Vi propongo un testo a confronto,
rispettivamente in Italiano e in Lara affinchè vi possiate “allenare” con la
lingua durante o dopo l’apprendimento della grammatica, soprattutto per meglio
comprendere la costruzione delle frasi che ha certamente bisogno di qualche
esercizio. Noterete subito quanto sia più
stretta la colonna del testo Lara rispetto all’italiano poiché l’estrema
brevità dei termini e la maggiore sintesi che la lingua permette riducono
notevolmente lo spazio necessario alla sua trascrizione. Scorrendo i due siti dedicati alla lingua e alla civiltà
fantastica ad essa correlata conoscerete e sarete in
grado di comprendere l’evoluzione che ha subìto e le aspirazioni di carattere
culturale che vorrei realizzare e che sono possibili solamente con il
contributo di soci che desiderino partecipare. Il progetto è ampio e riguarda
tutti i settori della cultura in genere, dalla filosofia alla storia
all’arte. Di seguito viene riportata
l’introduzione al manoscritto del Lara Classico, che potete trovare anche nel
sito relativo, e che in questo caso serve da esercizio con la traduzione in
Lara a fianco. *** In una tiepida notte d’estate del Affascinato dal luogo mi misi a girare per il paese mentre tutti dormivano, finché trovai sulla mia
strada un vecchietto seduto davanti all’uscio della sua casa, con la pipa
accesa. Provai a butter là qualche parola di greco moderno che ricordavo di
aver letto sul mio mini-vocabolario turistico. L’anziano pescatore rise e in
un inglese certamente migliore del mio greco mi invitò
a trattenermi un poco con lui e mi offrì del tabacco. Fu una notte indimenticabile e l’incredibile scoperta
che feci mi ha portato a scrivere questo piccolo
libretto. Kostantinos (è il nome del vecchio pescatore) mi fece entrare in casa dove viveva solo. Salimmo in una
specie di soffitta e mi mostrò una cassetta in cui custodiva delle pergamene
che dall’aspetto dovevano essere molto vecchie, persino antiche. Riferendosi
poi al modo in cui ci eravamo presentati mi fece un
lungo discorso sulla stupidità e sulla assurda complicatezza delle migliaia
di lingue che esistono al mondo. Fummo entrambi d’accordo sul fatto che esse
facevano parte della storia dell’umanità e che i popoli sono diversi fra di loro. Personalmente aggiunsi che c’erano stati fin
troppi tentativi di creare lingue artificiali internazionali e che tutti
erano falliti. A quel punto il pescatore dal volto coperto di rughe mi
diede in mano quelle pergamene ed annuì prendendo una boccata dalla pipa. Quei fogli erano pieni di disegni con strane mappe,
scene di vita di un popolo sconosciuto e i ritratti di tre uomini. C’era poi un
testo fittissimo di parole scritte con un alfabeto sconosciuto. Il vecchio sorrise alla mia meraviglia e mi spiegò di
cosa si trattava. … Su quelle carte, che appartennero agli avi di
Kostantinos e furono tramandate di padre in figlio, era riportato un vero e
proprio “corso” di lingua di circa 2400 anni fa, forse usato come grammatica
scolastica. Esso rappresenta l’unica testimonianza che ci resta di un
antichissimo popolo cresciuto in un punto imprecisabile del Mediterraneo
orientale, su qualche isola apparentemente scomparsa in breve tempo nelle
profondità del mare. Doveva contare non più di 50.000 individui all’epoca di
Filippo II di Macedonia e sembra che persino il loro ricordo sprofondò assieme all’isola. La cosa incredibile è che
quel popolo restò sempre isolato dal resto del mondo, ma raggiunse una
sorprendente qualità di vita e contava tra i suoi componenti
numerosi elementi dotati di grande intelligenza e spiccata ingegnosità. Le
antiche pergamene raccontano che alla base di questo fenomeno stava un modo
di ragionare e comunicare maturato grazie alla lingua che si usava nei
villaggi. Una lingua che non esisteva in nessun altro luogo del mondo, perché
era stata inventata ! I tre ritratti, continuò a dirmi il pescatore,
raffiguravano i creatori della lingua: nonno, padre e figlio, i quali,
rispettivamente, la inventarono, la svilupparono e la perfezionarono
riuscendo a farla adottare al loro popolo. Pur così
piccolo esso, infatti, in origine parlava un intreccio di dialetti di più
lingue. Il testo era stato scritto in tre
epoche successive e riunito dall’ultimo dei tre artefici, il “figlio”. Il vecchietto era riuscito nella straordinaria impresa
di tradurlo per intero perché, mi diceva, le lingue nel mondo sono troppe, piene di parole impronunciabili, regole,
eccezioni, che non permettono una libera, serena e corrispondente espressione
dei pensieri. Questa lingua invece, con una grammatica semplicissima, poche
regole e quasi nessuna eccezione, lo aveva
affascinato e travolto, ma soprattutto, come era nell’intento dei tre
artefici che la definivano come “teg’aledi pru” (trad. “la lingua proveniente
dalla natura”), gli permetteva di esercitare la mente e la memoria, come
fosse matematica, logica pura. E in effetti per la
sua età, devo dire, il greco non sembrava proprio che perdesse colpi! Mi regalò la sua traduzione inglese con una fedele
riproduzione dei disegni e mi disse di provare a conoscere il LARA, poiché è questo il nome della lingua e del suo antico popolo
(acronimo che deriva da lâ e râ = “acqua” e “fuoco”). La imparai e compresi il significato di questa lingua e
della filosofia che si sviluppò insieme ad essa: il
cosiddetto Praùmi, di cui si parlerà ampiamente. Il LARA non vuol essere una
potenziale lingua internazionale, anzi tutt’altro se consideriamo quanto
fosse importante secondo il pensiero di quell’antico popolo che essa
conservasse le caratteristiche di purezza e di strumento di comunicazione
personale fra i soli indigeni. E’ una lingua per coloro che
amano la semplicità, la naturalezza, l’essenza delle cose e vogliono
sviluppare la propria mente, ma che sono anche appassionati el mistero, a ciò
che è segreto, nascosto e va scoperto. E’ con orgoglio quindi e con eterno ringraziamento el vecchio
pescatore greco che presento la mia traduzione in
italiano del “corso” di lingua LARA scritto di pugno dai suoi tre inventori,
con alcuni paragrafi riguardanti storia e cultura del loro popolo e, in
appendice, alcuni dei testi più
importanti. |
An o enke flepa
sepi, kigi du Itali i du Lari gai ma’ “kiste” su tega pai’n ixi potokan veka,
oldi vu gimi nete talla nu vyedas ki ski dake ani drua. A vuye zai maki mui
nui huta nu Lari flepa gu Itali, tega su labe banai miva nu blas i muyi mippa
ki vuyi munye smâ daki vu ye frea. Su file ji Web-upas guvi vu tega i meri
hapa sintun suné a luter i ganer nete briba e yunton i hušas nu meti nula o gir
ige i masi pli su kimpa nu kentas ka gome sime. Dika svai i
hens’emi metan dyali sta, yu lumba tu kepa tu veba. Du hela lukapo
pulla nu Lyolin Lara kirfla, a ma’nin’ei du myani Web-upa, i sai ade gu drua
su Lara bifr’api. *** Du hufli hafan mala
nu 1991 o ga ninen du kurla nu huldas du Greka. Su šalavon y’upa o anden bole lu kura
ema su plane, tis ga ninen lu yu fela grumili katun fu gin
mega gema, su sayi nuga. O enen ke ani bla du syopi
Greki o taytel trun ku yo dalni kempala. Grumi hulda yelen i du ski
gimi Breti gu yo Greki rufen no ga tiše loi suné i
numen on fruna. Mityesasi mala i
mitosi hama o pen kapen no fre s’ili fulala. Kostantinos (grumin huld’aka) ebapen no du mega e samel pli. Oy oyen ku okan
taba in e kanyen on sdega dukì nifel pergas ki ski bai grumi yu mida, bis
gruvi. Ixi su bleye gâ gu oy ga timen e pen vri qara hensi mikopa i beli hurka nu pikis tegas ki du rava. Jidi suni ey sta penan
kepa i foras mani hugà. Udi o moyen mun ei bani enas vu
kaje fami mipri tegas in emi ataten. Igi hulda su papa
svali su fedas ven on du kira ti pergas i giwen su hupe yu nuga. Ti blatas tui su frevas su meki
zelas, saman meryas nu miluti fora i din peas pafas.
Ixi flepa bagremi su blas frun su miluti alfava. Grumi yalen yu yo naka i kunen on ki flegul. … Ku ti faras, ki stomen tu grudis nu
Kostantinos i svyekon u mapas tu ipas, lukapol drimi
tegan “loha” mini su 2400 milas melun, mimi kadun gu mitri potoka. E dyume bli skesa ki ons lone nu bagruvi fora somun du
mistâsi ina nu fagi Talari, ku ani plega mehi mimyun du mivi pa du talan
duna. Mimi e pigel mi mui gu 50.000 paras du pa nu
Makedonyan Filipa II i vame bis yen tayta dunen sui plega. Mitosi ti
fora bari lonen plei u ravan lona, ni yaten nami saman yama i pigel hu gi
suntekas piddi putas ka del mami eka i vuyi sduka. Gruvi
pergas blake doka sin melya gâ nu ekye i vyele sommun vru tega kadun du
kurlas. Tega ki mi du miti ravan upa, vidi kopon! Di pafas, hulda luden on ke, meel tegan
kajidas: grupa, mapa in ipa, ka kigi kopen, gromen i
snaben su gane klagape yu gi fora. Eki enai es’ili e byali blel šosi trugas nu mani tegas. Flepa fron lu di
heli pas i suten yu mepi nu di kajidas, “ipa”. Grumili ganen mizzi marka bifre ne dai vidi, kel on, ravan tegas bani, tui su migyenasi blas,
pottas, nimidas, ki mi labe himi, mob’i semmi kyuka nu tias. Adi si tega su baefi potoka, loi pottas i foi mi nimidas, šalaven
i wammen ne, ni oldi, gu du guba nu di kajidas k’aykel gu “teg’aledi pru”
(bifr. “tega ki ale yu pra”), label en drue
hipa i dada, gu pidupa, byi tipa. I sinsi su ye milas, ako ke, Greki
vamel deni mi loi kalyi! Tyen on gi Breti bifra su yoti lukapa
nu frevas i ken on ene lute LARA, sa tegan aka i nu gi
gruvi fora (talla ki ale yu “lâ” i “râ”). O veken ne i
neten sin tega geka i lumban ki ga gromen sui: esni Praùmi, nukì svai blor.
LARA mi ge ga fami tega, teti daymi ai plevo maki vizi vyu tia nu ti gruvi fora e age hesas byan i rokan nu udi vyela hu pli upakas. Tega vu kas lub’efa, prapa, myuma nu bas i ge grome gi hipa, ni
ei traun tu foha, tu ki om’in ako hame. Imi su vawva i malli vuba vu grumi
Greki hulda o time yo bifra du Itali “lohan” nu LARA tega frun u kira nu ye
di kajidas, su ani sta hensi kepa i meta nu yen fora
i, du luvya, ani mu vizi flepas. *** |