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Demoni e Dei

Gods and Monsters - 1h 45'

Regia: Bill Condon



La casa dell'uomo che ha creato Frankenstein appare estremamente ordinaria. Un ampio patio di ingresso circondato da un giardino ben curato. Una piscina situata alla base del declivio che si trova dietro alla villa. Una casa arredata in stile inglese, dimora di un uomo con gusti raffinati, capace di apprezzare il bello. L'uomo che cinematograficamente ha creato Frankenstein è il regista James Whale (interpretato da Sir Ian McKellen già visto in Riccardo III e più recentemente ne L'Allievo). Inglese di nascita e americano di adozione James Whale è uno dei registi più in vista della Hollywood anni trenta, autore di pellicole come Frankenstein e La Moglie Di Frankenstein che rappresentano sicuramente momenti importanti del genere horror. Abbandonati i fasti degli anni d'oro Whale vive quasi da recluso nella sua bella casa. L'essere considerato l'inventore di una icona del nostro secolo - l'immagine di Boris Karloff come maschera per l'essere creato dal Dottor Frankenstein - ha condizionato in maniera pesante tutta la sua varia produzione cinematografica. E' l'immagine stessa del mostro che in ultima istanza condiziona la sua vita e sarà testimone silenziosa della sua morte. Nel bene e nel male James Whale sarà ricordato solo come "l'uomo che ha creato Frankenstein". Quando un problema cerebrale lo costringe ad una lunga degenza in ospedale Whale torna alla sua dimora trovandosi ormai solo. L'unica persona che gli rimane accanto è la vecchia e devota governante di origini ungheresi Hanna (interpretata da Lynn Redgrave).

E' a questo punto che inizia il film diretto da Bill Condon e liberamente tratto dal libro "Father of Frankenstein" di Christopher Bram. La solitudine intellettuale, l'incedere inarrestabile delle conseguenze legate all'emorragia cerebrale dettano il ritmo delle giornate del regista. L'avvicinarsi della morte porta il protagonista a confondere, in un presente nebuloso ed incerto, passato e presente, realtà e fantasia. Con un sapiente movimento di estroflessione i lunghi monologhi interiori presenti nel romanzo divengono nel film immagini visibili allo spettatore. La dichiarata omosessualità di Whale muta da divertente e sfizioso passatempo dell'epoca d'oro in un pesante fardello di "diversità".
Il film si trasforma così da una semplice biografia in un componimento poetico sul valore della "diversità". L'attrazione per gli opposti e l'indiscutibile gusto per il bello portano il solitario padrone di casa ad intraprendere una relazione platonica con il giardiniere Clayton Boone (Brendan Fraser). Clayton inizia così, sotto la guida di Whale, una lungo processo di educazione sentimentale che lo guiderà fino alla scoperta del suo vero sé. Due opposti, Whale e Clayton, che a poco a poco scoprono di essere vicini nella loro diversità, in quel senso di non appartenenza che rende simili le persone sole. Da questo rapporto scaturisce il "racconto della vita". Whale, l'artista, e Clayton il modello. Piccole confidenze, verità mai svelate, confessioni libere da ogni convenzione sociale, vengono a costituire un fortissimo legame (amicizia? amore? semplice rispetto?) tra il regista e il giardiniere. Una seduzione che da puramente fisica si trasforma in intellettuale esaltando il potere del racconto, la forza evocativa della parola. Le parole richiamano in vita immagini sopite, spiriti del passato, che invadono il presente. I monologhi diventano immagini, le frasi sussurrate del libro sequenze cinematografiche. Mostri reali, guerre ed amanti perduti, e mostri immaginari, "Frankenstein" e "La moglie di Frankenstein" che turbano il sonno e confondono la veglia di Whale. I mostri dentro e fuori la nostra testa.

Nell'avvicinarsi a Dio Whale riscopre i suoi demoni. Chi mostro e chi Dio? Artisti ed opere d'arte, registi e film, attori e personaggi. Dottor Frankenstein e la creatura, Whale e i suoi film, Whale e Clayton. Perché allora non creare un nuovo mostro. Non utilizzare la sua maestria per tentare di riprodurre nella vita reale ciò che accade in "Frankenstein". Whale intende in questo modo (ri)creare un essere umano capace di dare la morte e disprezzare la vita: "Odiare la vita. Amare la morte". Whale, il Dio, inizia così a plasmare il suo mostro Clayton, perché quest'ultimo sia in grado di donargli la morte rubandogli una vita che per lui non ha più alcun valore. Lo provoca, lo stuzzica, lo rende sottilmente ridicolo di fronte agli invitati di un altolocato party a casa di George Cukor. Una provocazione troppo altolocata. Meglio allora urtare violentemente la sua sessualità nel tentativo di trasformarlo da mostro in Divinità capace di dare e togliere la vita. Ma come il "vero" Frankenstein, proprio nel momento della scelta definitiva tra vita e morte, tra dare la morte e regalare la vita, Clayton sceglie la vita disobbedendo all'ordine del suo creatore. Mentre Clayton scopre definitivamente se stesso, Whale si "dona" la morte. Una lampo nella notte. Come in una sequenza cinematografica, in un sogno a colori Whale ritorna al suo passato in trincea. Si accascia accanto al suo amante scomparso in guerra. Sogna Clayton muore Whale.
Al mattino nella piscina, luogo ancestrale di seduzione e perversione, non nuotano più giovani ninfetti dalle rosee rotondità. Galleggia a testa in giù un corpo esanime. Dal Paradiso in terra diritti verso l'inferno. Demoni e dei, dei e mostri. Che sia lo spettatore infine a decidere chi sono i demoni e chi gli dei del titolo.

© 1999 reVision, Fabrizio Pirovano



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