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QUEL MATTINO DAVANTI al cancello della scuola Stille aggrottò la fronte. Sarebbe dovuta entrare o non era forse meglio girare sui tacchi e andarsene?
Davanti a lei il cancello restava aperto in apparenza per un invito ma chi poteva dire cosa sarebbe accaduto una volta varcato? Stille, dunque, esitava. Anche se sapeva che non aveva alternativa, quella in fondo non era altro che una scuola e lei prima o poi sarebbe dovuta entrare, oltrepassare il cancello, salire i pochi gradini di pietra scura e sbeccati ai bordi e farsi inghiottire dal corridoio buio che - da dove si trovava ora - appena s'indovinava oltre i battenti imponenti della porta d'ingresso.
Erano passati quattro anni dall'ultima volta che erano stati a Roma. A quel tempo non andava ancora a scuola, c'era la Tata che si occupava di lei. Anche adesso aveva la Tata, ma da qualche anno si era messa in mezzo questa faccenda della scuola e per il tipo di vita che Stille conduceva era proprio una complicazione.
Si deve infatti sapere che suo padre è un diplomatico, e uno anche molto bravo, e tutti dicono che diventerà certo un ministro, un segretario di stato o giù di lì. Comunque che sarà una persona molto importante. Così quando in qualsiasi parte del mondo accade qualche guaio veramente grosso, per risolverlo chiamano il padre di Stille. Ora, se essere figli di un diplomatico dà i suoi problemi, essere figli di un diplomatico molto bravo fa sì che ti tocca avere sempre le valigie pronte, uno spazzolino nuovo sempre a disposizione e biglietti d'aereo da non dimenticare sul tavolo in ingresso.
Ecco perché questa faccenda della scuola da quando era cominciata aveva davvero complicato le cose.
Ad onore del padre bisogna dire che le aveva proposto un bellissimo collegio dove Stille avrebbe potuto fare teatro, canto, musica, moltissimo sport e dove avrebbe avuto un parco stupendo per trascorrere i pomeriggi di primavera.
Ma lei aveva preferito rimanere con lui anche se questo voleva dire cambiare scuola ad anno già iniziato, non avere mai gli stessi compagni e soprattutto ritrovarsi tra i piedi un carciofo di mister Boldwin che aveva il compito di dare un minimo di continuità all'istruzione che riceveva nelle scuole dei paesi nei quali andavano a vivere.
MENTRE PENSAVA A QUESTE COSE davanti al cancello della scuola alcuni bambini correndo verso la campanella che scampanellava le diedero uno spintone. Per non cadere dovette mettere un piede in avanti. Rimase così a guardare il suo piede oltre il cancello della scuola mentre l'altro se ne restava fuori.
'A questo punto' pensò 'non mi resta che portare anche l'altro avanti. E poi l'altro ancora finché non arrivo in classe'.
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