Fedor Michajlovic Dostoevskij
Memorie dal sottosuolo
Lettera a Natalija Dmitrievna Fonvizina
Omsk, fine gennaio - 20 febbraio 1854
[...]
Sono ormai quasi cinque anni che io vivo in permanenza sotto sorveglianza, oppure in mezzo alla folla, e non sono stato solo neppure per un'ora. Stare un po' da solo è un'esigenza perfettamente normale, come bere e mangiare, altrimenti in questa comunanza forzata si finisce per diventare misantropi. La continua frequentazione degli altri uomini diventa un veleno e un contagio, ed è proprio di questo insopportabile tormento che io ho sofferto più di qualsiasi altra cosa in questi quattro anni. Ho avuto dei momenti in cui odiavo chiunque mi capitasse d'incontrare, sia colpevole che innocente, e li consideravo tutti tutti come dei ladri che mi derubassero impunemente della mia vita. La sofferenza più intollerabile la si prova quando si diventa ingiusti, malvagi, disgustosi, ci si rende conto di tutto ciò, ci si rimprovera anzi per questo, eppure non si trova la forza di vincersi. Io questo l'ho provato, ma sono convinto che Iddio Le abbia tisparmiato questo tormento. Credo che in Lei, come donna, vi sia molta più forza per tollerare e perdonare.
[...]
Lettera a Michail Michajlovic Dostoevskij
Mosca, 9 aprile 1864
[...]
Amico mio, tu probabilmente hai ricevuto la mia ultima lettera. In essa ti scrivevo che, a quanto mi sembrava, il racconto non sarà finito a tempo. E ora tel lo ripeto, Misa: io sono sottoposto a una tale tortura, sono così schiacciato dalle circostanze e mi trovo attualmente in una situazione così tormentosa che non sono in grado di rispondere nemmeno delle mie forze fisiche e della mia capacità di resistenza al lavoro. Attendo ansiosamente la tua risposta. Ma ecco quel che ti dico adesso: il racconto cresce continuamente. Forse arriverà a cinque fogli a stampa, non lo so; e comunque, anche sforzandomi al massimo, è materialmente impossibile che lo finisca in tempo. E allora cosa fare? Si potrebbe pubblicarlo non finito? È impossibile. Non è possibile dividerlo in due parti. E, tra l'altro, non so nemmeno cosa ne verrà fuori: forse sarà una porcheria, ma io, per quanto mi riguarda, ripongo in esso grandi speranze. Sarà una cosa forte e sincera; sarà la verità. Anche se, mettiamo, non verrà bene, comunque certamente fraà sensazione. Questo lo so. E forse sarà una cosa molto buona.
[..]
Marja Dmitrievna è quasi al suo ultimo respiro. Te lo dico in anticipo, nel caso che tu volessi venire per i funerali.
[...]
Lettera a Michail Michajlovic Dostoevskij
26 marzo 1864
Ma che gli ha preso a quelli là, ai censori, cos'è, sono in congiura contro il governo, adesso? (...) sarebbe stato meglio non pubblicarlo affatto il penultimo capitolo (che è il più importante, quello appunto in cui viene appunto fuori l'idea centrale), piuttosto che pubblicarlo così com'è, con tutte quelle frasi strappate a metà, e quelle continue contraddizioni (...). Quei porci di censori: là dove mi beffavo di tutto quanto e bestemmiavo persino, talvolta, ma soltanto per mostra, loro hanno lasciato correre, mentre là dove da tutto ciò deducevo la necessità della fede e di Cristo, hanno proibito...
Lettera a Michail Michajlovic Dostoevskij
2 aprile 1864
Ogni tanto mi vien da pensare che risulterà uno schifo; cionondimeno scrivo con calore, ma non so cosa ne verrà fuori. Comunque sia, ci vorrà molto tempo.
Lettera da Apollinarja Suslova
Ma che razza di scandalosa novella stai scrivendo? (...) non mi piace, quando scrivi cose così ciniche. Non fa per te, in un certo qual modo...