Fedor Michajlovic Dostoevskij
I fratelli Karamazov
Lettera a V.A.Alekseev
Pietroburgo, 7 giugno 1876
Egregio Signore, La prego di scusarmi se rispondo soltanto oggi alla Sua lettera del 3 giugno, ma sono stato malato per un attacco di epilessia.
Lei mi rivolge una domanda molto ardua in quanto esigerebbe una risposta lunga. La sostanza della cosa, di per sé, è chiara. Nella tentazione di Cristo da parte del diavolo sono proposte tre colossali idee di portata universale; sono trascorsi ormai diciotto secoli e non c'è nulla di più difficile, e cioè di più profondo, di queste idee, e tuttora non si riesce a risolvere le questioni in esse poste.
"Le pietre e i pani" significa l'attuale questione sociale, cioè l'ambiente. Questa non è una profezia, questo è sempre stato così. "Come ci si può rivolgere a dei poveri derelitti, che la fame e l'oppressione hanno ridotto a una condizione piuttosto di animali che non di uomini, come ci si piò rivolgere a degli affamati predicando l'astensione dal peccato, la mansuetudine e la continenza? Non sarebbe meglio anzitutto dar loro da mangiare? Ciò sarebbe più umano. Anche davanti a Te sono venuti a predicare, ma Tu sei il Figlio di Dio, Tu eri atteso da tutto il mondo con impazienza; agisci dunque come chi è superiore a tutti per l'intelletto e la giustizia. Da' dunque loro un'organizzazione sociale tale che non manchino mai il pane e l'ordine, e solo allora chiedi loro di rinunciare al peccato. Se anche allora peccheranno, ebbene, vorrà dire che sono degl'ingrati, ma ora essi peccano per colpa della fame, ed è un peccato pretendere da loro che non pecchino.
"Tu sei Figlio di Dio, e dunque Tu puoi tutto. Vedi qui intorno queste pietre: è sufficiente che Tu lo ordini e queste pietre si trasformeranno in pani."
"Ma anzitutto ordina che la terra dia i suoi frutti senza fatica, insegna agli uomini una scienza o un ordine sociale tali che la loro vita sia per sempre assicurata. È forse possibile che Tu non sappia che i vizi e le sventure più gravi dell'uomo sono provocate dalla fame, dal freddo, dalla miseria e dalla spietata lotta per l'esistenza?"
Ecco la prima questione che lo spirito maligno propose a Cristo. Lei sarà d'accordo sul fatto che è difficile risolverla. Il socialismo attuale, sia in Europa che da noi, vuole eliminare completamente Cristo e si adopera anzitutto per il pane, si affida alla scienza e sostiene che la causa di tutte le sciagure umane è una soltanto: la miseria, la lotta per l'esistenza, "l'ambiente che divora l'uomo".
Ma Cristo a ciò ha risposto: "Non di solo pane vive l'uomo", proclamando la verità sull'origine anche spirituale dell'uomo. L'idea del diavolo poteva andar bene soltanto per un uomo-animale, ma Cristo sapeva che l'uomo non può vivere di solo pane. Infatti, se non esistesse più la vita spirituale, e cioè l'ideale della Bellezza, l'uomo cadrebbe in preda all'angoscia, morirebbe, impazzirebbe, si ucciderebbe o si affiderebbe a fantasie pagane. E siccome Cristo recava in Se stesso e nella Sua Parola l'ideale della Bellezza; avendolo nelle loro anime, tutti diventeranno fratelli l'uno dell'altro, e allora, naturalmente, lavorando l'uno per l'altro, saranno anche ricchi. Se invece si desse loro del pane, può darsi che essi diventino nemici l'uno dell'altro solo per la noia.
Ma se si desse all'uomo sia l'ideale della Bellezza che il Pane insieme? In tal caso verrà tolto all'uomo il lavoro, la personalità, il sacrificio dei propri beni a favore del prossimo, insomma gli verrà tolta tutta la vita, ogni ideale di vita. E quindi è meglio proclamare soltanto l'ideale spirituale.
La prova del fatto che, in questo breve passo del Vangelo, la questione riguardava proprio questa idea, e non semplicemente il fatto che Cristo aveva fame e che il diavolo gli consigliava di prendere delle pietre e ordinar loro di trasformarsi in pane, la prova di ciò sta nel fatto che Cristo rispose rivelando il segreto della natura: "Non di solo pane (e cioè come gli animali) vive l'uomo".
Se si fosse trattato soltanto di placare la fame di Cristo, perché si sarebbe dovuto portare il discorso sulla natura spirituale dell'uomo in generale? E sarebbe stato anche inutile, giacchè anche senza il consiglio del diavolo Egli avrebbe già potuto da prima procurarsi del pane se avesse voluto. A proposito: Lei ha certo presenti le teorie di Darwin e di altri sull'origine dell'uomo dalla scimmia. Ebbene, senza formulare nessuna teoria, Cristo dichiara esplicitamente che nell'uomo, oltre alla dimensione animale, c'è anche quella spirituale. E quindi qualunque sia l'origine dell'uomo (nella Bibbia non è affatto spiegato in che modo Iddio lo formò dal fango, lo prese dalla terra), è un fatto che Dio gl'ispirò il soffio della vita (ma è terribile che l'uomo, attraverso il peccato, possa nuovamente trasformarsi in animale).
Il Suo devoto servitore F.Dostoevskij
Lettera a Nikolaj Alekseevic Ljubimov
Staraja Russa, 10 maggio 1879
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Questa quinta parte, secondo la mia concezione, deve costituire il punto culminante di tutto il romanzo e pertanto deve essere portata a termine con cura particolare. L'idea che ne sta alla base - come Lei vedrà dal testo che Le ho inviato - è costituita dalla rappresentazione dell'estremo a cui può arrivare il sacrilegio e del nucleo dell'idea di distruzione caratteristica del nostro tempo in Russia nell'ambiente della gioventù estraniatasi dalla realtà; ma accanto al sacrilegio e all'anarchia viene proposta anche la loro confutazione, che sto appunto esponendo nelle ultime parole del moribondo starec Zosima, uno dei personaggi del romanzo. Data l'evidente difficoltà del compito che mi sono assunto, Lei certo comprenderà, stimatissimo Nikolaj Alekseevic, e scuserà il fatto che io abbia preferito diluire il tema in due parti, per non guastare con la fretta il punto culminante del mio romanzo. In generale tutta questa parte sarà ricca di movimento. Nel testo che Le ho or ora inviato io rappresento soltanto il carattere di uno dei principali personaggi del romanzo che esprime le sue fondamentali convinzioni. Tali convinzioni sono appunto ciò che io considero una sintesi dell'attuale anarchismo russo. È la negazione non di Dio, bensì del senso del mondo da Lui creato. Tutto il socialismo è derivato e ha preso le mosse dalla negazione del senso della realtà storica per concludere con il programma della distruzione e dell'anarchia. I più rappresentativi fra gli anarchici sono stati in molti casi persone sinceramente convinte. Il mio personaggio si serve di un argomento secondo me incontrovertibile, e cioè l'assurdità della sofferenza dei bambini, e ne deduce l'assurdità di tutta la realtà storica. Non so se sono riuscito a realizzarlo adeguatamente, ma so che il mio personaggio è reale al massimo grado. (nei Demoni c'è una quantità di personaggi che mi sono stati contestati come meramente fantastici. Ma in seguito, che Lei lo creda o no, sono stati tutti confermati dalla realtà, il che significa che erano stati esattamente intuiti. Per esempio, K.P.Pobedonoscev mi ha riferito di due o tre casi di anarchici arrestati che erano sorprendentemente simili a quelli da me raffigurati nei Demoni). Tutto ciò che viene detto dal mio personaggio nel testo che Le ho inviato è fondato sulla realtà. Tutti gli episodi che si riferiscono ai bambini sono accaduti nella realtà e sono stati pubblicati dai giornali, e io posso citarne anche la fonte esatta; niente è stato inventato di sana pianta da me. Il generale che aizza i cani contro un bambino, e così tutto l'episodio, rispecchia un fatto realmente avvenuto che è stato pubblicato quest'inverno, se non sbaglio, nell'"Archivio", e ripreso poi da molti giornali. Il rifiuto di Dio proclamato dal mio personaggio verrà trionfalmente confutato nel fascicolo seguente (quello di luglio), a cui io sto attualmente lavorando in preda al timore , alla trepidazione e a un sentimento di venerazione, giacchè io considero il mio compito (e cioè la confutazione dell'anarchismo) una vera e propria impresa civile. Mi auguri pertanto il successo, stimatissimo Nikolaj Alekseevic.
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Lettera a Konstantin Petrovic Pobedonoscev
Staraja Russa, 19 maggio 1879
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Il fatto è che questa parte del romanzo è per me quella culminante; s'intitola "Pro e contra" e l'idea che ne sta alla base è il rifiuto di Dio e la confutazione di tale rifiuto. La parte riguardante il rifiuto di Dio l'ho già conclusa e spedita, mentre quella che tratta della confutazione di tale rifiuto la manderò soltanto per il fascicolo di luglio. Ho trattato il rifiuto di Dio nella sua forma più estrema, almeno così come io stesso l'ho sentito e l'ho compreso, e cioè così come si manifesta nel momento attuale nella nostra Russia in tutto (o quasi) lo strato superiore della società: la negazione scientifica e filosofica dell'esistenza di Dio è stata ormai abbandonata, gli attuali socialisti attivi non se ne occupano più affatto (mentre invece se ne occupavano in tutto il secolo passato e nella prima metà di quello attuale); in compenso viene negata con tutte le forze la creazione divina, il mondo di Dio e il suo senso. È soltanto in questo che la cultura moderna riscontra l'assurdo. In tal modo mi lusingo con la speranza di aver mantenuto fede al realismo perfino in un tema così astratto. La confutazione della negazione di Dio (non in forma diretta, cioè in un dibattito tra due personaggi) viene svolta nelle ultime parole dello starec morente. Molti critici mi hanno rimproverato per il fatto che, nei miei romanzi in generale, io non sceglierei i temi adatti, quelli veramente realistici, e così via. Io, al contrario, non conosco nulla di più reale proprio di questi temi... Per aver spedito, io ho spedito tutto, ma a momenti sono assalito dal dubbio che, per qualche ragione, decidano di non pubblicare questa parte sul "messaggero Russo". Ma basta parlare di questo. Del resto, si sa, la lingua batte dove il dente duole.
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Lettera a Nikolaj Alekseevic Ljubimov
Staraja Russa, 11 giugno 1879
Egregio signore, stimatissimo Nikolaj Alekseevic, l'altroieri ho inviato alla redazione del "messaggero Russo" il seguito dei Karamazov per il fascicolo di giugno (cioè la fine della quinta parte "Pro e contra"). In essa ho portato a termine ciò che dicono le labbra superbe e blasfeme. Il negatore contemporaneo, uno dei più accaniti, si dichiara esplicitamente a favore di ciò che consiglia il diavolo e sostiene che il suo insegnamento è più sicuro per gli uomini di quello di Cristo. Con ciò si dà una direttiva per il nostro socialismo russo, così sciocco (ma terribile, perché in esso è implicata la gioventù): il pane, la torre di Babele (cioè il futuro regno del socialismo) e il completo assoggettamento della libertà di coscienza, ecco a che cosa approda il disperato negatore e ateo! La differenza sta nel fatto che i nostri socialisti (ed essi non sono soltanto il nichilismo sotterraneo, Lei lo sa bene) sono dei gesuiti e dei mentitori coscienti che non riconoscono che il loro ideale consiste nella violenza esercitata sulla coscienza umana e nel ridurre l'umanità al livello di un gregge, mentre il mio socialista (Ivan Karamazov) è un uomo sincero che riconosce francamente di trovarsi d'accordo con la concezione dell'umanità propria del Grande Inquisitore, e che la fede in Cristo sarebbe in grado di portare l'uomo ad un livello più alto a cui esso realmente si trova. La domanda viene posta in modo assolutamente categorico: "Voi, futuri salvatori dell'umanità, in realtà la disprezzate o la rispettate?"
E tutto ciò essi pretendono di farlo in nome dell'amore per l'umanità: "La legge di Cristo - essi dicono - è troppo pesante e astratta; è intollerabile per le deboli forze dell'uomo", e così, invece della legge della Libertà e della vera Cultura, gli propongono la legge della catene e della schiavitù per il pane.
Nella parte seguente rappresenterò la morte dello starec Zosima e riporterò le sue conversazioni in punto di morte con gli amici. Non si tratta di una predica, bensì di una specie di narrazione, il racconto della sua vita. Se mi riuscirà, farò qualcosa di veramente buono: costringerò il lettore a riconoscere che un cristiano puro e ideale non è qualcosa di astratto, bensì qualcosa che si può rendere in un'immagine reale, qualcosa di possibile e presente, e che il cristianesimo è l'unico rifugio per la Terra Russa da tutti i suoi mali. Prego Iddio che il quadro mi riesca; ne verrà fuori qualcosa di autenticamente patetico, purchè mi sorregga l'ispirazione. E l'essenziale è che si tratta di un tema tale quale non è venuto in mente a nessuno degli attuali scrittori e poeti, e quindi qualcosa di assolutamente originale. È per questo che ho scritto tutto il romanzo, ma voglia Iddio che mi riesca ciò per cui adesso vivo in tanta ansietà! La invierò immancabilmente per il fascicolo di luglio, e anzi per il dieci di luglio, non più tardi. Ci metterò tutto il mio impegno.
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Lettera a Konstantin Petrovic Pobedonoscev
Ems, 24 agosto (13 settembre) 1879
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La Sua opinione su quanto finora ha letto dei Karamazov è per me molto lusinghiera (a proposito della forza e dell'energia di quanto ho scritto), ma Lei qui pone una questione assolutamente inevitabile: il fatto che non c'è ancora una risposta a tutte le tesi atee qui esposte, e che bisogna assolutamente darla. È proprio questo il punto, e appunto in questo sta tutta la mia attuale preoccupazione e trepidazione. Infatti io ho previsto che la risposta a tutta questa parte negativa la si troverà nella sesta parte, "Un monaco russo", che verrà pubblicata il 31 agosto. Pertanto la mia trepidazione è originata dal dubbio se tale risposta sarà sufficiente. Tanto più che non si tratta di una risposta diretta e puntuale alle tesi esposte in precedenza (nel Grande Inquisitore e anche prima), bensì soltanto indiretta. Qui viene rappresentato qualcosa di nettamente opposto alla concezione del mondo esposta in precedenza, ma, lo ripeto, non si tratta di una contrapposizione punto per punto, bensì, per così dire, di un'immagine artistica. Ed è appunto questo che mi preoccupa: sarò comprensibile e raggiungerò almeno in minima parte il mio scopo? Per giunta vi sono delle esigenze specificamente artistiche: era necessario rappresentare una figura modesta e maestosa, mentre in realtà la vita è piena di aspetti comici ed è maestosa soltanto nel suo senso interiore, cosicchè, volente o nolente, per esigenze artistiche mi sono visto costretto a toccare anche gli aspetti più volgari della vita del mio monaco per non nuocere al realismo artistico. D'altronde vi sono certi insegnamenti del monaco che faranno gridare a tutti che sono assurdi perché troppo elevati. Naturalmente sono assurdi per il senso comune, ma mi sembra che siano giusti secondo un senso diverso, interiore. In ogni caso sono molto inquieto e desidererei molto conoscere la Sua opinione perché la rispetto e l'apprezzo altamente. Ho scritto con grande amore.
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