IL FLAGELLO DELLA FARFALLA DIVORATRICE
La biodiversità raccoglie numerose specie di insetti utili e dannosi.

Purtroppo gli squilibri provocati dall’uomo sull’ambiente consentono spesso a questi ultimi di proliferare, non avendo antagonisti naturali e costringendoci talvolta ad attuare le maniere forti” per risolvere il problema.
Bisogna subito chiarire che in agricoltura biologica si interviene su un’infestazione di insetti quando il problema sta per assumere proporzioni critiche, ma è necessaria una buona conoscenza delle specie da controllare al fine di evitare ulteriori squilibri che portano alla distruzione della  fauna utile.
La passione per il lavoro che si esercita a contatto stretto con la natura spinge ancor più ad informarsi e a studiare i comportamenti di quella spora fungina o di quell’insetto. Il vero agricoltore biologico è un po’ ... il vero "dottore" della situazione e deve essere in grado di capire il problema, di prevenirlo in anticipo e di curare senza danneggiare altre parti vitali dell’ambiente.
Purtroppo spesso la scarsa conoscenza ha portato e sta portando all’uso di prodotti,  anche se biologici, in maniera del tutto incosciente, inn modo scriteriato come se si usassero prodotti di sintesi in concentrazioni superiori al normale e in periodi e tempi del tutto inadatti.
Un esempio è la lotta alla zanzara. Risulta più facile e sicuramente meno costoso distruggere le larve invece di implementare la fauna utile con nemici naturali (es. rospi, raganelle, rettili, pipistrelli e insettivori): una rondine ad esempio in un solo giorno mangia circa 150 g di insetti.
Il
bacillus thuringiensis (isdraeliensis, specifico per le zanzare per aedis, anophelesm culex culiseta, psorophore, wyeomya…) propagandato come arma "bio" nella lotta alla zanzara, deve essere usato con criterio.
E’ stato studiato solo sui ratti (dove  la DL50 ossia la dose letale che comporta il decesso del 50% del campione di laboratorio, è di 2.65-5 g/kg) ossia su animali a sangue caldo: alcuni studi hanno dimostrato che altera l’ematocrito. Tutti poi ricorderanno il caso del mais BT  e le conseguenze sull’ambiente e su gli insetti. Non è fantascienza e non è stato uno spiacevole incidente!
Peraltro il BT non distrugge solo quel tipo di insetto, anche se ritenuto altamente selettivo.
Il problema che sta affliggendo l’Elba in questo periodo è la
Lymantria,  problema sicuramente sottovalutato e che continua ad esserlo.
Nessuno ha spiegato chiaramente alle persone comuni come riconoscere la farfalla e come intervenire per riconoscere le uova depositate.
E’ sicuramente vero che le querce ospitano numerose specie di insetti e ci sono numerosi lepidotteri che vivono esclusivamente a loro spese o a spese degli alberi  a foglia caduca (quercus robur) dove le larve compiono erosioni fogliari lasciando solo la nervatura centrale; non provoca la morte della pianta, certo, ma ne rallenta la crescita o provoca il disseccamento della parte distale dei rami. E comunque non è il solo flagello.
Vi è anche la temuta processionaria della quercia (thumetopaea pytiocampa) che assale in gruppo le querce di notte e la tortrix veridana o tortrice (i bruchi di colore verdastro non sono pelosi e si calano dagli alberi con un filo cibandosi delle gemme e usando le foglie adulte come rifugio attorcigliandole, da qui appunto il nome di tortrice).
La Lymanttria ha un nome già chiaro su cosa è e farà perché in graco Lymanter significa dannoso.
bruchi e farfalle di Lymantria
Sono farfalle da uno spiccato dimorfismo, le femmine sono di forma triangolare con ali bianco grigiastre e con striature a zig-zag nere marronicine con alcuni pentolini neri, peluria diffusa sulla testa e antenne semplici, sottili e dentellate.
I maschi sono invece marroni-giallognoli con disegni simili alle femmine ma con antenne a doppio pettine.
E’ facile scambiare la Lymantria dispar con la Zeuzera pyrina ossia la farfalla del
rodilegno giallo, perché la forma e il colore è simile. Per quanto la zeuzera sia ugualmente dannosa specie in agricoltura, si riconosce perché anche se è bianca, ha le ali punterellate nero-bluastro e le antenne sono corte e in entrambi i sessi bipennate (a doppio pettine).
bruchi e farfalle di rodilegno
Differenza vi è anche nei bruchi: qielli della Lymantria sono pelosissimi con specie di baffi  o ciuffi sulla testa e gli adulti hanno un colore grigio-verdastro con protuberanze blu-rossastre; quelli del rodilegno sono lisci, gialli con punti rossicci e non superano i 5 cm di lunghezza ma vivono al contrario dei bruchi della Lymantria dentro gli alberi per oltre 2 anni ed è facile riconoscerli perché dal ramo o dal tronco  che è la loro tana esce la sostanza linfatica e si vedono dei granelli rossastri (la digestione del bruco). Quelli della Lymantria si incrisalizzano, ma prima di completare il loro ciclo e diventare farfalle, divorano le quecie di cui sono ghiotti, ma non disdegnano in assenza di altro, pioppi, castagni e piante da frutto, in particolare il melo.

I maschi della Lymantria volano da luglio a settembre e generalmente in gruppo come uno sciame.
Sono state apportate numerose tecniche d’avanguardia da parte di chi da anni combatte con questo insetto nei parchi com la cattura massale. Si usano delle specie li trappole caricate a feromoni di quel genere di farfalla (usandone uno simile o uno diverso non serve  perché la trappola è destinata a fallire). Questo serve per catturare i maschi e ucciderli successivamente. Le femmine non avendo più maschi sono costrette a deporre uova sterili che non si schiudono. Chi ha attuato queste metodologie assicura che il metodo è estremamente efficace, non dannoso per altre specie e ovviamente va fatto proprio nel periodo di volo dei maschi.
Come riconoscere le uova depositate dalla Lymantria?

Generalmente le uova sono depositate vicino al bozzolo ma più spesso sullo stesso albero di quercia nelle cavità e nella corteccia oppure anche nelle cavità di un muro o nella roccia coprendole con i peli bianche dell’addome. Se si individua la cavità nel tronco è facile da rilevare e possono essere facilmente eliminate, il problema - è ovvio - diventa maggiore se le dimensioni del bosco colpito, sono molto estese.
Esiste poi un buon metodo contadino che può essere posto in attoo da chi dispone di piante di quercia a casa ed è "sbruscare" (ossia grattare) la corteccia del tronco delle piante con una spazzola d’acciaio avendo cura poi di eliminare tutto ciò che si deposita a terra ma usando tutte le cautele possibili tipo: usare una scala per i punti più  alti ben legata e usare abbigliamento idoneo. Dopo la sbruscatura è importante passare una mano di calce bianca sul tronco, come disinfettante e protettivo.
Molti preferiscono trattare la Lymantria nel periodo larvale (bruchi) esponendo altamente a maggior rischio la natura perché i bruchi diverranno altre farfalle potenziali dissiminatrici di uova in altri posti. Questo dilagare del fenomeno consente però di accedere ai cospicui finanziamenti  per arginare il problema, con un ulteriore possibile guadagno dato dalla rivendita del legname degli alberi ormai morti.
Il bacillus thuringensis var Kurstaki è un bio irritante con uso di dose di 100gr per 100 litri d’acqua da impiegarsi sulla vegetazione per poi colpire il bruco. Tali trattamenti in attività trofica, sono praticamente innocui per gli animali a sangue caldo, ma non per altri insetti. I bio irritanti a base di bacillus sono distribuiti da varie industrie (Scam, Intrachem, Biochem, Siapa…) e ne esistono diversi formulati.
Giocare con la natura pensando di liberarsi in tempi rapidi del problema può dare seri rischi in futuro perché, come si diceva più sopra per la zanzara,  ancora molti comportamenti del bacillus non sono stati studiati opportunamente.
Per finire e per fare chiarezza su certe ... leggende, di belle farfalle e di farfalle più o meno dannose ne esistono diverse anche in agricoltura, come la saturnia del pero (saturnia pyri) che non è una farfalla  tipica solo dell’Elba! Esiste anche all’Elba, è difficile vederla ma sicuramente è la più bella  e la più grande farfalla notturna italiana (l’apertura alare è di 17 cm!). Meraviglioso è il bruco grosso e di colore verde facilmente riconoscibile anche sui mandorli e se vogliamo è divenuta rara, colpa dei trattamenti indiscriminati e dell'intenso uso dei pesticidi, ma non è certo endemica dell’Elba!
A.B.A.E.
Associazione Biologica Agricoltori elbani
Portoferraio - LI

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