Caffè Uciri

"Unidos vinceremos!"

Con questo motto oltre 1.500 famiglie di contadini, residenti in 17 diverse località della regione di Oaxaca, nel Messico meridionale, hanno fondato nel 1983 UCIRI (Uniòn de Comunidades Indigenas de la Regiòn del Istmo), con l'obiettivo di sviluppare e sostenere la coltivazione del caffè in modo autonomo e di gestire comunitariamente la vendita del raccolto. Nel 1990 erano circa 10.000 le famiglie che ci lavoravano.
Come molte comunità Indios del Messico, i contadini di UCIRI non conoscono la proprietà privata. La terra appartiene al villaggio ed è spartita periodicamente fra i suoi membri: il terreno destinato al caffè è affidato ai singoli nuclei familiari per un periodo di 20 anni e non supera, coerentemente con la capacità lavorativa di ogni famiglia, i due ettari di superficie. Accanto al caffè i contadini coltivano anche mais, fagioli, spezie e alberi da frutta, in modo da rendersi autosufficien-ti dal punto di vista alimentare. Il caffè occupa, infatti, solo il 5% della superficie coltivata.

Coltivazione biologica

Anche il modo di coltivazione è frutto di una scelta ben precisa: i contadini di UCIRI hanno scelto di produrre un "cafè sano" e di rinunciare all'uso di concimi ed antiparassitari di sintesi. Per la coltivazione del caffè i contadini ricorrono oggi esclusivamente all'impiego di concime organico e alla lotta biologica contro i parassiti, testimoniando in questo modo il loro attaccamento alla terra, la loro volontà di salvaguardarla anche per il futuro, per le prossime generazioni.
Il caffè UCIRI è certificato dalla Naturland, membro della IFOAM.

Affrancamento dai coyotes

Grazie all'azione di UCIRI, il prezzo all'origine del caffè è aumentato notevolmente in tutta questa regione, un beneficio che non giova solo ai soci UCIRI; ciò ha permesso soprattutto l'affrancamento dei contadini dagli intermediari sfruttatori (coyotes) che prima acquistavano il caffè ad un prezzo stracciato. La vendita del caffè costituisce l'unica fonte di entrata di denaro, indispensabile oltre che per il soddisfacimento dei bisogni primari, anche per il conseguimento di obiettivi sociali riguardanti l'intera comunità. Infatti, pur essendo la promozione della coltivazione e della commercializzazione del caffè l'obiettivo economico principale, l'attività di UCIRI è a più ampio raggio e si adopera per il miglioramento delle risorse alimentari di base, la lotta contro le malattie, la strutturazione di una rete idrica potabile, l'attivazione di programmi educativi e di scolarizza-zione ed anche per la presa di coscienza e la lotta per l'affermazione dei propri di-ritti civili e politici. Il caffè UCIRI rap-presenta un'alternativa al caffè che viene offerto oggi sul mercato e che il più delle volte è il risultato dello sfruttamento del-l'uomo e della natura.

II mercato mondiale del caffè

Il caffè è, dopo il petrolio, il pro-dotto proveniente dai paesi impoveriti che realizza il maggior movimento di ca-pitali al mondo. I1 prezzo di questo pro-dotto nel commercio "normale", al pari di altri prodotti «coloniali", non viene stabilito dai suoi produttori, bensl esclu-sivamente dalle grandi borse mondiali, come New York e Londra, dove si realiz-zano grosse manovre speculative al rialzo e al ribasso.
Nel 1990 nelle casse dei produttori sono entrati 2,5 miliardi di dollari in meno in confronto all'anno precedente nonostan-te l'esportazione sia aumentata del 25% in seguito al crollo continuo dei prezzi (da 3,2 dollari al chilo del 1989 a 1,58 dollari nel 1992).

II prezzo del caffè Uciri

I produttori, all'interno del siste-ma di commercio tradizionale, si trovano completamente in balia delle organizza-zioni (borse ed imprese multinazionali) che dominano il mercato, subendo le di-sastrose conseguenze economiche che ciò determina. Il commercio alternativo, sorto anche per rispondere a questa pale-se situazione di ingiustizia, paga il caffè ad un prezzo di 138 dollari per ogni 100 libbre (45,3 kg). Il prezzo di base fisso è 120 dollari, a cui si deve aggiungere il 10% come fondo di solidarietà per i progetti che la cooperativa gestisce ed il 5% come premio per la coltivazione biologica.

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