1.
Studio comparativo tra indagini radiologiche e
riscontri operatori nelle affezioni delle vie biliari.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XII ad., 16/11/1972
Gli AA. hanno condotto uno
studio su 1012 pazienti sottoposti ad indagine radiologica per sospetto clinico
di calcolosi delle vie biliari.
In 493 (48,7%) è stata
riscontrata una colecisti esclusa alla colecistografia per os. La
colangiografia endovenosa, eseguita successivamente in 418 di questi pazienti,
ha permesso la visualizzazione della colecisti in 110 casi (26,4%), mentre in
308 (73,6%) è stato confermato il reperto di esclusione della colecisti, con
buona opacizzazione dei dotti biliari nel 90,2% dei casi e con una mancata
iniezione nel 9,8%.
I riscontri operatori hanno
evidenziato la calcolosi come responsabile del reperto di colecisti esclusa nel
91,7%.
Altre cause erano
rappresentate da flogosi, neoplasie, scleroatrofie. Anche la mancata
visualizzazione dei dotti biliari era quasi sempre dovuta ad una calcolosi
colecisto-coledocica (83,3%).
2. L'idatidosi diaframmatica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XIV ad., 21/9/1973
Gli AA. discutono le
caratteristiche etiopatogenetiche e cliniche di questa rara localizzazione
dell'embrione esacanto, la cui sintomatologia è polimorfa e la diagnosi
difficile.
3. La rigenerazione nervosa
nell'autotrapianto del polmone. Ricerche sperimentali.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XVIII, II, 1974
Gli AA., dati i discordanti
risultati delle ricerche istologiche sulla esistenza di strutture nervose nel
polmone autotrapiantato, hanno condotto uno studio sul comportamento funzionale
del polmone dopo l'interruzione completa delle sue connessioni nervose, di
fronte ad alcune sostanze agenti su di esso sia per via mediata (vago), che per
via diretta (Carbacolo, Istamina, Arecolina).
In base ai risultati
ottenuti, gli AA., concludono che la costante negatività della risposta
farmacologica dell'albero bronchiale del polmone autotrapiantato, rappresenta
un elemento di non trascurabile importanza a favore della tesi secondo cui non
si avrebbe rigenerazione delle fibre nervose sezionate durante l'intervento.
4. Studio comparativo di alcuni
metodi di separazione dei linfociti con gradiente di densità.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XVIII ad., 22/12/1975
Gli AA., dopo aver esposto
ampiamente le caratteristiche ed i vantaggi di alcuni mezzi di separazione per
l'ottenimento dei linfociti, hanno voluto esporre paragonandolo le qualità di
un nuovo mezzo, ottenuto sperimentalmente, che utilizza Destrano a basso peso
molecolare e sale sodico della N-metil glucamina dell'acido iotalamico.
Quest'ultimo mezzo si è rivelato più maneggevole ed ha dimostrato una maggiore
capacità nel risolvere il problema dell'inquinamento monocitario e macrofagico.
5. La telecolangioscopia
intraoperatoria, associata a colangiomanometria nella diagnostica
intraoperatoria delle vie biliari: dettagli di tecnica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XVIII ad., 22/12/1975
6. Peculiarità morfologiche della
patologia gastrica dell'anziano.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XIX ad., 18/12/1976
Gli AA., nel riportare la
loro esperienza, ribadiscono le peculiarità morfologiche delle varie patologie
gastriche che si impiantano su una struttura in evoluzione senile.
Concludono affermando che
solo una esatta conoscenza della patologia dell'anziano può consentire di
formulare un esatto indirizzo diagnostico.
7. L'impiego della prostaglandina E1 nello shock emorragico sperimentale (studio
isto-morfologico ed isto-enzimatico).
Arch. Sic. Medicina e Chirurgia,
XVII, 6, 1976
Gli AA. hanno condotto delle
ricerche sperimentali sui cani allo scopo di accertare se, ed in quale misura,
il solo trattamento con prostaglandina E1, in assenza cioè di ogni terapia trasfusionale, sia
in grado di influenzare l'evoluzione e le alterazioni isto-morfologiche ed
isto-enzimatiche di alcuni fra gli organi più sensibili all'ipossia conseguente
allo shock emorragico.
Sulla base dei risultati da
loro ottenuti gli AA. concludono affermando che il trattamento con PGE1 esplica un'azione nettamente favorevole sulla
evoluzione dello shock emorragico, documentato dal notevole aumento della
sopravvivenza e dalle modeste alterazioni isto-morfologiche ed isto-enzimatiche
riscontrate nel lotto di animali trattati con PGE1.
8. Il ruolo dei vasa-vasorum nel processo di organizzazione a distanza
delle protesi arteriose Weavenit secondo Wesolowski (ricerche sperimentali).
Chirurgia Italiana, 29, 2, 1977
Gli AA. hanno condotto delle
ricerche sperimentali allo scopo di studiare il comportamento dei vasa-vasorum
in un gruppo di animali nei quali era stato sostituito, mediante protesi di
Weavenit, il tratto della aorta compreso tra le diramazioni delle arterie
renali e la triforcazione del tratto aortico terminale.
Dai risultati delle ricerche
gli AA. concludono affermando che anzitutto la tecnica da loro impiegata ha
permesso una ottima visualizzazione dei vasa-vasorum, come dimostrano sia i
preparati istologici colorati con ematossilina-eosina che i preparati eseguiti
allo stereomicroscopio.
Inoltre nei reperti
microscopici appare evidente la indiscutibile presenza di vasi di vario calibro
che dalla neo-avventizia, attraverso le maglie della protesi, si portano a
livello della neo-intima confermando che i vasa-vasorum rappresentano il
fenomeno reattivo più importante ai fini della vascolarizzazione della protesi.
9. Studio del profilo immunologico
in pazienti con carcinoma mammario in fase avanzata.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977
Gli AA. hanno voluto
studiare il profilo immunologico di cinquanta pazienti affette da carcinoma
mammario metastatizzato (IV stadio) sottoponendole prima di qualunque terapia
complementare a screening completo dell'attività generica immunitaria sia
umorale che cellulare.
Hanno pertanto utilizzato
tests alle rosette EA ed EAC; tests di blastizzazione; prove in vivo con PPD e
SK/SD; immunodiffusione delle immunoglobuline seriche.
I risultati ottenuti hanno
consentito agli AA. di constatare in queste pazienti un aumento dell'immunità
umorale con una contemporanea riduzione dell'immunità cellulare.
10. Considerazioni sull'impiego del
CEA test nei pazienti con patologia neoplastica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977
Gli AA., dopo aver ricordato
gli studi di Gold e Freedman e di altri ricercatori che hanno portato
all'isolamento del Carcino Embrionic Antigen, riportano la loro casistica
riguardante il dosaggio di questo antigene in 240 pazienti affetti da neoplasie
maligne di vari organi.
Tali dosaggi sono stati
effettuati con metodo RIA prima e dopo intervento chirurgico al fine di
valutare sia l'estensione anatomica della neoplasia, che di programmare e
monitorare le successive terapie complementari.
11. Studio del profilo immunologico
in pazienti con carcinoma dello stomaco.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XX ad., 14/4/1977
Gli AA., hanno voluto
studiare il profilo immunologico di ottanta pazienti affetti da carcinoma dello
stomaco in vari stadi, prima di procedere sia a terapia chirurgica radicale o
palliativa che a terapie complementari, sottoponendoli a screening completo
dell'attività generica immunitaria.
Hanno pertanto utilizzato
per evidenziare alterazioni dell'immunità cellulomediata tests alle rosette E,
tests di blastizzazione con PHA e Con-A, prove in vivo con PPD e SK/SD e per
studiare l'attività immunitaria umorale l'immunodiffusione radiale delle IGA,
IgG, IgM, e le frazioni del complemento.
I risultati ottenuti hanno
consentito agli AA. di evidenziare un aumento dell'immunità umorale ed una
contemporanea riduzione dell'immunità cellulare molto più evidente nei pazienti
con carcinoma gastrico al IV stadio rispetto ai pazienti appartenenti agli
altri stadi.
12. Le complicanze delle
colostomie.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXI ad., 20/4/1978
13. Attualità nella diagnostica
della gastrite cronica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXI ad., 29/4/1978
Gli AA., dopo una premessa
sulla diagnosi di “gastrite cronica”, fanno un breve cenno sulle
caratteristiche anatomopatologiche delle sue varianti e riferiscono la loro
esperienza.
In particolare essi rilevano
come per un comune istotipo l'aspetto macroscopico possa essere diverso in
relazione alla sede.
Essi concludono affermando
che presupposto indispensabile per una esatta diagnosi sia la collaborazione
interdisciplinare che ha il fine comune di effettuare la profilassi del cancro.
14. Considerazioni
clinico-statistiche sulla chirurgia del tubo digerente nell'anziano.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIII ad., 14/12/1979
Gli AA. riferiscono
l'incidenza nella loro casistica di malattie neoplastiche del tubo digerente in
soggetti in età geriatrica.
Dopo aver sottolineato la
maggiore incidenza di malattie neoplastiche registrate in età geriatrica,
rispetto ai soggetti più giovani, gli AA. illustrano la distribuzione delle
lesioni neoplastiche nei vari tratti del tubo digerente.
15. Il
comportamento del tasso prolattinemico in affezioni displastiche della mammella
(studio preliminare).
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIII ad., 14/12/1979
Gli AA. hanno studiato il
rapporto tra squilibri ormonali e mastopatia fibrocistica della mammella in
pazienti affette da tale malattia ed in un gruppo di controllo al fine di
confermare il ruolo svolto dagli ormoni in queste affezioni displastiche.
Hanno pertanto fermato la
loro attenzione sulla prolattina effettuando dosaggi sia basali sia dopo
stimolo con TRH, da cui hanno rilevato come i valori non presentino sostanziali
differenze fra i due gruppi di pazienti.
16. Chemioterapia adiuvante con
5-FU e ME-CCNU nel trattamento del carcinoma gastrico dopo chirurgia radicale.
Nostra esperienza.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980
Gli AA. dopo una panoramica
delle varie terapie antiblastiche adoperate nel trattamento chemioterapico
adiuvante dopo chirurgia radicale per carcinoma dello stomaco, hanno riportato
la loro esperienza nel trattamento di tale affezione sia con la
monochemioterapia con 5-FU che con polichemioterapia con 5-FU + Me-CCNU.
Concludono affermando che il
trattamento con polichemioterapia comporta un aumento della sopravvivenza e
dell'intervallo libero.
17. Il trattamento chemioterapico
complementare nel carcinoma del colon-retto in età geriatrica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980
Dopo avere brevemente
accennato all'etiopatogenesi del carcinoma del colon-retto in età geriatrica,
gli AA. si sono soffermati sui farmaci e sui vari protocolli di chemioterapia
antiblastica adoperati nel trattamento di tali pazienti.
Hanno quindi esposto la loro
esperienza di chemioterapia dal 1964 ad oggi mettendo in evidenza l'evolversi
dei vari protocolli accompagnato dal netto miglioramento delle percentuali di
remissione parziale con trattamento combinato di 5-FU e nitrosouree.
18. L'ipertrofia plicale dell'antro
gastrico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980
Gli AA. espongono la loro
esperienza su 18 casi di ipertrofia plicale antrale giunti alla loro
osservazione. Dopo una accurata anamnesi essi ritengono utile ai fini
diagnostici l'esecuzione di una gastroscopia associata al brushing e biopsie
multiple dell'intera plica.
Concludono affermando che la
displasia su plica ipertrofica, pur non essendo di frequente riscontro
necessita di accurati periodici controlli essendo una lesione precancerosa.
19. Contributo allo studio dei
polipi infiammatori del colon in pazienti con rettocolite ulcerosa.
Atti Soc. Medico- Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 9/4/1980
Gli AA., dopo una breve premessa
in cui vengono esaminati i dati della letteratura sulla definizione e sulle
caratteristiche anatomopatologiche dei polipi infiammatori del colon,
riferiscono la loro esperienza nello studio di questa patologia nei pazienti
con rettocolite ulcerosa.
In particolare essi si
soffermano sull'importanza della colonscopia, nella precisazione della sede e
delle caratteristiche istochimiche dei polipi infiammatori, in rapporto
soprattutto alla fase clinica ed anatomopatologica della malattia.
Poiché, secondo la loro
esperienza ed in accordo con quanto risulta dalla letteratura, la maggiore
incidenza di tali lesioni si osserva nei soggetti giovani e nella fase precoce
della malattia, gli AA. ribadiscono l'utilità dell'esame endoscopico anche al
fine di attuare una polipectomia a scopo profilattico.
20. Considerazioni sull'impiego del
medrossiprogesterone acetato ad alte dosi nel carcinoma della mammella in fase
avanzata.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXV ad., 5/1/1981
Gli AA., dopo aver
considerato come l'ormonoterapia costituisca un presidio terapeutico di
insostituibile efficacia nel cancro della mammella in fase avanzata, espongono
i vantaggi dell'uso del medrossiprogesterone acetato (Map) ad alte dosi.
Sulla base dei risultati
ottenuti affermano come tale tipo di ormonoterapia rappresenta un valido
contributo nel trattamento del carcinoma della mammella con metastasi a
distanza dove le altre forme di terapia (chirurgia, polichemioterapia,
radioterapia) ottengono solo scarsi risultati.
21. La nostra esperienza
sull'impiego del CEA test in pazienti con carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVI ad., 13/4/1981
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza relativa all'impiego del CEA test quale marker nella diagnostica e
nel follow-up di pazienti affette da carcinoma mammario.
Alla luce dei risultati
ottenuti sostengono che il CEA test, mentre ha scarsa significatività dal punto
di vista diagnostico, riveste invece una notevole importanza prognostica nella
fase postoperatoria.
22. La sorveglianza dei pazienti
dopo polipectomia endoscopica del colon.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIV ad., 13/4/1981
Gli AA. riportano la loro
esperienza, relativa agli ultimi cinque anni, sulla sorveglianza di 235
pazienti sottoposti a polipectomia del colon per lesioni tumorali e
simil-tumorali, classificati secondo l'O.M.S.
Il protocollo di studio,
sempre a lungo termine e ad ampio raggio, da essi adottato è stato dettato
dall'istotipo della lesione ed ha compreso sempre la colonscopia totale, esami
ematochimici, radiologici o radioisotopici.
Ciò ha consentito di
diagnosticare recidive o altre formazioni a distanza e quindi di attuare
ulteriori misure terapeutiche.
23. Il ruolo
dell'immuno-chemioterapia nel trattamento dei melanomi maligni cutanei.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981
24. Considerazioni
etiopatogenetiche e cliniche sulle emorragie digestive nel gastroresecato.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981
25. Studio del profilo immunologico
in pazienti con rettocolite ulcerosa.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVII congresso, Nicosia 28/6/1981
Gli AA. illustrano le
metodiche da loro impiegate nello studio del profilo immunologico di un gruppo
di pazienti affetti da rettocolite ulcerosa.
Essi hanno utilizzato per
evidenziare le alterazioni dell'immunità cellulo-mediata numerosi tests in vivo
ed in vitro e per studiare l'attività immunitaria umorale, il dosaggio delle
classi immunoglobuliniche IgA, IgG ed IgM; hanno inoltre determinato la
citotossicità dei linfociti del siero di questi pazienti ed i livelli
dell'antigene carcinoembrionario e dell'alfa-1-fetoproteina come markers
tumorali.
In base ai risultati
ottenuti, gli AA. concludono affermando che nei soggetti presi in esame, anche
se non si evidenzia una depressione dell'immunità cellulare, si nota un aumento
dei valori di alcune classi immunoglobuliniche, che si accompagna, in una buona
percentuale di soggetti, a citotossicità linfocitaria del siero, a positività
del CEA e dell'AFP.
26. Profilassi e terapia
antibiotica in corso di infezioni nella chirurgia del colon.
Urg.
Chir. Comment., 4, 3, 1981
After describing the tecniques adopted in preparing the colon for
operation the Authors face the problem of a correct local and systemic
antibiotic treatment in surgery of colic affections.
27. Il ruolo attuale della
chirurgia nella terapia delle trombosi venose profonde.
Urg. Chir. Comment., 4, 4,
1981
The introduction of heparin and dicumarols on the hand of Fogarty's
catheter on the other has allowed great progress in the medical and surgical
treatment rispectively of deep venous thrombosis. The use of fibrinolytic drugs
is a new tools in the medical therapy of such pathology. The Authors have
carried out a study with fibrinolytics on 28 patients with deep venous
thrombosis with satisfying results in all cases: in particular in those cases
in which treatment began early, within 48 h from the initial symptoms, recovery
was practically complete. These data are encouraging and in the future surgical
therapy may be limited to the rare thromboses secondary to anatomical
obstacles.
28. La nostra esperienza
sull'impiego del CEA-test in pazienti con carcinoma colo-rettale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVII ad., 7/12/1981
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza relativa all'impiego del CEA test quale marker nella diagnostica e
nel follow-up di pazienti affetti da carcinoma colorettale.
In base ai risultati
ottenuti gli AA. sostengono che il CEA test, oltre a rivelarsi un valido marker
per la diagnosi di questo tipo di tumore ed un utile indice di stadiazione,
riveste una notevole importanza prognostica nel periodo postoperatorio.
29. Studio comparativo fra indagine
ecotomografica, riscontri intraoperatori ed istologici nei noduli freddi della
tiroide.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXVII ad., 7/12/1981
Gli AA. riferiscono i dati
di uno studio comparativo da loro effettuato in un gruppo di pazienti con
noduli tiroidei scintigraficamente freddi, nei quali sono stati eseguiti l'ecotomografia
preoperatoria e l'esame istologico sul pezzo anatomico asportato.
In base ai risultati da loro
ottenuti affermano che mentre esiste una precisa corrispondenza tra reperto
ecotomografico ed il pezzo anatomico per quanto riguarda la forma, le
dimensioni e l'aspetto strutturale, non è invece possibile stabilire una
correlazione tra aspetto ecografico e la natura istologica della lesione in
quanto i segni ecografici in genere non sono patognomonici della eventuale
degenerazione carcinomatosa del nodulo freddo.
30. Considerazioni cliniche sui
diverticoli gastrici.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVIII congresso, Siracusa 9/1/1982
Gli AA. nel riportare la
casistica della loro Scuola, prendono lo spunto per trarre alcune brevi
considerazioni sui diverticoli gastrici.
Nel constatare come questa
patologia sia poco frequente, ne sottolineano i problemi diagnostici e
terapeutici.
31. L'impiego del MAP ad alte dosi
e della bromocriptina nel trattamento del cancro della mammella in fase
avanzata.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XVIII congresso, Siracusa 9/1/1982
Gli AA., dopo aver
considerato come l'ormonoterapia costituisca un presidio terapeutico di
insostituibile efficacia nel cancro della mammella in fase avanzata, espongono
i vantaggi dell'uso del medrossiprogesterone acetato (MAP) in associazione con
un farmaco antiprolattinico: la bromocriptina.
Sulla base dei risultati
ottenuti affermano che tale tipo di associazione ormonoterapica rappresenta un
valido contributo nel trattamento della mammella con metastasi a distanza dove
le altre forme di terapia (chirurgica, polichemioterapia, radioterapia)
ottengono scarsi risultati.
32. Presupposti e possibilità di
impiego del laser al CO2 nella chirurgia epatica.
Min. Chir., 37, 20, 1982
Gli AA. dopo aver esposto i
risultati delle loro ricerche sperimentali, ritengono di potere effettuare,
anche sulla base della loro se pur modesta esperienza clinica, una prima
valutazione sulle attuali possibilità di impiego del bisturi laser in chirurgia
epatica.
Concludono affermando che il
bisturi laser può costituire un valido presidio in chirurgia epatica solo in
casi selezionati nei quali le peculiari caratteristiche di questo strumento
servono a rendere più rapido ed agevole l'intervento.
33. Il ruolo della
radio-chemioterapia post-operatoria nel trattamento adiuvante del carcinoma
della mammella.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982
Gli AA., dopo aver
sottolineato come nel trattamento razionale del carcinoma della mammella sia
necessario un approccio multidisciplinare (chirurgico, radioterapico,
polichemioterapico ed ormonoterapico), riportano il protocollo terapeutico da
loro adoperato nel carcinomi della mammella con linfonodi ascellari positivi
(N+).
L'analisi dei risultati da
loro ottenuti con l'impiego della radio-chemioterapia adiuvante, hanno messo in
evidenza i vantaggi conseguiti con questo tipo di protocollo terapeutico,
espressi sia in un aumento medio dei tempi di sopravvivenza che in una più
lontana ripresa della malattia.
34. Il
ruolo dell'ormonoterapia precauzionale nel trattamento del carcinoma della
mammella.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982
Gli AA., dopo aver
sottolineato che mentre in passato l'impiego dell'endocrinoterapia sia stato
limitato solo per il carcinoma mammario metastatizzante; oggi, sulla scorta
della importanza che i recettori ormonali hanno acquisito nella determinazione
della ormonosensibilità, essa viene sempre più spesso adoperata in via
precauzionale nel carcinoma della mammella con linfonodi positivi (N+).
Dalla valutazione dei
risultati da loro ottenuti mediante l'impiego precauzionale di un antiestrogeno
(tamoxifene), in associazione alla polichemioterapia, emerge che tale
protocollo risulta particolarmente vantaggioso nei soggetti con presenza di
recettori all'estradiolo (RE+).
35. L'impiego del laser al CO2 nel trattamento dei melanomi maligni cutanei.
L'escissione del tumore primitivo.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX
congresso, Canicattì 12/9/1982
36. Le lesioni della V.B.P. in corso
di colecistectomia. (Considerazioni etiopatogenetiche)
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982
Gli AA., dopo aver
sottolineato come le lesioni della V.B.P. in corso di colecistectomia,
costituiscano un problema sempre attuale, espongono i meccanismi
etiopatogenetici che stanno alla base di questo tipo di lesioni iatrogene.
Concludono affermando che la
migliore profilassi di questi incidenti intraoperatori sia costituita dalla
scrupolosa osservanza di alcune regole fondamentali di tecnica chirurgica quali
la buona esposizione del campo operatorio e soprattutto l'accurata
identificazione delle strutture anatomiche.
37. Dosaggio dei recettori ormonali
nelle neoplasie mammarie.
Arch. Atti Soc. Sic. Chir., XIX congresso, Canicattì 12/9/1982
38. I
recettori per l'estradiolo e per il progesterone nella patologia mammaria.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982
Gli AA., essendo la mammella
un organo bersaglio di ormoni che ne influenzano il trofismo e lo sviluppo,
hanno ritenuto opportuno sottoporre al dosaggio dei recettori ormonali per
l'estradiolo ed il progesterone 42 pazienti con patologia mammaria sia benigna
che maligna (mastopatia fibrocistica, fibroadenoma, carcinoma).
Le determinazioni sono state
effettuate adoperando il metodo di dosaggio con charcoal-destrano.
Gli AA., esponendo i
risultati della loro ricerca, rilevano che i livelli dosabili di recettori per
i due ormoni sono presenti sia nelle affezioni displastiche che neoplastiche
della mammella; essi concludono affermando che la ricerca di questi recettori
riveste notevole importanza per lo studio dell'ambiente endocrino nel quale
potrebbe svilupparsi o si è già sviluppata una neoplasia; aggiungono altresì
che sono necessari altri studi per valutare meglio le correlazioni esistenti
tra neoplasie benigne R+ ed eventuali successive trasformazioni in maligne.
39. La nostra esperienza nel
trattamento delle mastopatie benigne della mammella con bromocriptina.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982
Gli AA. espongono la loro
esperienza nel trattamento delle mastopatie benigne con bromocriptina: 15
pazienti affette da malattia fibrocistica e fibroadenosi sono state trattate
con 7,5 mg/die per os con bromocriptina per un periodo di due mesi.
Il dosaggio di base della
prolattina è risultato nei limiti della norma in tutte le nostre pazienti;
durante il trattamento con bromocriptina i valori prolattinemici sono invece
diminuiti in tutte le pazienti.
Il trattamento con questo
farmaco antiprolattinemico ha permesso di ottenere risultati soddisfacenti nel
93,3% delle pazienti con modesti effetti collaterali solo in piccola
percentuale (33,3%).
Gli AA. concludono
affermando che l'effetto terapeutico della bromocriptina sembra dovuto alla
persistente e marcata ipoprolattinemia; aggiungono che tale approccio
terapeutico, pur necessitando di ulteriori conferme, si propone quale valido
trattamento medico nelle pazienti con affezioni benigne della mammella.
40. Studio dell'assetto ormonale
nei tumori benigni e nelle displasie mammarie.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982
Gli AA., dopo aver
sottolineato come l'etiopatogenesi delle affezioni benigne della mammella sia
strettamente correlata, nella quasi totalità dei casi, ad alterazioni più o
meno evidenti dell'assetto degli ormoni sessuali, espongono i risultati da loro
ottenuti con lo studio delle concentrazioni plasmatiche dell'estradiolo, del
progesterone e della prolattina in 150 donne affette da varie affezioni benigne
della mammella.
Dalla valutazione di questi
risultati concludono affermando che, mentre il tasso prolattinemico non dà
valori costanti, il tasso di estradiolo e di progesterone risulta sempre
alterato. Infatti si è sempre rilevata una costante tendenza ad un
iperestrogenismo, talora associato a netta riduzione del progesterone, rispetto
a soggetti con ghiandole mammarie totalmente sane.
41. Terapia percutanea con
progesterone nelle affezioni benigne della mammella: risultati preliminari.
Soc. It. Endocrinochirurgia, Verona Ott. 1982
Gli AA., dopo aver
evidenziato il ruolo del deficit di progesterone nella etiopatogenesi delle
mastopatie e delle mastodinie, propongono un nuovo approccio terapeutico con
progesterone percutaneo.
Sottolineate le modalità
grazie alle quali il progesterone supera la barriera cutanea, gli AA.
descrivono il loro protocollo di trattamento riportando i risultati preliminari
riguardanti un gruppo di 23 pazienti portatrici di mastopatia.
Dai risultati si evidenzia
il ruolo importante che ha il progesterone percutaneo nel risolvere alcune
affezioni benigne della mammella senza alterare l'assetto ormonale generale.
42. Il ruolo della colangiografia
transparietoepatica nella diagnostica degli itteri colostatici.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983
L'impiego della
colangiografia percutanea è ormai divenuto routinario.
Gli AA., pur ammettendo che
essa non può prescindere da uno studio preliminare e non cruento dell'albero
biliare (ecografia, colangiografia retrograda), riferiscono la loro esperienza
raccomandandone la corretta esecuzione.
43. Il ruolo dell'indagine
ultrasonografica nella diagnostica degli aneurismi dell'aorta addominale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983
Nel quadro della diagnostica
degli aneurismi, in questi ultimi tempi, l'utilizzazione di metodiche non
invasive ha trovato sempre più valida applicazione.
Gli AA. riportano la loro
esperienza condotta su un gruppo di pazienti affetti da aneurisma dell'aorta
addominale nei quali è stata impiegata quale protocollo diagnostico l'indagine
ultrasonografica (ecotomografia e flussimetria Doppler).
Gli AA. concludono
affermando che l'impiego di queste metodiche non invasive si è rivelato
particolarmente utile per l'affidabilità diagnostica, la ripetibilità e
l'assoluta assenza di rischi per il paziente.
44. L'impiego degli antibiotici nei
traumi chiusi dell'addome.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983
Gli AA. dopo aver
sottolineato come le complicanze settiche costituiscono l'evento più temibile
dopo traumi addominali ribadiscono l'importanza del corretto uso degli
antibiotici in questi pazienti sia in fase pre-operatoria che intra-operatoria
e post-operatoria.
Essi, dopo aver
puntualizzato come la scelta dell'antibiotico da adoperare sia strettamente
legata al tipo di germi normalmente presenti nell'apparato digerente, espongono
i protocolli da loro impiegati ed i risultati ottenuti in un gruppo di pazienti
con traumi chiusi dell'addome.
45. La colonscopia intraoperatoria.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983
Gli AA., nel riportare la
loro esperienza in tema di colonscopie intraoperatorie espongono i criteri più
idonei per l'esecuzione dell'indagine e si soffermano sulle sue indicazioni,
limiti e controindicazioni.
Concludono valutando i dati
emersi dall'analisi della loro casistica.
46. Colecistectomia e carcinoma
colorettale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXIX ad., 15/2/1983
47. L'impiego del bisturi laser al
CO2 nella
mastectomia.
Il Policlinico Sez. Chir., 90, 4, 1983
After pointing out the peculiar characteristics CO2 Laser the Authors
refer their experience on the employ of this instrument in breast surgery.
On the base of obtained issues they the Laser reveals useful only in
simple mastectomy for the significant reduction of haemorrhagy and limitation
of metastatic diffusion during operation compared to traditional methods.
On the contrary in radical mastectomy, above all during axillar
dissection, the use if Laser is less indicated both for prolonging operating
times and for the risk of vascular lesions.
48. Risultati dell'impiego
dell'immunochemioterapia in pazienti con melanoma maligno cutaneo.
Chirurgia Italiana, 35, 4, 1983
Gli AA. dopo aver
sottolineato come il melanoma rappresenti ancora oggi uno dei tumori maligni
più aggressivi, espongono il protocollo immunochemioterapico da loro adoperato
nel trattamento di questa neoplasia.
Quindi, sulla base dei
risultati da loro ottenuti, affermano che, nonostante il melanoma maligno sia
considerato da tempo una neoplasia scarsamente chemiosensibile, si possono
ottenere notevoli vantaggi con l'impiego della monochemioterapia specie se in
associazione con l'immunoterapia.
Infatti con l'associazione
dei due protocolli, chemioterapico ed immunoterapico, si è avuto un significativo
miglioramento della prognosi di questa neoplasia, sia per quanto riguarda gli
indici di sopravvivenza che l'intervallo libero da malattia.
49. Profilassi antibiotica con
cefamandolo nafato in chirurgia addominale.
Gaz.
Med. It., 142, 9, 1983
Dopo un'introduzione al
problema generale sulle indicazioni e modalità dell'antibiotico profilassi in
chirurgia addominale, gli autori riferiscono sulla loro esperienza con il
cefamandolo nafato in 86 pazienti sottoposti ad interventi elettivi di
chirurgia addominale. Gli Autori hanno impiegato il cefamandolo nafato, in
short term prophylaxis negli interventi a rischio lieve-moderato ed in long
term prophylaxis negli interventi ad alto rischio. Non essendosi verificate
complicanze settiche endoaddominali ed essendosi riscontrata una incidenza
bassa di infezioni delle ferite (5,8%), gli Autori giudicano positivamente i
risultati ottenuti e ritengono l'impiego del cefamandolo nafato in chirurgia
addominale una procedura idonea, utile e sicura per ridurre l'incidenza delle
complicanze infettive post-operatorie.
50. L'impiego del Laser al CO2 nel trattamento delle ustioni.
Il Policlinico Sez. Chir., 90, 5, 1983
After having illustred the peculiar characteristics of CO2 laser knife, the Authors refer their experience
about the employ of this instrument in the treatment of escares and necrotic
tissues producted by serious burns.
On the base of obteined issues the Authors assert that the use of laser
is very usefull in excission of vast escares producted by burns because, for its
sublimanting effect, it is possible the whole resection of pathological tissues
with non damage for bordering tissues; soon after it is possible to recover the
losso of tissue with a dermo-epidermic graft.
51. Valutazione della immunità
cellulare ed umorale nei pazienti neoplastici.
Il Policlinico Sez. Chir., 90, 5, 1983
After pointing out the great interest that the research and analysis of
the most important parameters in order to consider immunologic contours of
patients suffering from cancer, the Authors studied the cellular and humoral
immunity in 120 patients suffering from breast, stomach, colon-rectum, lung and
thyroid cancer.
They availed them selfs of skin tests and dosage of the following
parameters T and B lymphocytes aemathic immunoglobulines. Tests have been at
the moment of the diagnosis of cancer, afteroperations and then with
periodically follow-up. Considering the obtaines results the Authors poindout a
direct correlation between immunology and developed stage.
52. Il CEA test nei noduli freddi
della tiroide.
Il Policlinico Sez. Chir., 90, 5, 1983
In order to consider the function of CEA test as diagnostic and
prognostic marker in nodular thyroidal pathology the Authors dosed pre and post
operatory aemathic levels in a group of patients with cold thyroidal nodules.
Having found higher results in the patients suffering from thyroidal ca, the
Authors recommend the use of this antigen for an early diagnosis and follow-up
of such pathology.
53. L'impiego dell'esame citologico
su agoaspirato nella diagnostica della patologia mammaria.
Chirurgia Italiana, 35, 5, 1983
Gli AA. sottolineano come
l'esame citologico su agoaspirato sia una metodica, che seppure complementare
all'esame clinico e alla mammografia, risulta estremamente valido ed utile ai fini
diagnostici e per una corretta programmazione terapeutica; essi descrivono lo
strumentario e la tecnica da loro adottata mettendo in evidenza la sua facile
esecuzione e la completa assenza di rischi.
Illustrano quindi i casi da
loro studiati comprendenti 86 pazienti con patologia mammaria benigna e
maligna, nelle quali è stata eseguita una biopsia con agoaspirazione. In base
ai risultati ottenuti concludono affermando che l'esame citologico con
agoaspirazione, nonostante sia gravato da un discreto numero di falsi negativi,
merita per la sua rapidità e semplicità di esecuzione di fare parte della
routine diagnostica mammaria senza però sostituirsi per i casi dubbi al
classico esame bioptico intraoperatorio.
54. Studio del profilo immunologico
in pazienti con carcinoma del colon-retto in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 35, 5, 1983
Gli AA., dopo avere esposto
le considerazioni che li hanno indotti a condurre uno studio sul profilo
immunologico di pazienti in età geriatrica affetti da carcinoma del colon-retto
a vari stadi, espongono i metodi da loro adoperati per lo studio in vivo ed in
vitro dell'immunità cellulare ed umorale.
Per meglio caratterizzare
questi soggetti gli AA. hanno dosato anche markers tumorali abbastanza
specifici per il carcinoma del grosso intestino come il CEA e l'AFP.
Dopo aver esposto i
risultati di questa loro ricerca gli AA. concludono affermando che certamente
vi è una correlazione diretta fra difetti immunitari legati all'invecchiamento
e malattia neoplastica; è pertanto di grande utilità lo studio del profilo
immunologico dei pazienti in età avanzata oltre che a fini prognostici, anche
per monitorare lo stato immunitario più soggetto in questi pazienti ad andare
incontro a depressione in conseguenza delle varie terapie praticate.
55. Étude du comportement immunitaire chez les femmes atteintes d'un cancer
du sein opérable.
Chirurgie, 110, 435, Paris 1984
La fiabilité des tests d'hypersensibilité cutanée retardée à 6 antigènes
secondaires pour apprécier le comportement immunitaire des patientes atteintes
de cancer du sein opérable est appréciée en scores, répartis en 4 classes sur
un lot homogène de 121 patientes.
Il est démontré, en utilisant différents tests statistiques, que:
- L'affaissement immunitaire pré-opératoire se redresse au décours de
l'interventio, d'autant plus volontiers que le score initial est bas.
- A 6 ans de recul, le score initial est un facteur de pronostic essentiel,
si l'on en juge par les taux de survie enregistrès. 1 patiente sur 3 à score
initial nul est décédée à 6 ans.
- Les tests successifs en cours d'evolution confirment leur valeur
pronostique.
Ces notion suggérent la recherche d'une attitude efficace
d'immuno-restauration.
56. Étude de l'action de l'immuno-adjuvant P 40 chez les patientes atteintes
d'un cancer du sein opérable.
Chirurgie, 110, 441, Paris 1984
Étude de l'action de l'immuno-adjuvant P 40 chez les patientes atteintes
d'un cancer du sein opèrable.
Après avoir défini le P 40, immunomodulateur utilisé, les résultats de
cette stimulation sont appréciés sur un lot homogéne de 86 patientes.
Le P 40 est efficace de manière significative sur les scores bas, et la
comparaison des deux lots de patientes avec et sans P 40 démontre que le taux
de survie à 6 ans des patientes immunostimulées, à score préopératoire faible,
est significativement plus élevé. Une ligne prospective est proposèe pour les
formes à haut risque de cancer du sein en reconnaissant au P 40 son action
immuno-adjuvante et protectrice, sans toutefois ignorer son action anti-tumorale:
- action immuno-adjuvante par sa prescription chez tout patient au
comportement initial faible, avec répétition de la stimulation selon
l'évolution des tests;
- action protectrice par son association à la chimiothérapie suivant un
protocole défini.
57. Il monitoraggio immunologico
nel paziente neoplastico in età geriatrica.
Il Policlinico Sez. Chir., 91, 1984
Gli AA., dopo aver fatto
rilevare che è ormai dimostrata l'esistenza di correlazioni tra l'insorgenza di
neoplasie ed i meccanismi di difesa immunitaria dell'organismo ospite,
sottolineano come la frequente presenza di immunodeficienza in età geriatrica
possa spiegare la più alta incidenza di neoplasie maligne in questo periodo
della vita.
Sulla base di queste
considerazioni affermano che il monitoraggio immunologico riveste un ruolo
fondamentale nell'ambito della valutazione globale del paziente neoplastico in
età geriatrica in quanto rappresenta l'unica metodica di studio in grado di
identificare e quantificare i vari deficit dell'organismo ospite.
Illustrano quindi le varie
metodiche da loro impiegate per la valutazione dell'immunità cellulo-mediata e
dell'immunità umorale nel paziente neoplastico in età geriatrica ed i risultati
ottenuti nel loro studio.
58. L'ultrasonografia nel protocollo
diagnostico della patologia mammaria di interesse chirurgico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA. considerano come la
diagnostica precoce delle neoplasie mammarie sia a tutt'oggi un problema ancora
aperto, discutono dell'importanza della ecotomografia nella diagnostica non
invasiva della patologia mammaria.
Illustrano il ruolo
dell'ecotomografia nel protocollo diagnostico delle affezioni mammarie di
interesse chirurgico, soffermandosi sulle indicazioni e sui limiti di tale
metodica.
Concludono precisando che
l'ecotomografia resta sempre una tecnica complementare da inserirsi in un
protocollo diagnostico alla cui base vi è sempre l'esame clinico.
59. Considerazioni
etiopatogenetiche, anatomo-patologiche e cliniche sull'idatidosi renale.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA., dopo aver
sottolineato la rarità della localizzazione renale dell'idatidosi (1,4% delle
localizzazioni addominali dei casi da loro osservati), discutono i problemi
etiopatogenetici, anatomo-patologici e clinici di questa affezione.
60. L'ultrasonografia nel
protocollo diagnostico della patologia tiroidea di interesse chirurgico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA. discutono dell'importanza
della ecotomografia nella diagnostica non invasiva della patologia tiroidea.
Fanno rilevare il grande
interesse di questa metodica nella individuazione della natura delle patologie
nodulari tiroidee.
Riferiscono inoltre
sull'impiego dell'ecografia in associazione alla agoaspirazione.
Concludono rilevando il
notevole interesse suscitato dall'impiego delle onde ultrasoniche nella
diagnostica tiroidea.
61. Il morbo di Crohn in età
geriatrica: rilievi clinico-statistici.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA., dopo aver
sottolineato la sempre crescente segnalazione di casi di morbo di Crohn in età
geriatrica, illustrano, sulla base della loro esperienza, gli aspetti peculiari
clinico-statistici di questa affezione nel paziente anziano.
62. La
chirurgia delle vie biliari in età geriatrica. Contributo statistico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza sulla chirurgia della litiasi delle vie biliari in età geriatrica.
Dopo aver preso in
considerazione vari parametri per la valutazione preoperatoria dei pazienti,
essi riportano l'incidenza delle complicanze e della mortalità osservata,
affermando che per gli interventi praticati in elezione non esiste particolare
differenza tra soggetti in età geriatrica e soggetti di altre età.
Al contrario un sensibile
incremento tanto dell'incidenza delle complicanze che della mortalità si
osserva nei pazienti operati in urgenza.
63. Considerazioni
etiopatogenetiche, anatomopatologiche e cliniche sulla idatidosi pancreatica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA., dopo aver
sottolineato come la localizzazione dell'idatidosi addominale è la più rara a
riscontrarsi nelle varie casistiche, illustrano i problemi etiopatogenetici,
antomo-patologici e clinici di questa affezione.
64. Considerazioni
anatomopatologiche e cliniche sul carcinoma infiammatorio della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA. dopo aver esposto le
loro considerazioni sulla incidenza e la patogenesi del carcinoma infiammatorio
della mammella, propongono un protocollo terapeutico costituito da una prima
fase di chemio-ormonoterapia di induzione, da una seconda fase di terapia
loco-regionale seguita da una terapia adiuvante.
Dopo avere esposto i
risultati della loro casistica, concludono rilevando i vantaggi della
chemioterapia di induzione ed auspicano in futuro un trattamento più efficace
di queste neoplasie a prognosi severissima.
65. Considerazioni etiopatogenetiche,
anatomopatologiche e cliniche sull'idatidosi splenica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli AA., dopo aver
sottolineato la rarità della localizzazione splenica dell'idatidosi (0,95%
delle localizzazioni addominali nei casi da loro osservati), discutono i
problemi etiopatogenetici, anatomo-patologici e clinici di questa affezione.
66. Litiasi biliare e patologia del
tratto digestivo superiore: Valutazioni etiopatogenetiche e cliniche.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXX ad., 25/2/1984
Gli Autori, dopo aver
brevemente riassunto le probabili correlazioni etiopatogenetiche tra litiasi
biliare e patologia del tratto digestivo superiore, asseriscono l'opportunità
di diagnosticare eventuali patologie associate in modo da permettere al
chirurgo di programmare più accuratamente i tempi ed il tipo di intervento da
eseguire.
67. Nuove applicazioni degli
ultrasuoni: L'ecografia intraoperatoria.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza sull'impiego dell'ultrasonografia intra-operatoria.
Dopo aver illustrato le
principali caratteristiche delle apparecchiature da loro usate, espongono le
principali indicazioni della metodica. Concludono affermando che pur essendo,
l'ultrasonografia intraoperatoria, una tecnica di applicazione ancora troppo
recente è presupponibile che in futuro possa avere sempre più ampia diffusione
sia per gli ulteriori perfezionamenti delle apparecchiature, sia per la sempre
maggiore esperienza degli operatori.
68. La nostra esperienza
sull'impiego del drenaggio biliare esterno nei pazienti itterici in età
geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984
Gli AA. dopo aver
sottolineato come l'ittero da stasi costituisca un evento spesso drammatico
quando insorge nei soggetti in età geriatrica, propugnano la possibilità di
effettuare, soprattutto in questi pazienti, il P.T.B.D. al fine di effettuare
una rapida decompressione delle vie biliari e ne descrivono la tecnica.
Sulla basi dei risultati
ottenuti affermano che il P.T.B.D. costituisce senz'altro una metodica
affidabile e sicura soprattutto nei pazienti in età geriatrica sia se impiegata
come preparazione all'intervento d'urgenza che con intendimento palliativo.
69. Il dosaggio dei recettori
ormonali nel cancro del colon-retto in età geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984
Gli AA. dopo aver messo in
evidenza il ruolo svolto dai recettori ormonali nei tumori ormonodipendenti,
rifacendosi ad uno studio condotto da Alford nel 1979, descrivono la tecnica da
loro adottata per il dosaggio dei recettori nel cancro del colon-retto.
Essi hanno dosato i
recettori ormonali per il 17 beta estradiolo e per il progesterone in un gruppo
di pazienti in età geriatrica affetti da adenocarcinoma del colon-retto.
70. L'impiego del Port-A-Cath nella
polichemioterapia a lungo termine. Note di tecnica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984
Gli AA. descrivono la
tecnica da loro eseguita per l'apposizione di un sistema impiantabile
sottocutaneo che permette la somministrazione di farmaci antiblastici
direttamente nel circolo venoso, evitando così il danneggiamento delle vene
periferiche.
71. I
recettori ormonali nel carcinoma della mammella in età geriatrica.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXVIII, II, 1984
Gli AA. dopo aver riferito i
risultati dei dosaggi dei recettori ormonali effettuati nelle pazienti in età
geriatrica affette da carcinoma mammario, concludono affermando che queste
pazienti sono con maggiore frequenza R+, presentano un più lungo intervallo
libero da malattie e rispondono meglio ai trattamenti complementari.
72. Rilievi clinico-statistici
sulla patologia mammaria in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984
Gli AA., dopo aver discusso
della incidenza e dell'etiopatogenesi delle malattie displastiche e
neoplastiche della mammella nell'età geriatrica, espongono la loro esperienza
nel trattamento di queste affezioni.
Ponendo l'accento sulla
necessità di una terapia a misura di anziani basata sulla selezione dei
pazienti, sulla loro preparazione e sul costante monitoraggio pre e
postoperatorio, concludono affermando la necessità di una stretta
collaborazione interdisciplinare al fine di trattare in modo efficace questa patologia
che presenta nella popolazione delle nazioni più progredite una incidenza
sempre crescente.
73. Rilievi
clinico-statistici sul rischio operatorio in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984
Gli AA. dopo aver riferito i
dati relativi all'aumento della durata media della vita ed all'incremento della
popolazione in età geriatrica, hanno esaminato i vari aspetti del rischio
chirurgico.
Vengono presi in esame
l'età, l'esistenza o meno di malattie associate, lo stato dei vari organi ed
apparati, e la possibilità di correggere in fase pre-operatoria i vari
squilibri funzionali riscontrati.
Infine, dopo aver ribadito
il concetto che l'età di per sé non costituisce un fattore specifico di
rischio, sottolineano l'importanza di una collaborazione multidisciplinare
nell'assistenza al paziente anziano e durante l'intervento e nel decorso
post-operatorio.
74. L'impiego del test di
emoagglutinazione indiretta nella diagnosi della malattia idatidea.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984
Gli AA. espongono la loro
esperienza sull'impiego del test di emoagglutinazione indiretta per la diagnosi
di idatidosi umana, facendo rilevare come si tratti di una tecnica sensibile ed
altamente specifica ed inoltre di rapida e facile esecuzione.
75. Importanza e limiti del monitoraggio
immunologico nei pazienti affetti da tumori maligni.
Chirurgia Italiana, 36, 5, 1984
Gli AA. dopo aver
considerato come l'incidenza delle malattie neoplastiche sia particolarmente
elevata nei soggetti affetti da immunodeficienze congenite o acquisite,
affermano l'importanza di eseguire un monitoraggio immunologico nei pazienti
portatori di neoplasie maligne al fine di identificare e quantificare i vari
deficit dell'organismo ospite.
Espongono quindi la metodica
da loro utilizzata per lo studio dell'immunità cellulo-mediata (in vivo ed in
vitro) e di quella umorale.
Infine, sulla base dei
risultati da loro ottenuti, gli AA. concludono affermando che esiste sempre nei
pazienti neoplastici un certo grado di depressione dell'immunoreattività
(specie cellulo-mediata) e che essa è correlabile allo stadio evolutivo della
neoplasia.
76. Idatidosi addominale: attualità
e prospettive. Esperienza personale con particolare riferimento alle
complicanze.
Arch. Atti Soc. Italiana Chirurgia, Roma 1984, 505-521
77. L'emangioma del fegato,
contributo clinico.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
Gli AA., nel riportare la
casistica di emangiomi del fegato da essi osservati negli ultimi 5 anni, si
soffermano brevemente sulle caratteristiche anatomo-patologiche e cliniche di
questo particolare tipo di neoplasia benigna del fegato.
Dopo aver discusso sui
vantaggi offerti dalle moderne tecniche diagnostiche nel rinvenire lesioni del
tutto asintomatiche, passano a definire i principi che devono orientare la
scelta terapeutica.
Sulla base della loro, sia
pur modesta, esperienza concludono affermando che, nei casi di emangioma di
piccole dimensioni, trova giustificazione un atteggiamento di vigile attesa; al
contrario, nelle forme sintomatiche, il pericolo di complicanze impone il
ricorso al trattamento chirurgico.
78. Importanza dei markers nella
valutazione della risposta terapeutica del carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirugica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
79. Utilità del follow-up nel
trattamento del ca del retto.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
Gli AA. riportano i dati
della loro esperienza relativa agli ultimi 5 anni riguardante i controlli dei
pazienti sottoposti ad intervento radicale per neoplasia del retto.
Ribadiscono come sia
indispensabile attuare un protocollo diagnostico multidisciplinare che tuttavia
tenga conto dell'evoluzione della malattia e della situazione clinica di ogni
paziente.
Concludono affermando che
questo è il solo mezzo per individuare l'eventuale ripresa della malattia ed
attuarne il più idoneo trattamento.
80. Rettocolite ulcerosa:
follow-up.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
In questo studio sono stati
presi in considerazione 37 pazienti affetti da rettocolite ulcerosa. Tale
gruppo era eterogeneo sia per l'epoca d'insorgenza della malattia (da 4 mesi a
23 anni) sia per l'estensione della stessa. I quadri clinici più gravi si sono
manifestati nei pazienti in cui la malattia di base si associava a displasia di
vario grado, datava da più tempo e coinvolgeva massivamente il colon.
Gli Autori sottolineano
l'utilità di una ininterrotta e periodica sorveglianza al fine di seguirne
l'evoluzione e di evidenziare precocemente le lesioni displastiche e/o
neoplastiche che si possono instaurare in una mucosa sovvertita dalla
rettocolite ulcerosa.
81. Attuali orientamenti nel
trattamento dei polipi e delle poliposi colo-rettali (nota I: polipi singoli).
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
82. L'impiego dei markers nella
diagnosi del carcinoma della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
83. L'impiego dei markers nella
stadiazione e nella prognosi del cancro della mammella.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
84. I markers nel follow-up del
carcinoma mammario.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXI ad., 22/2/1985
85. Il laser al CO2 in Chirurgia Generale: Nostra Esperienza.
Congresso Internazionale sulle
“Applicazioni del Laser alla Medicina e alla Chirurgia”, Bologna 26-28/6/1985
86. Il carbonato di litio nella
preparazione alla chirurgia dell'ipertiroidismo.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, I, 1986
Gli AA. dopo aver esposto il
metodo da loro adottato per la preparazione dei pazienti da sottoporre ad
intervento chirurgico per malattie con iperproduzione tiroidea, discutono di un
farmaco di recente entrato nel bagaglio terapeutico dell'ipertiroidismo: il
litio; essi riportano quindi la loro esperienza sulla preparazione alla
tiroidectomia di 25 pazienti trattati con carbonato di litio.
Concludono affermando che
questo tipo di preparazione è certamente efficace ma, richiedendo rispetto a
quella con Lugol forte maggiore sorveglianza, non può sostituirsi in tutti i
casi ad essa, ma riconosce alcune proprie indicazioni elettive.
87. La chemioterapia del carcinoma
tiroideo.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, I, 1986
Gli AA. espongono la loro
esperienza nel trattamento chemioterapico del carcinoma tiroideo.
Nel protocollo da loro
seguito, dopo la chirurgia e gli eventuali trattamenti ormonali e
radioterapici, viene impiegata la doxorubicina in monoterapia.
Dopo aver presentato i
risultati da loro ottenuti, concludono auspicando che ulteriori ricerche
possano permettere un più efficace trattamento, mediante l'impiego di
associazioni farmacologiche, dei pazienti affetti da carcinoma della tiroide.
88. Il trattamento delle lesioni
iatrogene della via biliare principale.
Atti Accademia Mediterranea Scienze, III, I, 2, 1986
Viene presentata una
casistica clinica personale riguardante 19 casi di lesioni iatrogene della via
biliare principale, documentando ampiamente in ogni circostanza la diagnosi di
sede e di natura. Si analizzano indi le condizioni che indicano l'intervento
chirurgico, motivando dettagliatamente la scelta del momento e del tipo di
questo con un sistematico commento finale sui vantaggi dell'atto operatorio che
di volta in volta è prescelto.
89. Il “TAM challenge test” quale
indicatore di ormonosensibilità all'endocrinoterapia nel ca mammario in
post-menopausa.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXX, III, 1986
Gli AA ribadiscono
l'importanza della determinazione dei recettori steroidei quale valutazione
della possibile efficacia dell'ormono terapia.
Nel riferire i dati della
loro esperienza affermano che l'esecuzione del Test dinamico di
ormonosensibilità (TAM Challenge test), anche se ancora bisognevole di
ulteriori conferme cliniche consente oggi una migliore selezione delle pazienti
responders e la esclusione dalla terapia ormonale di quelle non responders.
90. La nostra esperienza
nell'impiego della N.P.T. in chirurgia geriatrica.
Giornate di Chirurgia Oncologica, Reggio Calabria 19 Giugno 1986
91. L'impiego dei markers tumorali
nel monitoraggio del carcinoma tiroideo.
Chirurgia Italiana, 39, 1, 1987
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza sull'impiego dei markers tumorali per il monitoraggio preoperatorio
ed il successivo follow-up dei pazienti affetti da carcinoma tiroideo.
In tutti i soggetti si è
effettuato il dosaggio radioimmunologico della Tireoglobulina circolante, utile
indice di tessuto tiroideo residuo o metastatico; i pazienti affetti da
carcinoma midollare della tiroide ed i loro familiari sono stati seguiti
inoltre con il periodico dosaggio della Tirocalcitonina. Si è dosato anche il
CEA, questo marker tumorale infatti si eleva in presenza di neoplasie tiroidee
in fase avanzata o metastatizzante.
Gli AA. concludono esponendo
i risultati ottenuti, e confermano l'interesse di questi markers tumorali nello
studio e nel follow-up del paziente oncologico tiroideo.
92. L'aminoglutetimide nel
trattamento del carcinoma mammario metastatizzante in età geriatrica.
Chirurgia Italiana, 39, 2, 1987
Gli AA., dopo aver
analizzato le basi fisiopatologiche ed il meccanismo di azione
dell'aminoglutetimide, riferiscono la loro esperienza sull'impiego di questo
inibitore della biosintesi steroidea in un gruppo di pazienti con carcinoma
mammario metastatizzante in età geriatrica.
Dopo aver illustrato i
risultati del loro studio, concludono sottolineando che l'impiego di tale
farmaco sembra migliorare la qualità di vita delle pazienti, con significativo
aumento delle percentuali di remissione complete e parziali della malattia
neoplastica.
93. La terapia sequenziale con
antiestrogeni e progestinici nel carcinoma della mammella in fase avanzata.
Chirurgia Italiana, 39, 2, 1987
Gli AA., dopo aver messo in
evidenza il meccanismo d'azione degli antiestrogeni e del Medrossiprogesterone
acetato, riferiscono la loro esperienza sull'impiego sequenziale di questi due
ormoni in un gruppo di pazienti con carcinoma della mammella in fase avanzata.
Dopo aver illustrato i
risultati del loro studio, concludono sottolineando che l'impiego sequenziale
di tali farmaci sembra migliorare la qualità di vita dei pazienti, con
significativo aumento delle percentuali di remissione completa e parziale della
malattia neoplastica.
94. Epidemiologia e fattori di
rischio del ca mammario.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXI, III, 1987
Gli AA. presentano i
risultati di uno studio retrospettivo relativo ai casi di Ca mammario da essi
osservati negli ultimi 5 anni.
Dopo aver affermato come
l'incidenza ditale neoplasia sia andata sensibilmente aumentando, si soffermano
sui fattori che sembrano maggiormente influenzare l'insorgenza di tale lesione.
Passano quindi a fare una
breve disamina sui fattori endogeni, siano essi costituzionali o legati alla
parità della donna, e su quelli esogeni.
Concludono affermando che i
fattori di rischio rivestono un notevole interesse in quanto consentono di
individuare e, quindi, di sottoporre ad accurata sorveglianza i soggetti a
rischio.
95. L'importanza della determinazione
del CEA tissutale nei pazienti in età geriatrica sottoposti a polipectomia
endoscopica.
Atti Soc. Sic. Chir., XXIX congresso, Acicastello 25/9/1987
Gli AA., partendo dalla
considerazione che spesso nei pazienti in età geriatrica sottoposti a
polipectomia endoscopica per poliposi del colon-retto si verifica la recidiva
dei polipi o l'insorgenza di un cancro, prendono in considerazione i rapporti
esistenti tra il contenuto in CEA tissutale del materiale asportato ed i
riscontri ottenuti nel corso del follow-up di tali pazienti.
Viene così messa in evidenza
una correlazione tra la presenza di livelli medio-alti di CEA ed incidenza di
recidive o di cancro del colon-retto in questi pazienti.
Tale correlazione, se
comprovata da ulteriori studi, potrà permettere l'attuazione di protocolli di
follow-up “personalizzati”, tali da evidenziare in fase ancora clinicamente
latente il verificarsi di recidive o di cancerizzazione nei soggetti in età
geriatrica sottoposti a polipectomia endoscopica per poliposi colica.
96. Il
leiomioma dell'intestino tenue.
Atti Soc. Sic. Chir., XXIX congresso, Acicastello 25/9/1987
Gli AA. riportano un caso di
leiomioma dell'intestino tenue e precisamente del digiuno giunto di recente
alla loro osservazione.
Essi, dopo aver esposto le
percentuali di incidenza di questa neoplasia nei vari tratti dell'intestino
tenue, ne precisano i principali aspetti anatomo-patologici e clinici.
Discutono infine del
trattamento, che, per il rischio di emorragie e l'incertezza del quadro
istologico, ritengono debba sempre essere chirurgico.
97. Il rischio operatorio nell'età
senile.
In: Squadrito G., Ceruso D., Nicita-Mauro V. ed., Geriatria Oggi,
Editoriale Bios, Cosenza 1988, pp. 725-732
98. Pielostomia «di salvataggio» in
caso di insufficienza renale acuta ostruttiva da recidiva neoplastica locale di
Ca. retto già amputato.
Chirurgia Oggi, 5, 3-6, 1988
Gli Autori riferiscono un
caso di insufficienza renale ostruttiva da recidiva locale di Ca del retto, già
sottoposto ad amputazione sec. Miles. Prendono quindi lo spunto per discutere
le possibilità terapeutiche che la pielostomia percutanea, di semplice
esecuzione ed esente da particolari rischi, può consentire di ottenere.
99. I tumori primitivi multipli
della mammella: la nostra esperienza.
Gior. Chir., 9, 9, 587, 1988
Gli AA., dopo aver fatto un
breve cenno sul concetto di tumore multiplo della mammella, si soffermano sui
parametri che consentono di differenziare le lesioni sincrone da quelle
metacrone e sui fattori che sembrano condizionarne l'insorgenza.
Nel riportare i dati della
loro esperienza precisano come, in presenza di un ca. mammario, si impongono un
accurato protocollo diagnostico ed un rigoroso follow-up al fine di accertare
precocemente la presenza di un altro tumore nel parenchima mammario residuo o
nella mammella controlaterale.
100. Considerazioni etiopatogenetiche e cliniche
su di un caso di cisti linfangiomatosa della milza.
Soc. Ital. Chir., Roma 1988, 2, 797-801
Gli AA., prendendo spunto da
un caso di emolinfangioma cistico della milza venuto di recente alla loro
osservazione, discutono i problemi etiopatogenetici, anatomopatologici e
clinici inerenti tale affezione.
101. Le recidive locali da carcinoma
colorettale. Nostra esperienza.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989
Gli Autori dopo avere
sottolineato come negli ultimi anni si sia assistito ad un discreto incremento
delle recidive locali nei soggetti sottoposti ad intervento per Ca del
colon-retto, ribadiscono che la loro diagnosi precoce può consentire
l'ulteriore exeresi radicale.
Dopo aver portato i dati
della loro casistica precisano che in tale tipo di chirurgia è indispensabile
tendere alla profilassi delle recidive locali.
102. Il trattamento del cavo pelvico dopo
intervento di resezione addominoperineale per carcinoma del retto.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989
Gli Autori si soffermano sui
vantaggi offerti dalla chirurgia diretta del perineo dopo intervento di Miles.
Riportano i risultati relativi
ai pazienti osservati nel quinquennio 1984-1988 e concludono affermando che ove
possibile tale tecnica è senz'altro da preferire a quella dello zaffamento.
questa tuttavia resta tuttora valida nei pazienti con notevole sanguinamento o
inquinamento del campo operatorio.
103. Trattamento combinato laser-terapia I.R. ed
ionoforesi con orgoteina nella terapia dell'induratio penis plastica.
Atti Soc. Medico-Chirurgica Mamertina, XXXII ad., 13/2/1989
Gli AA. fanno una breve
disamina sulla storia della malattia di La Peyronie e sui vari trattamenti
proposti. Nel riportare i dati della loro breve esperienza, concludono
affermando che, almeno nelle fasi iniziali, il trattamento combinato
laser-ionoforesi consente di ottenere risultati degni di interesse.
104. L'impiego del mebendazolo nel trattamento
dell'idatidosi polmonare.
Min. Chir., 44, 5, 849, 1989
Gli Autori dopo aver
ricordato i vari presidi terapeutici successivamente proposti nel trattamento
della malattia idatidea, riferiscono la loro esperienza sull'impiego del
mebendazolo in pazienti portatori di idatidosi polmonare.
Sulla scorta dei risultati
ottenuti, concludono affermando che il mebendazolo costituisce un valido
approccio terapeutico, purché somministrato a piene dosi e per lungo tempo, in
casi ben selezionati costituiti da pazienti con cisti di dimensioni limitate e,
verosimilmente, di insorgenza relativamente recente.
105. Fattori prognostici nel cancro gastrico.
Contributo clinico.
Giorn. Chir., 10, 4, 181-184, 1989
Gli Autori, dopo aver sottolineato
come l'incidenza del ca. gastrico sia andata riducendosi negli ultimi decenni,
si soffermano sui fattori ambientali e genetici che sembrano favorire
l'insorgenza di tale neoplasia. Riportano quindi dati di uno studio
retrospettivo della loro casistica e soprattutto della sopravvivenza da essi
osservata, rapportandola allo stadio clinico della neoplasia, alla sede ed al
trattamento eseguito.
Concludono affermando che,
malgrado il ca. gastrico sia ancora oggi una neoplasia a prognosi infausta, una
diagnosi tempestiva e quindi un oculato trattamento possono dare sufficienti
garanzie di successo.
106. Indicazioni e limiti della mastectomia
sottocutanea nel trattamento del carcinoma mammario.
Min. Chir., 44, 8, 1279, 1989
Gli Autori espongono i motivi
che li hanno indotti ad eseguire in alcune pazienti con carcinoma mammario allo
stadio iniziale la mastectomia sottocutanea. Tale tecnica chirurgica, che
prevede dopo l'asportazione della ghiandola mammaria la eventuale ricostruzione
protesica, va infatti riservata a donne con carcinoma allo stadio iniziale, che
per motivi psicologici od estetici rifiutano interventi più demolitivi. Dopo
aver descritto la tecnica da loro eseguita, discutono i risultati ottenuti
ricordando come questo tipo di interventi poco mutilanti sarà in futuro sempre
più richiesto dalle donne, ma necessitano per essere attuati di una diagnosi in
fase preclinica sia della malattia locale che della diffusione sistemica.
107. Trattamento chirurgico delle varici
essenziali.
IV Congresso Nazionale di Flebologia, Agrigento, Settembre 1989
108. La tiroidectomia totale nella terapia delle
affezioni benigne della tiroide.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1805-1810
Gli AA. espongono la loro
esperienza sui risultati e le complicanze legate all'impiego dell'intervento di
tiroidectomia totale per il trattamento della patologia benigna sia
iperfunzionante (Basedow, Gozzo tossico multinodulare) che normofunzionante
(Gozzo multinodulare) della tiroide.
Essi concludono affermando
che tale intervento demolitivo, pur presentando complicanze sovrapponibili a
quelle di interventi parziali, contribuisce a risolvere, anche se a costo di
indurre un ipotiroidismo definitivo, la sintomatologia legata a questa
patologia tiroidea.
109. Precancerosi gastriche: valutazioni
anatomo-cliniche.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1843-1848
Gli AA., dopo aver esposto
il significato attuale di “precancerosi gastriche”, si soffermano sulle singole
patologie e lesioni in esse individuabili.
Nel riportare la loro
casistica, concludono affermando che l'identificazione di displasie di grado
severo è il presupposto per un trattamento tempestivo e radicale.
110. Il supporto nutrizionale nel trattamento
del paziente neoplastico. Nostra esperienza.
Soc. Ital. Chir., Genova 1989, 2, 1799-1803
Gli AA., nel ricordare come
frequente sia il riscontro di uno stato di malnutrizione nei pazienti
neoplastici (in particolare nei portatori di neoplasie a carico dell'apparato
digerente), sottolineano come oggi un adeguato apporto calorico possa contribuire
a migliorare le condizioni generali dei pazienti. Riferiscono quindi sulla loro
esperienza e concludono che oggi la corretta valutazione dello stato
nutrizionale è un momento fondamentale dell'inquadramento clinico del paziente
oncologico.
111. L'alimentazione artificiale nelle neoplasie
dell'apparato digerente.
Simposio su “Attualità in tema di nutrizione parenterale ed enterale”.
Catania 7/12/1989
La correzione di uno stato
nutrizionale, generalmente compromesso, dei pazienti neoplastici si è rivelato
di estrema importanza non tanto nell'attuazione quanto soprattutto sui
risultati di un qualsiasi atto terapeutico.
In particolare i portatori
di neoplasie a carico dell'apparato digerente risentono, per svariati motivi,
dello stato di malnutrizione e per essi quindi si impongono particolari forme
di riequilibrio energetico e plastico.
Vengono presi in
considerazione le varie localizzazioni della malattia neoplastica del tubo
digerente, che impongono modalità reintegrative diverse, e di ciascuna localizzazione
viene riportata l'esperienza personale.
112. Evoluzione della terapia chirurgica del
carcinoma mammario.
“La riabilitazione per il paziente neoplastico”. Siracusa, 6-7 Ottobre
1989.
113. Il tumore di Wilms nell'adulto.
Giorn. Chir., 11, 1/2, 47-50, 1990
Gli Autori prendono spunto
dall'osservazione di un caso di tumore di Wilms in una donna di 38 anni per
rivisitare tale patologia neoplastica traendo alcune considerazioni
etiopatogenetiche e cliniche.
Concludono affermando che il
trattamento terapeutico adiuvante post-chirurgico non deve, in questi pazienti
in età adulta, discostarsi da quello del bambino.
114. L'innesto di derma autologo nel trattamento
delle ernie della parete addominale. Contributo clinico.
Giorn. Chir., 11, 1/2, 29-32, 1990
Gli AA., dopo aver passato
in rassegna le varie metodiche fino ad oggi proposte per il trattamento delle
ernie della parete addominale, descrivono i vantaggi derivanti dall'impiego di
un innesto di derma autologo.
Si soffermano quindi a
riferire i dati della loro esperienza e concludono affermando che il derma, per
la perfetta tollerabilità e l'assenza di complicanze, offre notevoli
probabilità di successo.
115. Diagnosi e terapia della sigmoidite
perforata.
Chirurgia, 3, 1/2, 5-7,1990
Gli Autori nel ribadire come
gli ultimi decenni abbiano visto un notevole incremento delle malattie
infiammatorie del grosso intestino e delle rispettive complicanze, affermano
che il tratto sigmoideo sembra essere colpito in percentuale nettamente
maggiore rispetto alle altre porzioni del colon.
Avendo concentrato la loro
attenzione sulla complicanza perforativa, riportano i dati della loro
esperienza e ne precisano l'etiologia, la storia naturale, la diagnosi e la
terapia.
116. I tumori del testicolo.
Giorn. Chir., 11, 4, 247-249, 1990
Gli Autori descrivono,
attraverso la letteratura più recente, le caratteristiche cliniche,
diagnostiche e terapeutiche dei tumori del testicolo, soffermandosi sui buoni
risultati ottenuti nei pazienti affetti da tale patologia con l'impiego delle
terapie adiuvanti.
117. La displasia renale multicistica
unilaterale.
Giorn. Chir., 11, 5, 307-309, 1990
Gli Autori riportano
l'osservazione di due casi di displasia renale multicistica unilaterale
mettendo a confronto le caratteristiche etiopatogenetiche e cliniche di questa
patologia con il rene policistico.
Concludono con delle
personali considerazioni sull'orientamento terapeutico da attuare in questi
casi.
118. Una complicanza frequente delle
enterostomie: il prolasso.
Min. Chir., 45, 9, 635-638, 1990
Tra le complicanze delle
enterostomie, il prolasso merita una particolare menzione per tutte le
problematiche di ordine terapeutico che la sua correzione comporta.
Nel riportare i dati della
loro esperienza, gli AA. si soffermano sul meccanismo di insorgenza e
soprattutto sulle indicazioni al tipo di trattamento più opportuno; passano
quindi a descrivere le varie tecniche chirurgiche di riparazione.
Tuttavia concludono
affermando che un ottimale confezionamento della stomia ed il suo adeguato
apparecchiamento debbono rappresentare il momento ideale per prevenirne
l'insorgenza.
119. Rilievi clinico-statistici sulla gangrena
di Fournier.
Giorn. Chir., 11, 6, 356-358, 1990
Gli Autori riportano la loro
esperienza nel trattamento della gangrena di Fournier e ne traggono spunto per
puntualizzare i meccanismi fisiopatologici alla base di questa patologia della
regione perineo-scrotale. Ribadiscono inoltre come le manifestazioni cliniche
siano quanto mai varie e quanto complessa sia l'evoluzione della G.F. Notevole
è pertanto l'impegno necessario per un accorto protocollo terapeutico che possa
determinare la guarigione di questa particolare e grave forma di sepsi.
120. Contributo allo studio delle cellule APUD
della mucosa gastrica.
Giorn. Chir., 11, 10, 539-541, 1990
Gli Autori riportano i dati
rilevati da uno studio istochimico di microscopia ottica ed elettronica delle
cellule APUD eseguito su biopsie gastriche.
L'iperplasia di cellule
endocrine argirofile è stata riscontrata alla microscopia ottica soprattutto
nella gastrite atrofica e negli adenomi.
La presenza delle cellule
APUD, confermata dallo studio al microscopio elettronico, che documenta la
presenza di granuli di 200 nm, costituiti da un nucleo centrale separato dalla
sua membrana da un alone elettronlucente, consente di dare un ulteriore
contributo all'ipotesi di una possibile associazione tra iperplasia di cellule
endocrine e metaplasia intestinale.
121. Chemioterapia locoregionale per via
arteriosa delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto. Nostra
esperienza.
Soc. Ital. Chir., Roma 1990, 2, 1695-1698
Gli AA., dopo aver discusso
le indicazioni e la tecnica adottata per il trattamento chemioterapico per via
arteriosa delle metastasi epatiche da carcinoma del colon-retto, espongono i
risultati della loro esperienza.
Concludono affermando che
questo trattamento, che è possibile effettuare anche ambulatoriamente, pur
essendo efficace e generalmente tollerato, per le indicazioni molto ristrette,
per le difficoltà tecniche di impianto e per la tossicità dei farmaci
attualmente impiegati, trova applicazione solo in pazienti ben selezionati.
122. La telecolangioscopia intraoperatoria nello
studio delle anomalie delle vie biliari: Risultati retrospettivi in 15 anni di
esperienza.
Chirurgia, 3, 9, 400-406, 1990
Gli Autori, che dal 1975
ricorrono costantemente durante gli interventi sulle vie biliari alla
telecolangioscopia intraoperatoria, riferiscono la loro esperienza sulle
anomalie osservate in 15 anni. Dopo averne riportato la percentuale di
incidenza, si soffermano a descriverle suddividendole a seconda dei vari tratti
di via biliare interessata.
Concludono affermando che le
anomalie si presentano in notevole percentuale e pertanto la loro eventuale
presenza è da tenere in considerazione quando si aggrediscono patologie a
carico delle vie biliari. Infatti la loro visualizzazione si impone al fine di
evitare danni iatrogeni; a tale scopo, gli Autori, ritengono indispensabile il
costante impiego della telecolangioscopia intraoperatoria.
123. Il carcinoma del colon-retto in pazienti
giovani: Revisione di 10 anni di attività.
Giorn. Chir., 11, 11/12, 622-624, 1990
Gli Autori ribadiscono come
nel soggetto giovane notevole sia l'incidenza di un adenocarcinoma
mucino-produttore, neoplasia caratterizzata da notevole aggressività.
Dopo aver accennato alle
teorie etiopatogenetiche che potrebbero giustificare tale atteggiamento,
passano in rassegna tutti i fattori che generalmente contribuiscono ad un
peggioramento della prognosi.
Riferiscono quindi sulla
loro casistica e concludono affermando come sia indispensabile porre una
diagnosi precoce.
124. L'insorgenza delle recidive locali dopo
terapia radicale del carcinoma del sigma-retto.
Ann. It. Chir., LXII, 2,
145-149 1991
Gli AA., in base alle
casistiche riportate in Letteratura sull'incidenza delle recidive locali dopo
interventi resettivi per carcinoma del sigma-retto, affermano che l'affinamento
dei mezzi diagnostici e l'impiego di accorgimenti tecnici, pur permettendo la
conservazione dell'apparato sfinteriale mediante interventi di resezione
anteriore, ha non certo determinato una minore incidenza di recidive locali.
Dopo aver esaminato le
caratteristiche anatomopatologiche e la storia naturale degli istotipi che
maggiormente vanno incontro a tale complicazione, essi riportano la loro
casistica su 116 pazienti seguiti per un periodo di cinque anni.
Concludono affermando che il
trattamento del carcinoma del sigma-retto nel rispetto della radicalità
oncologica deve prefiggersi ove possibile il mantenimento di una soddisfacente
qualità di vita. Sarà però necessario attuare la profilassi delle recidive
locali mediante il riconoscimento dei pazienti a rischio e l'accurato follow-up
degli stessi.
125. La sindrome di Boerhaave.
Il Policlinico Sez. Chir., 98, 2, 75-78, 1991
126. Sull'impiego del beta-interferon
intralesionale nel trattamento delle metastasi da melanoma maligno cutaneo.
Risultati preliminari.
Il Policlinico Sez. Chir., 98, 3, 135-137, 1991
Gli AA., considerando il
ruolo che l'immunoterapia svolge nel trattamento del melanoma maligno cutaneo,
hanno sottoposto un gruppo di pazienti in fase metastatica ad infiltrazioni
intranodulari di beta-interferon.
Dopo aver esposto i
risultati della loro ricerca, concludono affermando che incoraggianti, se pur
preliminari, prospettive vengono aperte dall'impiego di questo modificatore
della risposta biologica.
127. L'esofago di Barrett. Nostra esperienza.
Il Policlinico Sez. Chir. 98, 5, 229-233, 1991
Gli AA. fanno un breve cenno
alla definizione della storia naturale della malattia la cui etiologia,
congenita o acquisita, non è stata ancora chiarita.
Nel riferire i dati della
loro esperienza, ribadiscono come solo accurati studi pluridisciplinari possono
consentire di documentare l'esatta localizzazione e tipizzazione dell'E.B.
Concludono affermando che la
diagnosi e soprattutto l'accurato follow-up di tale alterazione della mucosa
esofagea possono essere considerati come profilassi del Ca esofageo.
128. Il trattamento chirurgico del laparocele
nella nostra esperienza.
Soc. Ital. Chir., Firenze 1991, 2, 1147-1152
Gli AA., dopo un cenno alle
fasi del processo di riparazione delle ferite ed all'etiopatogenesi
dell'insorgenza dei laparoceli, riportano i dati della loro casistica soffermandosi
brevemente sulle varie tecniche impiegate.
Nel riferire sui risultati
ottenuti concludono affermando come ogni tecnica, adottata sulla scorta di
precise indicazioni, possa consentire di ottenere risultati degni di interesse.
129. Le infezioni ospedaliere: principi di
profilassi preoperatoria.
Min. Chir., 47, 5, 329-333, 1992
130. Profilassi preoperatoria delle infezioni
mosocomiali.
Min. Chir., 47, 5, 339-343, 1992
131. La fibrosi retroperitoneale idiopatica.
Giorn. Chir. XIII, 5, 319-321, 1992
Gli Autori, prendendo spunto
da un caso di recente osservazione si soffermano sulla storia naturale,
sull’etiopatogenesi e la diagnostica della fibrosi retroperitoneale idiopatica.
Dopo aver ribadito come la
terapia medica possa avere successo solo in casi selezionati, si soffermano
sulle varie metodiche di terapia chirurgica.
Concludono affermando che
l'esito della terapia e la prognosi di tali soggetti è in funzione della
precocità della diagnosi.
132. Considerazioni cliniche sul pneumotorace
spontaneo.
Giorn. Chir. XIII, 6/7, 347-351, 1992
Gli Autori, dopo aver
ribadito l'interesse sociale del pneumotorace spontaneo, riportano i dati della
loro esperienza prendendo da essa lo spunto per alcune brevi considerazioni
cliniche.
Fanno quindi un cenno alle
varie terapie proposte per il trattamento di questa malattia; in particolare si
soffermano sulle tecniche di aspirazione, tutt'oggi ritenute trattamento di
scelta per la maggioranza dei casi.
Concludono affermando che
tale tecnica migliora i risultati, rende pressoché nulli rischi e complicanze e
riduce sensibilmente i tempi di degenza.
133. Il ruolo delle colostomie nella chirurgia
del colon.
Gazzetta Medica Italiana - Archivio per le Scienze Mediche, 151, 6,
199-202, 1992
Gli Autori, dopo aver
ribadito come il ruolo delle colostomie sia stato notevolmente ridimensionato,
si soffermano sui principi che debbono ispirare una oculata scelta del tipo di
stomia da eseguire.
Passano quindi a riferire
sulla loro casistica sottolineando come, nell'ultimo decennio, l'incidenza
globale delle stomie addominali abbia subito un netto decremento.
Concludono affermando che
tale intervento, attuato sulla scorta di precise indicazioni, non è da
considerare un atto terapeutico di ripiego bensì di scelta.
134. I markers tumorali nel cancro
del colon retto.
Min. Chir., 47, 15-16, 1249-1252, 1992
Gli AA., dopo aver ricordato
come nell'ultimo decennio siano stati condotti numerosi studi per trovare
marcatori tumorali in grado di diagnosticare le neoplasie dell'apparato digerente,
espongono la loro esperienza sull'impiego combinato di alcuni markers tumorali
(CEA, TPA, GICA, CA 125) in pazienti con carcinoma del colon-retto.
Essi concludono affermando
che la loro utilizzazione, specialmente in associazione, pur essendo di scarsa
utilità per la diagnosi precoce della malattia, ha notevole importanza per la
sorveglianza oncologica dei pazienti dopo il trattamento, sia esso chirurgico
che chemioterapico o radioterapico.
135. Considerazioni
clinico-statistiche sulla poliposi familiare del colon.
Chirurgia Oggi, 9, 89-93, 1992
Gli Autori, dopo un breve
cenno alla storia naturale della malattia ed alla recente identificazione del
gene responsabile nella regione 5q22 del cromosoma 5, si soffermano sul
concetto di tendenza ad ammalare di poliposi familiare del colon nella II e III
decade di vita con possibilità di cancerizzazione nella III e IV. Nel riferire
i dati della loro esperienza in 10 casi, appartenenti a 6 nuclei familiari,
concludono affermando che a tutt'oggi la poliposi familiare del colon è per
molti versi una patologia ancora incerta e misconosciuta e che solo ulteriori
più approfonditi studi potranno servire a dirimere tutti gli aspetti e, non
ultimo, i suoi rapporti con il cancro del colon-retto.
136. Il carcinoma gastrico in pazienti giovani.
Chirurgia Oggi, 9, 105-107, 1992
Gli Autori, dopo aver
esposto alcune considerazioni epidemiologiche, diagnostiche e terapeutiche
sulla patologia neoplastica dello stomaco nei pazienti della seconda e terza
decade di vita, riportano i 4 casi giunti alla loro osservazione nell'ultimo
decennio. Concludono affermando che, per l'attuazione di terapie veramente
curative, necessarie affinché anche i giovani possano avere sopravvivenze
sovrapponibili a quelle di altre fasce di età, è indispensabile la diagnosi
precoce.
137. La nostra esperienza nel trattamento della
malattia emorroidaria.
Chirurgia Oggi, 9, 127-132, 1992
Gli Autori, dopo aver
esposto alcune considerazioni etiopatogenetiche e cliniche della patologia del
plesso emorroidario, riportano la loro esperienza nel trattamento di questa
affezione. Discutono quindi i principi che regolano il trattamento (dietetico,
medico, chirurgico) più opportuno da adottare in base all'imponenza della
manifestazione clinica.
138. Profilassi e terapia antibiotica nella
chirurgia colo-rettale dell'anziano.
Atti Soc. Ital. Chir. Ger., 1992, 127-131
139. L'early gastric cancer nella nostra esperienza.
Ann. Ital. Chir., LXIII, 5,
611-614, 1992
Gli AA., dopo avere ribadito
l'interesse sempre crescente per una diagnosi quanto più precoce possibile del
ca gastrico, riferiscono su un gruppo di pazienti portatori di Early gastric
cancer.
Dopo avere accennato alla
localizzazione ed alle caratteristiche istologiche delle neoplasie, si
soffermano sui criteri che hanno guidato la loro scelta terapeutica e riportano
i risultati di un follow-up protratto per dieci anni.
Concludono affermando come
solo la diagnosi tempestiva possa consentire un approccio terapeutico veramente
risolutivo.
140. Considerazioni anatomo-cliniche sull'early gastric
cancer.
Ann. Ital. Chir., LXIII, 5, 615-618, 1992
Gli AA. ribadiscono come
nella diagnosi dell'Early gastric cancer particolare interesse rivestano le
caratteristiche anatomocliniche espresse sulla scorta dei criteri formulati dalla
società Giapponese di Endoscopia e della, sempre valida, classificazione di
Laurén.
Dopo avere riferito sulle
caratteristiche osservate in un gruppo di pazienti, alla luce dei dati della
letteratura tentano di estrapolarne i fattori etiopatogenetici.
Questi, unitamente alle
caratteristiche anatomopatologiche della lesione, sono il presupposto per una
oculata e radicale scelta terapeutica.
141. La nostra esperienza nel trattamento delle varici
esofagee.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXVI, II, 1992
Gli AA. riportano la loro
esperienza nel trattamento delle varici esofagee, causa frequente di emorragia
delle alte vie digestive.
Essi preferiscono impiegare
come primo trattamento la scleroterapia attuata durante l'esame endoscopico
diagnostico, costantemente associata al trattamento medico.
In caso di insuccesso i
pazienti vengono trattati chirurgicamente con shunt selettivo di Warren.
142. Il ruolo attuale della chirurgia ambulatoriale.
Arch. Atti Soc. Medico-Chirurgica Messina, XXXVI, III, 1992
Gli AA. riportano le più
recenti applicazioni della chirurgia ambulatoriale nel trattamento di varie
patologie, esaminano le varie tecniche e riportano quindi la casistica della
loro Clinica. Per il trattamento delle ernie preferiscono adoperare l'ernioplastica
con rete di Marlex; nei pazienti con varicocele impiegano la tecnica di
Ivanissevich; per la patologia emorroidaria preferiscono l'intervento di
Milligan-Morgan, ma trattano le emorroidi di I° e II° grado con legatura
elastica dei gavoccioli. Inoltre la chirurgia ambulatoriale si presta ad
interventi minimi in alcune patologie mammarie.
143. I dosaggi del CEA tissutale e sierico nel
carcinoma dello stomaco.
Min. Chir., 48, 3-4, 153-156, 1993
Gli Autori, ritenendo che il
dosaggio sierico del CEA sia un utile marker per la prognosi dei pazienti
affetti da carcinoma del tratto gastroenterico, hanno voluto studiare in un
gruppo di essi con carcinoma dello stomaco il CEA sierico preoperatorio ed il
CEA tissutale della neoplasia asportata o dei prelievi bioptici, al fine di
valutarne il significato prognostico.
Dopo aver esposto i
risultati delle loro ricerche, concludono affermando che i valori elevati di
CEA sierico in pazienti con neoplasia allo stadio avanzato sono a prognosi
infausta e che altrettanto è a prognosi severa il riscontro di CEA tissutale
nei linfonodi loco-regionali in concentrazione simile al tumore primitivo.
144. Attualità terapeutiche nell’ulcera duodenale.
Atti Società Siciliana di Chirurgia, Acta Chirurgica Mediterranea, 9,
425-428, 1993
Gli AA. mettendo in risalto
le azioni terapeutiche dei farmaci attualmente impiegati nel trattamento
dell’ulcera duodenale, analizzano i dati della letteratura e personali per
meglio individuare il ruolo svolto dal trattamento chirurgico nella guarigione
della malattia.
Discutono quindi delle
complicanze di questa patologia e del loro trattamento che negli ultimi anni ha
subito un certo mutamento grazie all’impiego dei farmaci antisecretori.
Concludono riportando i dati
della loro esperienza.
145. Il carcinoma infiammatorio della mammella.
Atti VI Convegno Internazionale di Endocrinologia Medico-Chirurgica -
XIII Congresso Nazionale della Società Italiana di Endocrino-Chirurgia, Capri, 18-20
Maggio 1993
146. Il trattamento
chirurgico del melanoma primitivo.
Boll. Soc. It. Chir., 15, 4, 1994
147. Digiuno e
ileostomie.
Corso di Aggiornamento Soc. It.
Chir.”Stomie Addominali Digestive”, 33-39, Roma 1994
148. Il trattamento video-laparoscopico delle
colecistiti acute.
Arch.
Atti Soc. It. Chir., 3, 226-233, Roma
1996
149. L’emangioperitoma: considerazioni
diagnostico-terapeutiche.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 50-53
L’emangiopericitoma è un
tumore non molto frequente. Gli AA. facendo riferimento ad un caso occorso
allaa loro osservazione ed ai dati più recenti della letteratura, sottolineano
come sia possibile il trattamento chirurgico di queste neoplasie in
associazione alla radio- ed alla chemioterapia. Tuttavia gli AA. Ritengono che,
a causa della variabilità del comportamento biologico, sia necessario un
ploungato follow-up clinico.
L’argomento appare
interessante perchè conferma, per questo tipo di neoplasia, l’inaffidabilità
dei vari fattori prognostici descritti.
150. Le precancerosi gastriche.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 54-58
Gli AA. esaminano le
caratteristiche anatomopatologiche e cliniche delle principali precancerosi
gastriche ed espongono i protocolli diagnostici e terapeutici da loro
impiegati.
La strategia diagnostica e
terapeutica non può prescindere a loro parere da una stretta collaborazione
interdisciplinare tra radiologo, endoscopista, anatomopatologo,
gastroeneterologo e chirurgo.
Concludono infatti
affermando che la suddetta collaborazione costituisce l’unica possibilità per
migliorare i risultatia distanza di questa neoplasia.
151. Le suturatrici a pressione nella chirurgia
delle colostomie laterali.
Chir. Ital., 1997; 47, 6: 59-61
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza relativa a due casi di anastomosi colo-colica effettuate mediante
l’utilizzo dell’anello bioframmentabile BAR (Valtrac).
Gli AA. hanno utilizzato
nella preparazione dei monconi intestinali, il rastrello ASP 50, superando il
frequente inconveniente della estroflessione della mucosa mediante la
mucosectomia circonferenziale estesa per qualche mm dei monconi colici.
Sulla scorta del
comportamento del BAR (Valtrac) e dei risultati ottenuti, in accordo con la
gran parte degli altri Autori, concludono affermando che l’anastomosi a
compressione rappresenta una metodica semplice, sicura e affidabile nella
chiusura delle colostomie laterali.
152. L’adenocarcinoma primitivo del duodeno.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 1-4
L’adenocarcinoma del duodeno
rappresenta una neoplasia di raro riscontro caratterizzata da una
sintomatologia, almeno inizialmente, vaga e subdola, che quindi arriva al
chirurgo quasisempre in stadio avanzato.
Gli AA., prendendo spunto da
un caso clinico giuntodi recente alla loro osservazione, fanno una revisione
della letteratura riferendo le ipotesi etiopatogenetiche che spiegano la
relativa rarità di questa neoplasia. Riportano quindi l'iter diagnostico e
terapeutico da attuare in questi pazienti.
153. Il neurinoma gastrico.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 5-8
Gli AA. descrivono due casi
di neurinoma gastrico benigno, trattati chirurgicamente con successo, traendo
da essi lo spunto per alcune considerazioni sulle caratteristiche
etiopatogenetiche, anatomopatologiche, cliniche e terapeutiche di questo tipo
di neoplasie.
154. Il trattamento ambulatoriale dell’ernia inguinale.
Chir. Ital., 1997; 48, 4: 39-41
Gli AA. riportano la loro
esperienza sull'intervento di ernioplastica inguinale con apposizione di
protesi in prolene secondo la tecnica di Lichtenstein. La rete in prolene
rinforza la parete del canale inguinale senza creare alcun punto di tensione.
La tecnica viene eseguita in anestesia loco-regionale in regime di day-hospital
consentendo un rapido reinserimento del paziente nell'ambito socio-lavorativo.
155. La malattia di Castelman a localizzazione sottoclaveare.
Chir. Ital., 1997; 49, 1-2:59-62
La malattia di Castelman è
una rara patologia a carico dei linfonodi.
Due sono i tipi istologici
descritti: la forma ialino-vascolare generalmente asintomatica e la forma
plasmacellulare caratterizzata da manifestazioni sistemiche.
Gli AA. presentano un caso
clinico di un paziente affetto da malattia di Castelman a localizzazione
sottoclaveare sottoposto con successo ad intervento chirurgico. Viene discussa
la teoria etiopatogenetica e il trattamento di tale patologia.
156. La chirurgia della tiroide in short stay surgery.
Chir. Ital., 1997; 49, 1-2:33-36
Spinte di politica aziendale
ed il miglioramento delle prestazioni sanitarie consentono oggi di poter far
ricorso a protocolli di ricovero breve anche in chirurgia maggiore.
Gli AA. riferiscono la loro
esperienza su 200 pazienti, in buone o discrete condizioni generali operati per
patologia tiroidea tra il 1993 ed il 1998.
In 193 casi, pari al 96%,
sottoposti ad intervento di tiroidectomia sub totale, quasi totale, totale e
con linfadenectomia, dopo 48-72 ore di osservazione, è stato
possibilerealizzare un programma di short stay surgery.
Con tutti i pazienti,
adeguatamente informati, è stato mntenuto uno stretto contatto telefonico,
dimissione protetta, onde poter intervenire prontamente in caso di necessità.
157. Il drenaggio percutaneo Eco o TC
guidato delle pseudocisti pancreatiche.
Chir. Ital., 1997; 49, 4-5: 11-16
Gli AA., dopo aver
illustrato il meccanismo patogenetico che determina la formazione delle
pseudocisti del pancreas e classificate le PSC in secondarie a pancreatite
acuta ed insorte in corso di pancreatite cronica, sottolineano come con
l’introduzione dell’ultrasonografia, della T.C., della R.M.N. e dell’E.R.C.P.
l’approccio terapeutico di questa patologia abbia subito una notevole
evoluzione grazie al razionale impiego del drenaggio percutaneo eco -T.C.
guidato.
Descrivono la tecnica
soffermandosi sulle indicazioni, sulle vie di accesso e sui materiali usati.
Riportano la loro casistica
che comprende l’uso del drenaggio percutaneo eco – T.C. guidato in 12 casi di
PSC secondarie a pancreatite acuta ed in 4 casi di PSC in corso di pancreatite
cronica e ne analizzano i risultati immediati ed a distanza.
Sottolineando i limiti di
questa metodica (rischio di infezione, recidive, fistole) concludono affermando
che il drenaggio percutaneo delle PSC pancreatiche in corso di pancreatite
acuta costituisce una valida arma nella strategia terapeutica di questa
importante patologia, mentre nelle PSC secondarie a pancreatite cronica le
indicazioni più limitate sono complementari all’intervento chirurgico.
158. Rischio nucleare e carcinoma
nell’infanzia.
Chir. Ital., 1997; 49, 4-5: 27-29
Il carcinoma della tiroide è
una patologia di relativamente scarsa incidenza nell’adulto, e di raro
riscontro nel bambino.
Dopo essersi soffermati sui
fattori di rischio oncogeno relativo a questa patologia, gli AA. pongono
l’accento sul rischio ambientale legato alla carenza di iodio ed all’inquinamento
da radiazioni che certamente, in misura più degli altri, come dimostra la
diversa incidenza in rapporto al territorio mondiale, incide sulla
epidemiologia di questa grave patologia.
Concludono gli AA. asserendo
che, fermo restando il concetto che l’inquinamento nucleare rimane il fattore
di rischio oncogeno più importante, un adeguato programma di iodioprofilassi
può certamente costituire uno schermo valido al diffondersi di questa malattia.
159. La rottura spontanea dell’esofago.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4:
43-46
Gli Autori analizzano otto
casi di rottura spontanea dell’esofago giunti alla loro osservazione. Una
diagnosi corretta risulta spesso difficile. Il tempo trascorso tra la rottura e
la diagnosi sembra essere il fattore più importante per un successo
terapeutico. La chiusura della breccia esofagea ed il drenaggio del mediastino
e della cavità pleurica rappresentano la terapia migliore. In taluni casi è
però possibile adottare un trattamento medico conservativo.
160. Le emorragie digestive da ipertensione
portale: ruolo della scleroterapia.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4:
43-46
Gli AA. ricordano come
l’emorragia rappresenti forse la più terribile delle complicanze della
ipertensione portale qualunque sia la patologia che sta alla base del suo
instaurarsi.
Segnalano come la
scleroterapia delle varici, ridimensionata la possibilità di complicanze locali
e sistemiche, sia una realtà terapeutica, tanto nella profilassi che nel
trattamento dell’evento emorragico. Nel riportare la loro esperienza concludono
comunque che, anche se confortati da risultati favorevoli, non ci si possa
esimere dal ricercare soluzioni terapeutiche personalizzate.
161. Informatizzazione di un reparto di
chirurgia.
Chir. Ital., 1998; 50, 2-3-4:
47-50
Gli AA. espongono
l’esperienza da loro maturata nell’informatizzare il reparto di Chirurgia
Generale III dell’Azienda Policlinico Universitario di Messina.
Dopo un excursus
sull’hardware (una rete LAN di personal computer) e sul software (suite
commerciale) da loro giornalmente impiegati per gestire le cartelle cliniche e
tutti i data base correlati (immagini, referti, prenotazioni, ecc), concludono
affermando che ulteriori sviluppi nella gestione e nella cura dei malati
saranno possibili con l’estensione della rete locale a quella aziendale e successivamente
ad Internet.
162. Problemi chirurgici nel paziente
anziano.
Chir. Ital., 1999, 51, 2: 159-163
Gli AA., in considerazione
dell’aumento della durata media della vita e dell’incremento della popolazione
in età geriatria, hanno esaminato i vari problemi chirurgici che interessano
particolarmente il soggetto anziano. Vengono
pertanto presi in considerazione, oltre all’età anagrafica, anche tutti gli
altri fattori di rischio operatorio legati alla malattia chirurgica, alle
malattie associate ed al tipo di intervento. Dopo aver riportato la loro
esperienza nel trattamento dei pazienti in età geriatrica, concludono
affermando che sono necessari una scrupolosa preparazione preoperatoria, una
corretta indicazione all’intervento chirurgico ed una accurata sorveglianza
postoperatoria per far sì che l’anziano affronti l’intervento chirurgico con le
stesse possibilità di successo del giovane.
163. L’iperparatiroidismo primitivo.
Chir. Ital., 1999; 51, 4: 297-300
Gli AA. dopo aver esaminato le
principali caratteristiche anatomopatologiche e cliniche
dell’iperparatiroidismo primitivo, una malattia ormonale, sempre di più
frequente riscontro, che spesso si manifesta esclusivamente con l’innalzamento
dei valori serici del calcio, espongono la loro esperienza nella diagnosi e nel
trattamento chirurgico di questa endocrinopatia. Consigliano l’intervento di
esplorazione cervicale con rimozione degli adenomi e delle ghiandole
iperplastiche sia nei pazienti asintomatici che in quelli con sintomatologia a
carico dei vari apparati.
Concludono affermando che,
come già oggi è possibile, grazie agli apparecchi multicanale per le analisi
ematochimiche, giungere alla diagnosi precoce di questa malattia, in un
prossimo futuro gli studi sui recettori cellulari per il calcio permetteranno
la messa a punto di nuovi trattamenti terapeutici.
164. I tumori neuroendocrini del pancreas.
Chir. Ital., 1999; 51, 4: 309-312
I tumori neuroendocrini del
pancreas sono rari ed includono l’insulinoma, il gastrinoma ed altre neoplasie
ancor meno frequenti che secernono ormoni gastointestinali.
La loro localizzazione
preoperatoria, malgrado il continuo progresso delle moderne tecnologie, è
estremamente difficile ma utile per indirizzare il chirurgo nella scelta del
trattamento più idoneo.
Gli AA, dopo aver esposto la
loro casistica, concludono affermando che il trattamento di scelta di questi
tumori, per le loro caratteristiche anatomopatologiche (benignità, scarsa
malignità ed invasività, lento accrescimento), è quello chirurgico mentre la
terapia medica ha un ruolo importante nella preparazione all’intervento o per
alleviare la sintomatologia quando il paziente sia inoperabile.
165. Iperparatiroidismo primario: follow-up del paziente
operato.
Chir. Ital., 1999; 51, 5: 383-387
Gli AA. dopo brevi accenni
sulla etiopatogenesi dell’iperparatiroidismo primario pongono l’accento sulla
importanza del follow-up del paziente operato. Il controllo inizia subito dopo
la rimozione della lesione, fase intraoperatoria, allo scopo di valutare la
validità dell’intervento e prosegue con il controllo della omeoastasi minerale,
della malattia, e della funzionalità delle strutture bersaglio.
Particolare attenzione deve
essere posta oltre ovviamente alle temibili crisi ipocalcemiche alla eventuale
ripresa della malattia, indice di recidiva, ed allo studio di tutti gli organi
ed apparati come le ossa, il rene, il pancreas, l’apparto digerente e la psiche
che in questa patologia vengono spesso interessate in misura rilevante con
risvolti morfo-funzionali che condizionano la qualità e la durata della vita.
166. L’intervento di Miles nella chirurgia
del carcinoma del retto: la sua storia, il suo presente.
Chir. Ital., 1999; 51, 5: 393-398
Gli AA. ribadiscono come
l'avvento delle suturatrici meccaniche abbia orientato il trattamento del ca
del retto verso un atteggiamento sempre più conservativo.
Nel riportare i dati della
loro esperienza relativi ad un ventennio (222 casi giunti alla loro
osservazione) puntualizzano come, non solo non si sia verificata una maggiore
incidenza di recidive, ma anzi si sia assistito ad una sensibile riduzione
delle stesse (- 5,2%).
Tentano quindi di tracciare
i momenti fondamentali che hanno caratterizzato la storia della chirurgia del
carcinoma del retto e sottolineano come l'intervento di Miles oggi, ad oltre 80
anni dalla sua ideazione, mantenga, anche se con indicazioni più contenute,
tutta la sua validità.
167. Le tiroidectomie parziali nel carcinoma differenziato.
Chir. Gen., 1999; XX, 4: 337-341
Il trattamento chirurgico
delle neoplasie differenziate della tiroide, al di la di rigide posizione di
principio, deve rispettare delle linee guida che sono rappresentate dal
rispetto della radicalità, dal rischio chirurgico e qualità di vita, dal
follow-up, dai fattori di rischio e dai risultati a distanza.
Dopo attendo studio dei dati
della letteratura ed alla luce della loro esperienza gli AA. affermano che la
tiroidectomia totale rappresenta certamente l’intervento che certamente più
degli altri rispetta queste linee guida, infatti, risponde ai requisiti della
radicalità oncologica, specie in considerazione della alta incidenza di
plurifocalità che caratterizza soprattutto il papillare, ma anche il
follicolare, comporta un rischio chirurgico percentualmente poco rilevante,
consente un follow-up a lungo termine, e comparativamente agli interventi di
lobectomia ha i migliori risultati a distanza.
Solo in particolari casi,
tumori a basso rischio ( soggetti giovani, di sesso femminile, con tumore ben
differenziato e di piccole dimensioni) troverebbe indicazione la lobectomia.
La difficoltà pratica di
conoscere tutti i fattori di rischio in fase pre od intra operatoria al fine di
poter giudicare con serenità un tumore realmente a basso rischio, limita
l’applicazione di questa tecnica a pochi e ben selezionati casi.
168. Il carcinoma a cellule di Merkel: diagnosi e trattamento.
Chir. Gen., 1999; XX, 4: 343-347
Il tumore a cellule di
Merkel (MCC) è una rara ed aggressiva neoplasia della cute ad origine
endocrina. Gli AA. descrivono un caso di tumore a cellule di Merkel della
coscia che presentavapositività per la cromogranina A e NSE. Il trattamento
terapeutico consigliabile deve prevedere un’ampia escissione cutanea, con
controllo dei margini, per evitare le possibili recidive, ed una
linfoadenectomia locoroegionale con successivo trattamento radioterapico. Il
ruolo della chemioterapia in questa neoplasia non è ancora ben definito.
169. Il carcinoma apocrino della cute.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 371-373
Il carcinoma apocrino è una
rara neoplasia della cute. Viene presentato una caso di carcinoma apocrino
della regione sacrococcigea che è stato sottoposto ad escissione chirurgica.
Gli AA. sottolineano la difficoltà diagnostica clinica. Al follow-up dopo due
anni, la paziente non presenta segni di recidiva locale o metastasi a distanza.
170. Diagnosi e trattamento dei traumi del
pancreas.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 375-379
I traumi del pancreas sono
una patologia rara. La diagnosi è difficile ed il trattamento controverso, con
alcuni AA. che consigliano l’osservazione ed altri che ritengono necessaria
l’esplorazione chirurgica immediata per prevenire quel ritardo terapeutico
responsabile dell’aumento della morbidità e della mortalità. L’ERCP in urgenza
è una metodica utile nella diagnostica dei traumi duttali pancreatici. L’ERCP,
intatti, descrivendo l’anatomia duttale, permette il migliore trattamento
terapeutico di questa temibile lesione. Nel nostro caso l’ERCP è stata tentata
con successo ed ha permesso la dimostrazione della lesione duttale, consentendo
il trattamento chirurgico più adeguato
171. La lesione di un dotto biliare
accessorio: una possibile complicanza della colecistectomia laparoscopica.
Chir. Gen., 1999; XX, 5: 401-404
I dotti biliari accessori
sono anomalie non frequenti dell’albero biliare: la loro lesione durante un
intervento sulle vie biliari è una evenienza difficilmente preventivabile.
Viene riportato il caso clinico di un paziente sottoposto a colecistectomia
laparoscopica nel quale è stata provocata una lesione di un dotto accessorio.
La lesione è stata identificata immediatamente ed è stata trattata prontamente
con il posizionamento di una clip metallica. Gli AA. suggeriscono l’importanza
di una accurata ispezione del letto colecistico prima della totale rimozione della colecisti. La
Colangiografia intraoperatoria durante colecistectomia Iaparoscopica può essere
utile nella dimostrazione di eventuali dotti biliari accessori.
172. Riflessioni sull’infarto mesenterico.
Ann. Ital. Chir., 2000; LXXI, 1: 89-94
Gli AA. riportano la loro
casistica relativa agli ultimi cinque anni sull’infarto mesenterico e traggono
da questa lo spunto per rivedere le caratteristiche di una patologia oggi a
prognosi infausta.
Dopo brevi cenni
sull’etiopatogenesi e sull’anatomia patologica, si soffermano sulle manifestazioni
cliniche della malattia e sulle indagini diagnostiche.
Dopo aver trattato della
terapia sia medica che chirurgica, concludono affermando come solo la messa a
punto di più affinate tecniche diagnostiche possa consentire di porre una
diagnosi precoce e quindi di ridimensionare una morbilità ed una mortalità del
tutto inaccettabili.
173. Problematiche dei reinterventi in chirurgia
tiroidea.
Acta Chirurgica Mediterranea 2000; 16: 117-120
Gli AA., dopo aver fatto rilevare come il problema dei
reinterventi, dopo tiroidectomia, sia attuale e rilevante per l’incidenza e le
difficoltà tecniche, passano in rassegna le principali cause.
Emorragia, carcinoma misconosciuto pre od
intraoperatoriamente, ripresa della malattia displastica o neoplastica con
invasione linfonodale obbligano il chirurgo ad eseguire un reintervento
immediato, precoce o tardivo in rapporto al tipo di complicanza.
Ribadita l’opportunità di un primo intervento quanto più
congruo possibile e tecnicamente ben eseguito si soffermano sulla descrizione
di alcuni accorgimenti di tecnica, da loro seguiti di principio, per ridurre al
minimo le sequele postoperatorie che questa chirurgia, in misura certamente
maggiore che quella di elezione, comporta.
Le complicanze dell'Idatidosi epatica: osservazioni
cliniche.
XX Congresso Nazionale Società Italiana Patologia dell'Apparato
Digerente, 2001; 343-353
Il trattamento chirurgico dei tumori differenziati
della tiroide in età geriatrica.
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Chirurgia Geriatrica, 2001;
101-103
La disfunzione erettile nell'anziano.
XIV Congresso Nazionale Società Italiana di Chirurgia Geriatrica, 2001;
559 - 562
Chir. Ital, 2001, 53, 6: 853-856
Gli Autori riportano la loro esperienza nel trattamento dell’ernia di Spigelio. Dopo essersi soffermati sull’anatomia della parete laterale dell’addome e sulle cause etiopatogenetiche di questo raro tipo di ernia, discutono sulle problematiche cliniche di questa patologia sottolineando l’importanza dell’esame obiettivo e delle metodiche strumentali. Concludono quindi enumerando le tecniche di riparazione oggi possibili
178
Il
trattamento delle tireopatie benigne: revisione della nostra casistica.
Acta Chir. Med. 2001, 17:3-4, 95-97
Gli Autori conducono uno studio retrospettivo su 720 casi di tireopatie benigne osservati negli ultimi 5 anni.
Pur riconoscendo di essersi in qualche modo uniformati alla tendenza a radicalizzare l’intervento, affermano che spetta solo al chirurgo valutare i casi dubbi e scegliere tra interventi semiconservativi o demolitivi.
179.
Il mappaggio eco-color-Doppler nella scelta del trattamento della malattia
varicosa.
Giorn. Chir., 2002; 23: 3,
104-109
Gli AA., dopo aver riportato la classificazione di Huch relativa alle varici sia della grande che della piccola safena, fanno un breve cenno storico sulle tecniche operatorie più significative.
Passano quindi a precisare come un corretto atteggiamento terapeutico non possa prescindere da un accurato studio emodinamico.
Dopo aver fornito i dati della loro casistica, concludono affermando come il mappaggio eco-color Doppler consenta oggi di ottenere una più che buona radicalità anche con tecniche poco invasive.
180.
La litiasi biliare intraepatica:
esperienza di 20 anni.
Ann. Ital. Chir., 2002; LXXIII, 3, 273-279
Gli Autori, nel ribadire che la litiasi biliare intraepatica rappresenta una patologia pococ frequente nei Paesi Occidentali, puntualizzano come tale incidenza vada lentamente ma progressivamente aumentando.
Nel riportare la loro esperienza dal 1980 ad oggi precisano come diverso sia stato l’iter diagnostico e l’atteggiamento terapeutico nel primo e nel secondo decennio. Dopo essersi soffermati sull’attuale orientamento terapeutico descritto in letteratura, concludono precisando quanto questo spesso sia condizionato dalla complessità dei quadri anatomo-patologici e dalla gravità del danno epatico che spesso si accompagna alla litiasi intraepatica.
181.
La deiscenza delle anastomosi in
chirurgia colo-rettale.
Giorn.
Chir., 2002; 23, 8/9, 310-3
Le deiscenze anastomotiche costituiscono la complicanza più grave in tutta la chirurgia recettiva dell’apparato digerente e, in particolare, in quella del colon-retto.
Spesso infatti, nonostante un’accurata valutazione e correzione di tutti i possibili fattori di rischio e malgrado la corretta conduzione dell’intervento chirurgico, la possibilità che nell’immediato postoperatorio si realizzi una deiscenza più o meno ampia o, quanto meno, una filtrazione di materiale intestinale non è del tutto remota.
Gli Autori hanno voluto rivedere la loro casistica allo scopo di analizzare il ruolo svolto da tutti i possibili fattori di rischio, sia generali che locali, e di verificare quali siano le condizioni che, intraoperatoriamente, possano consigliare il ricorso all’intervento in più tempi.
182.
Warthin’s tumour of
the parotid gland.
Chir. Ital. 2002; 54, 6: 869-872
The Authors, after examining two recent cases, explain a number of basic concepts regarding the diagnosis and therapy of Warthin’s tumour of the parotid gland. Despite their low frequency, such tumours are very important because of their aethiopathogenesis, which is still controversial, and the recent increase in their incidence in females. Today, the diagnostic protocol, undertaken after the necessary clinical examination, relies mainly on ultrasonography and CT, but only a postoperative histological examination is capable of yielding a sure diagnosis and establishing the main histomorphological characteristics of the tumour. The therapeutic approach can be limited to conservative treatment, sparing the parotid gland and its vascularization and innervation.
183.
GIST del tratto digiuno-ileale.
Tumori 2003; 89, 4: 11-15
I tumori stromali del tratto digiuno ileale pongono particolari difficoltà non solo di diagnostica e di terapia ma soprattutto di inquadramento istopatologico e di comportamento biologico.
Queste neoplasie intervengono nelle varie casistiche con estrema rarità. Anche se, nell’ambito dei GIST di tutto il canale alimentare, i tumori di questa sede rappresentano quelli di più frequente osservazione dopo lo stomaco.
Spesso reperto occasionale, essi, per il potenziale di evolutività che li caratterizza, vanno non solo trattati osservando i criteri di radicalità oncologica, ma anche sottoposti a rigorosa valutazione istopatologica che tenga conto degli ormai tradizionali criteri prognostici (sede e dimensione della neoplasia, struttura della stessa, presenza di atipie citologiche, indice mitotico, ploidia, adeguatezza della resezione chirurgica.
Tutto questo va completato da un adeguato ed attento protocollo di follow-up.
184. La
ginecomastia idiopatica: nostra esperienza.
Giorn. Chir. 2003; 24, 4: 137-143
Gli Autori, nel riportare I dati della loro esperienza, citano le differenze nella fisiologica evoluzione della mammella sia nella donna che nell’uomo.
Dopo aver puntualizzato come sia importante distinguere tra ginecomastia vera e pseudoginecomastia, si soffermano sulle molteplici cause che possono ricondurre ad un abnorme sviluppo della mammella maschile e sulle caratteristiche anatomo-patologiche della ginecomastia idiopatica.
Pongono quindi l’accento sulla necessità che solo una diagnosi ben circostanziata possa consentire una corretta scelta terapeutica e concludono affermando come l’opzione tra chirurgia tradizionale o tecniche di liposuzione debba essere posta solo in virtù della prevalenza della componente ghiandolare o di quella adiposa.
185.
Il trattamento
del gozzo immerso. La nostra esperienza.
Giorn. Chir. 2003; 24, 5: 193-197
Gli Autori, dopo avere accennato alla storia naturale del gozzo immerso, riferiscono la loro esperienza di tale patologia maturata negli ultimi 5 anni, sottolineando i caratteri della complessa sintomatologia osservata nei vari casi, la condotta terapeutica seguita, i buoni risultati ottenuti.
Si soffermano quindi ad elencare le molteplici classificazioni, via via proposte. Illustrano le complesse situazioni sia di ordine emodinamico che respiratorio di particolare interesse anestesiologico.
Discutono, infine, sulla diagnostica e soprattutto sul corretto atteggiamento terapeutico il cui obiettivo è duplice: risolvere la sintomatologia prodotta dalla massa mediastinica ed escludere la possibilità di recidive.
186.
Una rara neoformazione delle ghiandole salivari:
il cistoadenolinfoma.
Ann. Ital. Chir.
2003; LXXIV, 2: 149-154
Gli AA. Nel riferire su tre casi di loro osservazione, puntualizzano alcuni concetti fondamentali relativi alla diagnostica ed alla terapia del cistoadenolinfoma.
Questa neoplasia infatti, pur essendo poco frequente, riveste una notevole importanza a causa della sua ancora controversa eziopatogenesi e della recente tendenza ad accrescere la sua incidenza nel sesso femminile.
L’iter diagnostico, da intraprendere dopo l’esame clinico, che si rivela di fondamentale importanza, è oggi costituito dall’esame ecotomografico o dalla Tomografia computerizzata. Ma la certezza della diagnosi si ha solo con l’esame istologico, unica indagine in gradi di mettere in evidenza le peculiari caratteristiche istomorfologiche del tumore.
L’approccio terapeutico può limitarsi al limitarsi al trattamento conservativo, in grado di rispettare la ghiandola, sede della neoplasia e le strutture pascolo-nervose ad essa prossime.
187.
L’occlusione meccanica intestinale da fitobezoario.
Giorn. Chir. 2003;
24, 6/7: 239-242
Gli Autori prendendo spunto dai casi clinici di occlusione meccanica intestinale da fitobezoario, localizzato in prossimità della giunzione ileocecale, giunti di recente alla loro osservazione, esaminano i meccanismi fisiopatologici responsabili della formazione di questi corpi estranei occludenti.
Dopo aver discusso i molteplici fattori etiopatogenetici e clinici alla base di questa non comune causa di ostruzione, trattano della tecnica chirurgica che si basa essenzialmente sulla enterotomia con estrazione della massa occludente.
188.
Pleural effusion as a
complication of intrathoracic goitre.
Chir. Ital.
2003; 55, 6: 919-922
Gli Autori riportano la loro esperienza su un caso di versamento pleurico bilaterale insorto in presenza di gozzo immerso. Si soffermano quindi ad esaminare le possibili cause di un tale fenomeno. Dopo un’attenta disamina dell’anatomia del mediastino superiore, essi concludono affermando che l’idrotorace in presenza di gozzo intramediastinico possa essere il risultato dell’azione compressiva esercitata dalla tumefazione sulle strutture vascolari venose, in particolare sulla vena cava superiore, o su quelle linfatiche intramediastiniche o, come nel caso da essi esposto, su entrambe.
Morbo di Crohn: diagnosi e trattamento.
Giorn. Chir.
2003; 24, 11/12: 428-434
Gli Autori fanno il punto sul morbo di Crohn, anche sulla base della loro personale esperienza.
Dopo aver discusso sui fattori di rischio ed etiopatogenetici coinvolti nel determinismo di questa patologia, sintetizzano i reperti anatomopatologici che la caratterizzano. Passano quindi ad analizzare le manifestazioni cliniche, le possibilità diagnostiche e le opzioni terapeutiche di pertinenza chirurgica puntualizzando come l’accesso laparotomico sia ancora oggi da preferire.
Gli Autori concludono auispicandfo che una diagnosi tempestiva evita le gravi problematiche connesse all’insorgenza delle complicanze.
190.
Le occlusioni benigne della giunzione
ileo-colica.
Giorn. Chir. 2004; 25, 6-7:251-258
Gli Autori si soffermano a puntualizzare le caratteristiche anatomo-funzionali della giunzione ileo-colica, fisiologico restringimento nella continuità della via alimentare e possibile causa di sindromi occlusive di natura benigna.
Riportano quindi la loro casistica e passano ad elencare tutte le patologie, di natura flogistica e non, che possono essere chiamate in causa, fornendo brevi note descrittive e soffermandosi sulle obiettività cliniche e di imaging.
Concludono auspicando che il trattamento di tali forme occlusive sia tempestivo, prima che le lesioni parietali impongano il ricorso ad interventi ampiamente resettivi.
191.
Pancreatite acuta: nostra esperienza alla luce
della sua storia naturale.
Giorn. Chir. 2004; 25, 8-9:306-312
Gli Autori ripercorrono le tappe fondamentali della stroria naturale della pancreatite acuta e considerano la loro casistica relativa agli ultimi cinque anni.
Dopo aver ribadito che l’espressività clinica è strettamente dipendente dal quadro anatomo-patologio, si soffermano sulle cause eziopatogenetiche e sui momenti morfopatogenetici che favoriscono l’insorgenza della pancreatite acuta e ne caratterizzano l’evoluzione. Concludono affermando come solo la diagnosi e il trattamento tempestivo riescano ad ostacolare un percorso evolutivo che può esitare nell’insufficienza multiorgano.
Rottura spontanea di milza in presenza di
infezione citomegalica. Descrizione di un caso clinico.
Giorn. Chir. 2005; 26, 3:
95-99
Gli Autori riportano un caso clinico di rottura spontanea di milza in paziente con infezione da Citomegalovirus e colgono da questo lo spunto per puntualizzare le caratteristiche principali di questa infezione ed il meccanismo che, in corso di infezione virale, induce alterazioni morfologiche e funzionali dell’organo.
L’ipersplenismo da iperfunzionamento, la formazione di immunocomplessi con conseguente necrosi infartuale, specie della polpa bianca, e la coagulopatia da consumo sono responsabili, come nel caso osservato, di processi evolutivi che possono indurre la lacerazione della capsula.
L’ampia diffusione dell’infezione da Citomegalovirus impone la conoscenza di tutte le manifestazioni patologiche da questa indotte allo scopo di pervenire a diagnosi e trattamento tempestivi.
196.
Le problematiche pre-, intera e
postoperatorie del gozzo immerso.
Ghir. Ital.
2005;57,3:301-307
Gli Autori riferiscono la loro esperienza sulle problematiche relative al trattamento del gozzo immerso. Si soffermano a illustrare le complesse situazioni di ordine sia emodinamico sia respiratorio sia a componente mista e la relativa condotta terapeutica. Discutono quindi delle problematiche chirurgiche di tipo tecnico e di quelle legate alla prevenzione e al trattamento delle possibili complicanze. Concludono puntualizzando come, grazie a tutti i presidi tecnici di cui oggi si dispone, possa essere attuato il completo controllo del paziente prima, durante e dopo l’intervento, contribuendo così, in maniera significativa, al buon esito del trattamento chirurgico.