Vigone: un milenio de historia   

          Cristina Cappelletti

          (Trad. Hugo Alloa)

La etimología del topónimo Vigone, cuyo verdadero origen se pierde en la noche de los tiempos, nos proporciona preciosa información. El nombre Vigone deriva al parecer de la forma latina Castrum Guidonis o Vicus Guidonis, posteriormente transformadas en Vigudono, Vigdono y Vigono. El nombre Guido, del que deriva Vigone, sería el de un señor franco o longobardo, de antes del siglo X, a quien algunos identifican con un cierto Guido, marqués de Ivrea, hijo de Berengario II. Vigone sería pues un nombre de origen bárbaro. Desafortunadamente nos es imposible remontarnos más lejos en el tiempo, ya que antes del año 1000, exceptuando los Diplomi Ottoniani y los mapas del Prof. Cipolla, no existían documentos auténticos y fidedignos. Otros autores, por el contrario, sostienen que los primitivos habitantes de Vigone proceden del antiguo pueblo guerrero de los Vagienni, que habitaban la orilla izquierda del Po, y que Vigone era una colonia de la Augusta Vagiennorum, la actual Bene Vagienna. En las crónicas de Gustavo Stroffarello leemos que Vigone fue parte de los dominios de los marqueses de Turín, también llamados marqueses de Susa. El emperador Conrado lo concedió en 1026 a Bosone y Guidone, hijos de Arduino, marqués de Ivrea. Sin embargo, tres años después, el marqués y legítimo señor Olderico Manfredo lo cedió a la abadía de San Justo de Susa. En 1212 pasó a manos del Conde Tomás de Saboya, a quien le sucedieron posteriormente, en el siglo XIV, los Príncipes de Acaia. En 1412, Vigone reintegró las posesiones de la rama principal de los Saboya. En 1522, fue escenario de la reunión de los tres Estados Generales. Tal como lo consigna el Padre G. P. Mattalia1, el pueblo sufrió posteriormente muchos daños causados por los franceses, como asimismo por la peste. El 4 de octubre de 1592, el general Lesdiguières, al mando de un ejército de hugonotes, consiguió trasponer las murallas de Vigone, levantadas para defensa del lugar en 1390, y destruyó las torres de las mismas. Debido a la traición de un vigonense, se perpetró entonces una verdadera masacre. Pese a la valiente resistencia del ejército de los Saboya, el general incendió la Iglesia de Santa María. En el transcurso del siglo XVIII, a causa de las incursiones francesas, la vida en el feudo se vuelve cada vez más difícil: cada vez mayores son las presiones ejercidas sobre los señores de Vigone para que paguen tallas, gabelas y otras prebendas. Fue preciso esperar que con la Revolución Francesa se propagaran las ideas de libertad y reforma civil. Mientras, la terrible peste de 1630 había diezmado la población de casi todos los municipios. Tras su advenimiento al poder, el 28 de abril de 1796, Napoleón firma con el rey Carlos Manuel I el tratado de paz de Cherasco. El 19 de octubre de 1799, después de obligar al exilio al rey piamontés, Napoleón se convierte en amo absoluto de Francia, e Italia y Piamonte caen bajo su dominio. El emperador francés llega a Turín en 1804 y el hecho provoca la insurrección de muchos nobles de los pueblos aledaños. En 1806 se producen en Vigone graves desórdenes. En efecto, se había formado una "guardia nazionale", integrada entre otros por el sacerdote Borgarelli, cuya finalidad era liberarse del yugo extranjero y alcanzar así la tan anhelada libertad. En la fuga, los franceses cometen tropelías, incendian y destruyen Pinerolo, Vigone y Carmagnola. Algunos años después de la derrota de los franceses, en 1835, Vigone debe enfrentar el cólera, que arrasa la comarca. Según se cree, la estatua de San Nicola da Tolentino, llevada en procesión por las calles del pueblo, hizo cesar el mal, como había acontecido dos siglos antes con la peste de 1630. Desde mediados del siglo XIX hasta comienzos del XX, quienes escriben, por decir así, la historia de Vigone son las familias nobles a las que aún hoy recuerdan algunos vecinos: los Della Valle, Bessone, los condes Arnaldi di Balme y Albertengo di Monasterolo, los Selve y Asti di San Martino, como asimismo personajes como Clemente Corte, el protomédico Finocchietto, Losana, Possetto, Monseñor Ressia. Son testimonio de su grandeza su compromiso en la vida civil ciudadana y las numerosas donaciones realizadas para el embellecimiento de las iglesias y otros edificios de la comunidad vigonense.

1. Mattalia Gio. Pasquale (1912), Vigone - Notizie storiche, civili e religiose. Tipografia Ditta G. Derossi, Torino.

 


 

Vigone: un millennio di storia

L'origine vera di Vigone si perde nella notte dei tempi, la sua etimologia può fornire preziose indicazioni in merito: pare infatti che Vigone derivi dalle forme latine Castrum Guidonis o Vicus Guidonis, successivamente mutate in Vigudono, Vigdono fino ad evolversi in Vigono. Il Guido, da cui il nome, potrebbe essere un signore Franco o Longobardo, anteriore al secolo 10°; alcuni lo identificherebbero con un tal Guido Marchese di Ivrea, figlio di Berengario II. Vigone è quindi nome di origine barbarica; purtroppo non è possibile spingerci oltre nelle ricerche in quanto prima dell'anno Mille non esistevano carte sicure ed autentiche ad eccezione dei Diplomi Ottoniani e delle carte del professor Cipolla. Altri autori sostengono invece che il popolo di Vigone discenderebbe dagli antichi bellicosi Vagienni, che abitavano alla sinistra del fiume Po, e Vigone sarebbe dunque una colonia della Augusta Vagiennorum, oggi Bene Vagienna. Dalle cronache di Gustavo Strafforello leggiamo per la prima volta che Vigone fu soggetto ai Marchesi di Torino, detti pure di Susa. L'imperatore Corrado lo concesse nel 1026 a Bosone e Guidone, figli di Ardoino, Marchese di Ivrea. Però, tre anni più tardi, il Marchese Olderico Manfredo, 1029, signore legittimo, lo cedette a S. Giusto di Susa. Nel 1212 passò al Conte Tommaso di Savoia al quale subentrarono i Principi di Acaia nel secolo 14°. Nel 1412 Vigone ritornò al Ramo principale Sabaudo. Nel 1522 fu addirittura scelto come luogo di riunione dei tre Stati Generali. Come descrive il Mattalia1, il paese subì successivamente molti danni da parte dei Francesi e a causa della pestilenze. Il 4 ottobre 1592, il francese Lesdiguières, alla testa di un esercito di Ugonotti, riuscì a penetrare oltre le Mura di Vigone, erette nel 1390 a difesa del paese, distruggendovi anche le sue torri. Grazie al tradimento di un vigonese, fu perpetrata una vera e propria strage. Il generale incendiò anche la Chiesa di S. Maria, nonostante l'accanita resistenza dell'esercito dei Savoia. Nel corso del diciassettesimo secolo, a causa delle incursioni prevalentemente francesi, l'esistenza nel "feudo" di Vigone si faceva difficile: taglie, gabelle ed oneri vari venivano richiesti pressantemente ai Castellani di Vigone. Si dovette attendere la Rivoluzione in Francia affinché le idee di libertà e le riforme civili si diffondessero anche in Piemonte. Nel frattempo, la terribile pestilenza del 1630 aveva decimato la popolazione un po' in tutti i comuni piemontesi. Con l'avvento al potere di Napoleone, il 28 Aprile 1796, venne stipulato a Cherasco un trattato di pace, tra il Bonaparte stesso e il re Carlo Emanuele 4°. Mandato quest'ultimo in esilio, il 9 ottobre 1799 Napoleone divenne il solo ed assoluto padrone di Francia, così anche l'Italia e il Piemonte caddero in suo potere. Il Bonaparte passò a Torino nel 1804 e molti nobili insorsero nei paesi limitrofi; gravi disordini si ebbero anche a Vigone, nel 1806. Si era infatti formata una "guardia nazionale" della quale faceva parte anche il prevosto Borgarelli di Vigone, al fine di liberarsi dal giogo straniero ed ottenere la tanto agognata libertà. Nella fuga i francesi commisero prepotenze e soprusi, incendiarono e distrussero anche Pinerolo, senza risparmiare Vigone e il comune di Carmagnola. Sconfitti i Francesi, Vigone si trovò a fronteggiare nel 1835 un terribile morbo: il colera. Pare che la statua di S. Nicola da Tolentino, portata in processione per le vie del paese, avesse fatto cessare la moria, così come era già accaduto due secoli prima, in occasione della peste del 1630. Dalla metà dell'Ottocento ai primi anni del Novecento la storia di Vigone è scritta dalle nobili famiglie che ancora oggi alcuni abitanti del paese ricordano: i Della Valle, Bessone, i conti Arnaldi di Balme e Albertengo di Monasterolo, i Selve e Asti di S. Martino, accanto a personaggi quali Clemente Corte, il protomedico Fiocchetto, Losana, Possetto, il monsignore Ressia. A testimonianza della loro grandezza, rimangono l' impegno civile e le numerose donazioni per abbellire le chiese e gli edifici della comunità vigonese.

1. Mattalia Gio. Pasquale (1912), Vigone - Notizie storiche, civili e religiose. Tipografia Ditta G. Derossi, Torino.