Naufraghi

liberamente ispirato alle "Novelle umoristiche" di Cechov

 

scritto e diretto

 da

Chiara Casarico

con

Andrea Fassio, Simone Badalucco, Carmen Rodriguez, Benedetta Mattioli, Cristina Pagano, Alessandro Grutt, Fabian Grutt, Giorgio Mormino, Caroline Noel, Alessia Crescentini (Compagnia Laboratorio La Cartastraccia)

 

Questo lavoro nasce come risposta alla poetica del Cechov degli atti unici e delle novelle umoristiche, in cui viene rappresentata un'umanità meschina, vigliacca, indolente, sconfitta. Il mondo rappresentato da Cechov, popolato da vittime o carnefici, mette in primo piano una vita regolata da rapporti di forza, dall'istinto di sopraffazione, dalla logica dell’homo homini lupo.

Così il "filo rosso" che intreccia le scene dello spettacolo è il potere inteso come "forzatura" dei rapporti umani, sia a livello interpersonale che sociale, e la "forzatura", intesa come parodia, paradosso e surreale, diventa la cifra con cui abbiamo interpretato il testo.

 

Il nostro punto di partenza è proprio questa umanità naufragata. Lo spettacolo, infatti, si apre con un tableau vivent che rappresenta un naufragio (La Zattera della Medusa di Gericault): in primo piano la morte, l'umanità sconfitta che ha mollato, sullo sfondo una nave, la speranza, la salvezza.

Il quadro si legge seguendo una linea trasversale come se si trattasse di un'unica figura distesa in procinto di rialzarsi: dai corpi morti in primo piano, si passa agli sconfitti con lo sguardo nel vuoto, a quelli che ancora combattono per la vita ma non hanno capito ancora in che direzione cercare, a quelli che hanno avuto la forza di lottare e di sperare ed ora rivolgono lo sguardo verso la nave che li salverà. Un quadro che, in fondo, racchiude e sintetizza il significato dello spettacolo: siamo come naufraghi nell'universo esistenziale, ma se non ci abbandoniamo all'indolenza, all'avidità, alle meschinità della vita, ma apriamo il nostro sguardo, possiamo scorgere la via verso la felicità.

 

Per questo lo spettacolo si conclude con un'esortazione a compiere una grande rivoluzione (tableau vivant: La Libertà guida il popolo di Delacroix), la più grande, perché ci coinvolge individualmente ma ci consente di uscire dall'individualismo: l'amore.

Nel finale il discorso viene ricondotto alla parodia biblica, con una divertente provocazione sul peccato originale e sulla storia di Caino e Abele (quest'ultima tratta da un racconto di Borges). L'uomo tradito viene, così, comparato a Dio, quando riesce a superare le stupide ragioni dell'orgoglio e quando si fa promotore, verso gli altri, dell'unica rivoluzione che valga la pena di combattere: spezzare la catena della vendetta, sconfiggere l'odio, sconfiggere la morte.

 

Qui la differenza con Cechov: l'umanità che vedo e che voglio incoraggiare è quella capace del più grande atto di coraggio, un'umanità che ha voglia di riscattarsi e non si accomoda, indolente e vigliacca, sull'idea che un anonimo destino si abbatta su di lei.

 

A questo punto toccherebbe parlare del resto dello spettacolo, della comicità che scaturisce dal portare al paradosso certe situazioni, della leggerezza con cui, nonostante le premesse, viene condotto lo spettacolo… ebbene sì, si tratta di uno spettacolo surreale, a volte comico, a volte grottesco, spesso spinto sulla parodia, perché questo è il linguaggio che ho scelto e questo credo sia il modo migliore per affrontare argomenti "seri": IRONIA!

E allora… ridiamoci su!

 


 

Notizie sul testo

Naufraghi, alla sua seconda edizione, era nato ai tempi in cui La Cartastraccia era al suo secondo anno di attività (1996): altri attori, altri "autori". Il testo, infatti, è il frutto di un lavoro di riscrittura collettiva, che prevedeva l'uso della tecnica dell’improvvisazione e del recitare a soggetto.

A quattro anni di distanza qualcosa è cambiato: non solo a livello di scrittura - due scene sono state completamente sostituite ed altre due riscritte - ma anche nella formazione della compagnia che ora è un laboratorio che funziona da tre anni. Il resto è storia…..

Le atmosfere sono, per la maggior parte, di sapore primo novecentesco, anche se utilizzano uno spazio temporale metafisico che contribuisce a rendere surreale il testo. I nomi e le situazioni continuano a conservare le suggestioni russe, anche se solo a livello di parodia. I personaggi, in continua altalena, cercano di avere la meglio l’uno sull’altro.

Anche la musica è in linea col testo e, oltre ad essere da supporto al paradosso del testo, contribuisce a rendere lo spettacolo estremamente suggestivo. Quest'anno, a brani di repertorio, sono stati aggiunti pezzi appositamente composti da Francesco Giuffré, che per il secondo anno collabora con la compagnia.


Compagnia Laboratorio La Cartastraccia

 

In scena dal 13 al 17 giugno 2000,  ore 21

Teatro dei Contrari

Via Taro 33/a prenotazioni: 60.884.59.53