Guido Gozzano
Gozzano,
Guido
(Torino 1883-1916), poeta italiano. Di famiglia borghese benestante, studiò
dapprima in casa con un'insegnante privata, poi dai barnabiti e quindi al
liceo Cavour; si iscrisse nel 1904 alla facoltà di giurisprudenza, preferendo
ai corsi dei giuristi quelli storico-letterari di Arturo Graf. Entrato in
contatto con vari scrittori, tra cui Giovanni Cena, Francesco Pastonchi, Massimo
Bontempelli, si distinse presto in società per l'eleganza della persona e
la raffinatezza dei versi che cominciava a pubblicare su giornali e riviste.
La sua vita si svolgeva fra Torino e Agliè Canavese, nella villa Al Meleto,
dove sua madre organizzava recite cui egli partecipava.
Il 1906 fu l'anno di "silenzio operoso" in cui nacquero
i componimenti di La via del rifugio, che dopo un attentissimo lavoro
di limatura fu pubblicata nel 1907 ed ebbe grande favore dal pubblico. Fu
il momento dell'amore per Amalia Guglielminetti, di cui sono testimonianza
le Lettere, pubblicate postume. Dopo aver rinunciato a proseguire gli
estranei studi giuridici, nel 1909, anno di enorme felicità creativa, raccolse
il corpo di poesie che compongono I colloqui (1911), dove è contenuto
il suo componimento forse più celebre, La signorina Felicita, e diede
inizio al poemetto Le farfalle.
Tra i continui spostamenti, pur nel ristretto raggio fra Torino,
Marina d'Albaro, il Canavese e la Valle d'Aosta, proseguì a scrivere e a pubblicare
in rivista poesie e prose, e a lavorare alle Epistole entomologiche,
frutto di un'osservazione sistematica dell'evoluzione dei bruchi da lui allevati,
ma in realtà materiale poetico quanto le incompiute Farfalle in cui
esse dovevano confluire. Il suo stato di salute, minato dalla tisi, si fece
preoccupante, ed effimero fu il benessere ricavato da una lunga crociera fino
in India (1912-13), su cui al ritorno scrisse alcuni articoli raccolti postumi
nel volume Verso la cuna del mondo.
Forse il maggiore tra i nostri poeti crepuscolari,
Gozzano, nonostante l'apparente "dandismo", è totalmente estraneo
a ogni posa letteraria: un distacco ironico e il rigore con cui svolge i suoi
delicati ricami "di sillabe e di rime" governano sempre la sua malinconia
e il suo sentimento della morte.