|
 |
Qui
puoi leggere un brano di letteratura che non considero di
fantascienza e di sicuro non ti annoierà, anzi ti incuriosirà,
ma se no hai' tempo per leggero puoi scaricarlo cliccando qui.
Era
una sera come tutte le sere,ma più morta del solito.
Cargan,il
capocronista, uscì dal suo ufficio privato e si avvicinò a noi.
<<Qualcuno di voi ragazzi conosce Barney Welch?>>
domandò.
Una
domanda stupida. Barney è il padrone del Barney’s
Bar proprio in faccia alla <<Tribune>>, dall’
altra parte della strada. Non c’è un solo cronista della
<<Tribune>> che non conosca Barney abbastanza bene da
chiedergli un prestito. Così tutti noi facemmo segno di si.
<<M’ ha telefonato adesso>> disse Cargan.
<<C’è un tizzio giù nel suo locale che dice di essere un
marziano.>>
<<Sbronzo
o matto?>> volle sapere Slepper.
<<Barney
non l’ ha ancora capito, ma dice che forse si potrebbe tirare
fuori un pezzo, se qualcuno di voi ha voglia di andare giù a
parlare con l’amico. Dato che l’ abbiamo proprio di faccia, e
dato che voi tre poverini siete qui a morire di noia, uno può
anche scendere a dare un occhiata. Ma nemmeno una goccia in conto
al giornale, siamo intesi?>>
Slepper
disse: <<ci vado io>>, ma gli occhi di Cargan s’erano
fermati su di me. <<sei libero, Bill?>> chiese.
<< Può essere una storia spassosa, e tu hai un tocco
speciale nel genere brillante.>>
<<Va
bene>>, borbottai <<ci vado>>.
Entrai
da Barney e mi guardai in torno. Non c’era nessuno della
<<Tribune>>, salvo due tipografi che giocavano a aarte
a uno dei tavoli. Oltre a Barney, che se ne stava dietro al banco,
c’era solo un’altra persona nel locale. Era un uomo alto, magro, dal colorito giallognolo , che sedeva
tutto da solo con gli occhi perduti in un bicchiere di birra semi
vuoto.
Pensai
prima di tutto di sentire la campana di Barney, così mi avvicinai
al banco e tirai fuori un dollaro. <<Uno speciale>>
dissi. <<Liscio, acqua a parte. E il marziano che hai
segnalato a Cargan è lo spilungone laggiù, con la faccia da
funerale?>>
Annuì
e mi versò da bere.
<<Da
che parte lo devo prendere?>> chiesi. <<Sa che sono un
giornalista che vuole intervistarlo? O mi limito a offrirgli da
bere e lo faccio cantare? Fino a che punto è pazzo?>>
<<A
me lo chiedi. Dice che è arrivato da marte due ore fa, e sta
ancora cercando di orizzontarsi. Dice che è l’ ultimo marziano
vivente. Non sa che sei un giornalista, ma muore dalla voglia di
parlarti. L’ ho montato a dovere.>>
<<Eccome?>>
<<Gli
ho detto che avevo un amico intelligentissimo, che poteva dargli un
buon consiglio. Non ho fatto nomi, perché non sapevo chi avrebbe
mandato Cargan. Ma non chiede altro che mettersi a piangere sulla
tua spalla.>>
<<Mi
chiamo Bill Everett>> dissi, avvicinandomi al tavolo.
<<Barney mi dice che siete in difficoltà. Spero di potervi
essere d’aiuto.>>
L’
uomo alzò gli occhi dal bicchiere. <<Siete voi l’amico al
quale ha telefonato? Sedete, signor Everett.>>
M’
infilai sul sedile accanto a lui.
L’uomo
bevve un lungo sorso di birra e rimise giù il bicchiere, ma non
stacco le mani dal vetro, forse perché, stingendo qualcosa, non
tremavano più.
Disse:
<<Sono un marziano. L’ultimo dei marziani. Tutti gli altri
sono morti. Ho visto i loro cadaveri solo due ore fa>>.
<<Eravate
su Marte due ore fa? E come siete arrivato fin qui?>>
<<Non
lo so. È questo il terribile. Non lo so. Tutto quel che so è che
gli altri erano morti, i morti cominciavano già a imputridire. Era
una cosa spaventosa. Era cento milioni, e adesso sono rimasto
soltanto io.>>
<<Cento
milioni. È la popolazione di Marte?>>
<<All’incirca.
Forse un po’ di più. Ma ormai è finita, sono morti tutti,
tranne io. Ho visitato tre città, le tre principali.mi trovavo a
Skar, e quando ho scoperto che là erano morti tutti ho preso un
targan, non c’era nessuno per fermarmi, e in volo ho raggiunto
Undanel. Non avevo mai pilotato un targan in vita mia, ma i comandi
erano molto semplici. Anche a Undanel erano tutti morti. Ho rifatto
il pieno e sono ripartito. Volavo basso e guardavo giù, ma non ho
visto altro che morti. Ho volato fino a Zandar, la città più
grande, più di tre milioni di abitanti. Ed erano tutti morti fino
all’ultimo, e cominciavano a decomporsi. Era uno spettacolo
orribile vi dico. Orribile. Non riesco a dimenticarlo.>>
<<Immagino>>
dissi.
<<Non
potete immaginarlo. Certo il nostro era ormai un mondo condannato;
al massimo saremmo durati ancora per una dozzina di generazioni.
Due secoli fa eravamo tre miliardi… e quasi tutti morivano di
fame. Fu il kryl, il morbo portato dal vento del deserto, e che i
nostri scienziati non riuscirono a curare. In due secoli ridusse la
popolazione di due terzi, e continuava
a far vittime.>>
Il
mio marziano continuò a raccontare. <<Cercammo di realizzare
il volo interplanetario, ma non ci riuscimmo. Pensavamo che almeno
una parte di noi avrebbe potuto salvarsi dal kryl emigrando sulla
terra o in qualche altro mondo. Tentammo ma senza successo. Non
riuscimmo neppure a raggiungere Deimos o Phobos, le nostre due
lune.>>
<<Ma
se non siete riusciti a realizzare il volo interplanetario, come
mai...>>
<<Non
lo so. Vi dico che non lo so! È questo che mi fa impazzire. Non so
come sono arrivato qui. Io sono Yangan Dal un marziano. E mi trovo
qui dentro questo corpo. Vi dico che c’è d impazzire.>>
Barney portò altre due birre. Aveva l’aria sempre più
preoccupata, così aspettai che si fosse allontanato prima di
chiedere: <<Dentro questo corpo? Volete dire che...>>
<<Ma
certo! Questo non sono io, questo corpo in cui mi trovo. Non
penserete che i marziani siano esattamente simili ai terrestri, no?
Io sono alto un metro, il mio peso sulla terra sarebbe una decina
di chilogrammi. Ho quattro braccia e mani con sei dita. Questo
corpo... mi fa paura. Non lo capisco, come non capisco come ci sono
entrato.>>
<<Ma
come si spiega che parlate inglese? O questo lo sapete?>>
<<Bè...in
un certo senso, sì. Questo corpo...si chiama Howard Wilcox. È un
contabile. È sposato con una femmina della sua specie. Lavora in
un posto chiamato Humbert Lamp Company. Ho tutti i suoi ricordi e
so fare tutto quello che sapeva fare lui; so tutto quel che sapeva
lui. In un certo senso io sono Howard Wilcox. Ho in tasca quanto
basta per dimostrarlo. Ma è una storia pazzesca, perché in realtà
io mi chiamo Yangan Dal e sono un marziano. Ho perfino gli stessi
gusti di questo corpo. Mi piace la birra.>>
Lo
fissai a bocca aperta, poi tirai fuori le sigarette e gli porsi il
pacchetto. <<Fumate?>>
<<Questo
corpo...
Howard
Wilcox... non fuma. Grazie
lo stesso. E permettete che vi offra una birra. Ci sono dei soldi
in queste tasche.>> feci un cenno a Barney.
<<Quando
è successo? Solo due ore fa, avete detto? Prima non avevate mai
sospettato di essere un marziano?>>
<<Sospettare?
Ma io ero un marziano. Che ora è?>>
Guardai
l’orologio appeso al muro. <<Le nove e qualcosa.>>
<<Allora
è di più. Tre ore e mezzo. Saranno state le cinque e mezzo quando
mi sono trovato dentro questo corpo, perché in quel momento stavo
tornando a casa dal lavoro, e dai suoi ricordi ho saputo che aveva
lasciato l’ufficio da mezz’ora, alle cinque.>>
<<E
siete andato... è andato a casa?>>
<<No,
ero troppo sconvolto. Non era la mia casa. Io sono un marziano. Non
lo capite? Bè, non posso farvene una colpa, perché non capisco
nemmeno io. Ma ho cominciato a camminare. Poi m’è... voglio dire
questo Wilcox ha avuto sete ed è... sono...>> s’interruppe
e ricominciò dal principio. <<Questo corpo sentì una grande
sete e si fermò a bere in questo locale. Dopo due o tre birre ho
pensato che forse il barista avrebbe potuto darmi un consiglio e
gli ho raccontato tutto.>>
Mi
sporsi attraverso il tavolo. <<Ascoltami, Howard>>,
dissi <<Siete aspettato a casa per la cena. Chissà come sarà
in ansia vostra moglie, a quest’ora. Avete pensato a
telefonarle?>>
<<No
di certo. Io non sono Howard Wilcox.>> ma un nuovo problema
gli si era affacciato alla mente, glielo leggevo in faccia.
<<Fareste bene e darle una telefonata>>, dissi.
<<
che avete da perdere? Chiunque siate, Yangan Dal o Howard Wilcox,
c’è una donna che vi aspetta a casa, in ansia per voi o per
lui. Siate generoso, telefonatele. Il numero lo sapete?>>
<<Si
capisce. È il mio numero... voglio dire, il numero di Wilcox...>>
<<Smettetela
di balbettare e andate a farle questa telefonata. Per ora non
cercate di spiegarle niente; siete ancora troppo confuso. Ditele
solo che le racconterete appena tornate a casa, ma che state
benissimo e che non deve preoccuparsi.>>
Si
alzò come un uomo in trance e si avviò verso la cabina.
Io
tornai al banco e mandai giù un’ altro whisky, liscio.
Barney
disse: <<Che te ne pare? Credi che sia...>>
<<Ancora
non lo so>> dissi. <<C’è qualcosa che non riesco a
capire.>>Tornai al tavolo.
Il
marziano sorrise debolmente. Disse: <<Mi ha investito come
un ciclone. Se torno a... se Howard Wilcox torna a casa, farà
bene a inventare una storia che stia in piedi>>. Bevve un
sorso di birra. <<Meglio della storia di Yangan Dal in ogni
caso.>>Diventava sempre più umano di minuto in minuto.
Ma
poi di colpo ricominciò. <<Forse avrei dovuto dirvi fin da
principio come andata. Ero chiuso a chiave in una stanza su Marte.
Nella città di Skar. Non so perché mi avessero messo là dentro,
ma comunque ero chiuso a chiave. E poi per molto tempo non mi
hanno portato niente da mangiare, e alla fine avevo cos’ fame
che ho tolto una pietra dal pavimento e ho cominciato a scavare
con le unghie sotto la porta. Morivo letteralmente di fame. Mi ci
sono voluti tre giorni, giorni marziani, circa sei dei vostri per
aprirmi un passaggio; poi mi sono messo a girare per l’edificio
finché ho trovato il magazzino. Non c’era nessuno, e mi sono
sfamato. Poi...>><<Continuate>>
dissi. << Vi ascolto.>> <<Sono
uscito dall’edificio e le strade erano piene di morti in
putrefazione>>. Si coprì gli occhi con le mani.<<Vi
ho già detto che Zandar è la nostra città più grande, la
capitale? Al centro di Zandar c’è un immenso spiazzo, il Campo
dei Giochi, almeno due chilometri di lato, secondo le misure
terrestri. E tutti gli abitanti di Zandar erano là, o per lo meno
sembrava che ci fossero tutti. Tre milioni di corpi, ammucchiati là
come se fossero radunati per morire insieme, all’aperto. Come se
avessero saputo che dovevano morire.
<<Ho
visto tutto dall’alto, mentre sorvolavo la città. E al centro
dello spiazzo c’era qualcosa, sopra una piattaforma. Ho planato,
il targan sospeso in aria (e’ un po’ come i vostri
elicotteri), l’ ho tenuto sospeso sopra la piattaforma per
vedere cosa era. Era una specie di colonna di rame massiccio. Il
rame su Marte è come l’ oro sulla terra. Nel corpo della
colonna ho visto un pulsante, montato su pietre preziose. E un
marziano con indosso una tunica azzurra giaceva morto ai piedi
della colonna, proprio sotto il pulsante, come se l’avesse
premuto e poi fosse morto. E tutti gli altri erano morti nello
stesso momento, insieme a lui. Tutti su marte erano morti tranne
io.
<<Cosi
ho atterrato sulla piattaforma, sono uscito dal targan e ho
schiacciato il pulsante. Volevo morire anch’io; tutti gli altri
erano morti e volevo morire anche io. Ma non ci sono
riuscito.>>Feci
un segno a Barney.<<Statemi
a sentire, Howard>> dissi << Ci berremo ancora una
birra e poi voi tornerete a casa da vostra moglie. Già ora vi farà una scenata, e più aspettate peggio sarà. E se volete un
consiglio, compratele dei dolci o dei fiori, e mentre andate a
casa inventate una scusa che sia veramente convincente. Non come
quella che avete raccontato a me>>.
Lui
cominciò: <<Ma...>>
Lo
interruppi: <<Non ci sono ma. Vi chiamate Howard Wilcox e
fareste bene a tornare a casa. Vi dirò quel che può essere
successo. Sappiamo ancora ben poco della mente umana, e molti
strani fenomeni si verificano in questo campo>>.
<<Che
cosa? Per l’amore del cielo, datemi una qualsiasi spiegazione...
purché non mi veniate a dire che sono pazzo...>>
<<Credo
che finirete davvero per impazzire se continuate a pensarci,
Howard. Mettetevi in mente che una spiegazione naturale ci dev
’essere per forza e poi cercate di dimenticare tutto. Tiro a
indovinare, si capisce, ma potrebbe essere andata così.>>
<<Può
darsi che un uomo, voglio dire un marziano, di nome Yangan Dal,
sia effettivamente morto oggi su Marte. Può darsi che fosse
davvero l’ultimo marziano. E può darsi che in qualche modo la
sua mente sia entrata in contatto con la vostra nel momento in cui
moriva. Non dico che sia andata proprio così, ma non è possibile
crederlo. Fate conto che la spiegazione sia questa, Howard, e
tenere duro. Comportatevi come se foste Howard Wilcox… e tutte
le volte che vi viene un dubbio guardatevi nello specchio. Tornate
a casa e fate la pace con vostra moglie; domattina andate
in ufficio come se niente fosse e cercate di dimenticarvi tutta
questa storia. Non vi pare che sia questa l’idea
migliore?>>
<<Bé,
forse avete ragione. Alla prova dei fatti…>><<
E’ quella che conta. Finché non avrete una prova migliore
attenetevi a quella.>> Finimmo le nostre birre, lo
accompagnai fuori e lo misi su un tassì.
Poi
tornai nel palazzo della <<Tribune>>, salii da Cargan,
e entrando nel suo ufficio chiusi la porta dietro di me.Dissi:
<< E’ tutto a posto, Cargan. L’ho calmato>>
<<Cos’era
successo?>>
<<E’
proprio un marziano, l’ultimo marziano rimasto su Marte. Solo che
non sapeva che noi eravamo venuti qui; credeva che fossimo morti
tutti.>>
<<Ma
come… come è possibile che sia stato dimenticato là? Com’è
possibile che non sapesse niente?>>
Dissi:<<
E’ un mezzo deficiente. Era in una clinica per minorati a Skar e
qualcuno s’è dimenticato di lui; era chiuso a chiave nella sua
stanza quando è stato azionato il pulsante che ci ha spediti qui.
Non era fuori all’aperto e così non ha potuto ricevere i raggi
mentaport che hanno trasmesso la nostra psiche attraverso lo
spazio. È scappato dalla stanza, a Zandar ha trovato la
piattaforma dove si è svolta la cerimonia, e ha schiacciato il
pulsante anche lui. Ci doveva essere ancora abbastanza energia da
farlo arrivare fin qui>>.Cargan
fischiò piano tra i denti. <<Gli hai detto la verità? Ed è
un tipo che sa tenere la bocca chiusa?>>
Scossi
il capo. << No a tutte e due le domande. Il suo quoziente
intellettivo non dev’essere più di quindici, direi. Ma è il
livello medio dell’intelligenza terrestre, e perciò qui se la
caverà benissimo. Sono riuscito a convincerlo che è veramente il
terrestre in cui la sua psiche s’è infilata per caso.>>
<<Meno
male che è entrato da Barney. Ora gli telefono per dirgli che è
tutto a posto. Mi stupisce che non gli abbia dato qualche sonnifero
prima di telefonarci.>>
Dissi:<<Barney
è uno di noi. Non l’avrebbe mai lasciato scappare. L’avrebbe
trattenuto in modo o nell’altro fino al nostro arrivo>>.
<<Ma
tu l’ hai lasciato scappare. Sei sicuro che non ci sia pericolo?
Non sarebbe stato meglio…>>
<<Andrà
tutto benissimo>> dissi. <<Mi prendo io la
responsabilità di
tenerlo
d’occhio finche non abbiamo tutto in mano noi. Dopo, credo che
dovremo di nuovo rinchiuderlo in qualche istituto. Ma sono contento
di non averlo dovuto uccidere. È pur sempre uno di noi, deficiente
o no . E probabilmente sarà così felice quando scoprirà di non
essere l’ ultimo dei marziani che non gli importerà di finire di
nuovo in manicomio.>>
Tornai
in sala cronaca e sedetti alla mia scrivania. Slepper non c’era,
l’avevano mandato in qualche posto per qualche cosa. Johnny Hale
alzò gli occhi dal rotocalco che stava leggendo. <<Un bel
caso?>> domandò. <<Figurati>> dissi. <<Un
ubriaco che voleva rendersi interessante. Mi stupisce che Barney ci
abbia scomodati.>>
di
Fredric Brown,
del 1958
|
 |
|