LETTERA AL SINDACO AGENO SULL'AGRICOLTURA BIOLOGICA
In una lettera pubblicata sul settimanale Lisola n° 33 del 27/08/02, il Sindaco del Comune di Portoferraio, Dott. G. Ageno, presidente della Comunità del Parco e dell'Ancim ha argomentato che " la pianificazione del buon uso del suolo è sicuramente il mezzo più valido per dare ordine alle attività umane e per prevenire danni ed errori a volte irrimediabili" ma ha anche sostenuto, in considerazione della nascita di numerosi Movimenti, Manifesti, e Comitati contro la cementificazione "Bisogna costruire meno? Bene! Ditemi di quanto si riduce il Pil elbano, di quanto si riduce la capacità di spesa di ogni singolo cittadino. Le seconde case non dovrebbero esistere? Di quanto si impoverisce l'economia familiare. Quante pensioni al minimo di commercianti e artigiani si sono arrotondate con quegli affitti? Quanti giovani elbani con quelle entrate familiari hanno potuto frequentare l'Università?" ed ancora "quanto del flusso di spesa dei turisti concorre a formare reddito per la popolazione elbana?( ) Chi contribuisce di più alla formazione del reddito degli elbani, l'attività alberghiera o l'attività extra alberghiera?( .) Ci siamo chiesti quale altra attività può compensare la perdita economica di unaparte delle presenze turistiche? L'agricoltura biologica?". A questo punto l'argomentazione è a tratti pungente "Con quanti occupanti, con quale mercato, con quale ricaduta sul commercio e con quali prospettive? ( .) domandiamoci se c'è una clientela ideale per il biologico vero: Produrre vino? Quanto vino consumato all'Elba è di importazione e quanto è produzione locale? Già oggi non riescono i produttori locali a piazzare con facilità il loro vino, figuriamoci con un aumento della produzione, e comunque quanto inciderebbe sull'economia delle famiglie elbane questa riconversione?".
Infine "Ciò significa che non amo l'ambiente che mi circonda? Sicuramente no. Seppur vecchio, di fronte ad un alba o un tramonto provo ancora una stupita meraviglia; guardare le stelle in una notte estiva riesce ancora a comunicarmi la vera dimensione dell'uomo e i belli e irrisolti punti interrogativi che accompagnano la nostra esistenza ( )"
Il turismo quindi è la sola attività possibile, che crea reddito e servizi, perché senza l'elbano, non potrebbe neanche rientrerebbe all'Elba "Bisogna ridurre le presenze turistiche? Qual è il tetto e come si è arrivati a stabilirlo? Bisogna ridurre il numero dei traghetti? Quanto tempo gli elbani sono disposti a restare sul porto di Piombino prima di raggiungere le propria occupazione?" e quindi " se andare verso una riduzione delle presenze turistiche per la salvaguardia dell'ambiente o se andare verso un secondo decollo con una tecnologia al servizio dell'uomo e dell'ambiente ( )" Le parole devono essere "sostenute dai numeri".
Nella sua lettera il dott. Ageno, parla spesso dell'economia insulare, di accrescere il PIL locale, di qualità di prodotti e servizi ma purtroppo non si può non restare delusi e amareggiati quando si leggono dichiarazioni fuorvianti sull'agricoltura ed in particolare sull'agricoltura biologica che è un settore da egli non conosciuto evidentemente, e ciò ci dispiace.
Gli agricoltori biologici producono una serie di beni quali vino, miele, olio, frutta, verdura, servizi (ristorazione biologica); il paniere dei prodotti dell'Associazione Biologica Agricoltori Elbani offre anche latte di capra e derivati, limoncino, grappa al mirto e marmellate: prodotti di qualità, ricercati, controllati e certificati.
Le sostanze nutritive contenute in questi prodotti sono ben maggiori di quelli convenzionali, ricchi al contrario di tonnellate di agenti chimici di sintesi e pesticidi.
Johannesburg è stato per taluni aspetti un fallimento: la riduzione dei tali sostanze si avrà solo nel 2020, forse perché ditte farmaceutiche e multinazionali come Sandoz, Novartis, Bayer devono aumentare il PIL mondiale?
Eppure pochi sanno che differenza c'è tra agricoltura convenzionale e agricoltura biologica, la differenza tra Reg. Cee 2092/91 e il Reg. Cee 2078/90 la famosa "farfalla".
Pochi conoscono la differenza tra agricoltura biologica, biodinamica e le differenti tecniche di coltivazione convenzionale: lotta guidata e lotta integrata.
Si parla di prodotto biologico vero, dell'impossibilità di riuscire a piazzare i prodotti biologici, specie il vino, dicendo che all'Elba è di importazione e non è di produzione locale. Ebbene, il vino biologico prodotto all'Elba, è di produzione locale e i soci di ABAE non hanno nessuna difficoltà a piazzare i prodotti, la nostra Associazione per altro, è nata anche per questo, perché l'unione fa la forza!
Al contrario, abbiamo difficoltà ad evadere le richieste perché produciamo piccole quantità ma di qualità, la qualità che tanti consumatori attenti ricercano.
Il cliente del prodotto biologico vero nel nostro caso c'è. Se altri agricoltori purtroppo non riescono a piazzare i loro prodotti è perché il mercato è spesso manovrato dagli intermediari.
Se la caratura dei fagiolini per la vendita è di un certo tipo, è perché chi produce grandi quantità convenzionalmente, ha tutto l'interesse che i fagiolini siano sotto misura e tutto a discapito della qualità.
Qualcuno si è chiesto perché i cocomeri e le pesche sono rimasti in giacenza quest'anno? Perché produrre grandi quantità con concimi chimici di sintesi, fa si che il prodotto finale non sia gustoso come altri e il consumatore, non si può ingannare all'infinito.
L'agricoltura biologica è un settore di nicchia che dovrebbe essere valorizzato e tutelato dalle amministrazioni, come già sta facendo il Parco Nazionale.
I prodotti locali veri (biologici e non), ci sono e vanno valorizzati come altre realtà fanno già da tempo mentre l 'Arcipelago Toscano è lontano da quest'ottica anni luce!
Lavorare in agricoltura non è semplice, ci vuole impegno, caparbietà perché le difficoltà sono molte e gli agricoltori biologici non sono né fanatici, né speculatori: lavorano con coscienza al di fuori di certe logiche di mercato come purtroppo altri fanno
A noi interessa la nostra salute, quella del consumatore, la biodiversità e l'ambiente senza dei quali non potremmo vivere e lavorare.
La natura ha equilibri perfetti, e se molti si commuovono di fronte a tramonti o alle stelle cadenti, noi ci preoccupiamo quando vediamo alluvioni e siccità.
Ma di chi sarà mai la colpa dei danni del maltempo? Solo di Giove Pluvio? Perché, se noi puliamo i fossi ripristinando periodicamente l'assetto idrogeologico, c'è chi invece li tomba e le Amministrazioni si muovono solo dopo che le alluvioni hanno distrutto tutto compromettendo così anche i nostri sforzi?
Gli agricoltori sono manutentori del paesaggio e nel nostro piccolo, un tassello dell'economia locale, imprenditori che lavorano supportati da profonde conoscenze.
Anche gli agricoltori biologici concorrono a formare quel famoso PIL, essendo cittadini di quella comunità che sull'Elba e su Capraia ci vive e ci lavora, conoscendo le avversità della natura a proprie spese quando addirittura non deve spendere tempo e denaro per affrontare le proposte di talune amministrazioni locali.
Nessuno ha mai parlato di riconvertire economie già consolidate come il turismo, né di diventare improvvisamente tutti agricoltori per il bene delle isole, ma è doveroso sottolineare, che siamo noi a fornire cibo, come i pescatori il pesce.
Alla luce dei recenti fatti di "calamità naturale" sarebbe opportuno fare il punto della situazione e chiedersi se possiamo continuare a percorrere ancora certe strade e certe idee, quale turismo vogliamo per l'Arcipelago, quali sono gli impatti ambientali e perché non si inizia a ristrutturare a fini abitativi ciò che c'è già invece di fare sempre tutto ex-novo coprendo valli e fossi e magari ingrandendo ancora ciò che l'alluvione ha cancellato perché costruito dove non doveva stare .
Le isole dell'Arcipelago sono lontanissime dalla qualità dei servizi: le corse dei traghetti potrebbero essere coordinate meglio con i restanti mezzi di trasporto pubblico a vantaggio di tutti senza lasciare incomprensibili buchi tra una corsa e un'altra, proprio perché i treni sono utilizzati dalla collettività; pensare a senza unico non serve a nessuno.
Non esiste un protocollo d'intesa firmato dalle compagnie di navigazione e dalle Amministrazioni, non esiste un buon ed efficiente collegamento con il continente, né tra le isole dell'Arcipelago e se c'è, è solo d'estate.
Ma chi lo deve risolvere questo problema?
Cominciando a pensare a chi nelle isole ci vive e ci lavora 365 giorni l'anno invece di continuare ad affannarsi poco prima dell'apertura della stagione turistica e le cose cambieranno!
Il PIL aumenta dando ambiente e aria pulita, valenze paesaggistiche, assetto e manutenzione del patrimonio ambientale e i servizi (ospedale, trasporti, acqua, smaltimento rifiuti e strade senza buche) in primis a chi su queste isole ci risiede stabilmente, residenti di diritto e di fatto, non come purtroppo tanti altri il cui componente familiare prende le residenza all'Elba e saltuariamente abita con gli altri parenti in altre regioni d'Italia (ma fa numero nelle statistiche ).
Non servono numeri, basta girarsi intorno e vedere quante case restano chiuse in inverno su tutta l'Elba. Se quegli appartamenti e seconde case aumentano poi il tenore di vita di tante famiglie elbane per comprare auto, fare viaggi all'estero, mandare il figlio all'Università è un po' strano non dire che gran parte di quegli affitti sono in nero, sul cui gettito non si pagano le tasse!
E' assurdo come il problema sia stato denunciato anche dagli addetti al settore turistico e ci siano questi "furboni" agevolati e supportati da chissà chi, che pensano di speculare nell'ottica della casa da costruire per poi affittarsela, quando altri pagano regolarmente le tasse tra cui gli imprenditori turistici e agricoli e nessuno pone un limite a tutto questo.
Il turismo non si misura in quante persone affolleranno campeggi, alberghi e seconde case, ma si misura nella qualità, un turismo culturale, termale, agricolo quanti monumenti storici versano in completo abbandono e cadenti a pezzi? Chi dovrebbe pensarci?
Molto si può fare coinvolgendo la collettività e le varie associazioni di categoria locale come già fece il PNAT e l'allora presidente Tanelli dove per la stesura del piano del parco e degli altri importanti strumenti di pianificazione del territorio e dell'economia si cercò la concertazione e la partecipazione di tutti, affinché amministratori e categorie fornissero il loro prezioso contributo.
Bene, il Parco Nazionale è stato il solo ente che per ora ha avviato lavori con la concertazione di tutti: amministrazioni, sindacati, associazioni ambientaliste, artigiani, albergatori, pescatori, agricoltori tra cui la nostra piccola associazione.
A questo punto ci chiediamo perché anche al famoso incontro del 23 luglio scorso di Agenda 21, erano presenti solo certe categorie più forti evidentemente di altri e tante piccole realtà sociali ed economiche non sono state invitate per dare il loro contributo.
Cari signori, non è così che si lavora per il bene dell'Arcipelago!