COMITATO CIVICO

PER IL MIGLIORAMENTO DELL'AMBIENTE E DELLA QUALITA' URBANA

NEL TERRITORIO TRA IL PARCO DEI COLLI ED IL BREMBO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PROGETTO DELLA VARIANTE

ALLA   SS 470 DIR DA VALBREMBO A VILLA D'ALME'

 

ASPETTI CRITICI  E CONTRIBUTI PER LA LORO CORREZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggio 2001

 

 

1 - Antefatti

L'attuale SS 470 dir Dalmine - Villa d'Almè (ex strada provinciale 153) venne costruita agli inizi degli anni sessanta dalla Provincia di Bergamo, su progetto dell'ingegnere Motta e, probabilmente, su ispirazione dell'architetto Vito Sonzogni, per dare una soluzione, anche allora improrogabile, ad un gravissimo deficit di comunicazioni tra la valle e le convalli  brembane ed il resto del territorio.

Va sottolineata la lungimiranza (rarissima nella progettazione di infrastrutture in Italia) nel prevedere due carreggiate separate per i rispettivi sensi di marcia. Non vi fu, putroppo, altrettanta lungimiranza nel prevedere i necessari  svincoli a due livelli e quindi gli espropri furono limitati alla sola sede stradale.

La Provincia si limitò a realizzare la prima carreggiata, dimenticò di realizzare la seconda e, rinnegando il rango provinciale dell'opera, lasciò che tutti vi avessero accesso diretto. Per di più, non obbligò i comuni attraversati a prevedere nei loro piani regolatori una congrua fascia di rispetto ed a realizzare gli svincoli a due livelli necessari alla scorrevolezza di un traffico sempre più intenso. Ne derivò che la strada decadde fino al rango locale e venne abbandonata a se stessa.

Di fronte ad un traffico sempre crescente e cacciato in una strettoia e nell’incapacità di portare avanti il progetto originario con i necessari adeguamenti, l'Amministrazione Provinciale, sul finire degli anni ottanta, affidò all'Anas la ricerca di una soluzione. Un problema squisitamente urbanistico venne quindi assegnato ad un ente che non era stato capace neppure di risolvere i problemi viabilistici  lasciando al nostro Paese la più sgangherata,  maltenuta e pericolosa rete stradale fra tutti i paesi industrializzati.

Precedentemente, anche per merito di Italia Nostra, era stato possibile, con il vincolo della legge del '39 e, successivamente con la istituzione del Parco dei Colli di Bergamo, mettere al riparo dalle mire speculative la zona collinare ad ovest della strada. Il prof. Da Rios, cui l'Anas  affiidò il progetto, si trovò così a disposizione l'unica zona vergine rimasta e non seppe resistere alla tentazione di violentarla.

Il suo progetto ignorò totalmente la natura del territorio attraversato, non tenne conto dei vincoli paesistico, paleontologico, idrogeologico e di tutte le altre esigenze ecologiche e previde un ampio arco da Valbrembo fino alla "Ventolosa", a nord di Villa d'Almè, là dove arriva la strada a doppia carreggiata da Sedrina.

Una soluzione alternativa, quella di passare con la variante in riva destra del Brembo con doppio attraversamento dello stesso venne subito ( e fortunatamente) accantonata.

Il progetto ora in discussione, nato in un periodo ben "datato" nella storia delle infrastrutture italiane, e in mancanza di qualsiasi valutazione di impatto ambientale venne adottato dalla Provincia e promosso al rango di Progetto Unico. Come tale fu presentato alle amministrazioni comunali della zona le quali, salvo quelle di Sorisole ed, in parte (nel 1993), quella di Valbrembo, spinte dalla pressione dell'opinione pubblica esasperata dalle sempre crescenti difficoltà di traffico, non potendo valutare  alternative, diedero il loro benestare sia pure con molte riserve

Il comune di Sorisole fu sorpreso nella sua buona fede e, benchè del tutto contrario, commise l'errore di introdurre il progetto Anas nel suo  piano regolatore nella supposizione che ciò fosse dovuto, formalmente, per legge.

Il comune di Bergamo non prese (come non prende ora) nessuna posizione con la scusa che la strada non interessava il suo territorio. Questa gravissima omissione è ancora oggi indice di quanto il Parco dei Colli sia considerato dalle amministrazioni locali, in contrasto con il volere popolare,  più un fastidio che un arricchimento del territorio.

Le posizioni delle amministrazioni comunali influenzarono il consiglio direttivo del consorzio del Parco Regionale dei Colli, di cui facevano parte. Le delibere del Parco, tuttavia, non espressero mai un consenso formale ma ripresero riserve e richieste di modifiche, da parte dei comuni, che non vennero poi rispettate.

Un altro potentissimo mezzo per estorcere il benestare dei comuni fu (e purtroppo rimane) quello del ricatto della perdita dei finanziamenti statali in una logica perversa che rende in Italia tanto più obbligatorie le scelte quanto più esse sono sbagliate. 

Occorre chiedersi come si sarebbero comportate le amministrazioni comunali se ad esse fossero state presentate delle soluzioni alternative. Mai come in questa circostanza sarebbe stata comunque necessaria, così come venne a suo tempo proposto dall' opinione ambientalista della zona,  una condotta unitaria e coordinata di tutte le amministrazioni comunali e sovracomunali, a cominciare dalla città di Bergamo, per dare un respiro urbanistico strategico alla soluzione dei problemi sul tappeto. Ci fu invece l’arroccamento di ciascun comune sulle proprie posizioni localistiche e la Provincia, anziché svolgere il suo ruolo di controllo, di mediazione e di coordinamento, approfittò (e continua ad approfittare) di questi scollamenti per assemblare consensi spesso tra loro  contraddittori e per contrastare senza contropartita i dissensi.

Questa mancanza di controllo fece sì che non solo non fosse creata la necessaria area di rispetto dell'asse statale ma che lo stesso sedime fosse addirittura occupato dalle attività più disparate in modo che esso scomparisse dalla coscienza comune e il by pass nel Parco dei Colli fosse accettato come ineluttabile  .

 

 

 

 

 

2 - Aspetti negativi del progetto Anas

Il progetto Anas è sbagliato perché:

v    Deturperebbe irreversibilmente il Parco dei Colli che verrebbe rimosso dalla coscienza civile prima ancora di essere distrutto nella  consistenza fisica.

v    Non risolverebbe i problemi urbanistici derivanti dal traffico di attraversamento di Paladina, Almè e Villa d'Almè e ciò anche per la mancata corretta impostazione dei necessari assi viari nord-sud ed est-ovest, gli unici che consentirebbero la soluzione dei problemi di attraversamento di questo tormentato bacino.

v    Cancellerebbe la zona paleontologica e vincolata di Petosino.

v    Darebbe un colpo definitivo verso il degrado della zona collinare di Almè e di Villa d'Almè.

v    Con il secondo svincolo di Valbrembo, a distanza di poco più di un chilometro dal primo, aggraverebbe lo spreco di denaro e deturperebbe l'ambiente attorno alla villa Lupi.

v    Creerebbe gravi problemi di sicurezza per effetto dei lunghissimi ed angusti tratti di galleria unica per i due sensi di marcia.

v    Creerebbe, per effetto della lunghezza e della incertezza di durata dei lavori, gravissimi disagi in un bacino intensamente popolato.

v    Indurrebbe, come sta cominciando ad accadere, ad un pericoloso abbandono del sedime attuale prima di aver trovato una reale ricucitura urbanistica nel territorio compreso tra il Brembo e la collina di Bergamo.

v    Aggraverebbe la situazione del già grave inquinamento da fumi di scarico nella zona di Petosino e di Sorisole.

v    Causerebbe uno spreco di risorse pubbliche e l'abbandono delle aree già espropriate per il raddoppio a suo tempo previsto.

v    Rafforzerebbe nell'opinione pubblica l'antidemocratica convinzione che sia inutile lottare contro i cosiddetti poteri forti e che sia meglio ripiegare nell' assuefazione al brutto, allo spreco, al disordine, all’irrazionale.

 

Il problema del traffico è quello forse, e giustamente, più sentito dalla gente. Il progetto Anas non lo risolverebbe in quanto il traffico da e per la valle Imagna e gli Almenni continuerebbe a transitare sulla vecchia sede. Si sa infatti che il traffico, come l'acqua, segue sempre il percorso più breve.

La previsione di una sola galleria per i due sensi di marcia (praticamente sette chilometri senza possibilità di sorpasso) troverebbe a  nord ed a sud una pericolosissima strozzatura per il brusco passaggio da due ad una sola carreggiata, condizione notoriamente ideale per provocare incidenti. In caso di blocco, si formerebbero lunghe code in entrambi i sensi, vi sarebbero gravi difficoltà di intervento con conseguente prolungamento dei blocchi e impossibilità di scampo per i malcapitati automobilisti coinvolti. Il traffico tornerebbe così a scorrere sulla vecchia sede. La confusione ed il disagio aumenterebbero fino a che, raggiunto un congruo numero di vittime, le autorità competenti si troverebbero costrette a decretare l'uso delle lunghisssime gallerie a senso unico in salita e l'uso della sede attuale per il traffico in discesa. Le speranze di Valbrembo, di Paladina, di Almè e di Villa d'Almè di eliminare il traffico di transito dalle loro strade verrebbero rapidamente vanificate e si riproporrebbe nuovamente il problema attuale.

Si tenga anche conto della lunghissima coda che ogni mattina si forma già oggi tra Villa d’Almé, Petosino e Bergamo riducendo la velocità media di percorrenza di questo tratto fra i 10 e i 15 Km/h. Coda che, domani, si formerà nella nuova strada in galleria bloccando così anche il flusso verso Dalmine ed obbligando gli automobilisti incolonnati in galleria a respirare i fumi di scarico.

 

3 - Ipotesi alternative

Il principio fondamentale da seguire di fronte a situazioni gravi ed incancrenite come quella considerata, dovrebbe essere quello di ottenere, nel più breve tempo possibile, il massimo dei risultati con il minimo impiego di risorse. Se l'Amministrazione Provinciale, anziché attendere i mega investimenti statali avesse impiegato, in collaborazione con le amministrazioni locali,  le pur modeste risorse disponibili per un "fisiologico" e progressivo scioglimento dei nodi esistenti, almeno l'ottanta per cento dei vantaggi che ci si attende dalla soluzione Anas sarebbero già stati conseguiti e consolidati da decenni e forse ai lati della strada ci sarebbero meno croci e mazzi fiori. E non ci si troverebbe, oggi, a dover attendere ancora qualche lustro prima di poter ricominciare a respirare.

In termini di rapporto tra costi e benefici, la prima soluzione avrebbe dovuto essere quella di porre mano ad una vera riqualificazione della strada esistente sfruttando il sedime disponibile e mettendo in atto  tutte le tecniche oggi maturate per un attraversamento "discreto" di zone intensamente abitate da parte di assi viari pesantemente trafficati. Si parla di svincoli per la eliminazione dei semafori, di pavimentazioni antirumore ed antipolvere, di barriere inverdite, di piste ciclabili, di segnaletica ed  illuminazione razionali, di disciplina degli accessi, di eliminazione della pubblicità diretta ed indiretta, di ripristino delle zone di rispetto, di semplice arredo, di repressione delle infrazioni al codice della strada, di sorveglianza contro la delinquenza, di semplice  pulizia. Sarebbe bastata insomma una elementare cultura dell'uso del territorio per cominciare a dare un esempio utile per dare un indirizzo di soluzione a migliaia situazioni simili in Italia dove, per di più, non esiste un Parco dei Colli sul quale trovare dei by pass.

Ma oramai anche questa possibilità è stata bruciata ed occorre ricorrere a soluzioni più drastiche.

Il fatto di aver speso non si sa quanti miliardi per una progettazione fallimentare ed il fatto di avere trovato dei finanziamenti per una realizzazione altrettanto disastrosa non può giustificare la pervicacia nell'errore.

Si provi ora almeno a valutare, alla luce delle esperienze tecniche maturate negli ultimi anni,  una soluzione che permetta di sfruttare in pieno le potenzialità offerte dall'attuale ampio sedime.

Si tratterebbe di approntare, in fregio alla sede attuale e senza interrompere il flusso di traffico su di essa, una sede interrata, protetta da diaframmi tirantati e coperta da impalcati prefabbricati. Si veda lo schema allegato che si richiama a realizzazioni eseguite ed in corso di esecuzione (a Brescia sono stati costruiti diaframmi simili in fregio alla strada che conduce al pronto soccorso dell'ospedale senza, ovviamente, interromperla neppure per un'ora).  

Questa sede potrebbe essere costruita in breve tempo in virtù della possibilità di aprire più cantieri contemporaneamente.   Una volta terminate le varie tratte, si potrebbe liberare progressivamente il traffico in superficie. Per il tratto finale a nord, qualora non si possa trovare una soluzione fattibile per passare con discrezione in un territorio veramente difficile, si potrebbe, come soluzione estrema, utilizzare il tratto finale della soluzione Anas con una galleria di raccordo sottostante l'abitato di Villa d'Almè. Non si tratta certamente di una soluzione ideale ma, in termini di costo e di impatto ambientale essa sarebbe comunque da preferire  alla soluzione Anas. La lunghezza totale dell'opera sarebbe accorciata di circa un chilometro (il 14 % in meno) e, di conseguenza, sarebbero di pari misura inferiori i costi, i tempi di percorrenza e l'inquinamento.

Circa i tempi di realizzazione, dato che la progettazione della nuova soluzione potrebbe essere fatta "in ombra" alla parte nord del tracciato, comune alle due soluzioni, non vi sarebbero ritardi ma, anzi, si potrebbe avere un sollievo ai problemi di traffico ancora prima che con il progetto Anas

Il maggior interesse di questa soluzione sta però nella prospettiva, di più ampio respiro, di avere da  Sedrina a Valbrembo e, magari, fino all'incrocio con l'asse interurbano a Treviolo, una  sede viaria a doppia carreggiata continua, l'unico risultato che giustificherebbe, rispetto alla semplice riqualificazione, l'ingente impiego di risorse previsto. Questo risultato potrebbe essere conseguito  raddoppiando, sul sedime attuale, l'interramento della prima fase  e utilizzando in salita la galleria Villa d'Almè - Ventolosa ed in discesa l’ attuale porzione della 470 da Ventolosa a Villa d'Almè. Il costo di questo completamento sarebbe ancora sostenibile mentre sembra improponibile un parallelo progetto di raddoppio dei sette chilometri di variante previsti nel progetto Anas.

Il costo del tratto di cui ci occupiamo ora, per la soluzione Anas, dovrebbe essere dell'ordine di grandezza dei 160 miliardi di lire. Applicando gli stessi elementi di calcolo alla soluzione alternativa , il costo comparabile dovrebbe essere attorno ai 130 miliardi di lire. Esso salirebbe a 220 miliardi per la soluzione completa, contro una cifra presumibile di oltre 300 miliardi qualora, per assurdo, si volesse porre mano al raddoppio della soluzione Anas.

Con la previsione di un asse viario est-ovest congiungente il futuro nuovo ponte della Regina con Petosino e con un nodo di raccordo con l'asse Villa d'Almè - Dalmine, si completerebbe la  estromissione del traffico di transito dal tessuto urbano di Paladina, Almè e Villa d'Almè e si avrebbe una soluzione urbanistica logica e coerente con quanto pensato e fatto in passato. Si toglierebbe inoltre la condizione critica di inquinamento di Petosino, Sorisole e Ponteranica.

L'affermare che è ormai troppo tardi per rivedere decisioni già prese è inaccettabile visto che l'errore non è stato ancora consumato. E' poi tutto da dimostrare che non sia consentito  mai ed in nessun caso la possibilità di varianti a progetti già avviati specie se se ne dimostra il minor costo e la maggiore efficacia.  Se ciò risultasse veramente impossibile ci troveremmo, come già detto, di fronte ad una legge che obbliga a compiere un gravissimo ed irreparabile errore con enorme spreco di pubblico denaro.

Il decisionismo sfrenato di questa  stagione politica può sembrare giustificato dalla drammaticità dei problemi di traffico e dalla quotidiana emorragia economica da esso provocata ma non è assolutamente giustificato, né in termini di costo, né in termini di tempo, né in termini di risultati finali.   

La parte politica che ha dimostrato finora una lodevole attenzione per i problemi della viabilità non può perdere l'occasione di un gesto di coraggio nella modifica di un progetto che essa, tra l'altro, ha soltanto ereditato.



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