1.      Studio comparativo tra indagini radiologiche e riscontri operatori nelle affezioni delle vie biliari.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XII ad., 16/11/1972

Gli AA. hanno condotto uno studio su 1012 pazienti sottoposti ad indagine radiologica per sospetto clinico di calcolosi delle vie biliari.

In 493 (48,7%) è stata riscontrata una colecisti esclusa alla colecistografia per os. La colangiografia endovenosa, eseguita successivamente in 418 di questi pazienti, ha permesso la visualizzazione della colecisti in 110 casi (26,4%), mentre in 308 (73,6%) è stato confermato il reperto di esclusione della colecisti, con buona opacizzazione dei dotti biliari nel 90,2% dei casi e con una mancata iniezione nel 9,8%.

I riscontri operatori hanno evidenziato la calcolosi come responsabile del reperto di colecisti esclusa nel 91,7%.

Altre cause erano rappresentate da flogosi, neoplasie, scleroatrofie. Anche la mancata visualizzazione dei dotti biliari era quasi sempre dovuta ad una calcolosi colecisto-coledocica (83,3%).

2.     L'idatidosi diaframmatica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XIV ad., 21/9/1973

Gli AA. discutono le caratteristiche etiopatogenetiche e cliniche di questa rara localizzazione dell'embrione esacanto, la cui sintomatologia è polimorfa e la diagnosi difficile.

3.     La rigenerazione nervosa nell'autotrapianto del polmone. Ricerche sperimentali.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XVIII, II, 1974

Gli AA., dati i discordanti risultati delle ricerche istologiche sulla esistenza di strutture nervose nel polmone autotrapiantato, hanno condotto uno studio sul comportamento funzionale del polmone dopo l'interruzione completa delle sue connessioni nervose, di fronte ad alcune sostanze agenti su di esso sia per via mediata (vago), che per via diretta (Carbacolo, Istamina, Arecolina).

In base ai risultati ottenuti, gli AA., concludono che la costante negatività della risposta farmacologica dell'albero bronchiale del polmone autotrapiantato, rappresenta un elemento di non trascurabile importanza a favore della tesi secondo cui non si avrebbe rigenerazione delle fibre nervose sezionate durante l'intervento.

4.     Studio comparativo di alcuni metodi di separazione dei linfociti con gradiente di densità.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XVIII ad., 22/12/1975

Gli AA., dopo aver esposto ampiamente le caratteristiche ed i vantaggi di alcuni mezzi di separazione per l'ottenimento dei linfociti, hanno voluto esporre paragonandolo le qualità di un nuovo mezzo, ottenuto sperimentalmente, che utilizza Destrano a basso peso molecolare e sale sodico della N-metil glucamina dell'acido iotalamico. Quest'ultimo mezzo si è rivelato più maneggevole ed ha dimostrato una maggiore capacità nel risolvere il problema dell'inquinamento monocitario e macrofagico.

5.     La telecolangioscopia intraoperatoria, associata a colangiomanometria nella diagnostica intraoperatoria delle vie biliari: dettagli di tecnica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XVIII ad., 22/12/1975

 

6.     Peculiarità morfologiche della patologia gastrica dell'anziano.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XIX ad., 18/12/1976

Gli AA., nel riportare la loro esperienza, ribadiscono le peculiarità morfologiche delle varie patologie gastriche che si impiantano su una struttura in evoluzione senile.

Concludono affermando che solo una esatta conoscenza della patologia dell'anziano può consentire di formulare un esatto indirizzo diagnostico.

7.     L'impiego della prostaglandina E1 nello shock emorragico sperimentale (studio isto-morfologico ed isto-enzimatico).
Arch. Sic. Medicina e Chirurgia, XVII, 6, 1976

Gli AA. hanno condotto delle ricerche sperimentali sui cani allo scopo di accertare se, ed in quale misura, il solo trattamento con prostaglandina E1, in assenza cioè di ogni terapia trasfusionale, sia in grado di influenzare l'evoluzione e le alterazioni isto-morfologiche ed isto-enzimatiche di alcuni fra gli organi più sensibili all'ipossia conseguente allo shock emorragico.

Sulla base dei risultati da loro ottenuti gli AA. concludono affermando che il trattamento con PGE1 esplica un'azione nettamente favorevole sulla evoluzione dello shock emorragico, documentato dal notevole aumento della sopravvivenza e dalle modeste alterazioni isto-morfologiche ed isto-enzimatiche riscontrate nel lotto di animali trattati con PGE1.

8.     Il ruolo dei vasa-vasorum nel processo di organizzazione a distanza delle protesi arteriose Weavenit secondo Wesolowski (ricerche sperimentali).
Chirurgia Italiana, 29, 2, 1977

Gli AA. hanno condotto delle ricerche sperimentali allo scopo di studiare il comportamento dei vasa-vasorum in un gruppo di animali nei quali era stato sostituito, mediante protesi di Weavenit, il tratto della aorta compreso tra le diramazioni delle arterie renali e la triforcazione del tratto aortico terminale.

Dai risultati delle ricerche gli AA. concludono affermando che anzitutto la tecnica da loro impiegata ha permesso una ottima visualizzazione dei vasa-vasorum, come dimostrano sia i preparati istologici colorati con ematossilina-eosina che i preparati eseguiti allo stereomicroscopio.

Inoltre nei reperti microscopici appare evidente la indiscutibile presenza di vasi di vario calibro che dalla neo-avventizia, attraverso le maglie della protesi, si portano a livello della neo-intima confermando che i vasa-vasorum rappresentano il fenomeno reattivo più importante ai fini della vascolarizzazione della protesi.

9.     Studio del profilo immunologico in pazienti con carcinoma mammario in fase avanzata.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977

Gli AA. hanno voluto studiare il profilo immunologico di cinquanta pazienti affette da carcinoma mammario metastatizzato (IV stadio) sottoponendole prima di qualunque terapia complementare a screening completo dell'attività generica immunitaria sia umorale che cellulare.

Hanno pertanto utilizzato tests alle rosette EA ed EAC; tests di blastizzazione; prove in vivo con PPD e SK/SD; immunodiffusione delle immunoglobuline seriche.

I risultati ottenuti hanno consentito agli AA. di constatare in queste pazienti un aumento dell'immunità umorale con una contemporanea riduzione dell'immunità cellulare.

10.  Considerazioni sull'impiego del CEA test nei pazienti con patologia neoplastica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977

Gli AA., dopo aver ricordato gli studi di Gold e Freedman e di altri ricercatori che hanno portato all'isolamento del Carcino Embrionic Antigen, riportano la loro casistica riguardante il dosaggio di questo antigene in 240 pazienti affetti da neoplasie maligne di vari organi.

Tali dosaggi sono stati effettuati con metodo RIA prima e dopo intervento chirurgico al fine di valutare sia l'estensione anatomica della neoplasia, che di programmare e monitorare le successive terapie complementari.

11.  Studio del profilo immunologico in pazienti con carcinoma dello stomaco.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977

Gli AA., hanno voluto studiare il profilo immunologico di ottanta pazienti affetti da carcinoma dello stomaco in vari stadi, prima di procedere sia a terapia chirurgica radicale o palliativa che a terapie complementari, sottoponendoli a screening completo dell'attività generica immunitaria.

Hanno pertanto utilizzato per evidenziare alterazioni dell'immunità cellulomediata tests alle rosette E, tests di blastizzazione con PHA e Con-A, prove in vivo con PPD e SK/SD e per studiare l'attività immunitaria umorale l'immunodiffusione radiale delle IGA, IgG, IgM, e le frazioni del complemento.

I risultati ottenuti hanno consentito agli AA. di evidenziare un aumento dell'immunità umorale ed una contemporanea riduzione dell'immunità cellulare molto più evidente nei pazienti con carcinoma gastrico al IV stadio rispetto ai pazienti appartenenti agli altri stadi.

12.  Le complicanze delle colostomie.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXI ad., 20/4/1978

 

13.  Attualità nella diagnostica della gastrite cronica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXI ad., 29/4/1978

Gli AA., dopo una premessa sulla diagnosi di “gastrite cronica”, fanno un breve cenno sulle caratteristiche anatomopatologiche delle sue varianti e riferiscono la loro esperienza.

In particolare essi rilevano come per un comune istotipo l'aspetto macroscopico possa essere diverso in relazione alla sede.

Essi concludono affermando che presupposto indispensabile per una esatta diagnosi sia la collaborazione interdisciplinare che ha il fine comune di effettuare la profilassi del cancro.

14.  Considerazioni clinico-statistiche sulla chirurgia del tubo digerente nell'anziano.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIII ad., 14/12/1979

Gli AA. riferiscono l'incidenza nella loro casistica di malattie neoplastiche del tubo digerente in soggetti in età geriatrica.

Dopo aver sottolineato la maggiore incidenza di malattie neoplastiche registrate in età geriatrica, rispetto ai soggetti più giovani, gli AA. illustrano la distribuzione delle lesioni neoplastiche nei vari tratti del tubo digerente.

15.  Il comportamento del tasso prolattinemico in affezioni displastiche della mammella (studio preliminare).
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIII ad., 14/12/1979

Gli AA. hanno studiato il rapporto tra squilibri ormonali e mastopatia fibrocistica della mammella in pazienti affette da tale malattia ed in un gruppo di controllo al fine di confermare il ruolo svolto dagli ormoni in queste affezioni displastiche.

Hanno pertanto fermato la loro attenzione sulla prolattina effettuando dosaggi sia basali sia dopo stimolo con TRH, da cui hanno rilevato come i valori non presentino sostanziali differenze fra i due gruppi di pazienti.

16.  Chemioterapia adiuvante con 5-FU e ME-CCNU nel trattamento del carcinoma gastrico dopo chirurgia radicale. Nostra esperienza.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980

Gli AA. dopo una panoramica delle varie terapie antiblastiche adoperate nel trattamento chemioterapico adiuvante dopo chirurgia radicale per carcinoma dello stomaco, hanno riportato la loro esperienza nel trattamento di tale affezione sia con la monochemioterapia con 5-FU che con polichemioterapia con 5-FU + Me-CCNU.

Concludono affermando che il trattamento con polichemioterapia comporta un aumento della sopravvivenza e dell'intervallo libero.

17.  Il trattamento chemioterapico complementare nel carcinoma del colon-retto in età geriatrica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980

Dopo avere brevemente accennato all'etiopatogenesi del carcinoma del colon-retto in età geriatrica, gli AA. si sono soffermati sui farmaci e sui vari protocolli di chemioterapia antiblastica adoperati nel trattamento di tali pazienti.

Hanno quindi esposto la loro esperienza di chemioterapia dal 1964 ad oggi mettendo in evidenza l'evolversi dei vari protocolli accompagnato dal netto miglioramento delle percentuali di remissione parziale con trattamento combinato di 5-FU e nitrosouree.

18.  L'ipertrofia plicale dell'antro gastrico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980

Gli AA. espongono la loro esperienza su 18 casi di ipertrofia plicale antrale giunti alla loro osservazione. Dopo una accurata anamnesi essi ritengono utile ai fini diagnostici l'esecuzione di una gastroscopia associata al brushing e biopsie multiple dell'intera plica.

Concludono affermando che la displasia su plica ipertrofica, pur non essendo di frequente riscontro necessita di accurati periodici controlli essendo una lesione precancerosa.

19.  Contributo allo studio dei polipi infiammatori del colon in pazienti con rettocolite ulcerosa.
Atti Soc. Medico- Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980

Gli AA., dopo una breve premessa in cui vengono esaminati i dati della letteratura sulla definizione e sulle caratteristiche anatomopatologiche dei polipi infiammatori del colon, riferiscono la loro esperienza nello studio di questa patologia nei pazienti con rettocolite ulcerosa.

In particolare essi si soffermano sull'importanza della colonscopia, nella precisazione della sede e delle caratteristiche istochimiche dei polipi infiammatori, in rapporto soprattutto alla fase clinica ed anatomopatologica della malattia.

Poiché, secondo la loro esperienza ed in accordo con quanto risulta dalla letteratura, la maggiore incidenza di tali lesioni si osserva nei soggetti giovani e nella fase precoce della malattia, gli AA. ribadiscono l'utilità dell'esame endoscopico anche al fine di attuare una polipectomia a scopo profilattico.

20.  Considerazioni sull'impiego del medrossiprogesterone acetato ad alte dosi nel carcinoma della mammella in fase avanzata.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXV ad., 5/1/1981

Gli AA., dopo aver considerato come l'ormonoterapia costituisca un presidio terapeutico di insostituibile efficacia nel cancro della mammella in fase avanzata, espongono i vantaggi dell'uso del medrossiprogesterone acetato (Map) ad alte dosi.

Sulla base dei risultati ottenuti affermano come tale tipo di ormonoterapia rappresenta un valido contributo nel trattamento del carcinoma della mammella con metastasi a distanza dove le altre forme di terapia (chirurgia, polichemioterapia, radioterapia) ottengono solo scarsi risultati.

21.  La nostra esperienza sull'impiego del CEA test in pazienti con carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVI ad., 13/4/1981

Gli AA. riferiscono la loro esperienza relativa all'impiego del CEA test quale marker nella diagnostica e nel follow-up di pazienti affette da carcinoma mammario.

Alla luce dei risultati ottenuti sostengono che il CEA test, mentre ha scarsa significatività dal punto di vista diagnostico, riveste invece una notevole importanza prognostica nella fase postoperatoria.

22.  La sorveglianza dei pazienti dopo polipectomia endoscopica del colon.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 13/4/1981

Gli AA. riportano la loro esperienza, relativa agli ultimi cinque anni, sulla sorveglianza di 235 pazienti sottoposti a polipectomia del colon per lesioni tumorali e simil-tumorali, classificati secondo l'O.M.S.

Il protocollo di studio, sempre a lungo termine e ad ampio raggio, da essi adottato è stato dettato dall'istotipo della lesione ed ha compreso sempre la colonscopia totale, esami ematochimici, radiologici o radioisotopici.

Ciò ha consentito di diagnosticare recidive o altre formazioni a distanza e quindi di attuare ulteriori misure terapeutiche.

23.  Il ruolo dell'immuno-chemioterapia nel trattamento dei melanomi maligni cutanei.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981

 

24.  Considerazioni etiopatogenetiche e cliniche sulle emorragie digestive nel gastroresecato.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981

 

25.  Studio del profilo immunologico in pazienti con rettocolite ulcerosa.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981

Gli AA. illustrano le metodiche da loro impiegate nello studio del profilo immunologico di un gruppo di pazienti affetti da rettocolite ulcerosa.

Essi hanno utilizzato per evidenziare le alterazioni dell'immunità cellulo-mediata numerosi tests in vivo ed in vitro e per studiare l'attività immunitaria umorale, il dosaggio delle classi immunoglobuliniche IgA, IgG ed IgM; hanno inoltre determinato la citotossicità dei linfociti del siero di questi pazienti ed i livelli dell'antigene carcinoembrionario e dell'alfa-1-fetoproteina come markers tumorali.

In base ai risultati ottenuti, gli AA. concludono affermando che nei soggetti presi in esame, anche se non si evidenzia una depressione dell'immunità cellulare, si nota un aumento dei valori di alcune classi immunoglobuliniche, che si accompagna, in una buona percentuale di soggetti, a citotossicità linfocitaria del siero, a positività del CEA e dell'AFP.

26.  Profilassi e terapia antibiotica in corso di infezioni nella chirurgia del colon.
Urg. Chir. Comment., 4, 3, 1981

After describing the tecniques adopted in preparing the colon for operation the Authors face the problem of a correct local and systemic antibiotic treatment in surgery of colic affections.

27.  Il ruolo attuale della chirurgia nella terapia delle trombosi venose profonde.
Urg. Chir. Comment., 4, 4, 1981

The introduction of heparin and dicumarols on the hand of Fogarty's catheter on the other has allowed great progress in the medical and surgical treatment rispectively of deep venous thrombosis. The use of fibrinolytic drugs is a new tools in the medical therapy of such pathology. The Authors have carried out a study with fibrinolytics on 28 patients with deep venous thrombosis with satisfying results in all cases: in particular in those cases in which treatment began early, within 48 h from the initial symptoms, recovery was practically complete. These data are encouraging and in the future surgical therapy may be limited to the rare thromboses secondary to anatomical obstacles.

28.  La nostra esperienza sull'impiego del CEA-test in pazienti con carcinoma colo-rettale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVII ad., 7/12/1981

Gli AA. riferiscono la loro esperienza relativa all'impiego del CEA test quale marker nella diagnostica e nel follow-up di pazienti affetti da carcinoma colorettale.

In base ai risultati ottenuti gli AA. sostengono che il CEA test, oltre a rivelarsi un valido marker per la diagnosi di questo tipo di tumore ed un utile indice di stadiazione, riveste una notevole importanza prognostica nel periodo postoperatorio.

29.  Studio comparativo fra indagine ecotomografica, riscontri intraoperatori ed istologici nei noduli freddi della tiroide.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVII ad., 7/12/1981

Gli AA. riferiscono i dati di uno studio comparativo da loro effettuato in un gruppo di pazienti con noduli tiroidei scintigraficamente freddi, nei quali sono stati eseguiti l'ecotomografia preoperatoria e l'esame istologico sul pezzo anatomico asportato.

In base ai risultati da loro ottenuti affermano che mentre esiste una precisa corrispondenza tra reperto ecotomografico ed il pezzo anatomico per quanto riguarda la forma, le dimensioni e l'aspetto strutturale, non è invece possibile stabilire una correlazione tra aspetto ecografico e la natura istologica della lesione in quanto i segni ecografici in genere non sono patognomonici della eventuale degenerazione carcinomatosa del nodulo freddo.

30.  Considerazioni cliniche sui diverticoli gastrici.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVIII congresso, Siracusa 9/1/1982

Gli AA. nel riportare la casistica della loro Scuola, prendono lo spunto per trarre alcune brevi considerazioni sui diverticoli gastrici.

Nel constatare come questa patologia sia poco frequente, ne sottolineano i problemi diagnostici e terapeutici.

31.  L'impiego del MAP ad alte dosi e della bromocriptina nel trattamento del cancro della mammella in fase avanzata.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVIII congresso, Siracusa 9/1/1982

Gli AA., dopo aver considerato come l'ormonoterapia costituisca un presidio terapeutico di insostituibile efficacia nel cancro della mammella in fase avanzata, espongono i vantaggi dell'uso del medrossiprogesterone acetato (MAP) in associazione con un farmaco antiprolattinico: la bromocriptina.

Sulla base dei risultati ottenuti affermano che tale tipo di associazione ormonoterapica rappresenta un valido contributo nel trattamento della mammella con metastasi a distanza dove le altre forme di terapia (chirurgica, polichemioterapia, radioterapia) ottengono scarsi risultati.

32.  Presupposti e possibilità di impiego del laser al CO2 nella chirurgia epatica.
Min. Chir., 37, 20, 1982

Gli AA. dopo aver esposto i risultati delle loro ricerche sperimentali, ritengono di potere effettuare, anche sulla base della loro se pur modesta esperienza clinica, una prima valutazione sulle attuali possibilità di impiego del bisturi laser in chirurgia epatica.

Concludono affermando che il bisturi laser può costituire un valido presidio in chirurgia epatica solo in casi selezionati nei quali le peculiari caratteristiche di questo strumento servono a rendere più rapido ed agevole l'intervento.

33.  Il ruolo della radio-chemioterapia post-operatoria nel trattamento adiuvante del carcinoma della mammella.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982

Gli AA., dopo aver sottolineato come nel trattamento razionale del carcinoma della mammella sia necessario un approccio multidisciplinare (chirurgico, radioterapico, polichemioterapico ed ormonoterapico), riportano il protocollo terapeutico da loro adoperato nel carcinomi della mammella con linfonodi ascellari positivi (N+).

L'analisi dei risultati da loro ottenuti con l'impiego della radio-chemioterapia adiuvante, hanno messo in evidenza i vantaggi conseguiti con questo tipo di protocollo terapeutico, espressi sia in un aumento medio dei tempi di sopravvivenza che in una più lontana ripresa della malattia.

34.  Il ruolo dell'ormonoterapia precauzionale nel trattamento del carcinoma della mammella.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982

Gli AA., dopo aver sottolineato che mentre in passato l'impiego dell'endocrinoterapia sia stato limitato solo per il carcinoma mammario metastatizzante; oggi, sulla scorta della importanza che i recettori ormonali hanno acquisito nella determinazione della ormonosensibilità, essa viene sempre più spesso adoperata in via precauzionale nel carcinoma della mammella con linfonodi positivi (N+).

Dalla valutazione dei risultati da loro ottenuti mediante l'impiego precauzionale di un antiestrogeno (tamoxifene), in associazione alla polichemioterapia, emerge che tale protocollo risulta particolarmente vantaggioso nei soggetti con presenza di recettori all'estradiolo (RE+).

35.  L'impiego del laser al CO2 nel trattamento dei melanomi maligni cutanei. L'escissione del tumore primitivo.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982

 

36.  Le lesioni della V.B.P. in corso di colecistectomia. (Considerazioni etiopatogenetiche)
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982

Gli AA., dopo aver sottolineato come le lesioni della V.B.P. in corso di colecistectomia, costituiscano un problema sempre attuale, espongono i meccanismi etiopatogenetici che stanno alla base di questo tipo di lesioni iatrogene.

Concludono affermando che la migliore profilassi di questi incidenti intraoperatori sia costituita dalla scrupolosa osservanza di alcune regole fondamentali di tecnica chirurgica quali la buona esposizione del campo operatorio e soprattutto l'accurata identificazione delle strutture anatomiche.

37.  Dosaggio dei recettori ormonali nelle neoplasie mammarie.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982

 

38.  I recettori per l'estradiolo e per il progesterone nella patologia mammaria.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982

Gli AA., essendo la mammella un organo bersaglio di ormoni che ne influenzano il trofismo e lo sviluppo, hanno ritenuto opportuno sottoporre al dosaggio dei recettori ormonali per l'estradiolo ed il progesterone 42 pazienti con patologia mammaria sia benigna che maligna (mastopatia fibrocistica, fibroadenoma, carcinoma).

Le determinazioni sono state effettuate adoperando il metodo di dosaggio con charcoal-destrano.

Gli AA., esponendo i risultati della loro ricerca, rilevano che i livelli dosabili di recettori per i due ormoni sono presenti sia nelle affezioni displastiche che neoplastiche della mammella; essi concludono affermando che la ricerca di questi recettori riveste notevole importanza per lo studio dell'ambiente endocrino nel quale potrebbe svilupparsi o si è già sviluppata una neoplasia; aggiungono altresì che sono necessari altri studi per valutare meglio le correlazioni esistenti tra neoplasie benigne R+ ed eventuali successive trasformazioni in maligne.

39.  La nostra esperienza nel trattamento delle mastopatie benigne della mammella con bromocriptina.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982

Gli AA. espongono la loro esperienza nel trattamento delle mastopatie benigne con bromocriptina: 15 pazienti affette da malattia fibrocistica e fibroadenosi sono state trattate con 7,5 mg/die per os con bromocriptina per un periodo di due mesi.

Il dosaggio di base della prolattina è risultato nei limiti della norma in tutte le nostre pazienti; durante il trattamento con bromocriptina i valori prolattinemici sono invece diminuiti in tutte le pazienti.

Il trattamento con questo farmaco antiprolattinemico ha permesso di ottenere risultati soddisfacenti nel 93,3% delle pazienti con modesti effetti collaterali solo in piccola percentuale (33,3%).

Gli AA. concludono affermando che l'effetto terapeutico della bromocriptina sembra dovuto alla persistente e marcata ipoprolattinemia; aggiungono che tale approccio terapeutico, pur necessitando di ulteriori conferme, si propone quale valido trattamento medico nelle pazienti con affezioni benigne della mammella.

40.  Studio dell'assetto ormonale nei tumori benigni e nelle displasie mammarie.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982

Gli AA., dopo aver sottolineato come l'etiopatogenesi delle affezioni benigne della mammella sia strettamente correlata, nella quasi totalità dei casi, ad alterazioni più o meno evidenti dell'assetto degli ormoni sessuali, espongono i risultati da loro ottenuti con lo studio delle concentrazioni plasmatiche dell'estradiolo, del progesterone e della prolattina in 150 donne affette da varie affezioni benigne della mammella.

Dalla valutazione di questi risultati concludono affermando che, mentre il tasso prolattinemico non dà valori costanti, il tasso di estradiolo e di progesterone risulta sempre alterato. Infatti si è sempre rilevata una costante tendenza ad un iperestrogenismo, talora associato a netta riduzione del progesterone, rispetto a soggetti con ghiandole mammarie totalmente sane.

41.  Terapia percutanea con progesterone nelle affezioni benigne della mammella: risultati preliminari.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982

Gli AA., dopo aver evidenziato il ruolo del deficit di progesterone nella etiopatogenesi delle mastopatie e delle mastodinie, propongono un nuovo approccio terapeutico con progesterone percutaneo.

Sottolineate le modalità grazie alle quali il progesterone supera la barriera cutanea, gli AA. descrivono il loro protocollo di trattamento riportando i risultati preliminari riguardanti un gruppo di 23 pazienti portatrici di mastopatia.

Dai risultati si evidenzia il ruolo importante che ha il progesterone percutaneo nel risolvere alcune affezioni benigne della mammella senza alterare l'assetto ormonale generale.

42.  Il ruolo della colangiografia transparietoepatica nella diagnostica degli itteri colostatici.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983

L'impiego della colangiografia percutanea è ormai divenuto routinario.

Gli AA., pur ammettendo che essa non può prescindere da uno studio preliminare e non cruento dell'albero biliare (ecografia, colangiografia retrograda), riferiscono la loro esperienza raccomandandone la corretta esecuzione.

43.  Il ruolo dell'indagine ultrasonografica nella diagnostica degli aneurismi dell'aorta addominale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983

Nel quadro della diagnostica degli aneurismi, in questi ultimi tempi, l'utilizzazione di metodiche non invasive ha trovato sempre più valida applicazione.

Gli AA. riportano la loro esperienza condotta su un gruppo di pazienti affetti da aneurisma dell'aorta addominale nei quali è stata impiegata quale protocollo diagnostico l'indagine ultrasonografica (ecotomografia e flussimetria Doppler).

Gli AA. concludono affermando che l'impiego di queste metodiche non invasive si è rivelato particolarmente utile per l'affidabilità diagnostica, la ripetibilità e l'assoluta assenza di rischi per il paziente.

44.  L'impiego degli antibiotici nei traumi chiusi dell'addome.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983

Gli AA. dopo aver sottolineato come le complicanze settiche costituiscono l'evento più temibile dopo traumi addominali ribadiscono l'importanza del corretto uso degli antibiotici in questi pazienti sia in fase pre-operatoria che intra-operatoria e post-operatoria.

Essi, dopo aver puntualizzato come la scelta dell'antibiotico da adoperare sia strettamente legata al tipo di germi normalmente presenti nell'apparato digerente, espongono i protocolli da loro impiegati ed i risultati ottenuti in un gruppo di pazienti con traumi chiusi dell'addome.

45.  La colonscopia intraoperatoria.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983

Gli AA., nel riportare la loro esperienza in tema di colonscopie intraoperatorie espongono i criteri più idonei per l'esecuzione dell'indagine e si soffermano sulle sue indicazioni, limiti e controindicazioni.

Concludono valutando i dati emersi dall'analisi della loro casistica.

46.  Colecistectomia e carcinoma colorettale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983

 

47.  L'impiego del bisturi laser al CO2 nella mastectomia.
Il Policlinico Sez.
Chir., 90, 4, 1983

After pointing out the peculiar characteristics CO2 Laser the Authors refer their experience on the employ of this instrument in breast surgery.

On the base of obtained issues they the Laser reveals useful only in simple mastectomy for the significant reduction of haemorrhagy and limitation of metastatic diffusion during operation compared to traditional methods.

On the contrary in radical mastectomy, above all during axillar dissection, the use if Laser is less indicated both for prolonging operating times and for the risk of vascular lesions.

48.  Risultati dell'impiego dell'immunochemioterapia in pazienti con melanoma maligno cutaneo.
Chirurgia Italiana, 35, 4, 1983

Gli AA. dopo aver sottolineato come il melanoma rappresenti ancora oggi uno dei tumori maligni più aggressivi, espongono il protocollo immunochemioterapico da loro adoperato nel trattamento di questa neoplasia.

Quindi, sulla base dei risultati da loro ottenuti, affermano che, nonostante il melanoma maligno sia considerato da tempo una neoplasia scarsamente chemiosensibile, si possono ottenere notevoli vantaggi con l'impiego della monochemioterapia specie se in associazione con l'immunoterapia.

Infatti con l'associazione dei due protocolli, chemioterapico ed immunoterapico, si è avuto un significativo miglioramento della prognosi di questa neoplasia, sia per quanto riguarda gli indici di sopravvivenza che l'intervallo libero da malattia.

49.  Profilassi antibiotica con cefamandolo nafato in chirurgia addominale.
Gaz. Med. It., 142, 9, 1983

Dopo un'introduzione al problema generale sulle indicazioni e modalità dell'antibiotico profilassi in chirurgia addominale, gli autori riferiscono sulla loro esperienza con il cefamandolo nafato in 86 pazienti sottoposti ad interventi elettivi di chirurgia addominale. Gli Autori hanno impiegato il cefamandolo nafato, in short term prophylaxis negli interventi a rischio lieve-moderato ed in long term prophylaxis negli interventi ad alto rischio. Non essendosi verificate complicanze settiche endoaddominali ed essendosi riscontrata una incidenza bassa di infezioni delle ferite (5,8%), gli Autori giudicano positivamente i risultati ottenuti e ritengono l'impiego del cefamandolo nafato in chirurgia addominale una procedura idonea, utile e sicura per ridurre l'incidenza delle complicanze infettive post-operatorie.

50.  L'impiego del Laser al CO2 nel trattamento delle ustioni.
Il Policlinico Sez. Chir., 90, 5, 1983

After having illustred the peculiar characteristics of CO2 laser knife, the Authors refer their experience about the employ of this instrument in the treatment of escares and necrotic tissues producted by serious burns.

On the base of obteined issues the Authors assert that the use of laser is very usefull in excission of vast escares producted by burns because, for its sublimanting effect, it is possible the whole resection of pathological tissues with non damage for bordering tissues; soon after it is possible to recover the losso of tissue with a dermo-epidermic graft.

51.  Valutazione della immunità cellulare ed umorale nei pazienti neoplastici.
Il Policlinico Sez.
Chir., 90, 5, 1983

After pointing out the great interest that the research and analysis of the most important parameters in order to consider immunologic contours of patients suffering from cancer, the Authors studied the cellular and humoral immunity in 120 patients suffering from breast, stomach, colon-rectum, lung and thyroid cancer.

They availed them selfs of skin tests and dosage of the following parameters T and B lymphocytes aemathic immunoglobulines. Tests have been at the moment of the diagnosis of cancer, afteroperations and then with periodically follow-up. Considering the obtaines results the Authors poindout a direct correlation between immunology and developed stage.

52.  Il CEA test nei noduli freddi della tiroide.
Il Policlinico Sez.
Chir., 90, 5, 1983

In order to consider the function of CEA test as diagnostic and prognostic marker in nodular thyroidal pathology the Authors dosed pre and post operatory aemathic levels in a group of patients with cold thyroidal nodules. Having found higher results in the patients suffering from thyroidal ca, the Authors recommend the use of this antigen for an early diagnosis and follow-up of such pathology.

53.  L'impiego dell'esame citologico su agoaspirato nella diagnostica della patologia mammaria.
Chirurgia Italiana, 35, 5, 1983

Gli AA. sottolineano come l'esame citologico su agoaspirato sia una metodica, che seppure complementare all'esame clinico e alla mammografia, risulta estremamente valido ed utile ai fini diagnostici e per una corretta programmazione terapeutica; essi descrivono lo strumentario e la tecnica da loro adottata mettendo in evidenza la sua facile esecuzione e la completa assenza di rischi.

Illustrano quindi i casi da loro studiati comprendenti 86 pazienti con patologia mammaria benigna e maligna, nelle quali è stata eseguita una biopsia con agoaspirazione. In base ai risultati ottenuti concludono affermando che l'esame citologico con agoaspirazione, nonostante sia gravato da un discreto numero di falsi negativi, merita per la sua rapidità e semplicità di esecuzione di fare parte della routine diagnostica mammaria senza però sostituirsi per i casi dubbi al classico esame bioptico intraoperatorio.

54.  Studio del profilo immunologico in pazienti con carcinoma del colon-retto in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 35, 5, 1983

Gli AA., dopo avere esposto le considerazioni che li hanno indotti a condurre uno studio sul profilo immunologico di pazienti in età geriatrica affetti da carcinoma del colon-retto a vari stadi, espongono i metodi da loro adoperati per lo studio in vivo ed in vitro dell'immunità cellulare ed umorale.

Per meglio caratterizzare questi soggetti gli AA. hanno dosato anche markers tumorali abbastanza specifici per il carcinoma del grosso intestino come il CEA e l'AFP.

Dopo aver esposto i risultati di questa loro ricerca gli AA. concludono affermando che certamente vi è una correlazione diretta fra difetti immunitari legati all'invecchiamento e malattia neoplastica; è pertanto di grande utilità lo studio del profilo immunologico dei pazienti in età avanzata oltre che a fini prognostici, anche per monitorare lo stato immunitario più soggetto in questi pazienti ad andare incontro a depressione in conseguenza delle varie terapie praticate.

55.  Étude du comportement immunitaire chez les femmes atteintes d'un cancer du sein opérable.
Chirurgie, 110, 435, Paris 1984

La fiabilité des tests d'hypersensibilité cutanée retardée à 6 antigènes secondaires pour apprécier le comportement immunitaire des patientes atteintes de cancer du sein opérable est appréciée en scores, répartis en 4 classes sur un lot homogène de 121 patientes.

Il est démontré, en utilisant différents tests statistiques, que:

- L'affaissement immunitaire pré-opératoire se redresse au décours de l'interventio, d'autant plus volontiers que le score initial est bas.

- A 6 ans de recul, le score initial est un facteur de pronostic essentiel, si l'on en juge par les taux de survie enregistrès. 1 patiente sur 3 à score initial nul est décédée à 6 ans.

- Les tests successifs en cours d'evolution confirment leur valeur pronostique.

Ces notion suggérent la recherche d'une attitude efficace d'immuno-restauration.

56.  Étude de l'action de l'immuno-adjuvant P 40 chez les patientes atteintes d'un cancer du sein opérable.
Chirurgie, 110, 441, Paris 1984

Étude de l'action de l'immuno-adjuvant P 40 chez les patientes atteintes d'un cancer du sein opèrable.

Après avoir défini le P 40, immunomodulateur utilisé, les résultats de cette stimulation sont appréciés sur un lot homogéne de 86 patientes.

Le P 40 est efficace de manière significative sur les scores bas, et la comparaison des deux lots de patientes avec et sans P 40 démontre que le taux de survie à 6 ans des patientes immunostimulées, à score préopératoire faible, est significativement plus élevé. Une ligne prospective est proposèe pour les formes à haut risque de cancer du sein en reconnaissant au P 40 son action immuno-adjuvante et protectrice, sans toutefois ignorer son action anti-tumorale:

- action immuno-adjuvante par sa prescription chez tout patient au comportement initial faible, avec répétition de la stimulation selon l'évolution des tests;

- action protectrice par son association à la chimiothérapie suivant un protocole défini.

57.  Il monitoraggio immunologico nel paziente neoplastico in età geriatrica.
Il Policlinico Sez. Chir., 91, 1984

Gli AA., dopo aver fatto rilevare che è ormai dimostrata l'esistenza di correlazioni tra l'insorgenza di neoplasie ed i meccanismi di difesa immunitaria dell'organismo ospite, sottolineano come la frequente presenza di immunodeficienza in età geriatrica possa spiegare la più alta incidenza di neoplasie maligne in questo periodo della vita.

Sulla base di queste considerazioni affermano che il monitoraggio immunologico riveste un ruolo fondamentale nell'ambito della valutazione globale del paziente neoplastico in età geriatrica in quanto rappresenta l'unica metodica di studio in grado di identificare e quantificare i vari deficit dell'organismo ospite.

Illustrano quindi le varie metodiche da loro impiegate per la valutazione dell'immunità cellulo-mediata e dell'immunità umorale nel paziente neoplastico in età geriatrica ed i risultati ottenuti nel loro studio.

58.  L'ultrasonografia nel protocollo diagnostico della patologia mammaria di interesse chirurgico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA. considerano come la diagnostica precoce delle neoplasie mammarie sia a tutt'oggi un problema ancora aperto, discutono dell'importanza della ecotomografia nella diagnostica non invasiva della patologia mammaria.

Illustrano il ruolo dell'ecotomografia nel protocollo diagnostico delle affezioni mammarie di interesse chirurgico, soffermandosi sulle indicazioni e sui limiti di tale metodica.

Concludono precisando che l'ecotomografia resta sempre una tecnica complementare da inserirsi in un protocollo diagnostico alla cui base vi è sempre l'esame clinico.

59.  Considerazioni etiopatogenetiche, anatomo-patologiche e cliniche sull'idatidosi renale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA., dopo aver sottolineato la rarità della localizzazione renale dell'idatidosi (1,4% delle localizzazioni addominali dei casi da loro osservati), discutono i problemi etiopatogenetici, anatomo-patologici e clinici di questa affezione.

60.  L'ultrasonografia nel protocollo diagnostico della patologia tiroidea di interesse chirurgico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA. discutono dell'importanza della ecotomografia nella diagnostica non invasiva della patologia tiroidea.

Fanno rilevare il grande interesse di questa metodica nella individuazione della natura delle patologie nodulari tiroidee.

Riferiscono inoltre sull'impiego dell'ecografia in associazione alla agoaspirazione.

Concludono rilevando il notevole interesse suscitato dall'impiego delle onde ultrasoniche nella diagnostica tiroidea.

61.  Il morbo di Crohn in età geriatrica: rilievi clinico-statistici.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA., dopo aver sottolineato la sempre crescente segnalazione di casi di morbo di Crohn in età geriatrica, illustrano, sulla base della loro esperienza, gli aspetti peculiari clinico-statistici di questa affezione nel paziente anziano.

62.  La chirurgia delle vie biliari in età geriatrica. Contributo statistico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA. riferiscono la loro esperienza sulla chirurgia della litiasi delle vie biliari in età geriatrica.

Dopo aver preso in considerazione vari parametri per la valutazione preoperatoria dei pazienti, essi riportano l'incidenza delle complicanze e della mortalità osservata, affermando che per gli interventi praticati in elezione non esiste particolare differenza tra soggetti in età geriatrica e soggetti di altre età.

Al contrario un sensibile incremento tanto dell'incidenza delle complicanze che della mortalità si osserva nei pazienti operati in urgenza.

63.  Considerazioni etiopatogenetiche, anatomopatologiche e cliniche sulla idatidosi pancreatica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA., dopo aver sottolineato come la localizzazione dell'idatidosi addominale è la più rara a riscontrarsi nelle varie casistiche, illustrano i problemi etiopatogenetici, antomo-patologici e clinici di questa affezione.

64.  Considerazioni anatomopatologiche e cliniche sul carcinoma infiammatorio della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA. dopo aver esposto le loro considerazioni sulla incidenza e la patogenesi del carcinoma infiammatorio della mammella, propongono un protocollo terapeutico costituito da una prima fase di chemio-ormonoterapia di induzione, da una seconda fase di terapia loco-regionale seguita da una terapia adiuvante.

Dopo avere esposto i risultati della loro casistica, concludono rilevando i vantaggi della chemioterapia di induzione ed auspicano in futuro un trattamento più efficace di queste neoplasie a prognosi severissima.

65.  Considerazioni etiopatogenetiche, anatomopatologiche e cliniche sull'idatidosi splenica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli AA., dopo aver sottolineato la rarità della localizzazione splenica dell'idatidosi (0,95% delle localizzazioni addominali nei casi da loro osservati), discutono i problemi etiopatogenetici, anatomo-patologici e clinici di questa affezione.

66.  Litiasi biliare e patologia del tratto digestivo superiore: Valutazioni etiopatogenetiche e cliniche.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984

Gli Autori, dopo aver brevemente riassunto le probabili correlazioni etiopatogenetiche tra litiasi biliare e patologia del tratto digestivo superiore, asseriscono l'opportunità di diagnosticare eventuali patologie associate in modo da permettere al chirurgo di programmare più accuratamente i tempi ed il tipo di intervento da eseguire.

67.  Nuove applicazioni degli ultrasuoni: L'ecografia intraoperatoria.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984

Gli AA. riferiscono la loro esperienza sull'impiego dell'ultrasonografia intra-operatoria.

Dopo aver illustrato le principali caratteristiche delle apparecchiature da loro usate, espongono le principali indicazioni della metodica. Concludono affermando che pur essendo, l'ultrasonografia intraoperatoria, una tecnica di applicazione ancora troppo recente è presupponibile che in futuro possa avere sempre più ampia diffusione sia per gli ulteriori perfezionamenti delle apparecchiature, sia per la sempre maggiore esperienza degli operatori.

68.  La nostra esperienza sull'impiego del drenaggio biliare esterno nei pazienti itterici in età geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984

Gli AA. dopo aver sottolineato come l'ittero da stasi costituisca un evento spesso drammatico quando insorge nei soggetti in età geriatrica, propugnano la possibilità di effettuare, soprattutto in questi pazienti, il P.T.B.D. al fine di effettuare una rapida decompressione delle vie biliari e ne descrivono la tecnica.

Sulla basi dei risultati ottenuti affermano che il P.T.B.D. costituisce senz'altro una metodica affidabile e sicura soprattutto nei pazienti in età geriatrica sia se impiegata come preparazione all'intervento d'urgenza che con intendimento palliativo.

69.  Il dosaggio dei recettori ormonali nel cancro del colon-retto in età geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984

Gli AA. dopo aver messo in evidenza il ruolo svolto dai recettori ormonali nei tumori ormonodipendenti, rifacendosi ad uno studio condotto da Alford nel 1979, descrivono la tecnica da loro adottata per il dosaggio dei recettori nel cancro del colon-retto.

Essi hanno dosato i recettori ormonali per il 17 beta estradiolo e per il progesterone in un gruppo di pazienti in età geriatrica affetti da adenocarcinoma del colon-retto.

70.  L'impiego del Port-A-Cath nella polichemioterapia a lungo termine. Note di tecnica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984

Gli AA. descrivono la tecnica da loro eseguita per l'apposizione di un sistema impiantabile sottocutaneo che permette la somministrazione di farmaci antiblastici direttamente nel circolo venoso, evitando così il danneggiamento delle vene periferiche.

71.  I recettori ormonali nel carcinoma della mammella in età geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984

Gli AA. dopo aver riferito i risultati dei dosaggi dei recettori ormonali effettuati nelle pazienti in età geriatrica affette da carcinoma mammario, concludono affermando che queste pazienti sono con maggiore frequenza R+, presentano un più lungo intervallo libero da malattie e rispondono meglio ai trattamenti complementari.

72.  Rilievi clinico-statistici sulla patologia mammaria in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984

Gli AA., dopo aver discusso della incidenza e dell'etiopatogenesi delle malattie displastiche e neoplastiche della mammella nell'età geriatrica, espongono la loro esperienza nel trattamento di queste affezioni.

Ponendo l'accento sulla necessità di una terapia a misura di anziani basata sulla selezione dei pazienti, sulla loro preparazione e sul costante monitoraggio pre e postoperatorio, concludono affermando la necessità di una stretta collaborazione interdisciplinare al fine di trattare in modo efficace questa patologia che presenta nella popolazione delle nazioni più progredite una incidenza sempre crescente.

73.  Rilievi clinico-statistici sul rischio operatorio in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984

Gli AA. dopo aver riferito i dati relativi all'aumento della durata media della vita ed all'incremento della popolazione in età geriatrica, hanno esaminato i vari aspetti del rischio chirurgico.

Vengono presi in esame l'età, l'esistenza o meno di malattie associate, lo stato dei vari organi ed apparati, e la possibilità di correggere in fase pre-operatoria i vari squilibri funzionali riscontrati.

Infine, dopo aver ribadito il concetto che l'età di per sé non costituisce un fattore specifico di rischio, sottolineano l'importanza di una collaborazione multidisciplinare nell'assistenza al paziente anziano e durante l'intervento e nel decorso post-operatorio.

74.  L'impiego del test di emoagglutinazione indiretta nella diagnosi della malattia idatidea.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984

Gli AA. espongono la loro esperienza sull'impiego del test di emoagglutinazione indiretta per la diagnosi di idatidosi umana, facendo rilevare come si tratti di una tecnica sensibile ed altamente specifica ed inoltre di rapida e facile esecuzione.

75.  Importanza e limiti del monitoraggio immunologico nei pazienti affetti da tumori maligni.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984

Gli AA. dopo aver considerato come l'incidenza delle malattie neoplastiche sia particolarmente elevata nei soggetti affetti da immunodeficienze congenite o acquisite, affermano l'importanza di eseguire un monitoraggio immunologico nei pazienti portatori di neoplasie maligne al fine di identificare e quantificare i vari deficit dell'organismo ospite.

Espongono quindi la metodica da loro utilizzata per lo studio dell'immunità cellulo-mediata (in vivo ed in vitro) e di quella umorale.

Infine, sulla base dei risultati da loro ottenuti, gli AA. concludono affermando che esiste sempre nei pazienti neoplastici un certo grado di depressione dell'immunoreattività (specie cellulo-mediata) e che essa è correlabile allo stadio evolutivo della neoplasia.

76.  Idatidosi addominale: attualità e prospettive. Esperienza personale con particolare riferimento alle complicanze.
Arch. Atti Soc. Italiana Chirurgia, Roma 1984, 505-521

 

77.  L'emangioma del fegato, contributo clinico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

Gli AA., nel riportare la casistica di emangiomi del fegato da essi osservati negli ultimi 5 anni, si soffermano brevemente sulle caratteristiche anatomo-patologiche e cliniche di questo particolare tipo di neoplasia benigna del fegato.

Dopo aver discusso sui vantaggi offerti dalle moderne tecniche diagnostiche nel rinvenire lesioni del tutto asintomatiche, passano a definire i principi che devono orientare la scelta terapeutica.

Sulla base della loro, sia pur modesta, esperienza concludono affermando che, nei casi di emangioma di piccole dimensioni, trova giustificazione un atteggiamento di vigile attesa; al contrario, nelle forme sintomatiche, il pericolo di complicanze impone il ricorso al trattamento chirurgico.

78.  Importanza dei markers nella valutazione della risposta terapeutica del carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirugica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

 

79.  Utilità del follow-up nel trattamento del ca del retto.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

Gli AA. riportano i dati della loro esperienza relativa agli ultimi 5 anni riguardante i controlli dei pazienti sottoposti ad intervento radicale per neoplasia del retto.

Ribadiscono come sia indispensabile attuare un protocollo diagnostico multidisciplinare che tuttavia tenga conto dell'evoluzione della malattia e della situazione clinica di ogni paziente.

Concludono affermando che questo è il solo mezzo per individuare l'eventuale ripresa della malattia ed attuarne il più idoneo trattamento.

80.  Rettocolite ulcerosa: follow-up.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

In questo studio sono stati presi in considerazione 37 pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. Tale gruppo era eterogeneo sia per l'epoca d'insorgenza della malattia (da 4 mesi a 23 anni) sia per l'estensione della stessa. I quadri clinici più gravi si sono manifestati nei pazienti in cui la malattia di base si associava a displasia di vario grado, datava da più tempo e coinvolgeva massivamente il colon.

Gli Autori sottolineano l'utilità di una ininterrotta e periodica sorveglianza al fine di seguirne l'evoluzione e di evidenziare precocemente le lesioni displastiche e/o neoplastiche che si possono instaurare in una mucosa sovvertita dalla rettocolite ulcerosa.

81.  Attuali orientamenti nel trattamento dei polipi e delle poliposi colo-rettali (nota I: polipi singoli).
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

 

82.  L'impiego dei markers nella diagnosi del carcinoma della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

 

83.  L'impiego dei markers nella stadiazione e nella prognosi del cancro della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

 

84.  I markers nel follow-up del carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985

 

85.  Il laser al CO2 in Chirurgia Generale: Nostra Esperienza.
Congresso Internazionale sulle “Applicazioni del Laser alla Medicina e alla Chirurgia”, Bologna 26-28/6/1985

 

86.  Il carbonato di litio nella preparazione alla chirurgia dell'ipertiroidismo.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, I, 1986

Gli AA. dopo aver esposto il metodo da loro adottato per la preparazione dei pazienti da sottoporre ad intervento chirurgico per malattie con iperproduzione tiroidea, discutono di un farmaco di recente entrato nel bagaglio terapeutico dell'ipertiroidismo: il litio; essi riportano quindi la loro esperienza sulla preparazione alla tiroidectomia di 25 pazienti trattati con carbonato di litio.

Concludono affermando che questo tipo di preparazione è certamente efficace ma, richiedendo rispetto a quella con Lugol forte maggiore sorveglianza, non può sostituirsi in tutti i casi ad essa, ma riconosce alcune proprie indicazioni elettive.

87.  La chemioterapia del carcinoma tiroideo.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, I, 1986

Gli AA. espongono la loro esperienza nel trattamento chemioterapico del carcinoma tiroideo.

Nel protocollo da loro seguito, dopo la chirurgia e gli eventuali trattamenti ormonali e radioterapici, viene impiegata la doxorubicina in monoterapia.

Dopo aver presentato i risultati da loro ottenuti, concludono auspicando che ulteriori ricerche possano permettere un più efficace trattamento, mediante l'impiego di associazioni farmacologiche, dei pazienti affetti da carcinoma della tiroide.

88.  Il trattamento delle lesioni iatrogene della via biliare principale.
Atti Accademia Mediterranea Scienze, III, I, 2, 1986

Viene presentata una casistica clinica personale riguardante 19 casi di lesioni iatrogene della via biliare principale, documentando ampiamente in ogni circostanza la diagnosi di sede e di natura. Si analizzano indi le condizioni che indicano l'intervento chirurgico, motivando dettagliatamente la scelta del momento e del tipo di questo con un sistematico commento finale sui vantaggi dell'atto operatorio che di volta in volta è prescelto.

89.  Il “TAM challenge test” quale indicatore di ormonosensibilità all'endocrinoterapia nel ca mammario in post-menopausa.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, III, 1986

Gli AA ribadiscono l'importanza della determinazione dei recettori steroidei quale valutazione della possibile efficacia dell'ormono terapia.

Nel riferire i dati della loro esperienza affermano che l'esecuzione del Test dinamico di ormonosensibilità (TAM Challenge test), anche se ancora bisognevole di ulteriori conferme cliniche consente oggi una migliore selezione delle pazienti responders e la esclusione dalla terapia ormonale di quelle  non responders.

90.  La nostra esperienza nell'impiego della N.P.T. in chirurgia geriatrica.
Giornate di Chirurgia Oncologica, Reggio Calabria 19 Giugno 1986

 

91.  L'impiego dei markers tumorali nel monitoraggio del carcinoma tiroideo.
Chirurgia Italiana, 39, 1, 1987

Gli AA. riferiscono la loro esperienza sull'impiego dei markers tumorali per il monitoraggio preoperatorio ed il successivo follow-up dei pazienti affetti da carcinoma tiroideo.

In tutti i soggetti si è effettuato il dosaggio radioimmunologico della Tireoglobulina circolante, utile indice di tessuto tiroideo residuo o metastatico; i pazienti affetti da carcinoma midollare della tiroide ed i loro familiari sono stati seguiti inoltre con il periodico dosaggio della Tirocalcitonina. Si è dosato anche il CEA, questo marker tumorale infatti si eleva in presenza di neoplasie tiroidee in fase avanzata o metastatizzante.

Gli AA. concludono esponendo i risultati ottenuti, e confermano l'interesse di questi markers tumorali nello studio e nel follow-up del paziente oncologico tiroideo.

92.  L'aminoglutetimide nel trattamento del carcinoma mammario metastatizzante in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 39, 2, 1987

Gli AA., dopo aver analizzato le basi fisiopatologiche ed il meccanismo di azione dell'aminoglutetimide, riferiscono la loro esperienza sull'impiego di questo inibitore della biosintesi steroidea in un gruppo di pazienti con carcinoma mammario metastatizzante in età geriatrica.

Dopo aver illustrato i risultati del loro studio, concludono sottolineando che l'impiego di tale farmaco sembra migliorare la qualità di vita delle pazienti, con significativo aumento delle percentuali di remissione complete e parziali della malattia neoplastica.

93.  La terapia sequenziale con antiestrogeni e progestinici nel carcinoma della mammella in fase avanzata.
Chirurgia Italiana, 39, 2, 1987

Gli AA., dopo aver messo in evidenza il meccanismo d'azione degli antiestrogeni e del Medrossiprogesterone acetato, riferiscono la loro esperienza sull'impiego sequenziale di questi due ormoni in un gruppo di pazienti con carcinoma della mammella in fase avanzata.

Dopo aver illustrato i risultati del loro studio, concludono sottolineando che l'impiego sequenziale di tali farmaci sembra migliorare la qualità di vita dei pazienti, con significativo aumento delle percentuali di remissione completa e parziale della malattia neoplastica.

94.  Epidemiologia e fattori di rischio del ca mammario.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXI, III, 1987

Gli AA. presentano i risultati di uno studio retrospettivo relativo ai casi di Ca mammario da essi osservati negli ultimi 5 anni.

Dopo aver affermato come l'incidenza ditale neoplasia sia andata sensibilmente aumentando, si soffermano sui fattori che sembrano maggiormente influenzare l'insorgenza di tale lesione.

Passano quindi a fare una breve disamina sui fattori endogeni, siano essi costituzionali o legati alla parità della donna, e su quelli esogeni.

Concludono affermando che i fattori di rischio rivestono un notevole interesse in quanto consentono di individuare e, quindi, di sottoporre ad accurata sorveglianza i soggetti a rischio.

95.  L'importanza della determinazione del CEA tissutale nei pazienti in età geriatrica sottoposti a polipectomia endoscopica.
Atti Soc. Sic. Chir., XXIX congresso, Acicastello 25/9/1987

Gli AA., partendo dalla considerazione che spesso nei pazienti in età geriatrica sottoposti a polipectomia endoscopica per poliposi del colon-retto si verifica la recidiva dei polipi o l'insorgenza di un cancro, prendono in considerazione i rapporti esistenti tra il contenuto in CEA tissutale del materiale asportato ed i riscontri ottenuti nel corso del follow-up di tali pazienti.

Viene così messa in evidenza una correlazione tra la presenza di livelli medio-alti di CEA ed incidenza di recidive o di cancro del colon-retto in questi pazienti.

Tale correlazione, se comprovata da ulteriori studi, potrà permettere l'attuazione di protocolli di follow-up “personalizzati”, tali da evidenziare in fase ancora clinicamente latente il verificarsi di recidive o di cancerizzazione nei soggetti in età geriatrica sottoposti a polipectomia endoscopica per poliposi colica.

96.  Il leiomioma dell'intestino tenue.
Atti Soc. Sic. Chir., XXIX congresso, Acicastello 25/9/1987

Gli AA. riportano un caso di leiomioma dell'intestino tenue e precisamente del digiuno giunto di recente alla loro osservazione.

Essi, dopo aver esposto le percentuali di incidenza di questa neoplasia nei vari tratti dell'intestino tenue, ne precisano i principali aspetti anatomo-patologici e clinici.

Discutono infine del trattamento, che, per il rischio di emorragie e l'incertezza del quadro istologico, ritengono debba sempre essere chirurgico.

97.  Il rischio operatorio nell'età senile.
In: Squadrito G., Ceruso D., Nicita-Mauro V. ed., Geriatria Oggi, Editoriale Bios, Cosenza 1988, pp. 725-732

 

98.  Pielostomia «di salvataggio» in caso di insufficienza renale acuta ostruttiva da recidiva neoplastica locale di Ca. retto già amputato.
Chirurgia Oggi, 5, 3-6, 1988

Gli Autori riferiscono un caso di insufficienza renale ostruttiva da recidiva locale di Ca del retto, già sottoposto ad amputazione sec. Miles. Prendono quindi lo spunto per discutere le possibilità terapeutiche che la pielostomia percutanea, di semplice esecuzione ed esente da particolari rischi, può consentire di ottenere.

99.  I tumori primitivi multipli della mammella: la nostra esperienza.
Gior. Chir., 9, 9, 587, 1988

Gli AA., dopo aver fatto un breve cenno sul concetto di tumore multiplo della mammella, si soffermano sui parametri che consentono di differenziare le lesioni sincrone da quelle metacrone e sui fattori che sembrano condizionarne l'insorgenza.

Nel riportare i dati della loro esperienza precisano come, in presenza di un ca. mammario, si impongono un accurato protocollo diagnostico ed un rigoroso follow-up al fine di accertare precocemente la presenza di un altro tumore nel parenchima mammario residuo o nella mammella controlaterale.

100. Considerazioni etiopatogenetiche e cliniche su di un caso di cisti linfangiomatosa della milza.
Soc. Ital. Chir., Roma 1988, 2, 797-801

Gli AA., prendendo spunto da un caso di emolinfangioma cistico della milza venuto di recente alla loro osservazione, discutono i problemi etiopatogenetici, anatomopatologici e clinici inerenti tale affezione.

101. Le recidive locali da carcinoma colorettale. Nostra esperienza.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989

Gli Autori dopo avere sottolineato come negli ultimi anni si sia assistito ad un discreto incremento delle recidive locali nei soggetti sottoposti ad intervento per Ca del colon-retto, ribadiscono che la loro diagnosi precoce può consentire l'ulteriore exeresi radicale.

Dopo aver portato i dati della loro casistica precisano che in tale tipo di chirurgia è indispensabile tendere alla profilassi delle recidive locali.

102. Il trattamento del cavo pelvico dopo intervento di resezione addominoperineale per carcinoma del retto.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989

Gli Autori si soffermano sui vantaggi offerti dalla chirurgia diretta del perineo dopo intervento di Miles.

Riportano i risultati relativi ai pazienti osservati nel quinquennio 1984-1988 e concludono affermando che ove possibile tale tecnica è senz'altro da preferire a quella dello zaffamento. questa tuttavia resta tuttora valida nei pazienti con notevole sanguinamento o inquinamento del campo operatorio.

103. Trattamento combinato laser-terapia I.R. ed ionoforesi con orgoteina nella terapia dell'induratio penis plastica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989

Gli AA. fanno una breve disamina sulla storia della malattia di La Peyronie e sui vari trattamenti proposti. Nel riportare i dati della loro breve esperienza, concludono affermando che, almeno nelle fasi iniziali, il trattamento combinato laser-ionoforesi consente di ottenere risultati degni di interesse.

104. L'impiego del mebendazolo nel trattamento dell'idatidosi polmonare.
Min. Chir., 44, 5, 849, 1989

Gli Autori dopo aver ricordato i vari presidi terapeutici successivamente proposti nel trattamento della malattia idatidea, riferiscono la loro esperienza sull'impiego del mebendazolo in pazienti portatori di idatidosi polmonare.

Sulla scorta dei risultati ottenuti, concludono affermando che il mebendazolo costituisce un valido approccio terapeutico, purché somministrato a piene dosi e per lungo tempo, in casi ben selezionati costituiti da pazienti con cisti di dimensioni limitate e, verosimilmente, di insorgenza relativamente recente.

105. Fattori prognostici nel cancro gastrico. Contributo clinico.
Giorn. Chir., 10, 4, 181-184, 1989

Gli Autori, dopo aver sottolineato come l'incidenza del ca. gastrico sia andata riducendosi negli ultimi decenni, si soffermano sui fattori ambientali e genetici che sembrano favorire l'insorgenza di tale neoplasia. Riportano quindi dati di uno studio retrospettivo della loro casistica e soprattutto della sopravvivenza da essi osservata, rapportandola allo stadio clinico della neoplasia, alla sede ed al trattamento eseguito.

Concludono affermando che, malgrado il ca. gastrico sia ancora oggi una neoplasia a prognosi infausta, una diagnosi tempestiva e quindi un oculato trattamento possono dare sufficienti garanzie di successo.

106. Indicazioni e limiti della mastectomia sottocutanea nel trattamento del carcinoma mammario.
Min. Chir., 44, 8, 1279, 1989

Gli Autori espongono i motivi che li hanno indotti ad eseguire in alcune pazienti con carcinoma mammario allo stadio iniziale la mastectomia sottocutanea. Tale tecnica chirurgica, che prevede dopo l'asportazione della ghiandola mammaria la eventuale ricostruzione protesica, va infatti riservata a donne con carcinoma allo stadio iniziale, che per motivi psicologici od estetici rifiutano interventi più demolitivi. Dopo aver descritto la tecnica da loro eseguita, discutono i risultati ottenuti ricordando come questo tipo di interventi poco mutilanti sarà in futuro sempre più richiesto dalle donne, ma necessitano per essere attuati di una diagnosi in fase preclinica sia della malattia locale che della diffusione sistemica.

107. Trattamento chirurgico delle varici essenziali.
IV Congresso Nazionale di Flebologia, Agrigento, Settembre 1989

 

108. La tiroidectomia totale nella terapia delle affezioni benigne della tiroide.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1805-1810

Gli AA. espongono la loro esperienza sui risultati e le complicanze legate all'impiego dell'intervento di tiroidectomia totale per il trattamento della patologia benigna sia iperfunzionante (Basedow, Gozzo tossico multinodulare) che normofunzionante (Gozzo multinodulare) della tiroide.

Essi concludono affermando che tale intervento demolitivo, pur presentando complicanze sovrapponibili a quelle di interventi parziali, contribuisce a risolvere, anche se a costo di indurre un ipotiroidismo definitivo, la sintomatologia legata a questa patologia tiroidea.

109. Precancerosi gastriche: valutazioni anatomo-cliniche.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1843-1848

Gli AA., dopo aver esposto il significato attuale di “precancerosi gastriche”, si soffermano sulle singole patologie e lesioni in esse individuabili.

Nel riportare la loro casistica, concludono affermando che l'identificazione di displasie di grado severo è il presupposto per un trattamento tempestivo e radicale.

110. Il supporto nutrizionale nel trattamento del paziente neoplastico. Nostra esperienza.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1799-1803

Gli AA., nel ricordare come frequente sia il riscontro di uno stato di malnutrizione nei pazienti neoplastici (in particolare nei portatori di neoplasie a carico dell'apparato digerente), sottolineano come oggi un adeguato apporto calorico possa contribuire a migliorare le condizioni generali dei pazienti. Riferiscono quindi sulla loro esperienza e concludono che oggi la corretta valutazione dello stato nutrizionale è un momento fondamentale dell'inquadramento clinico del paziente oncologico.

111. L'alimentazione artificiale nelle neoplasie dell'apparato digerente.
Simposio su “Attualità in tema di nutrizione parenterale ed enterale”. Catania 7/12/1989

La correzione di uno stato nutrizionale, generalmente compromesso, dei pazienti neoplastici si è rivelato di estrema importanza non tanto nell'attuazione quanto soprattutto sui risultati di un qualsiasi atto terapeutico.

In particolare i portatori di neoplasie a carico dell'apparato digerente risentono, per svariati motivi, dello stato di malnutrizione e per essi quindi si impongono particolari forme di riequilibrio energetico e plastico.

Vengono presi in considerazione le varie localizzazioni della malattia neoplastica del tubo digerente, che impongono modalità reintegrative diverse, e di ciascuna localizzazione viene riportata l'esperienza personale.

112. Evoluzione della terapia chirurgica del carcinoma mammario.
“La riabilitazione per il paziente neoplastico”. Siracusa, 6-7 Ottobre 1989.

 

113. Il tumore di Wilms nell'adulto.
Giorn. Chir., 11, 1/2, 47-50, 1990

Gli Autori prendono spunto dall'osservazione di un caso di tumore di Wilms in una donna di 38 anni per rivisitare tale patologia neoplastica traendo alcune considerazioni etiopatogenetiche e cliniche.

Concludono affermando che il trattamento terapeutico adiuvante post-chirurgico non deve, in questi pazienti in età adulta, discostarsi da quello del bambino.

114. L'innesto di derma autologo nel trattamento delle ernie della parete addominale. Contributo clinico.
Giorn. Chir., 11, 1/2, 29-32, 1990

Gli AA., dopo aver passato in rassegna le varie metodiche fino ad oggi proposte per il trattamento delle ernie della parete addominale, descrivono i vantaggi derivanti dall'impiego di un innesto di derma autologo.

Si soffermano quindi a riferire i dati della loro esperienza e concludono affermando che il derma, per la perfetta tollerabilità e l'assenza di complicanze, offre notevoli probabilità di successo.

115. Diagnosi e terapia della sigmoidite perforata.
Chirurgia, 3, 1/2, 5-7,1990

Gli Autori nel ribadire come gli ultimi decenni abbiano visto un notevole incremento delle malattie infiammatorie del grosso intestino e delle rispettive complicanze, affermano che il tratto sigmoideo sembra essere colpito in percentuale nettamente maggiore rispetto alle altre porzioni del colon.

Avendo concentrato la loro attenzione sulla complicanza perforativa, riportano i dati della loro esperienza e ne precisano l'etiologia, la storia naturale, la diagnosi e la terapia.

116. I tumori del testicolo.
Giorn. Chir., 11, 4, 247-249, 1990

Gli Autori descrivono, attraverso la letteratura più recente, le caratteristiche cliniche, diagnostiche e terapeutiche dei tumori del testicolo, soffermandosi sui buoni risultati ottenuti nei pazienti affetti da tale patologia con l'impiego delle terapie adiuvanti.

117. La displasia renale multicistica unilaterale.
Giorn. Chir., 11, 5, 307-309, 1990

Gli Autori riportano l'osservazione di due casi di displasia renale multicistica unilaterale mettendo a confronto le caratteristiche etiopatogenetiche e cliniche di questa patologia con il rene policistico.

Concludono con delle personali considerazioni sull'orientamento terapeutico da attuare in questi casi.

118. Una complicanza frequente delle enterostomie: il prolasso.
Min. Chir., 45, 9, 635-638, 1990

Tra le complicanze delle enterostomie, il prolasso merita una particolare menzione per tutte le problematiche di ordine terapeutico che la sua correzione comporta.

Nel riportare i dati della loro esperienza, gli AA. si soffermano sul meccanismo di insorgenza e soprattutto sulle indicazioni al tipo di trattamento più opportuno; passano quindi a descrivere le varie tecniche chirurgiche di riparazione.

Tuttavia concludono affermando che un ottimale confezionamento della stomia ed il suo adeguato apparecchiamento debbono rappresentare il momento ideale per prevenirne l'insorgenza.

119. Rilievi clinico-statistici sulla gangrena di Fournier.
Giorn. Chir., 11, 6, 356-358, 1990

Gli Autori riportano la loro esperienza nel trattamento della gangrena di Fournier e ne traggono spunto per puntualizzare i meccanismi fisiopatologici alla base di questa patologia della regione perineo-scrotale. Ribadiscono inoltre come le manifestazioni cliniche siano quanto mai varie e quanto complessa sia l'evoluzione della G.F. Notevole è pertanto l'impegno necessario per un accorto protocollo terapeutico che possa determinare la guarigione di questa particolare e grave forma di sepsi.

120. Contributo allo studio delle cellule APUD della mucosa gastrica.
Giorn. Chir., 11, 10, 539-541, 1990

Gli Autori riportano i dati rilevati da uno studio istochimico di microscopia ottica ed elettronica delle cellule APUD eseguito su biopsie gastriche.

L'iperplasia di cellule endocrine argirofile è stata riscontrata alla microscopia ottica soprattutto nella gastrite atrofica e negli adenomi.

La presenza delle cellule APUD, confermata dallo studio al microscopio elettronico, che documenta la presenza di granuli di 200 nm, costituiti da un nucleo centrale separato dalla sua membrana da un alone elettronlucente, consente di dare un ulteriore contributo all'ipotesi di una possibile associazione tra iperplasia di cellule endocrine e metaplasia intestinale.

121. Chemioterapia locoregionale per via arteriosa delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto. Nostra esperienza.
Soc. Ital. Chir., Roma 1990, 2, 1695-1698

Gli AA., dopo aver discusso le indicazioni e la tecnica adottata per il trattamento chemioterapico per via arteriosa delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto, espongono i risultati della loro esperienza.

Concludono affermando che questo trattamento, che è possibile effettuare anche ambulatoriamente, pur essendo efficace e generalmente tollerato, per le indicazioni molto ristrette, per le difficoltà tecniche di impianto e per la tossicità dei farmaci attualmente impiegati, trova applicazione solo in pazienti ben selezionati.

122. La telecolangioscopia intraoperatoria nello studio delle anomalie delle vie biliari: Risultati retrospettivi in 15 anni di esperienza.
Chirurgia, 3, 9, 400-406, 1990

Gli Autori, che dal 1975 ricorrono costantemente durante gli interventi sulle vie biliari alla telecolangioscopia intraoperatoria, riferiscono la loro esperienza sulle anomalie osservate in 15 anni. Dopo averne riportato la percentuale di incidenza, si soffermano a descriverle suddividendole a seconda dei vari tratti di via biliare interessata.

Concludono affermando che le anomalie si presentano in notevole percentuale e pertanto la loro eventuale presenza è da tenere in considerazione quando si aggrediscono patologie a carico delle vie biliari. Infatti la loro visualizzazione si impone al fine di evitare danni iatrogeni; a tale scopo, gli Autori, ritengono indispensabile il costante impiego della telecolangioscopia intraoperatoria.

123. Il carcinoma del colon-retto in pazienti giovani: Revisione di 10 anni di attività.
Giorn. Chir., 11, 11/12, 622-624, 1990

Gli Autori ribadiscono come nel soggetto giovane notevole sia l'incidenza di un adenocarcinoma mucino-produttore, neoplasia caratterizzata da notevole aggressività.

Dopo aver accennato alle teorie etiopatogenetiche che potrebbero giustificare tale atteggiamento, passano in rassegna tutti i fattori che generalmente contribuiscono ad un peggioramento della prognosi.

Riferiscono quindi sulla loro casistica e concludono affermando come sia indispensabile porre una diagnosi precoce.

124. L'insorgenza delle recidive locali dopo terapia radicale del carcinoma del sigma-retto.
Ann. It. Chir., LXII, 2, 145-149 1991

Gli AA., in base alle casistiche riportate in Letteratura sull'incidenza delle recidive locali dopo interventi resettivi per carcinoma del sigma-retto, affermano che l'affinamento dei mezzi diagnostici e l'impiego di accorgimenti tecnici, pur permettendo la conservazione dell'apparato sfinteriale mediante interventi di resezione anteriore, ha non certo determinato una minore incidenza di recidive locali.

Dopo aver esaminato le caratteristiche anatomopatologiche e la storia naturale degli istotipi che maggiormente vanno incontro a tale complicazione, essi riportano la loro casistica su 116 pazienti seguiti per un periodo di cinque anni.

Concludono affermando che il trattamento del carcinoma del sigma-retto nel rispetto della radicalità oncologica deve prefiggersi ove possibile il mantenimento di una soddisfacente qualità di vita. Sarà però necessario attuare la profilassi delle recidive locali mediante il riconoscimento dei pazienti a rischio e l'accurato follow-up degli stessi.

125. La sindrome di Boerhaave.
Il Policlinico Sez. Chir., 98, 2, 75-78, 1991

 

126. Sull'impiego del beta-interferon intralesionale nel trattamento delle metastasi da melanoma maligno cutaneo. Risultati preliminari.
Il Policlinico Sez. Chir., 98, 3, 135-137, 1991

Gli AA., considerando il ruolo che l'immunoterapia svolge nel trattamento del melanoma maligno cutaneo, hanno sottoposto un gruppo di pazienti in fase metastatica ad infiltrazioni intranodulari di beta-interferon.

Dopo aver esposto i risultati della loro ricerca, concludono affermando che incoraggianti, se pur preliminari, prospettive vengono aperte dall'impiego di questo modificatore della risposta biologica.

127. L'esofago di Barrett. Nostra esperienza.
Il Policlinico Sez. Chir. 98, 5, 229-233, 1991

Gli AA. fanno un breve cenno alla definizione della storia naturale della malattia la cui etiologia, congenita o acquisita, non è stata ancora chiarita.

Nel riferire i dati della loro esperienza, ribadiscono come solo accurati studi pluridisciplinari possono consentire di documentare l'esatta localizzazione e tipizzazione dell'E.B.

Concludono affermando che la diagnosi e soprattutto l'accurato follow-up di tale alterazione della mucosa esofagea possono essere considerati come profilassi del Ca esofageo.

128. Il trattamento chirurgico del laparocele nella nostra esperienza.
Soc. Ital. Chir., Firenze 1991, 2, 1147-1152

Gli AA., dopo un cenno alle fasi del processo di riparazione delle ferite ed all'etiopatogenesi dell'insorgenza dei laparoceli, riportano i dati della loro casistica soffermandosi brevemente sulle varie tecniche impiegate.

Nel riferire sui risultati ottenuti concludono affermando come ogni tecnica, adottata sulla scorta di precise indicazioni, possa consentire di ottenere risultati degni di interesse.

129. Le infezioni ospedaliere: principi di profilassi preoperatoria.
Min. Chir., 47, 5, 329-333, 1992

 

130. Profilassi preoperatoria delle infezioni mosocomiali.
Min. Chir., 47, 5, 339-343, 1992

 

131. La fibrosi retroperitoneale idiopatica.
Giorn. Chir. XIII, 5, 319-321, 1992

Gli Autori, prendendo spunto da un caso di recente osservazione si soffermano sulla storia naturale, sull’etiopatogenesi e la diagnostica della fibrosi retroperitoneale idiopatica.

Dopo aver ribadito come la terapia medica possa avere successo solo in casi selezionati, si soffermano sulle varie metodiche di terapia chirurgica.

Concludono affermando che l'esito della terapia e la prognosi di tali soggetti è in funzione della precocità della diagnosi.

132. Considerazioni cliniche sul pneumotorace spontaneo.
Giorn. Chir. XIII, 6/7, 347-351, 1992

Gli Autori, dopo aver ribadito l'interesse sociale del pneumotorace spontaneo, riportano i dati della loro esperienza prendendo da essa lo spunto per alcune brevi considerazioni cliniche.

Fanno quindi un cenno alle varie terapie proposte per il trattamento di questa malattia; in particolare si soffermano sulle tecniche di aspirazione, tutt'oggi ritenute trattamento di scelta per la maggioranza dei casi.

Concludono affermando che tale tecnica migliora i risultati, rende pressoché nulli rischi e complicanze e riduce sensibilmente i tempi di degenza.

133. Il ruolo delle colostomie nella chirurgia del colon.
Gazzetta Medica Italiana - Archivio per le Scienze Mediche, 151, 6, 199-202, 1992

Gli Autori, dopo aver ribadito come il ruolo delle colostomie sia stato notevolmente ridimensionato, si soffermano sui principi che debbono ispirare una oculata scelta del tipo di stomia da eseguire.

Passano quindi a riferire sulla loro casistica sottolineando come, nell'ultimo decennio, l'incidenza globale delle stomie addominali abbia subito un netto decremento.

Concludono affermando che tale intervento, attuato sulla scorta di precise indicazioni, non è da considerare un atto terapeutico di ripiego bensì di scelta.

134. I markers tumorali nel cancro del colon retto.
Min. Chir., 47, 15-16, 1249-1252, 1992

Gli AA., dopo aver ricordato come nell'ultimo decennio siano stati condotti numerosi studi per trovare marcatori tumorali in grado di diagnosticare le neoplasie dell'apparato digerente, espongono la loro esperienza sull'impiego combinato di alcuni markers tumorali (CEA, TPA, GICA, CA 125) in pazienti con carcinoma del colon-retto.

Essi concludono affermando che la loro utilizzazione, specialmente in associazione, pur essendo di scarsa utilità per la diagnosi precoce della malattia, ha notevole importanza per la sorveglianza oncologica dei pazienti dopo il trattamento, sia esso chirurgico che chemioterapico o radioterapico.

135. Considerazioni clinico-statistiche sulla poliposi familiare del colon.
Chirurgia Oggi, 9, 89-93, 1992

Gli Autori, dopo un breve cenno alla storia naturale della malattia ed alla recente identificazione del gene responsabile nella regione 5q22 del cromosoma 5, si soffermano sul concetto di tendenza ad ammalare di poliposi familiare del colon nella II e III decade di vita con possibilità di cancerizzazione nella III e IV. Nel riferire i dati della loro esperienza in 10 casi, appartenenti a 6 nuclei familiari, concludono affermando che a tutt'oggi la poliposi familiare del colon è per molti versi una patologia ancora incerta e misconosciuta e che solo ulteriori più approfonditi studi potranno servire a dirimere tutti gli aspetti e, non ultimo, i suoi rapporti con il cancro del colon-retto.

136. Il carcinoma gastrico in pazienti giovani.
Chirurgia Oggi, 9, 105-107, 1992

Gli Autori, dopo aver esposto alcune considerazioni epidemiologiche, diagnostiche e terapeutiche sulla patologia neoplastica dello stomaco nei pazienti della seconda e terza decade di vita, riportano i 4 casi giunti alla loro osservazione nell'ultimo decennio. Concludono affermando che, per l'attuazione di terapie veramente curative, necessarie affinché anche i giovani possano avere sopravvivenze sovrapponibili a quelle di altre fasce di età, è indispensabile la diagnosi precoce.

137. La nostra esperienza nel trattamento della malattia emorroidaria.
Chirurgia Oggi, 9, 127-132, 1992

Gli Autori, dopo aver esposto alcune considerazioni etiopatogenetiche e cliniche della patologia del plesso emorroidario, riportano la loro esperienza nel trattamento di questa affezione. Discutono quindi i principi che regolano il trattamento (dietetico, medico, chirurgico) più opportuno da adottare in base all'imponenza della manifestazione clinica.

138. Profilassi e terapia antibiotica nella chirurgia colo-rettale dell'anziano.
Atti Soc. Ital. Chir. Ger., 1992, 127-131

 

139. L'early gastric cancer nella nostra esperienza.
Ann. Ital. Chir., LXIII, 5, 611-614, 1992

Gli AA., dopo avere ribadito l'interesse sempre crescente per una diagnosi quanto più precoce possibile del ca gastrico, riferiscono su un gruppo di pazienti portatori di Early gastric cancer.

Dopo avere accennato alla localizzazione ed alle caratteristiche istologiche delle neoplasie, si soffermano sui criteri che hanno guidato la loro scelta terapeutica e riportano i risultati di un follow-up protratto per dieci anni.

Concludono affermando come solo la diagnosi tempestiva possa consentire un approccio terapeutico veramente risolutivo.

140. Considerazioni anatomo-cliniche sull'early gastric cancer.
Ann. Ital. Chir., LXIII, 5, 615-618, 1992

Gli AA. ribadiscono come nella diagnosi dell'Early gastric cancer particolare interesse rivestano le caratteristiche anatomocliniche espresse sulla scorta dei criteri formulati dalla società Giapponese di Endoscopia e della, sempre valida, classificazione di Laurén.

Dopo avere riferito sulle caratteristiche osservate in un gruppo di pazienti, alla luce dei dati della letteratura tentano di estrapolarne i fattori etiopatogenetici.

Questi, unitamente alle caratteristiche anatomopatologiche della lesione, sono il presupposto per una oculata e radicale scelta terapeutica.

141. La nostra esperienza nel trattamento delle varici esofagee.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXVI, II, 1992

Gli AA. riportano la loro esperienza nel trattamento delle varici esofagee, causa frequente di emorragia delle alte vie digestive.

Essi preferiscono impiegare come primo trattamento la scleroterapia attuata durante l'esame endoscopico diagnostico, costantemente associata al trattamento medico.

In caso di insuccesso i pazienti vengono trattati chirurgicamente con shunt selettivo di Warren.

142. Il ruolo attuale della chirurgia ambulatoriale.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXVI, III, 1992

Gli AA. riportano le più recenti applicazioni della chirurgia ambulatoriale nel trattamento di varie patologie, esaminano le varie tecniche e riportano quindi la casistica della loro Clinica. Per il trattamento delle ernie preferiscono adoperare l'ernioplastica con rete di Marlex; nei pazienti con varicocele impiegano la tecnica di Ivanissevich; per la patologia emorroidaria preferiscono l'intervento di Milligan-Morgan, ma trattano le emorroidi di I° e II° grado con legatura elastica dei gavoccioli. Inoltre la chirurgia ambulatoriale si presta ad interventi minimi in alcune patologie mammarie.

143. I dosaggi del CEA tissutale e sierico nel carcinoma dello stomaco.
Min. Chir., 48, 3-4, 153-156, 1993

Gli Autori, ritenendo che il dosaggio sierico del CEA sia un utile marker per la prognosi dei pazienti affetti da carcinoma del tratto gastroenterico, hanno voluto studiare in un gruppo di essi con carcinoma dello stomaco il CEA sierico preoperatorio ed il CEA tissutale della neoplasia asportata o dei prelievi bioptici, al fine di valutarne il significato prognostico.

Dopo aver esposto i risultati delle loro ricerche, concludono affermando che i valori elevati di CEA sierico in pazienti con neoplasia allo stadio avanzato sono a prognosi infausta e che altrettanto è a prognosi severa il riscontro di CEA tissutale nei linfonodi loco-regionali in concentrazione simile al tumore primitivo.

144. Attualità terapeutiche nell’ulcera duodenale.
Atti Società Siciliana di Chirurgia, Acta Chirurgica Mediterranea, 9, 425-428, 1993

Gli AA. mettendo in risalto le azioni terapeutiche dei farmaci attualmente impiegati nel trattamento dell’ulcera duodenale, analizzano i dati della letteratura e personali per meglio individuare il ruolo svolto dal trattamento chirurgico nella guarigione della malattia.

Discutono quindi delle complicanze di questa patologia e del loro trattamento che negli ultimi anni ha subito un certo mutamento grazie all’impiego dei farmaci antisecretori.

Concludono riportando i dati della loro esperienza.

145. Il carcinoma infiammatorio della mammella.
Atti VI Convegno Internazionale di Endocrinologia Medico-Chirurgica - XIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrino-Chirurgia, Capri, 18-20 Maggio 1993

146. Il trattamento chirurgico del melanoma primitivo.
Boll. Soc. It. Chir., 15, 4, 1994

 

147. Digiuno e ileostomie.
Corso di Aggiornamento Soc. It. Chir.”Stomie Addominali Digestive”, 33-39, Roma 1994

 

148. Il trattamento video-laparoscopico delle colecistiti acute.
Arch. Atti Soc. It. Chir., 3, 226-233, Roma 1996

 

149. L’emangioperitoma: considerazioni diagnostico-terapeutiche.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 50-53

L’emangiopericitoma è un tumore non molto frequente. Gli AA. facendo riferimento ad un caso occorso allaa loro osservazione ed ai dati più recenti della letteratura, sottolineano come sia possibile il trattamento chirurgico di queste neoplasie in associazione alla radio- ed alla chemioterapia. Tuttavia gli AA. Ritengono che, a causa della variabilità del comportamento biologico, sia necessario un ploungato follow-up clinico.

L’argomento appare interessante perchè conferma, per questo tipo di neoplasia, l’inaffidabilità dei vari fattori prognostici descritti.

150. Le precancerosi gastriche.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 54-58

Gli AA. esaminano le caratteristiche anatomopatologiche e cliniche delle principali precancerosi gastriche ed espongono i protocolli diagnostici e terapeutici da loro impiegati.

La strategia diagnostica e terapeutica non può prescindere a loro parere da una stretta collaborazione interdisciplinare tra radiologo, endoscopista, anatomopatologo, gastroeneterologo e chirurgo.

Concludono infatti affermando che la suddetta collaborazione costituisce l’unica possibilità per migliorare i risultatia distanza di questa neoplasia.

151. Le suturatrici a pressione nella chirurgia delle colostomie laterali.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 59-61

Gli AA. riferiscono la loro esperienza relativa a due casi di anastomosi colo-colica effettuate mediante l’utilizzo dell’anello bioframmentabile BAR (Valtrac).

Gli AA. hanno utilizzato nella preparazione dei monconi intestinali, il rastrello ASP 50, superando il frequente inconveniente della estroflessione della mucosa mediante la mucosectomia circonferenziale estesa per qualche mm dei monconi colici.

Sulla scorta del comportamento del BAR (Valtrac) e dei risultati ottenuti, in accordo con la gran parte degli altri Autori, concludono affermando che l’anastomosi a compressione rappresenta una metodica semplice, sicura e affidabile nella chiusura delle colostomie laterali.

152. L’adenocarcinoma primitivo del duodeno.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 1-4

L’adenocarcinoma del duodeno rappresenta una neoplasia di raro riscontro caratterizzata da una sintomatologia, almeno inizialmente, vaga e subdola, che quindi arriva al chirurgo quasisempre in stadio avanzato.

Gli AA., prendendo spunto da un caso clinico giuntodi recente alla loro osservazione, fanno una revisione della letteratura riferendo le ipotesi etiopatogenetiche che spiegano la relativa rarità di questa neoplasia. Riportano quindi l'iter diagnostico e terapeutico da attuare in questi pazienti.

153. Il neurinoma gastrico.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 5-8

Gli AA. descrivono due casi di neurinoma gastrico benigno, trattati chirurgicamente con successo, traendo da essi lo spunto per alcune considerazioni sulle caratteristiche etiopatogenetiche, anatomopatologiche, cliniche e terapeutiche di questo tipo di neoplasie.

154. Il trattamento ambulatoriale dell’ernia inguinale.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 39-41

Gli AA. riportano la loro esperienza sull'intervento di ernioplastica inguinale con apposizione di protesi in prolene secondo la tecnica di Lichtenstein. La rete in prolene rinforza la parete del canale inguinale senza creare alcun punto di tensione. La tecnica viene eseguita in anestesia loco-regionale in regime di day-hospital consentendo un rapido reinserimento del paziente nell'ambito socio-lavorativo.

155. La malattia di Castelman a localizzazione sottoclaveare.
Chir. Ital., 1997; 49, 1-2:59-62

La malattia di Castelman è una rara patologia a carico dei linfonodi.

Due sono i tipi istologici descritti: la forma ialino-vascolare generalmente asintomatica e la forma plasmacellulare caratterizzata da manifestazioni sistemiche.

Gli AA. presentano un caso clinico di un paziente affetto da malattia di Castelman a localizzazione sottoclaveare sottoposto con successo ad intervento chirurgico. Viene discussa la teoria etiopatogenetica e il trattamento di tale patologia.

156. La chirurgia della tiroide in short stay surgery.
Chir. Ital., 1997; 49, 1-2:33-36

Spinte di politica aziendale ed il miglioramento delle prestazioni sanitarie consentono oggi di poter far ricorso a protocolli di ricovero breve anche in chirurgia maggiore.

Gli AA. riferiscono la loro esperienza su 200 pazienti, in buone o discrete condizioni generali operati per patologia tiroidea tra il 1993 ed il 1998.

In 193 casi, pari al 96%, sottoposti ad intervento di tiroidectomia sub totale, quasi totale, totale e con linfadenectomia, dopo 48-72 ore di osservazione, è stato possibilerealizzare un programma di short stay surgery.

Con tutti i pazienti, adeguatamente informati, è stato mntenuto uno stretto contatto telefonico, dimissione protetta, onde poter intervenire prontamente in caso di necessità.

157. Il drenaggio percutaneo Eco o TC guidato delle pseudocisti pancreatiche.
Chir. Ital., 1997; 49, 4-5: 11-16

Gli AA., dopo aver illustrato il meccanismo patogenetico che determina la formazione delle pseudocisti del pancreas e classificate le PSC in secondarie a pancreatite acuta ed insorte in corso di pancreatite cronica, sottolineano come con l’introduzione dell’ultrasonografia, della T.C., della R.M.N. e dell’E.R.C.P. l’approccio terapeutico di questa patologia abbia subito una notevole evoluzione grazie al razionale impiego del drenaggio percutaneo eco -T.C. guidato.

Descrivono la tecnica soffermandosi sulle indicazioni, sulle vie di accesso e sui materiali usati.

Riportano la loro casistica che comprende l’uso del drenaggio percutaneo eco – T.C. guidato in 12 casi di PSC secondarie a pancreatite acuta ed in 4 casi di PSC in corso di pancreatite cronica e ne analizzano i risultati immediati ed a distanza.

Sottolineando i limiti di questa metodica (rischio di infezione, recidive, fistole) concludono affermando che il drenaggio percutaneo delle PSC pancreatiche in corso di pancreatite acuta costituisce una valida arma nella strategia terapeutica di questa importante patologia, mentre nelle PSC secondarie a pancreatite cronica le indicazioni più limitate sono complementari all’intervento chirurgico.

158. Rischio nucleare e carcinoma nell’infanzia.
Chir. Ital., 1997; 49, 4-5: 27-29

Il carcinoma della tiroide è una patologia di relativamente scarsa incidenza nell’adulto, e di raro riscontro nel bambino.

Dopo essersi soffermati sui fattori di rischio oncogeno relativo a questa patologia, gli AA. pongono l’accento sul rischio ambientale legato alla carenza di iodio ed all’inquinamento da radiazioni che certamente, in misura più degli altri, come dimostra la diversa incidenza in rapporto al territorio mondiale, incide sulla epidemiologia di questa grave patologia.

Concludono gli AA. asserendo che, fermo restando il concetto che l’inquinamento nucleare rimane il fattore di rischio oncogeno più importante, un adeguato programma di iodioprofilassi può certamente costituire uno schermo valido al diffondersi di questa malattia.

159. La rottura spontanea dell’esofago.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4: 43-46

Gli Autori analizzano otto casi di rottura spontanea dell’esofago giunti alla loro osservazione. Una diagnosi corretta risulta spesso difficile. Il tempo trascorso tra la rottura e la diagnosi sembra essere il fattore più importante per un successo terapeutico. La chiusura della breccia esofagea ed il drenaggio del mediastino e della cavità pleurica rappresentano la terapia migliore. In taluni casi è però possibile adottare un trattamento medico conservativo.

160. Le emorragie digestive da ipertensione portale: ruolo della scleroterapia.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4: 43-46

Gli AA. ricordano come l’emorragia rappresenti forse la più terribile delle complicanze della ipertensione portale qualunque sia la patologia che sta alla base del suo instaurarsi.

Segnalano come la scleroterapia delle varici, ridimensionata la possibilità di complicanze locali e sistemiche, sia una realtà terapeutica, tanto nella profilassi che nel trattamento dell’evento emorragico. Nel riportare la loro esperienza concludono comunque che, anche se confortati da risultati favorevoli, non ci si possa esimere dal ricercare soluzioni terapeutiche personalizzate.

161. Informatizzazione di un reparto di chirurgia.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4: 47-50

Gli AA. espongono l’esperienza da loro maturata nell’informatizzare il reparto di Chirurgia Generale III dell’Azienda Policlinico Universitario di Messina.

Dopo un excursus sull’hardware (una rete LAN di personal computer) e sul software (suite commerciale) da loro giornalmente impiegati per gestire le cartelle cliniche e tutti i data base correlati (immagini, referti, prenotazioni, ecc), concludono affermando che ulteriori sviluppi nella gestione e nella cura dei malati saranno possibili con l’estensione della rete locale a quella aziendale e successivamente ad Internet.

162. Problemi chirurgici nel paziente anziano.
Chir. Ital., 1999, 51, 2: 159-163

Gli AA., in considerazione dell’aumento della durata media della vita e dell’incremento della popolazione in età geriatria, hanno esaminato i vari problemi chirurgici che interessano particolarmente il soggetto anziano. Vengono pertanto presi in considerazione, oltre all’età anagrafica, anche tutti gli altri fattori di rischio operatorio legati alla malattia chirurgica, alle malattie associate ed al tipo di intervento. Dopo aver riportato la loro esperienza nel trattamento dei pazienti in età geriatrica, concludono affermando che sono necessari una scrupolosa preparazione preoperatoria, una corretta indicazione all’intervento chirurgico ed una accurata sorveglianza postoperatoria per far sì che l’anziano affronti l’intervento chirurgico con le stesse possibilità di successo del giovane.

163. L’iperparatiroidismo primitivo.
Chir. Ital., 1999; 51, 4: 297-300

Gli AA. dopo aver esaminato le principali caratteristiche anatomopatologiche e cliniche dell’iperparatiroidismo primitivo, una malattia ormonale, sempre di più frequente riscontro, che spesso si manifesta esclusivamente con l’innalzamento dei valori serici del calcio, espongono la loro esperienza nella diagnosi e nel trattamento chirurgico di questa endocrinopatia. Consigliano l’intervento di esplorazione cervicale con rimozione degli adenomi e delle ghiandole iperplastiche sia nei pazienti asintomatici che in quelli con sintomatologia a carico dei vari apparati.

Concludono affermando che, come già oggi è possibile, grazie agli apparecchi multicanale per le analisi ematochimiche, giungere alla diagnosi precoce di questa malattia, in un prossimo futuro gli studi sui recettori cellulari per il calcio permetteranno la messa a punto di nuovi trattamenti terapeutici.

164. I tumori neuroendocrini del pancreas.
Chir. Ital., 1999; 51, 4: 309-312

I tumori neuroendocrini del pancreas sono rari ed includono l’insulinoma, il gastrinoma ed altre neoplasie ancor meno frequenti che secernono ormoni gastointestinali.

La loro localizzazione preoperatoria, malgrado il continuo progresso delle moderne tecnologie, è estremamente difficile ma utile per indirizzare il chirurgo nella scelta del trattamento più idoneo.

Gli AA, dopo aver esposto la loro casistica, concludono affermando che il trattamento di scelta di questi tumori, per le loro caratteristiche anatomopatologiche (benignità, scarsa malignità ed invasività, lento accrescimento), è quello chirurgico mentre la terapia medica ha un ruolo importante nella preparazione all’intervento o per alleviare la sintomatologia quando il paziente sia inoperabile.

165. Iperparatiroidismo primario: follow-up del paziente operato.
Chir. Ital., 1999; 51, 5: 383-387

Gli AA. dopo brevi accenni sulla etiopatogenesi dell’iperparatiroidismo primario pongono l’accento sulla importanza del follow-up del paziente operato. Il controllo inizia subito dopo la rimozione della lesione, fase intraoperatoria, allo scopo di valutare la validità dell’intervento e prosegue con il controllo della omeoastasi minerale, della malattia, e della funzionalità delle strutture bersaglio.

Particolare attenzione deve essere posta oltre ovviamente alle temibili crisi ipocalcemiche alla eventuale ripresa della malattia, indice di recidiva, ed allo studio di tutti gli organi ed apparati come le ossa, il rene, il pancreas, l’apparto digerente e la psiche che in questa patologia vengono spesso interessate in misura rilevante con risvolti morfo-funzionali che condizionano la qualità e la durata della vita.

166. L’intervento di Miles nella chirurgia del carcinoma del retto: la sua storia, il suo presente.
Chir. Ital., 1999; 51, 5: 393-398

Gli AA. ribadiscono come l'avvento delle suturatrici meccaniche abbia orientato il trattamento del ca del retto verso un atteggiamento sempre più conservativo.

Nel riportare i dati della loro esperienza relativi ad un ventennio (222 casi giunti alla loro osservazione) puntualizzano come, non solo non si sia verificata una maggiore incidenza di recidive, ma anzi si sia assistito ad una sensibile riduzione delle stesse (- 5,2%).

Tentano quindi di tracciare i momenti fondamentali che hanno caratterizzato la storia della chirurgia del carcinoma del retto e sottolineano come l'intervento di Miles oggi, ad oltre 80 anni dalla sua ideazione, mantenga, anche se con indicazioni più contenute, tutta la sua validità.

167. Le tiroidectomie parziali nel carcinoma differenziato.
Chir. Gen., 1999; XX, 4: 337-341

Il trattamento chirurgico delle neoplasie differenziate della tiroide, al di la di rigide posizione di principio, deve rispettare delle linee guida che sono rappresentate dal rispetto della radicalità, dal rischio chirurgico e qualità di vita, dal follow-up, dai fattori di rischio e dai risultati a distanza.

Dopo attendo studio dei dati della letteratura ed alla luce della loro esperienza gli AA. affermano che la tiroidectomia totale rappresenta certamente l’intervento che certamente più degli altri rispetta queste linee guida, infatti, risponde ai requisiti della radicalità oncologica, specie in considerazione della alta incidenza di plurifocalità che caratterizza soprattutto il papillare, ma anche il follicolare, comporta un rischio chirurgico percentualmente poco rilevante, consente un follow-up a lungo termine, e comparativamente agli interventi di lobectomia ha i migliori risultati a distanza.

Solo in particolari casi, tumori a basso rischio ( soggetti giovani, di sesso femminile, con tumore ben differenziato e di piccole dimensioni) troverebbe indicazione la lobectomia.

La difficoltà pratica di conoscere tutti i fattori di rischio in fase pre od intra operatoria al fine di poter giudicare con serenità un tumore realmente a basso rischio, limita l’applicazione di questa tecnica a pochi e ben selezionati casi.

168. Il carcinoma a cellule di Merkel: diagnosi e trattamento.
Chir. Gen., 1999; XX, 4: 343-347

Il tumore a cellule di Merkel (MCC) è una rara ed aggressiva neoplasia della cute ad origine endocrina. Gli AA. descrivono un caso di tumore a cellule di Merkel della coscia che presentavapositività per la cromogranina A e NSE. Il trattamento terapeutico consigliabile deve prevedere un’ampia escissione cutanea, con controllo dei margini, per evitare le possibili recidive, ed una linfoadenectomia locoroegionale con successivo trattamento radioterapico. Il ruolo della chemioterapia in questa neoplasia non è ancora ben definito.

169. Il carcinoma apocrino della cute.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 371-373

Il carcinoma apocrino è una rara neoplasia della cute. Viene presentato una caso di carcinoma apocrino della regione sacrococcigea che è stato sottoposto ad escissione chirurgica. Gli AA. sottolineano la difficoltà diagnostica clinica. Al follow-up dopo due anni, la paziente non presenta segni di recidiva locale o metastasi a distanza.

170. Diagnosi e trattamento dei traumi del pancreas.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 375-379

I traumi del pancreas sono una patologia rara. La diagnosi è difficile ed il trattamento controverso, con alcuni AA. che consigliano l’osservazione ed altri che ritengono necessaria l’esplorazione chirurgica immediata per prevenire quel ritardo terapeutico responsabile dell’aumento della morbidità e della mortalità. L’ERCP in urgenza è una metodica utile nella diagnostica dei traumi duttali pancreatici. L’ERCP, intatti, descrivendo l’anatomia duttale, permette il migliore trattamento terapeutico di questa temibile lesione. Nel nostro caso l’ERCP è stata tentata con successo ed ha permesso la dimostrazione della lesione duttale, consentendo il trattamento chirurgico più adeguato

171. La lesione di un dotto biliare accessorio: una possibile complicanza della colecistectomia  laparoscopica.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 401-404

I dotti biliari accessori sono anomalie non frequenti dell’albero biliare: la loro lesione durante un intervento sulle vie biliari è una evenienza difficilmente preventivabile. Viene riportato il caso clinico di un paziente sottoposto a colecistectomia laparoscopica nel quale è stata provocata una lesione di un dotto accessorio. La lesione è stata identificata immediatamente ed è stata trattata prontamente con il posizionamento di una clip metallica. Gli AA. suggeriscono l’importanza di una accurata ispezione del letto colecistico prima della totale rimozione della colecisti. La Colangiografia intraoperatoria durante colecistectomia Iaparoscopica può essere utile nella dimostrazione di eventuali dotti biliari accessori.

172. Riflessioni sull’infarto mesenterico.
Ann. Ital. Chir., 2000; LXXI, 1: 89-94

Gli AA. riportano la loro casistica relativa agli ultimi cinque anni sull’infarto mesenterico e traggono da questa lo spunto per rivedere le caratteristiche di una patologia oggi a prognosi infausta.

Dopo brevi cenni sull’etiopatogenesi e sull’anatomia patologica, si soffermano sulle manifestazioni cliniche della malattia e sulle indagini diagnostiche.

Dopo aver trattato della terapia sia medica che chirurgica, concludono affermando come solo la messa a punto di più affinate tecniche diagnostiche possa consentire di porre una diagnosi precoce e quindi di ridimensionare una morbilità ed una mortalità del tutto inaccettabili.

173. Problematiche dei reinterventi in chirurgia tiroidea.
Acta Chirurgica Mediterranea 2000; 16: 117-120

Gli AA., dopo aver fatto rilevare come il problema dei reinterventi, dopo tiroidectomia, sia attuale e rilevante per l’incidenza e le difficoltà tecniche, passano in rassegna le principali cause.

Emorragia, carcinoma misconosciuto pre od intraoperatoriamente, ripresa della malattia displastica o neoplastica con invasione linfonodale obbligano il chirurgo ad eseguire un reintervento immediato, precoce o tardivo in rapporto al tipo di complicanza.

Ribadita l’opportunità di un primo intervento quanto più congruo possibile e tecnicamente ben eseguito si soffermano sulla descrizione di alcuni accorgimenti di tecnica, da loro seguiti di principio, per ridurre al minimo le sequele postoperatorie che questa chirurgia, in misura certamente maggiore che quella di elezione, comporta.

  1. Le complicanze dell'Idatidosi epatica: osservazioni cliniche.
    XX Congresso Nazionale Società Italiana Patologia dell'Apparato Digerente, 2001; 343-353

  2. Il trattamento chirurgico dei tumori differenziati della tiroide in età geriatrica.
    XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Chirurgia Geriatrica, 2001; 101-103

  3. La disfunzione erettile nell'anziano.
    XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Chirurgia Geriatrica, 2001; 559 - 562

  4. L'ernia di Spigelio.

Chir. Ital, 2001, 53, 6: 853-856

Gli Autori riportano la loro esperienza nel trattamento dell’ernia di Spigelio. Dopo essersi soffermati sull’anatomia della parete laterale dell’addome e sulle cause etiopatogenetiche di questo raro tipo di ernia, discutono sulle problematiche cliniche di questa patologia sottolineando l’importanza dell’esame obiettivo e delle metodiche strumentali. Concludono quindi enumerando le tecniche di riparazione oggi possibili

 

178      Il trattamento delle tireopatie benigne: revisione della nostra casistica.
Acta Chir. Med. 2001, 17:3-4, 95-97

Gli Autori conducono uno studio retrospettivo su 720 casi di tireopatie benigne osservati negli ultimi 5 anni.

Pur riconoscendo di essersi in qualche modo uniformati alla tendenza a radicalizzare l’intervento, affermano che spetta solo al chirurgo valutare i casi dubbi e scegliere tra interventi semiconservativi o demolitivi.

 

179. Il mappaggio eco-color-Doppler nella scelta del trattamento della malattia varicosa.
Giorn. Chir., 2002; 23: 3, 104-109

Gli AA., dopo aver riportato la classificazione di Huch relativa alle varici sia della grande che della piccola safena, fanno un breve cenno storico sulle tecniche operatorie più significative.

Passano quindi a precisare come un corretto atteggiamento terapeutico non possa prescindere da un accurato studio emodinamico.

Dopo aver fornito i dati della loro casistica, concludono affermando come il mappaggio eco-color Doppler consenta oggi di ottenere una più che buona radicalità anche con tecniche poco invasive.

 

180. La litiasi biliare intraepatica: esperienza di 20 anni.
Ann. Ital. Chir., 2002; LXXIII, 3, 273-279

Gli Autori, nel ribadire che la litiasi biliare intraepatica rappresenta una patologia pococ frequente nei Paesi Occidentali, puntualizzano come tale incidenza vada lentamente ma progressivamente aumentando.

Nel riportare la loro esperienza dal 1980 ad oggi precisano come diverso sia stato l’iter diagnostico e l’atteggiamento terapeutico nel primo e nel secondo decennio. Dopo essersi soffermati sull’attuale orientamento terapeutico descritto in letteratura, concludono precisando quanto questo spesso sia condizionato dalla complessità dei quadri anatomo-patologici e dalla gravità del danno epatico che spesso si accompagna alla litiasi intraepatica.

 

181. La deiscenza delle anastomosi in chirurgia colo-rettale.
Giorn. Chir., 2002; 23, 8/9, 310-314

Le deiscenze anastomotiche costituiscono la complicanza più grave in tutta la chirurgia recettiva dell’apparato digerente e, in particolare, in quella del colon-retto.

Spesso infatti, nonostante un’accurata valutazione e correzione di tutti i possibili fattori di rischio e malgrado la corretta conduzione dell’intervento chirurgico, la possibilità che nell’immediato postoperatorio si realizzi una deiscenza più o meno ampia o, quanto meno, una filtrazione di materiale intestinale non è del tutto remota.

Gli Autori hanno voluto rivedere la loro casistica allo scopo di analizzare il ruolo svolto da tutti i possibili fattori di rischio, sia generali che locali, e di verificare quali siano le condizioni che, intraoperatoriamente, possano consigliare il ricorso all’intervento in più tempi.

 

182. Warthin’s tumour of the parotid gland.
Chir. Ital. 2002; 54, 6: 869-872

The Authors, after examining two recent cases, explain a number of basic concepts regarding the diagnosis and therapy of Warthin’s tumour of the parotid gland. Despite their low frequency, such tumours are very important because of their aethiopathogenesis, which is still controversial, and the recent increase in their incidence in females. Today, the diagnostic protocol, undertaken after the necessary clinical examination, relies mainly on ultrasonography and CT, but only a postoperative histological examination is capable of yielding a sure diagnosis and establishing the main histomorphological characteristics of the tumour. The therapeutic approach can be limited to conservative treatment, sparing the parotid gland and its vascularization and innervation.

 

183.  GIST del tratto digiuno-ileale.
Tumori 2003; 89, 4: 11-15

I tumori stromali del tratto digiuno ileale pongono particolari difficoltà non solo di diagnostica e di terapia ma soprattutto di inquadramento istopatologico e di comportamento biologico.

Queste neoplasie intervengono nelle varie casistiche con estrema rarità. Anche se, nell’ambito dei GIST di tutto il canale alimentare, i tumori di questa sede rappresentano quelli di più frequente osservazione dopo lo stomaco.

Spesso reperto occasionale, essi, per il potenziale di evolutività che li caratterizza, vanno non solo trattati osservando i criteri di radicalità oncologica, ma anche sottoposti a rigorosa valutazione istopatologica che tenga conto degli ormai tradizionali criteri prognostici (sede e dimensione della neoplasia, struttura della stessa, presenza di atipie citologiche, indice mitotico, ploidia, adeguatezza della resezione chirurgica.

Tutto questo va completato da un adeguato ed attento protocollo di follow-up.

 

 

184.    La ginecomastia idiopatica: nostra esperienza.
Giorn. Chir. 2003; 24, 4: 137-143

Gli Autori, nel riportare I dati della loro esperienza, citano le differenze nella fisiologica evoluzione della mammella sia nella donna che nell’uomo.

Dopo aver puntualizzato come sia importante distinguere tra ginecomastia vera e pseudoginecomastia, si soffermano sulle molteplici cause che possono ricondurre ad un abnorme sviluppo della mammella maschile e sulle caratteristiche anatomo-patologiche della ginecomastia idiopatica.

Pongono quindi l’accento sulla necessità che solo una diagnosi ben circostanziata possa consentire una corretta scelta terapeutica e concludono affermando come l’opzione tra chirurgia tradizionale o tecniche di liposuzione debba essere posta solo in virtù della prevalenza della componente ghiandolare o di quella adiposa.

 

 

185.   Il trattamento del gozzo immerso. La nostra esperienza.
Giorn. Chir. 2003; 24, 5: 193-197

Gli Autori, dopo avere accennato alla storia naturale del gozzo immerso, riferiscono la loro esperienza di tale patologia maturata negli ultimi 5 anni, sottolineando i caratteri della complessa sintomatologia osservata nei vari casi, la condotta terapeutica seguita, i buoni risultati ottenuti.

Si soffermano quindi ad elencare le molteplici classificazioni, via via proposte. Illustrano le complesse situazioni sia di ordine emodinamico che respiratorio di particolare interesse anestesiologico.

Discutono, infine, sulla diagnostica e soprattutto sul corretto atteggiamento terapeutico il cui obiettivo è duplice: risolvere la sintomatologia prodotta dalla massa mediastinica ed escludere la possibilità di recidive.

186.    Una rara neoformazione delle ghiandole salivari: il cistoadenolinfoma.
Ann. Ital. Chir. 2003; LXXIV, 2: 149-154

Gli AA. Nel riferire su tre casi di loro osservazione, puntualizzano alcuni concetti fondamentali relativi alla diagnostica ed alla terapia del cistoadenolinfoma.

Questa neoplasia infatti, pur essendo poco frequente, riveste una notevole importanza a causa della sua ancora controversa eziopatogenesi e della recente tendenza ad accrescere la sua incidenza nel sesso femminile.

L’iter diagnostico, da intraprendere dopo l’esame clinico, che si rivela di fondamentale importanza, è oggi costituito dall’esame ecotomografico o dalla Tomografia computerizzata. Ma la certezza della diagnosi si ha solo con l’esame istologico, unica indagine in gradi di mettere in evidenza le peculiari caratteristiche istomorfologiche del tumore.

L’approccio terapeutico può limitarsi al limitarsi al trattamento conservativo, in grado di rispettare la ghiandola, sede della neoplasia e le strutture pascolo-nervose ad essa prossime.

187.    L’occlusione meccanica intestinale da fitobezoario.
Giorn. Chir. 2003; 24, 6/7: 239-242

Gli Autori prendendo spunto dai casi clinici di occlusione meccanica intestinale da fitobezoario, localizzato in prossimità della giunzione ileocecale, giunti di recente alla loro osservazione, esaminano i meccanismi fisiopatologici responsabili della formazione di questi corpi estranei occludenti.

Dopo aver discusso i molteplici fattori etiopatogenetici e clinici alla base di questa non comune causa di ostruzione, trattano della tecnica chirurgica che si basa essenzialmente sulla enterotomia con estrazione della massa occludente.

188.    Pleural effusion as a complication of intrathoracic goitre.
Chir. Ital. 2003; 55, 6: 919-922

Gli Autori riportano la loro esperienza su un caso di versamento pleurico bilaterale insorto in presenza di gozzo immerso. Si soffermano quindi ad esaminare le possibili cause di un tale fenomeno. Dopo un’attenta disamina dell’anatomia del mediastino superiore, essi concludono affermando che l’idrotorace in presenza di gozzo intramediastinico possa essere il risultato dell’azione compressiva esercitata dalla tumefazione sulle strutture vascolari venose, in particolare sulla vena cava superiore, o su quelle linfatiche intramediastiniche o, come nel caso da essi esposto, su entrambe.

  1. Morbo di Crohn: diagnosi e trattamento.
    Giorn. Chir. 2003; 24, 11/12: 428-434

Gli Autori fanno il punto sul morbo di Crohn, anche sulla base della loro personale esperienza.

Dopo aver discusso sui fattori di rischio ed etiopatogenetici coinvolti nel determinismo di questa patologia, sintetizzano i reperti anatomopatologici che la caratterizzano. Passano quindi ad analizzare le manifestazioni cliniche, le possibilità diagnostiche e le opzioni terapeutiche di pertinenza chirurgica puntualizzando come l’accesso laparotomico sia ancora oggi da preferire.

Gli Autori concludono auispicandfo che una diagnosi tempestiva evita le gravi problematiche connesse all’insorgenza delle complicanze.

190.    Le occlusioni benigne della giunzione ileo-colica.
Giorn. Chir. 2004; 25, 6-7:251-258

Gli Autori si soffermano a puntualizzare le caratteristiche anatomo-funzionali della giunzione ileo-colica, fisiologico restringimento nella continuità della via alimentare e possibile causa di sindromi occlusive di natura benigna.

Riportano quindi la loro casistica e passano ad elencare tutte le patologie, di natura flogistica e non, che possono essere chiamate in causa, fornendo brevi note descrittive e soffermandosi sulle obiettività cliniche e di imaging.

Concludono auspicando che il trattamento di tali forme occlusive sia tempestivo, prima che le lesioni parietali impongano il ricorso ad interventi ampiamente resettivi.

191.    Pancreatite acuta: nostra esperienza alla luce della sua storia naturale.
Giorn. Chir. 2004; 25, 8-9:306-312

Gli Autori ripercorrono le tappe fondamentali della stroria naturale della pancreatite acuta e considerano la loro casistica relativa agli ultimi cinque anni.

Dopo aver ribadito che l’espressività clinica è strettamente dipendente dal quadro anatomo-patologio, si soffermano sulle cause eziopatogenetiche e sui momenti morfopatogenetici che favoriscono l’insorgenza della pancreatite acuta e ne caratterizzano l’evoluzione. Concludono affermando come solo la diagnosi e il trattamento tempestivo riescano ad ostacolare un percorso evolutivo che può esitare nell’insufficienza multiorgano.

  1. Rottura spontanea di milza in presenza di infezione citomegalica. Descrizione di un caso clinico.
    Giorn. Chir. 2005; 26, 3: 95-99

Gli Autori riportano un caso clinico di rottura spontanea di milza in paziente con infezione da Citomegalovirus e colgono da questo lo spunto per puntualizzare le caratteristiche principali di questa infezione ed il meccanismo che, in corso di infezione virale, induce alterazioni morfologiche e funzionali dell’organo.

L’ipersplenismo da iperfunzionamento, la formazione di immunocomplessi con conseguente necrosi infartuale, specie della polpa bianca, e la coagulopatia da consumo sono responsabili, come nel caso osservato, di processi evolutivi che possono indurre la lacerazione della capsula.

L’ampia diffusione dell’infezione da Citomegalovirus impone la conoscenza di tutte le manifestazioni patologiche da questa indotte allo scopo di pervenire a diagnosi e trattamento tempestivi.

196.       Le problematiche pre-, intera e postoperatorie del gozzo immerso.
Ghir. Ital. 2005;57,3:301-307

Gli Autori riferiscono la loro esperienza sulle problematiche relative al trattamento del gozzo immerso. Si soffermano a illustrare le complesse situazioni di ordine sia emodinamico sia respiratorio sia a componente mista e la relativa condotta terapeutica. Discutono quindi delle problematiche chirurgiche di tipo tecnico e di quelle legate alla prevenzione e al trattamento delle possibili complicanze. Concludono puntualizzando come, grazie a tutti i presidi tecnici di cui oggi si dispone, possa essere attuato il completo controllo del paziente prima, durante e dopo l’intervento, contribuendo così, in maniera significativa, al buon esito del trattamento chirurgico.