve termine, i
tassi a lungo termine vengono concessi solo alle grandi imprese.
Le
grandi aziende committenti impongono alle piccole le loro condizioni vessatorie
(riduzione obbligatoria dei prezzi, consegne con tempi impossibili), e pagano
quando vogliono, fregandosene delle leggi. Secondo gli
ultimi dati, in Italia dove ci sono tempi di pagamento già troppo lunghi, in
media 60-90 giorni, le grandi imprese, nel 43% dei casi, pagano con ritardi superiori ai 15 giorni.
PERCHE' ALLORA LE VOSTRE
ASSOCIAZIONI FANNO IL GIOCO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE, DELLA
GRANDE INDUSTRIA E DELLE GRANDI BANCHE?
Possiamo immaginarlo, ma chiedetelo voi stessi alle vostre associazioni. Intanto
andate a votare senza timore e votate SI al referendum sull'articolo 18.
Una società dove valga un principio di giustizia e non il
potere di chi è più forte, deve pensare a rafforzare il diritto dei semplici
cittadini, cominciando dal basso. Se si rafforzano le
radici, si rafforza tutto l'albero.
il 15 ed il 16
giugno, vai a votare,
chi ti chiede di
non andare a votare è lo stesso che ti chiede di andare a pagare le tasse
VOTA
SI
AL REFERENDUM SULL'ARTICOLO 18
Comitato regionale
per il SI' all'articolo 18 - v.S.Francesco 3 - Torino tel e fax 011 5184018