Vacanze Romane
- Roman Holiday -
Questo è il film che ha lanciato in orbita Audrey Hepburn come mito di eleganza e femminilità, ed è una meravigliosa trasposizione della fiaba di Cenerentola.
E' difficile esprimere a parole perchè la visione di questo semplice film possa costituire un'esperienza così profonda ed insolita : è un autentico trionfo della femminilità classica
Anna, una giovane principessa europea in visita alla città di Roma, elude la sorveglianza delle sue guardie del corpo e scappa dalla sede della sua ambasciata, per poter vivere qualche ora come una ragazza qualunque.
Incontrerà sulla sua strada Joe, un giornalista americano piuttosto maldestro e squattrinato, e il suo amico Irving.
I due scarrozzano Anna attraverso le vie e le piazze della Città Eterna.
Una Città a misura d'uomo in cui primeggiano il calore della gente, la sobria eleganza dei monumenti e la fragranza del clima estivo
Le scene più belle
Joe ha trovato Anna, distesa su una panchina in un parco di Roma, semincosciente a causa dell'effetto di un sedativo.
Credendo che sia ubriaca, cavallerescamente ma controvoglia, le ha dato ricovero per la notte nel suo modesto appartamento.
Anna si risveglia intontita, all'una del pomeriggio, in un'ambiente che le è del tutto estraneo e in cui fatica a ritrovarsi.
Indossando, oltretutto, un pigiama da uomo : quello di Joe!
Visibilmente imbarazzata inizia a dialogare con Joe.
Quì, con grande eleganza e perfezione stilistica, la personalità di Anna si sdoppia in modo insolitamente
convincente.
Da un lato vi è la principessa, ossia una nobile dama, consapevole di aver combinato un grosso guaio, dall'altro un'adolescente curiosa e vitale.
Questi due sentimenti antipodali si rincorrono, si raggiungono, si rotolano giocosi come due gattini.
E' senz'altro la scena-chiave del film.
Sembrerebbe che i due protagonisti si siano divertiti a girarla rispondendo con un'insolita spontaneità alle esigenze del copione.
"Quei mesi che passammo a Roma furono probabilmente i più felici di tutta la mia carriera cinematografica. Mi ritengo fortunato di essere stato il primo a tenderle la mano, per aiutarla a tenersi in equilibrio, mentre il mondo si innamorava di lei"
- Gregory Peck
In questa scena il talento di Audrey è lampante come un girasole, appariscente come la coda di un pavone
Fradicia dopo un'imprevisto tuffo nelle acque del Tevere ... un mitico bacio.
In poche sequenze c'è tutto il rimpianto per un'amore impossibile espresso attraverso un'erotismo grazioso, delicato e garbatissimo.
La fragrante vitalità della commedia risiede in un'infinità di minuscoli particolari, gustosi come questo,
disseminati ovunque.
Audrey era indubbiamente una donna di grande sensibilità femminile.
Semplicemente meravigliosa
"Mi è piaciuta Audrey. Era facile innamorarsene"
- Gregory Peck
In Vacanze Romane la città accoglie nel suo seno gli amanti, accompagnandoli con sublime discrezione.
La gente non viaggiava molto, non c'erano molte auto in città, si vedevano soprattutto scooters e gli esterni erano meravigliosi.
Inoltre il bianco e nero aggiunge qualcosa di esoterico : è un gusto sofisticato.
Così il luogo si fonde con la storia, e Roma diviene il terzo personaggio del film.
In questo clima la discreta, pensosa e virile caratterizzazione di Gregory Peck lascerà credibilmente, e non ingenuamente, cadere nel vuoto l'occasione della propria vita, con la lucida e razionale consapevolezza dell'inutilità di anteporre gli interessi del mondo alla propria intima essenza
Questo bacio è delicato, caldo e romantico.
Meraviglioso.
Ecco, io vorrei dire : questa è Audrey Hepburn.
Devo aggiungere altro?
E' quella delicatezza, quel calore umano e quel romanticismo.
E' la volontà e l'impegno di vivere in maniera delicata, calda e romantica.
E a questo punto mi accorgo di aver già detto tutto quello che si poteva dire, in sole 3 parole.
Audrey è stata molto di più di un insieme di buone maniere, educazione, stile e gentilezza.
Queste cose possono esistere anche adesso, senza sforzi eccessivi.
Il fatto è che per Audrey queste cose non sono state altro che manifestazioni superficiali di qualità più intime e profonde.
Sono state la manifestazione esteriore di una concezione della vita e del sesso molto più vasta ed armoniosa della nostra.
Una concezione romantica
Tutto il resto è silenzio
La scena della Dama
E' notte, siamo all'interno dell'ambasciata.
Anna indossa una veste da camera viola scuro, elegantemente drappeggiata.
Il responsabile della sicurezza le ha appena rimproverato, in maniera sibillina, la sua scappatella ...
"Eccellenza, non è affatto necessario usare con mè la parola dovere : se non fossi pienamente consapevole
dei doveri che ho verso la mia famiglia e il mio Paese non avrei fatto ritorno in questo palazzo ... ne stanotte, ne mai".
Poi, lentamente, si accosta con grazia ad un'enorme finestra osservando la città di Roma immersa in un silenzio spettrale
Vacanze Romane incorpora in sè il fascino che i Reali Europei esercitano sul pubblico, presentando la sua star femminile, Audrey Hepburn, e lo stesso spettacolo cinematografico, come una versione moderna della regalità
- Kramer, Storia del cinema mondiale ( Einaudi )
Una nota marginale
Vacanze Romane è stata definita una commedia leggerissima.
E' vero.
Sembra lì per ricordare allo spettatore un fatto tanto banale quanto disatteso nella nostra vita quotidiana, ma fatalmente preesistente ad ogni civiltà : sono i sogni a guidare l'umanità, non gli incubi.
Gli incubi, in realtà, non hanno una consistenza più solida dei sogni : sono solo meno faticosi, perchè il bello è difficile
Un commento sul finale
Molti si chiedono : perchè non c'è l'happy-end?
Questa non è una domanda banale.
In realtà il finale di Vacanze Romane, così come è stato concepito dai suoi sceneggiatori, serve a chiudere un cerchio che è incominciato al principio, quando Anna fugge dall'ambasciata.
Ripercorriamone le tappe.
Joe soccorre Anna sulla strada : le impedisce di cadere dalla panchina.
Poi chiama un taxi per lei, non l'abbandona in piena notte.
Infine arriva perfino ad ospitarla nel suo appartamento.
E, cosa molto più importante, non aprofitta mai di lei.
Anche quando lei, intontita, gli si offre su un piatto d'argento sussurrandogli "... mi aiuti a togliermi i vestiti ...".
E' palese a questo punto che la trama del film ruota attorno al senso di responsabilità dell'uomo nei confronti della donna.
E quel senso di responsabilità la morale del tempo lo concepiva come una sorta di dovere naturale.
In un vecchio testo ho trovato la frase : "è dal comportamento del giovane che sicuramente dipende la futura facoltà di amare della ragazza, la sua possibilità di essere più tardi felice o infelice. Una Dama è infatti una creatura complessa e delicata, e un trauma morale può recarle non minore pregiudizio di un doloroso trauma fisico".
Il finale del film è evidentemente concepito per esaltare questo dovere naturale.
Joe affermando : "noi crediamo che la fiducia riposta da Vostra Altezza non andrà delusa", preserva la
capacità di Anna di continuare ad amare anche in futuro.
Quindi il rieccheggiare dei passi solitari di Gregory Peck è l'emblema di un sacrificio che non è affatto inutile.
Un sacrificio che qualsiasi altro modo di finire il film (compreso l'Happy End) metterebbe in ombra