DIARIO DELLA MIA PRIGIONIA -Appunti di un diario
Giovanni Notte
19 - 22 dicembre
I pidocchi hanno fatto la loro apparizione. Quello che dorme sotto di me, un povero
ignorante di Treviso non avvezzo alla pulizia, ha trovato indosso "i carri armati". Allora i camerati
gli hanno fatto mettere a bagno la biancheria ed un burlone gli ha dato del grasso per le scarpe
sotto il nome di pozione mercuriale. Questo poveraccio, solo solo, se n'e' andato al bagno e qui si
e' unto ben bene.
Il rancio e' andato diminuendo sempre piu'.
Si dice per Natale ma non si sa con sicurezza. Sono pero' sicuro che questo Natale si
prolunghera' per molto tempo ed a causa dei bombardamenti, ma per di piu' per la scarsezza di
viveri si stringera' la cinghia sempre di piu'. La fame ricomincia ad apparire, assieme alla minaccia
sempre piu' grave dei Russi?
Quando finira' questo flagello di Dio? Intanto si e' verificato un grave inconveniente, che
mi ha scombussolato tutto: Jovine e' stato mandato via a Puch. Siccome non scaricava i mattoni
con sufficiente celerita' assieme ad altri e' stato preso e in dieci minuti mandato via. Non ho pianto
fino ad ora, ma quando ho saputo che e' andato via ho pianto.
Il Santo Natale e' vicino ed avevamo progettato di passarlo per benino; inoltre a Puch si
sta male, molto male. Ho dubitato persino di Dio. Ho pensato: se esiste, perche' non mette fina a
questa orrenda guerra? L'odio contro i tedeschi aumenta sempre piu' e quando gli inglesi
bombardano selvaggiamente le citta' io sono contento, contentissimo.
23 - 25 dicembre
Giornate piene di pene e di malinconia. Jovine se n'e' andato ed il pensiero vola
continuamente a casa. L'anno scorso io facevo cosi', a quest'ora starei a letto, sarei sul treno,
starei mangiando...E' brutto trovarsi a Natale lontano da casa. Natale con i tuoi dice il proverbio ed
invece no. Sto qui ad Hollein, in una baracca. Ed i miei? Saranno vivi, saranno morti?
Ho pensato a loro (25 dicembre) stamane ed ho pianto, ho pianto come un bambino, ma
cosa posso farci? Ho sempre fisso nella mia mente il distacco da mia madre. Che tristezza quel
giorno! Figlio mio ti ucciderei.
Oh mamma mia cara, avresti fatto bene ad uccidermi quel giorno. Non ti avrei dato tanti
dolori, tante sofferenze e non avrei passato questo triste Natale. Io sono qui e Michele dove sar…?
Ti vedo, mamma mia, piangente vicino al focolare, non avere la forza di fare qualcosa, silenziosa,
seduta su una sedia piccola. Vedo papa' che cerca invano anche lui di darsi coraggio e gira dalla
cucina al negozio e viceversa. Sembra affaccendato ma non vuole mostrare la sua debolezza.
Sembra arrabbiato, urla, grida ma di nascosto anche lui piange. Antonietta, poveretta, non sa cosa
fare.
Cari miei, mi duole tanto non essere vicino a voi e non potervi consolare, non poter
alleviare il vostro dolore. Ho scritto per voi, cari genitori una lettera in cui ho cercato di esprimervi
il mio affetto. Ora comprendo quanto vi amo, quanto vi voglio bene e quanto vi devo.
Nella settimana di Natale abbiamo tirato cinghia per mangiare di piu' a Natale ed invece...
Il 24, un po' di maccheroni il giorno e brodo solo la sera. Il 25 ho cominciato con un po' di latte e
pane bianco ed un panino col salame. A mezzogiorno brodo, pure' di patate e bistecca piu' caffe'
e birra a volonta'. La sera ho fatto il brodo ed ho dato un filone di pane per avere mezza gallina.
Ho
fatto anche gli gnocchi e cosi' e' passato il Santo Natale.
Intanto i due voti fatti a Pongau sono scaduti. Tra poco si andra' a casa, questa e' la
convinzione generale. Che festa e che giora quel giorno...Intanto c'e' stato l'allarme, ma solo
l'allarme.
La sera ho giocato a tombola, una tombola rudimentalissima i cui numeri sono fatti con i
tappi delle bottiglie della birra. Poi c'e' stato un po' di varieta' e cosi' e' passata allegramente la
serata.
26 - 27 - 28 dicembre - cartolina a casa.
Il 26 e' passato, almeno nella mattinata, calmo. Nel pomeriggio e' venuto l'ordine di andare
alla stazione per scaricare ben cinque vagoni di mattoni. Certamente, sin dal mio arrivo in
Germania, avro' scaricato ben diecimila mattoni.
La sera ho mangiato gnocchi con fagioli, marmellata e burro. I francesi ci hanno dato circa
dieci chilogrammi di fagioli. E gli Italiani, nostri concittadini, si ritengono superiori a noi e quasi ci
disprezzano. Italiani, razza dannata!
Il 27 Radio Campo ha ripreso a funzionare. Il Brennero bombardato, una corazzata
tedesca affondata, una ribellione a Berlino di donne, che avrebbero nientemeno fatto saltare una
Caserma delle SS. A Pongau avevo dato di vita alla Germania fino a Natale, ad Hallein fino a
maggio, giugno. Avro' fortuna, ora? Spero di si'.
Addio 1943!
29 - 31 dicembre 1943
L'anno 1943 e' ormai finito. Il tempo e' diventato crudo e la neve e' venuta. Con tutto cio'
bisogna lavorare. In questa settimana non ho fatto altro che scaricare mattoni. Lo ricordero' per
tutta la vita.
Ho bevuto birra in quantita'. A mezzanotte ho mangiato rape condite con aceto e
margarina, poi biscotti, patate a fettine, zucchero e frutta. Sono stato poi all'impiedi fino alle tre.
Ho cantato e raccontato barzellette ed altre cose del genere.
Sarebbe opportuno dare uno sguardo al passato e fare un resoconto. Cosa ci ha dato il
43? Rovina e distruzione per l'Italia, per gli Italiani la prigionia. A quest'ora dovrei essere
ufficiale ed essere in licenza, invece mi trovo qui in una baracca con sbarre alle
finestre.
Cosa ci riservera' il 44? Tutte le previsioni sono ottime: dovrebbe essere l'anno della fine,
la pace scendera' sul mondo e la colomba col ramoscello d'ulivo non ritornera' piu' nell'arca.
La posta arriva: un toscano ha saputo di essere diventato padre per la quinta volta. Salve
1944! A casa [la cartolina per] due pacchi.
Comincia l'anno nuovo! Nell' animo di tutti c'e' una sola speranza: che questo sia l'anno
della fine e della pace tanto desiderata e tanto attesa nel mondo. Il nuovo anno dovrebbe essere
l'anno d'oro, l'anno in cui dovrebbero cessare per questa umanita' cosi' tribolata, tante sofferenze.
Cesseranno, verra' la pace? I popoli se lo augurano, i governanti lo promettono.
Il mio pensiero va continuamente a casa, penso, penso. Paragono il tempo passato al
presente e mi mordo le mani. E' venuta la neve e penso che a casa starei a letto comodamente e
stando sotto le coltri guardare la neve cadere. Ma e' meglio smetterla.
Cosa mi propongo di fare questo nuovo anno? Passarlo il meglio possibile ed essere al piu'
presto a casa.
2 - 6 gennaio 1944
La neve e' caduta in abbondanza e con la neve il freddo. Nevica a larghe falde e con tutto
cio' bisogna lavorare. In Italia, io penso, con un tempo simile nemmeno i cani lavorano e non
escono, se ne stanno accucciati vicino al focolare, al caldo e cosi' passano tutta la
giornata.
Quanche volta penso alla miseria della vita che qui si conduce. Tutto si riduce ad aspettare
le dodici per andare a mangiare e le cinque la sera per andare in baracca.
Sono riuscito finalmente a trovare un posta fisso quello di manovale. Ho parlato con un
ingegnere per lavorare alle macchine, ma non ho avuto fortuna. Ha detto che avrebbe parlato al
direttore, ma non nutro alcuna fiducia.
Si parla continuamente di politica e si aspetta la fine. C'e' stata la notizia di uno sbarco in
Francia, ma ha avuto solo mezza giornata di vita. Per il resto niente di straordinario; si seguono gli
avvenimenti leggendo il giornale "L'eco" di Nancy.
Il sei si lavora. Rivedo nella mia mente la calza piena di buone cose. Molti hanno ricevuto
posta. Potessi averne anch'io!
7 - 10 gennaio
A Luigi cartolina. Il dieci ci hanno dato una cartolina, ho scritto a Luigi Basile [un amico di
Milano] per avere subito risposta.
Si dice che Roma sia stata presa e che da quattro giorni i civili della Bessarabia vengono
mandati via, che Napoli e' stata presa. Quanto ci sara' di vero? Chi lo sa..
.La vita qui e' sempre la solita. Si pensa continuamente al grande giorno, quello della
liberta'. Si fanno progetti e si pensa a cio' che si fara' a casa e che cosa si mangera'.
Quante volte mi figuro nella mente il ritorno a casa. Oh che bel giorno, che bel
giorno!!
11 - 16 gennaio
Lettera a casa. Una settimana e' passata senza che io abbia scritto una riga sul diario. La
pigrizia, ma di piu' la stanchezza possono moltissimo. La sera mi ritiro con le ossa rotte e non ho la
forza di scrivere. E' una settimana che sono con i muratori e debbo portare sempre la malta.
Chi me l'avrebbe detto partendo, di dover finire in Austria come un umile manovale.
Guardo talvolta la tessera universitaria e penso: a che cosa mi serve ora? A farmi deridere dal sig.
Mujer, si' a farmi deridere. L'altro ieri quattordici, e' passato accompagnato dal capo della polizia
e da un altro e ridendo ha detto loro che ero un dottore e poi e' andato via.
Preferisco per• lavorare come muratore e stare fuori, tanto piu' che "giacca di pelle" si e'
rabbonito.
Arrivano ai compagni pacchi e cartoline e a me niente. Cosa mai sara' dei miei? Cosa
faranno e cosa penseranno? Ho scritto il 6 gennaio una lettera, prima ben sette cartoline, ancora
niente. Ho scritto a Luigi Basile nella speranza che lui sappia qualcosa dei miei.
Una notte verso le due, si sente uno gridare: pigliala, pigliala. Una cimice gli era entrata
nell'orecchio.
Le notizie sono sempre piu' ottimiste. Si parla di tre grandi citta' prese in Polonia, di
Roma, di un'armata di ribelli in Francia. Gli Inglesi non si muovono.
17 - 31 gennaio 1944
La pigrizia e l'indolenza stanno avendo su di me il predominio, mi stanno dominando. Non
ho piu' voglia di fare niente, come cucire, scrivere, lavorare. Ogni giorno che passa la noia
aumenta sempre piu'.
Quando finira'? Questa e' la domanda che e' sulla bocca di tutti. Ogni piccola novita'
viene discussa e commentata abbondantemente. Si fanno fare ai Russi delle avanzate spettacolose.
Purtroppo queste notizie sono come le rose: durano cioe' un giorno solo.
La mattina si ha la smentita della notizia diffusa il giorno precedente. Io sono uno dei
principali diffusori di queste notizie: Roma e' stata presa quattro o cinque volte mentre, ancora
dopo lo sbarco di Nettuno, si trovano a cinquanta chilometri. Cosa ne avvera' di questa bella
citta''? La sacrificheranno i Tedeschi per prolungare la loro agonia? Tutti i barbari l'hanno
rispettata e risparmiata. Questi superbarbari la rispetteranno?
E il commentatore di radio Roma ha il coraggio di dire che se ci sara' bisogno, sara'
difesa fino all'ultimo, cioe' fino alla completa e totale distruzione. Cosa ritroveremo della nostra
bella Italia? Dove passano questi degni discendenti di Attila passa la morte, la rovina. Che la
maledizione di Dio scenda su di loro.
Ed i miei saranno ancora in vita? Cosa sara' successo di loro? E' meglio non
pensarci.
Il lavoro e' sempre quello: sono passato manovale e lavoro con i Francesi. Il mio peso e'
sempre lo stesso: 75 chilogrammi, ma prima di riabituarmi al vivere civile, a pensare come un
futuro professionista credo che passera' molto tempo.
Il 23 abbiamo scritto a casa. Sono ormai quattro mesi che non ricevo piu' notizie. Pensare
che i miei, quando non ricevevano notizie una settimana, immaginavano chi lo sa che cosa. Che
penseranno ora che e' successo un simile cataclisma?
PS. A questo punto finisce il diario scritto sull'agendina "Olivetti". Secondo il suo racconto, fatto
al ritorno a casa, egli aveva continuato a scrivere su un quaderno, che gli e' stato rubato a Malles
Venosta assieme ad una coperta e pochi altri effetti personali nella zona di confine, in Italia, alla
fine della prigionia.
Egli e' rimasto a Malles dal 28 aprile 1945 al 16 maggio 1945, ospite assieme ad altri
exprigionieri dei sigg. Piero e Rina Moles.
Dalla fine di gennaio 1944 al aprile 1945 non ci sono notizie continue, pero' si puo' in quanche
modo ricostruire il periodo suddetto, attraverso qualche cartolina inviata ad un'amica di
Genova.
Nella cartolina del 3 marzo 1944, scritta all'amica Giulietta, chiedeva della biancheria, della
roba da mangiare ed un po' di tabacco, non perche' egli avesse preso a fumare, ma certamente per
farne merce di scambio. Chiedeva pure notizie dei familiari e del fratello Michele, che aveva fatto
il militare a Genova ,fino all'armistizio.
Nella cartolina del 14 ottobre 1944 ringraziava la Giulietta dell'invio dei pacchi e di due
lettere e comunicava che avrebbe potuto scrivere con maggiore frequenza, perche' le cose era
cambiate. Dava pure nella stessa una notizia molto importante e cioe' che era libero e poteva
quindi trovare piu' facilmente qualcosa da mangiare. Diceva pure che aveva ricevuto posta da
casa.
Nella cartolina del 15 novembre 1944 inviata da Imst {Tirol}, come la precedente, invitava
l'amica a non inviare piu' pacchi, perche' riteneva che gli italiani nella madre Patria avessero forse
piu' bisogno di lui. Diceva testualmente: Qui la vita e' sempre la solita, si lavora e si aspetta.
Spero
di poter andare ad insegnare in una scuola. Fino ad ora pero' niente di positivo. Michele e' a casa
almeno fino al 2 giugno, beato lui! [Sfortunatamente solo in licenza, perche' mi tocco' fare
ancora
un anno e mezzo di naia]
Ripartito da Malles I'll maggio 1945, dopo varie soste in localita' lungo la costa adriatica,
[a causa dello sfacelo totale delle comunicazioni] Giovanni arrivo' a casa il 22 giugno
1945.
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