QUANDO IL CIELO RIDE

 

Tutto quello che vidi quel giorno fu come un sogno, ora tutto quello che sentii lo vedo come un lontano incubo anche se sento ancora tutto sotto pelle… le immagini sfumano… può sembrare assurdo, incoerente, insensibile ma è solo così…

Ho visto la morte, la sua morte… l’ho vista con gli occhi di una bambina rassegnata, impaurita… atterrita

È volato via tutto d’un tratto, è volato via e ho visto soltanto il suo destriero rimbalzare sul prato fuori dal suo circuito… vidi rimbalzare la sua fedele cavalcatura dopo aver sbalzato via il cavaliere… lontano, accasciato a terra che nemmeno io riuscivo più a vederlo

Non l’ho udito urlare, l’ho solo visto volare via come un angelo… ho sentito la preoccupazione nelle parole dei meccanici e l’angoscia salirmi agli occhi sotto forma di lacrime… che dovevo fare?

Correre, fu l’unica cosa che mi venne in mente, corsi via, potevo raggiungerlo, almeno dietro una rete ma lo avrei visto… forse non avrei dovuto vederlo ma lo avrei visto, forse mi avrebbe fatto male ma non potevo pensare di rimanere ferma a piangere…

L’ultima cosa che mi rimbombò nelle orecchie fu l’urlo di Kanazaki, il capo meccanico, che mi richiamava… ma non ci sarebbe stato verso, dopo quel grido l’unica cosa che riuscii a sentire era il suo nome ripetuto all’infinito dai miei pensieri

Non capii più nulla di serio e concreto… non vidi più nulla oltre alla disperazione, la morte ti sorprende tutto d’un tratto e tutto d’un tratto ti accorgi di amare la vita più di ogni altra cosa, di avere mille cose incompiute, anche le più stupide, e che non avrai mai nulla di più che qualcosa da ultimare e qualcosa di già ultimato…

Io in quel momento dovevo solo correre da lui, il resto non sarebbe importato gran ché… dovevo vederlo, dovevo sapere se era vivo o se…

Avevo il terrore di vedere il suo sangue, di vederlo ferito, gravemente, sofferente… ma innamorandomi di lui avevo accettato anche questo… avrei dovuto essere forte… avevo paura, una folle paura ma la avrei scacciata in fretta… dovevo

La morte ti rende instabile… la tua mente vacilla pur rimanendo sempre lucida e pensante… e non vedi altro che le ultime scene, magari quelle che non hai mai visto

Io non vedevo altro che una bellissima moto da corsa volare in aria fracassandosi contro il pavimento e il mio cavaliere che veniva buttato lontano come una marionetta… il resto non avevo potuto vederlo… le lacrime annebbiano la vista

Vedevo solo la paura

E ora cominciavo ad intravedere l’erba verde sporca di scuro, la moto sparsa in pezzi un po’ dappertutto… una ragazza accanto a me piangeva istericamente dicendo di averlo visto volare via…

Ormai non speravo più… il suo corpo lo avevano già portato lontano e io avrei dovuto ricominciare a correre per vederlo… ma la forza di correre nelle mie gambe se ne era già andata con la speranza, mi accasciai attaccata alla rete e cominciai a piangere senza contegno… alcuni addetti raccoglievano i pezzi di motore guardandomi pieni di compassione, confabulando qualcosa tra loro… forse si chiedevano chi fosse quella pazza che piangeva come una bambina attaccata alla rete…

Mi lasciai scivolare giù senza più un briciolo di forza nei muscoli… avevo bisogno di sfogarmi e non avevo la forza di urlare…

Non mi poteva aver lasciato in quel modo… dovevamo festeggiare la vittoria… noi due…

Invece di vittorie non ce ne sarebbero state più

Pur non sapendo nulla immaginavo il peggio, si fa sempre così quando si è presi dal panico… ci si dispera e non si fa altro che vedere tutto nero…

E chissà cosa aveva visto lui…

Rabbrividii pensando a quello che poteva avergli attraversato la mente… non volevo saperlo, non in quel momento… sarebbe stato lui a dirmelo, a parlarmi della morte, a dirmi come ci si trovava faccia a faccia con lei… se si fosse salvato

Sentivo un po’ di quella sana disperazione dissolversi nell’aria e lasciarmi tranquilla e un po’ in pace…

Cominciò anche a piovere… sembra quasi che il cielo si disperi quando qualcuno di veramente importante viene a mancare… no, non è morto.

Poi qualcuno, durante la mia agonia di pensieri mi poggiò una giacca di Jeans sulle spalle

<< ti accompagno all’ospedale >> disse << non è morto… >>

e fu davvero come la voce di un angelo che mi riportava alla realtà… guardai in faccia i suoi capelli biondi e sorrisi con quella poca forza che mi era rimasta… mi aiutò ad alzarmi e rispose al mio sorriso… << ha la pellaccia dura… >> continuò cercando di tranquillizzarmi ma ormai non potevo più vedere lui, né più ridere… pensavo solo al suo

di sorrisi, che prima o poi avrei rivisto….

Fine 1° capitolo

 

 

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