Manoscritto con versi dei Canterbury Tales
e un’immagine di Chaucer

L’inglese è una lingua germanica, imparentata quindi col tedesco, con l’olandese e con le lingue scandinave, che rappresenta la trasformazione dell’idioma importato sull’isola britannica da angli, sassoni e iuti nel IV sec. avvenuta in seguito all’invasione da parte dei danesi prima e dei normanni di Guglielmo il Conquistatore poi, che ne arricchirono il vocabolario di termini scandinavi e soprattutto francesi; la lingua autoctona, estromessa dai luoghi di formazione e trasmissione del sapere e pertanto abbandonata a se stessa, finì anche col subire una notevole semplificazione grammaticale. La lingua così formatasi era destinata ad un’ascesa lenta ma inarrestabile, inizialmente grazie all’espansione dell’Inghilterra in Scozia, Galles e Irlanda, e in seguito grazie all’attività coloniale dell’Impero britannico, che costituì le colonie più prospere del mondo, prima fra tutti gli Stati Uniti d’America, che grazie alla loro potenza economica, tecnologica e militare imposero l’inglese quale lingua veicolare di maggior diffusione di tutti i tempi.
La lingua inglese mondializzata è sostanzialente omogenea, anche se in base alla pronuncia può distinguersi facilmente una varietà americana (S.U.A. e Canada), una britannica (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica) e una “creolizzante” (Giamaica, Nigeria, etc.). Non esistono divisioni dialiettali al di fuori della Gran Bretagna, dove l’inglese, essendo una lingua di più antico insedimento, è frazionata in numerosi dialetti, il più importante dei quali è quello scozzese, che ha svolto il ruolo di lingua di cultura in Scozia fino all’affermazione definitiva della varietà londinese. Lo scozzese, noto anche come scots o lallans (alla lettera “lowlandish”, cioè dei Lowlands, la pianura scozzese), possiede ancora oggi una ricca letteratura, che annovera grandi poeti quali Robert Burns e Hugh McDiarmid.

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© Massimiliano Distaso 2002