- Salve, madam.
- La tua ironia è commovente, Will, ma temo di non riuscire a ridere. Non è un problema, vero?
Il ragazzo sorrise, suo malgrado. Poi, con una scrollata di spalle, si sedette accanto a Warmth.
- Bel posticino, questo. – le disse dopo aver dato una rapida occhiata all’ambiente circostante. Si trovavano in un locale piuttosto isolato e lontano dal centro, ma decisamente carino. Sembrava di trovarsi all’interno di un grande acquario… In altre circostanze avrebbe ritenuto stridente il contrasto creato dalla bellezza passionale di Warmth e l’azzurro pacato delle pareti, ma la sua ragazza sembrava rappresentare alla perfezione una sirena… Quei capelli così rossi erano il segno della sua supremazia sulle altre creature marine, mentre quegli occhi color del ghiaccio denotavano la sua appartenenza a quel regno… nelle fredde profondità oceaniche.
- Lo sai che quell’espressione ebete non ti si addice proprio, ragazzo? – lo apostrofò Warmth dopo un po’, rendendosi conto che era perso nei suoi pensieri.
- Scusami, mi sono distratto. – si scusò Will con un sorriso, anche se era palese che non fosse dispiaciuto. Warmth gli riservò una delle sue solite occhiate glaciali:
- Faresti meglio a startene qui con quella tua graziosa testolina, altrimenti non caveremo un ragno dal buco da tutta questa storia. – poi gli sorrise a sua volta, ammesso che quel sogghigno potesse essere definito tale – Dunque, vediamo di definire meglio i dettagli del nostro ‘accordo’… – cominciò a dire con voce incolore, mentre con una penna scarabocchiava su di un blocchetto per gli appunti.
- Facile. Io ho bisogno di te e tu di me – intervenne Will.
Warmth lo guardò male:
- Tu hai bisogno di me. La tua precedente ragazza sta mettendo in giro delle voci poco lusinghiere e tu hai bisogno di ‘ miss freddezza ’ per sedare le chiacchiere. Sapendo che sei riuscito a realizzare l’impossibile, cioè metterti con me, tutti si renderanno conto di quanto sia infondato ciò che si sente in giro ultimamente. – riassunse rapidamente lei – Ammesso che lo sia. – aggiunse poi, più per provocarlo che per propria convinzione.
Quegli occhi incredibilmente oro lampeggiarono d’ira:
- Certo che non è vero! – esclamò sbattendo un pugno sul piccolo tavolino bianco a cui erano seduti.
Warmth non fece una piega:
- In ogni caso non è affar mio. – concluse.
Will si abbandonò contro lo schienale della piccola seggiola, sospirando.
- No, non lo è. E comunque ci guadagni anche tu da tutto questo. In reputazione. –
La ragazza non replicò. Erano pari, ora.
Dopo qualche attimo si avvicinò una graziosa cameriera, piuttosto giovane:
- Posso portarvi qualcosa? – chiese con una voce sottile e acuta.
- Per me un caffè, grazie. – disse Warmth cordialmente.
- Macchiato caldo, vero?
- Sì, come al solito.
- Per me niente, grazie – disse invece Will, quando la cameriera si rivolse verso di lui con aria interrogativa.
Quando se ne fu andata si rivolse di nuovo a Warmth:
- Vieni spesso qui? – le domandò.
- Sì – gli rispose con semplicità, mentre gettava un’occhiata affettuosa all’ambiente circostante. Era la prima volta che le leggeva nello sguardo un’espressione diversa dalla freddezza. Allora anche lei era capace di sentimenti umani! – E’ un posto che mi piace – aggiunse posando infine lo sguardo, di nuovo freddo, su di lui.
Will decise che era il caso di riportare la conversazione da dov’era partita:
- Credo che, almeno per i primi tempi, dovremo incontrarci spesso… Perché gli altri ci vedano, per conoscerci meglio… insomma, tutte quelle cose lì. – disse.
Warmth alzò un sopracciglio:
-  Sia chiaro: niente manina e bacini vari per strada. Non sono un fenomeno da baraccone. – puntualizzò.
Il ragazzo sembrò divertito:
- Che c’è, ti vergogni del tuo ragazzo? – la prese in giro.
Warmth sollevò lentamente una mano e gliela appoggiò sulla nuca:
- Affatto – sussurrò, poi, sempre con una lentezza esasperante, posò le proprie labbra sulle sue, in un bacio appena accennato ma ugualmente languido. – C’è qualcosa che invece vorresti essere tu a puntualizzare? – gli chiese subito dopo, lasciando ricadere la mano come se niente fosse successo.
Will si schiarì la voce:
- Credo di no.

 

 

 

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