1. PREMESSA
Viene descritto sommariamente un complesso acquedottistico nel
quale sono adottati alcuni dei criteri fondamentali di razionalizzazione
propugnati nel presente sito.
Chi scrive ha collaborato alla progettazione, alla costruzione
ed anche nell'esercizio delle opere in argomento ma, non essendo
in possesso di copia dei documenti ufficiali, nella descrizione
che segue, deve attingere solo ai ricordi della attività
svolta. Alcuni degli elementi che saranno riportati potranno pertanto
differire da quelli reali senza però che vengano per questo
a mancare gli scopi della nota che sono quelli di dare le indicazioni
di massima dei risultati che si possono ottenere da opere acquedottistiche
razionalmente concepite.
2. CARATTERISTICHE GENERALI
L'acquedotto Consorziale del Basso Tagliamento con sede a Fossalta di Portogruaro (VE), oggi facente parte di un consorzio più vasto, al momento della sua costituzione e fino a pochi anni or sono cioè per tutto il periodo cui si riferisce la presente nota, comprendeva le opere di presa, adduzione e distribuzione d'acqua potabile per l'alimentazione di un vasto territorio e precisamente i comuni di Teglio Veneto, Gruaro, Portogruaro (in parte), S.Giorgio al Tagliamento e S. Michele al Tagliamento in provincia di Venezia. Caratteristica saliente era quella di essere rifornito dalla falda artesiana di Savorgnano in Comune di S. Vito al Tagliamento (Pordenone) sita quindi a nord e fuori del comprensorio di sua competenza e di avere il più importante abitato da alimentare, cioè il centro turistico balneare di Bibione sito all'estremità sud del comprensorio medesimo, in Comune di S. Michele e ad una distanza di ben 45 Km circa dalle fonti citate di Savorgnano. Si tratta quindi di una situazione che si presentava, dal punto di vista acquedottistico, particolarmente difficile essendo da servire molti comuni di piccole e piccolissime dimensioni disseminati uniformemente in un vasto territorio ed un grosso centro posto alla sua estremità sud con caratteristiche particolari visto che contava una popolazione stabile di soli 3000 abitanti ma una turistica limitata alla stagione estiva e destinata a raggiungere le 150.000 presenze.
Prevedere
che un territorio come quello descritto fosse alimentato da un
acquedotto di tipo tradizionale e cioè dimensionato sic
et sempliciter per la portata di punta estiva avrebbe significato
costruire e gestire opere imponenti sfruttate appieno solo per
il breve periodo estivo nel mentre per la maggior parte dell'anno
si sarebbero riscontrati seri inconvenienti alla rete ( eccessiva
pressione, inutile dispendio energetico e maggiori perdite occulte
di rete, ecc.) causati dalla richiesta idrica normalmente molto
bassa. La soluzione scelta ha invece consentito di ottenere risultati
brillanti non solo per le sue caratteristiche di grande flessibilità
nel normale esercizio che le consente di fronteggiare la punta
estiva tramite un funzionamento della sua centrale principale
eccezionalmente spinto ma limitato nel tempo ma anche perché
la loro realizzazione, forzatamente protratta negli anni, è
stata opportunamente adeguata alla lenta ma continua crescita
del territorio servito e quindi dell'utenza quale si riscontrava
man mano che procedeva l'avanzamento dei lavori.
Le opere ed il loro esercizio sono state, molto opportunamente,
suddivise in tre fasi ben distinte:
- Prima fase con funzionamento interamente a gravità evitando
quindi il pompaggio dell'acqua all'origine. Come si vedrà
più avanti la favorevole posizione altimetrica delle fonti,
la risalienza naturale della falda artesiana di Savorgnano ed
un appropriato dimensionamento delle opere hanno consentito di
svolgere per circa 10 anni l'alimentazione dell'utenza praticamente
senza spese di esercizio. E' questo un aspetto economico importante
per un Ente di gestione che nel suo primo periodo di attività
è gravato da imponenti spese e privo di grandi introiti
per vendita d'acqua.
- Seconda fase limitata a circa metà; territorio ed attuata
con sollevamento alla fonte per una prevalenza di circa 30 m e
portata massima 100 l/s;
- Terza ed ultima fase messa in atto allorcchè la rete ha
assunto la sua estensione quasi totale con arrivo a Bibione.ed
attuata con sollevamenti dell'acqua molto variegati in funzione
del fabbisogno reale e cioè notturno invernale a gravità,
nelle punte giornaliere invernali con le pompe di prima fase e
nelle punte estive con pompe a velocità variabile, pressione
di pompaggio da 30 a 110 m e portata variabile da 100 a 600 l/sec.
Come si può vedere gli impianti,
nella terza fase descritta e cioè per circa 20 anni, hanno
potuto contare su un funzionamento diversificato con utilizzazione
degli impianti sempre adeguata alle richieste reali dell'utenza
ed assicurando in ognuna delle possibili e variabilissime situazioni
una consegna dell'acqua all'utenza con pressioni e portate sempre
ottimali e quindi senza alcun dispendio energetico e contenendo
al massimo le perdite occulte d'acqua.
3. COSTITUZIONE DEGLI IMPIANTI
3.1. LE OPERE DI PRESA E SOLLEVAMENTO DI SAVORGNANO
La prima delle operazioni eseguite è
stata la terebrazione di n. 6 pozzi artesiani in località
Savorgnano di S. Vito al Tagliamento (PN). Determinante infatti
per il futuro del consorzio era verificare se nella realtà
si poteva disporre di una portata sufficiente per coprire il fabbisogno.
I risultati sono apparsi subito lusinghieri. I pozzi erano in
grado di dare un quantitativo superiore alle aspettative di ottima
acqua naturalmente potabile, fresca ed inoltre con una pressione
idrostatica di ben 7 metri sopra il suolo ridotta a 1 metro per
la portata massima. Ciò ha consentito di procedere alla
progettazione esecutiva delle opere e tra di esse alla centrale
di sollevamento di Savorgnano destinata a costituire il cuore
di tutto il complesso acquedottistico. La sua costruzione è
stata suddivisa, in congruenza con le tre fasi di esercizio prima
citate, in tre lotti. Il primo di essi comprendeva la sola vasca
di carico nella quale confluivano i collettori dei pozzi alimentanti,
direttamente a gravità e quindi senza alcun intervento
meccanico la prima parte della condotta adduttrice principale
e delle reti di distribuzione dei centri di Teglio Veneto, Gruaro
e Fossalta di Portogruaro ad essa collegati direttamente e cioè
senza interposizione di alcuna struttura idrica particolare come
serbatoi di accumulo o centrali di sollevamento. La posizione
altimetrica della zona pozzi e la loro naturale risalienza consentivano
di effettuare, senza alcun sollevamento meccanico, il rifornimento
idrico dei centri elencati fino ad una portata massima di circa
25 l/s più che sufficienti per alimentare il modesto numero
di utenti in quel tempo allacciati. In seconda fase, venendo ad
aumentare la richiesta idrica dell'utenza, la centrale è
stata ampliata e si è proceduto alla installazione di due
piccole pompe centrifughe funzionanti in parallelo ed in grado
di sollevare ed immettere direttamente nella condotta adduttrice
una portata massima di 100 l/s ad una pressione di circa 30 m.
Queste pompe sono rimaste attive anche nel prosieguo di tempo
in quanto riservate ad intervenire anche alla data attuale per
coprire i periodi di basse portate notturne soprattutto dei mesi
invernali. Infine la centrale è stata completata quando
la rete di adduzione è giunta fino all'estremo sud cioè
a Bibione, importante centro balneare che, fino ad allora, era,
per quanto riguarda rifornimento idropotabile, in condizioni assai
precarie.
E' facile capire come una centrale come quella in argomento destinata
ad alimentare un territorio caratterizzato da consumi assai modesti
per tutto l'anno ma con una richiesta d'acqua elevatissima concentrata
in un breve periodo estivo e per di più localizzata nell'estremità
opposta del comprensorio e cioè ad una distanza di circa
45 Km poneva dei problemi non facili da risolvere razionalmente
Le difficoltà erano accresciute dal fatto che nella progettazione
degli impianti doveva essere considerata attentamente la situazione
reale del comprensorio in tutti i suoi vari aspetti, dalla favorevole
posizione altimetrica dei pozzi situati in una zona posta a circa
25 m più in alto della quota media del territorio da servire,
agli inconvenienti derivanti dal lungo periodo che sarebbe inevitabilmente
occorso per la completa realizzazione delle opere con tutte le
conseguenze che da ciò derivava al servizio idrico.
Bisogna anche tener presente che all'epoca dei lavori in oggetto
(anni settanta) non era ancora nota la tecnologia elettronica
oggi diffusissima e basata sugli inverter che rende estremamente
facile la regolazione della velocità di rotazione dei motori
elettrici e quindi l'adozione di pompe a giri variabili. Per risolvere
i citati problemi tecnici , si decise ugualmente di equipaggiare
la centrale con due sole pompe (una di riserva all'altra) particolari
per quei tempi in quanto in grado comunque di immettere in condotta
una portata variabile da un minimo di 100 l/sec ad una pressione
di soli 30 m ad un massimo di ben 600 l/sec con prevalenza di
110 m.. Tale risultato si potè raggiungere equipaggiando
le due pompe con motori a corrente continua la cui velocità
poteva essere regolata variando semplicemente la tensione della
corrente di alimentazione ma creando non poche complicazioni nei
quadri di comando e controllo. Si deve però dire che le
due macchine installate, pur se da considerarsi ora come assolutamente
superate nella tipologia, hanno svolto egregiamente il loro compito
per 30 anni e lo stanno svolgendo tuttora senza inconvenienti
di sorta.
Altro risultato notevole per l'epoca di cui si discute è
quello della regolazione automatica della centrale. Si tratta
di un impianto che doveva modulare in continuazione le proprie
condizioni di lavoro non solo utilizzando a seconda delle circostanze
una delle tre possibili situazioni di base e cioè per portate
bassissime il proprio carico idrostatico, per portate medio-basse
le due pompe piccole ed infine per portate elevate una delle due
pompe grosse a velocità variabile ma anche, in quest'ultimo
caso, regolando la velocità di rotazione in modo da aumentare
o diminuire portata e pressione di pompaggio in funzione delle
richieste di rete. Poiché all'epoca dei lavori era appena
uscito il primo personal computer, praticamente quel giocattolo
che allora ha fatto sognare molti giovani e cioè l'Apple
II, si è pensato di assegnare al giocattolo stesso il compito
di controllo e comando della centrale di Savorgnano. Si deve dire
che anche questa scelta si è dimostrata vincente in quanto
il sistema ha funzionato per 20 anni egregiamente.
In pratica la centrale era dotata di un venturimetro che rilevava
con continuità la portata in uscita e la trasmetteva al
PC che, in funzione del suo valore, provvedeva ad imporre del
tutto automaticamente , il passaggio dall'uno all'altro dei tre
sistemi di pompaggio descritti e, durante il funzionamento di
ciascuno di essi, alla regolazione delle pompe. La cosa si rivelava
semplice per portate basse cioè per il funzionamento a
gravità dell'intero sistema in quanto, una volta manovrate
le saracinesche, non c'era altro comando da impartire. Anche il
funzionamento delle due pompe piccole non presentava problemi:
il PC provvedeva a mettere in moto un'altra pompa quando la portata
superava un certo limite prefissato e a fermarla quando scendeva
al disotto di esso. La cosa era invece complessa per le pompe
grosse, ma vedremo che, come accade spesso, le modalità
di regolazione le più semplici, direi quasi banali, sono
state quelle che meglio hanno funzionato. L'impianto era dotato
di due possibilità di regolazione. Adottando la prima di
esse, si imponeva al PC di effettuare, sia pur sotto un attento
controllo di procedura, un aumento nella velocità di rotazione
della pompa allora in funzione, ogni qual volta la portata all'uscita
dalla centrale subiva un aumento superiore ad un determinato valore.
Analogamente ordinava il rallentamento di velocità quando
la portata diminuiva. In questo modo la centrale di Savorgnano
poteva seguire esattamente le richieste dell'utenza potendo passare
da una portata di soli 100 l/sec a ben 600 l/sec mentre contemporaneamente
la pressione aumentava da 30 a 110 m sull'asse tubo, prevalenza
questa necessaria per il recapito dell'acqua fino a Bibione. Il
PC era programmato in modo da effettuare un accurato controllo
delle portate risultanti dopo ogni manovra, provvedendo, se riscontrava
delle anomalie, a modificare le correzioni in corso al fine di
evitare il pericolo di instabilità del sistema che deriva
da questo tipo di regolazione (per dettagli vedere l'articolo
" La regolazione degli impianti di sollevamento degli acquedotti")
Si trattava, in sintesi, di una metodologia di regolazione dell'impianto
atta a soddisfare appieno ed automaticamente, tutte le esigenze
dell'utenza e quindi di un metodo a tutta prima da considerarsi
ideale Si deve invece far rilevare come, per un servizio idrico
corretto ed economico, non debbano essere gli impianti acquedottistici
a dover adattarsi, in ogni evenienza, all'utente bensì
sia opportuno costringere quest'ultimo ad adeguarsi alle disponibilità
idriche, alle migliori condizioni di funzionamento degli impianti
che, per la cause più disparate, possono anche incontrare
difficoltà di vario genere. Quando poi, ed è questa
la condizione raggiunta con la regolazione del secondo tipo di
cui si darà più avanti spiegazione, questi ultimi
risultati si ottengono con una consegna corretta dell'acqua al
domicilio dell'utenza e cioè con portate e pressioni sempre
adeguate alle sue esigenze. si può dire di aver raggiunto
l'optimum. Il metodo di regolazione delle pompe a velocità
variabile di cui si discute consiste nell'imporre, indipendentemente
da ogni fattore esterno, di mezzora in mezzora e per tutte le
24 ore, la velocità di rotazione che la pompa deve assumere
durante la giornata e quindi, giorno per giorno per l'intera settimana.
Quest'ultima, se non intervengono modifiche da parte del personale,
si ripete all'infinito. Come si vede si tratta di una regolazione
basata solo sull'esperienza degli addetti alla gestione che, conoscendo
le esigenze della rete, fanno svolgere alla centrale quelle funzioni
che ritengono più adatte tenuto conto di numerosi fattori
: Ad esempio se la rete è sottodimensionata si può
ovviare alle deficienze che ne derivano abbondando nella pressione
di esercizio; nei periodi di scarsa producibilità delle
fonti, visto e considerato che la portata totale assorbita da
una rete di distribuzione acquedottistica varia sensibilmente
al variare della sua pressione di esercizio, si possono ridurre
le pressioni di esercizio fino ad ottenere le necessarie economie
pur assicurando una corretta consegna dell'acqua all'utenza ecc.-
ecc.
Sulla regolazione in oggetto si devono fare, inoltre, alcune precisazioni.
Se si esaminano le curve portata/pressione manometrica totale
di una pompa al variare della sua velocità di rotazione,
si nota come esse consistano in un fascio di curve quasi parallele
tra di loro, ognuna delle quali rappresenta, per le varie velocità,
gli elementi caratteristici di funzionamento della pompa stessa.
Vi si evince che, per tutto il periodo in cui in cui viene mantenuta
la stessa velocità, la pompa si comporta esattamente come
se essa fosse una normale macchina a giri fissi : può quindi
variare la portata d'acqua sollevata in funzione della pressione
di pompaggio. Quando la sua velocità di rotazione viene
cambiata si assegnano alla pompa le caratteristiche di una nuova
pompa a giri fissi identica alla precedente ma che, girando ad
una diversa velocità, ha una diversa curva caratteristica.
Anche in questo caso e per tutto il periodo in cui permane quest'ultima
velocità la pompa può, in maniera del tutto analoga,
variare la nuova portata sempre in funzione della pressione e
sulla base della propria curva caratteristica. In ognuna delle
situazioni indicate esiste un campo abbastanza vasto entro il
quale la macchina può lavorare con buoni rendimenti meccanici
ed elettrici. Da quanto precede si capisce come il fatto di aver
prefissato per un determinato intervallo di tempo la velocità
di rotazione della pompa, significa aver predefinito per l'intervallo
medesimo dei valori di portata e pressione che non sono tassativi
in quanto sarà la pompa ad adeguarli istante per istante
alle richieste reali della rete variandoli secondo le indicazione
della curva caratteristica valida per quella velocità.
Se a tali prerogative aggiungiamo il fenomeno citato in precedenza
in base al quale la portata assorbita dalla rete di distribuzione
dell'acquedotto si autocorregge al variare della pressione di
funzionamento si capisce come con la regolazione a giri imposti
si possano realmente ottenere buoni risultati. Un esempio potrà
chiarire meglio i concetti.
Supponiamo di conoscere la portata e pressione ideali che alle
ore 10 la centrale dovrebbe avere e che esse siano pari a 250
l/s con una pressione di 35 m. cui corrisponde una velocità
di 2000 giri. Supponiamo anche che l'operatore abbia commesso
un errore fissando una velocità di soli 1900 giri., velocità
che la pompa assumerà allo scoccare delle ore 10 senza
naturalmente riuscire a dare la richiesta portata di 250 l/s.
Essa, viste le maggiori richieste di portata della rete, tenderà
ad avvicinarsene a scapito della pressione di esercizio che invece
di 35 m sarà ad esempio di soli 30 m. In virtù del
fenomeno prima descritto, la minor pressione provoca allora in
rete un calo della richiesta d'acqua per cui la stabilità
di regolazione sarà presto raggiunta, ad esempio con 240
L/s ad una pressione di 32 m. Esaminiamo ora l'ipotesi opposta
e cioè che l'operatore abbia commesso un errore in eccesso
predisponendo per le ore 10 una velocità di 2100 giri al
minuto. In tale evenienza la pompa costringerà l'utenza
ad aumentare il consumo e la stabilità potrà ad
esempio essere trovata a 260 l/sec e pressione a 38 m. Si potrà
constatare come , nell'esempio, l'utenza sia sempre soddisfatta
rientrando l'errore di funzionamento entro normali limiti di tolleranza,
con delle anomalie che, in pratica, non sono nemmeno avvertite
dall'utente, ma con una differenza sostanziale: mettere a disposizione
dell'ente gestore due possibilità da adottare a seconda
dei casi. La prima che consente di trarre una economia sia nei
consumi energetici di sollevamento sia nella portata assorbita
dalla rete che risulteranno ambedue più contenute, la seconda
che dà la possibilità di migliorare il servizio
idrico per la maggior pressione di consegna dell'acqua all'utente,
a prezzo di un dispendio energetico e di un consumo idrico più
elevati. Si capisce da questo esempio come siano possibili, tramite
una accorta programmazione delle velocità orarie, consistenti
economie energetiche soprattutto nei momenti di basse e bassissime
portate. Durante la notte, quando i consumi dell'utenza sono quasi
nulli, si può imporre una bassa velocità della pompa
e quindi ridurre notevolmente la pressione di esercizio ottenendo
il vantaggio di una minor spesa energetica di sollevamento e minori
perdite occulte di rete. Invece di giorno e soprattutto nei periodi
estivi nei quali la richiesta idrica è notevole, è
possibile abbondare nella pressione al fine di dare il massimo
comfort. Due sono i problemi che deve affrontare il personale
addetto: far lavorare la pompa entro i limiti di buoni rendimenti
meccanici, e contenere i consumi entro la disponibilità
reale delle fonti e degli impianti. Ambedue devono essere risolti
con una attenta programmazione delle velocità di rotazione
della pompa ottenuta sperimentalmente verificando settimana per
settimana i risultati in fatto di soddisfacimento dell'utenza,
di consumo energetico, di disponibilità delle fonti, di
perdite occulte soprattutto notturne ecc. ecc.: Anche il bilancio
economico del Consorzio risente della programmazione oraria in
quanto una utenza servita con pressioni di esercizio elevate tende
a consumare più acqua di quella con pressioni ridotte al
minimo. Ne risultano maggiori introiti per vendita d'acqua ma
maggiori spese energetiche e maggiori perdite di rete.
Tutte le verifiche descritte ed i vantaggi che ne possono derivare,
non ultimo il citato controllo dei rendimenti meccanici, non sussistono
con la regolazione automatica del primo tipo mediante la quale
si ordina semplicemente al sistema di seguire le richieste d'utenza
qualunque esse siano In tal caso, pur risultando comunque e sempre
soddisfatta l'utenza, può accadere di rifornirla con pressioni
inutilmente elevate, di far lavorare la pompa fuori rendimento,
non realizzare le economie notturne, non ovviare ad eventuali
deficienze di rete ecc. ecc.
Nella pratica di esercizio reale si è potuto constatare
che l'aver adottato per oltre un ventennio il sistema di regolazione
del secondo tipo cioè quello a giri imposti stagione per
stagione ha ottenuto buoni risultati e reso possibile la risoluzione
di numerosi problemi inerenti soprattutto la continua variazione
di consistenza delle reti costruite per lotti successivi , la
grave deficienza iniziale della rete di distribuzione di Bibione,
che ha visto il nuovo acquedotto consorziale limitarsi per un
lungo periodo ad integrare gli obsoleti acquedotti preesistenti
con tutti i problemi tecnici che ciò ha comportato.
In definitiva l'intervento del personale di servizio è
consistito esclusivamente nel fissare quelle velocità di
rotazione della pompa che l'annata precedente aveva confermato
come valide per ciascuna stagione, e nell'apportare, in qualche
caso , degli interventi correttivi , nel corso dei controlli che
settimanalmente devono comunque farsi alla centrale. La grande
elasticità degli impianti ha fatto il resto . Soprattutto
durante i periodi di forti consumi che sono quelli più
difficili da gestire, si è visto che pompe molto grosse
come quelle di Savorgnano grazie alla loro curva caratteristica
portata/pressione poco pendente, possiedono una grande adattabilità
alle richieste della rete alimentata e possono, per una medesima
velocità di rotazione, variare notevolmente la portata
sollevata senza che la pressione manomentrica totale abbia, per
questo, subire grandi cambiamenti rispetto quella auspicata
A chiusura delle spiegazioni sulla regolazione dell'impianto di
Savorgnano e volendo definire sinteticamente i due sistemi di
regolazione prima descritti si potrebbe dire che il primo è
un sistema tutta tecnologia e che pertanto è perfetto ma
freddo, insensibile alle bizze e ai difetti del comprensorio mentre
il secondo è un sistema umano, vivo che consente al personale,
venuto a contatto giorno per giorno con la reale situazione dell'approvvigionamento
idrico di un territorio così vasto e variegato, di procedere
con continuità ai necessari adeguamenti ottenendo, alla
fine, non un casuale ma ragionato ed ottimale uso degli impianti.
Una ulteriore notizia sulla reale consistenza della centrale di
Savorgnano che può risultare di un qualche interesse è
quella relativa alle caratteristiche del pompaggio diretto in
rete e dei colpi d'ariete che tale sistema inevitabilmente trasmette
in condotta. A tale riguardo si deve subito dire che il problema
non è in pratica mai esistito pur non essendo mai state
installate le casse d'aria che il progetto originario prevedeva.
I buoni risultati ottenuti sono da attribuirsi alla presenza di
un by-pass con valvola di ritegno di grande diametro e munita
di contrappeso, la quale, aprendosi da sola, consentiva, al momento
dello stacco delle pompe per mancanza di corrente, di alimentare
la rete in diretta dai collettori dei pozzi e quindi di annullare
l'inconveniente più grave che è quello che si verifica
in tali occasioni. Senza interruzione di corrente elettrica nessun
problema può derivare agli impianti in quanto tutte le
pompe si avviano e si arrestano a bocca chiusa con successiva
apertura graduale della saracinesca posta nella mandata. Una volta
avviate non esiste alcun problema essendo le grosse pompe, che
sono le sole a poter creare problemi, munite di regolazione graduale
della velocità
3.2. LA RETE DI ADDUZIONE
La rete di adduzione è costituita da una condotta principale del diametro variabile da 550 a 600 mm che, per una lunghezza di circa 45 Km attraversa tutto il comprensorio del consorzio da nord a sud e da alcune diramazioni che la collegano con i centri abitati da servire.
3.3. LE RETI DI DISTRIBUZIONE
Lo schema adottato nella realizzazione
dell'acquedotto consorziale prevedeva in ogni centro abitato da
servire di una certa importanza una rete di distribuzione locale
generalmente a maglie chiuse e munita di proprio serbatoio di
compensazione giornaliera delle portate , anche se, come vedremo,
quest'ultimo risultato non può dirsi pienamente raggiunto.
L'alimentazione della rete ha luogo, nella parte nord del comprensorio
dove la linea piezometrica dei carichi idraulici è sempre
molto elevata rispetto al suolo direttamente dalla rete di adduzione
la quale, in tal caso, alimenta i serbatoi pensili posti in testa
alla rete e che effettuano l'interruzione idraulica tra adduzione
e distribuzione. In quei casi in cui i serbatoi pensili non sono
ancora costruiti e nei centri di modestissime dimensioni, non
esiste soluzione di continuità tra adduzione e distribuzione
essendo quest'ultima collegata direttamente all'adduttrice..
Nella parte sud del comprensorio l'acqua accumulata nei serbatoi
di compenso a terra viene risollevata tramite adeguati impianti
di risollevamento. per essere immessa nei serbatoi pensili posti
in testa alla rete. Anche in questo caso la compensazione delle
portate non ha generalmente luogo a causa delle note difficoltà
di regolazione che si incontrano ma è invece la centrale
di Savorgnano che deve seguire le punte di consumo e ridurre la
notte la portata consegnata nei serbatoi di accumulo. Vedremo
nel seguito come le particolarità dell'impianto di Bidione
consentano di ovviare, almeno in parte, a tale inconveniente
3.4. GLI IMPIANTI LOCALI PER L'ACCUMULO, LA COMPENSAZIONE GIORNALIERA DELLE PORTATE ED IL RISOLLEVAMENTO DELL'ACQUA
Come già spiegato ogni centro abitato di una certa importanza è dotato di proprio serbatoio di accumulo che in teoria dovrebbe effettuare la compensazione giornaliera delle portate prelevando dalla rete di adduzioone la portata media giornaliera. In un complesso come quello in argomento dotato di una rete di adduzione che lavora a pressioni variabilissime da un istante all'altro e da una giornata all'altra il funzionamento ottimale dei serbatoi potrà aversi solo quando sarà funzionante il sistema di telecomando e telecontrollo che provveda alle regolazioni del caso. Nella situazione che si descrive nel presente lavoro, i serbatoi di accumulo sono dotati semplicemente di una valvola di efflusso a galleggiante che provvede a chiudere l'immissione a serbatoio pieno. E' chiaro chi in tale situazione e con una rete di adduzione che generalmente ha pressioni in esubero, i serbatoi, di accumulo sono sempre pieni e che è la centrale di Savorgnano a dover svolgere la funzione di compensare le portate, Fa eccezione il grande serbatoio di Bibione che, essendo regolato a livelli giornalieri imposti, può sfruttare in ogni giornata tutto il volume disponibile quindi può in parte ovviare a questa anomalia.
3.5. L'IMPIANTO DI BIBIONE
La rete di distribuzione del centro turistico
balneare di Bibione sito all'estremità sud del territorio
è dotata di un impianto di accumulo e sollevamento di recente
costruzione con un serbatoio a terra da 20.000 mc per la compensazione
giornaliera delle portate nel quale ha termine la rete di adduzione
consorziale. A lato del serbatoio esiste l'impianto di sollevamento
che preleva l'acqua accumulata per immetterla in rete, tramite
delle normali pompe centrifughe funzionanti in parallelo essendo
comandate dai galleggianti installati nel preesistente serbatoio
pensile,. La regolazione delle portate d'acqua da immettere in
serbatoio, e che, dati i notevoli volumi che d'estate sono necessari
per soddisfare il fabbisogno, condizionano pesantemente il funzionamento
idrico dell'intero comprensorio, è stata oggetto di un
attento studio. La soluzione adottata prevede la possibilità
di imporre al serbatoio una curva giornaliera dei livelli d'acqua
che vi si debbono verificare indipendentemente dalle richieste
dell'utenza. In pratica, scelta la giornata di consumo massimo
e rilevato l'andamento effettivo che durante le 24 ore meglio
si presta a coprire i consumi di punta tenendo conto anche di
un certo volume di riserva da conservare per i casi di emergenza,
si è deciso che il serbatoio debba ripetere esattamente
detto andamento anche per tutte le altre giornate. In pratica
è possibile memorizzare nei quadri di comando e controllo
dell'impianto una serie di valori che rappresentano di mezzora
in mezzora i livelli che saranno imposti dal dispositivo automatico
tramite una attenta regolazione della valvola di immissione dell'acqua
in serbatoio. Ciò significa che durante il giorno di massimo
consumo il serbatoio, prelevando dalla adduttrice la portata media
giornaliera, si riempirà totalmente la notte e, svuotandosi
il giorno successivo, eseguirà esattamente la compensazione
della portata. Nelle altre giornate, soprattutto in quelle di
bassi consumi, il serbatoio dovrà, perchè è
questa la condizione imposta dal dispositivo automatico di comando
e controllo, svuotarsi di giorno dello stesso volume d'acqua delle
altre giornate, contribuendo in tal modo a ridurre l'apporto giornaliero
di acqua proveniente dalle fonti di Savorgnano nel mentre sarà
durante la notte che il serbatoio dovendo, per la stessa ragione,
riempirsi totalmente, provocherà un maggior richiamo d'acqua
dalle fonti medesime La conclusione è ovvia. Il serbatoio
di Bibione, in tutti le giornate, escluse soltanto di quelle di
massimo consumo , e soprattutto in quelli in cui i consumi si
mantengono su valori più modesti, effettua una importante
azione calmieratrice di tutto il comprensorio accumulando di notte
un volume il più grande possibile e quindi in esubero rispetto
al fabbisogno del momento ma che sarà interamente utilizzato
il giorno successivo per alimentare la rete di distribuzione.
Di conseguenza il funzionamento della centrale di Savorgnano,
che come noto si trova a 45 Km di distanza può ricavarne
un notevole beneficio annullando o almeno riducendo il divario
fra la sua produzione notturna e quella giornaliera . Si può
dire che il serbatoio di Bibione, con la sua notevole capacità
di accumulo, supplisce almeno in parte alla mancata compensazione
giornaliera degli altri serbatoi, del comprensorio, serbatoi che,
per le ragioni già spiegate, risultano sempre pieni o quasi
pieni.
Altri vantaggi notevoli della soluzione scelta sono:
- un miglior funzionamento meccanico dell'iimpianto di Savorgnano
chiamato a sollevare una portata con escursioni giorno/notte relativamente
modeste,
- un prelievo di falda artesiana il pi&ugraave; costante possibile
che garantisce una miglior conservazione nel tempo delle ottime
qualità oggi possedute dalla falda medesima
- una maggior pressione e quindi maggior prroducibilità
d'acqua che si riscontra nei periodi notturni nella falda artesiana
essendo minori i prelievi notturni effettuati dagli altri utilizzatori
della medesima falda, ed essendo, nel medesimo tempo, evitati
i prelievi di punta
Il tutto si traduce in un ulteriore minor consumo energetico nel
sollevamento dell'acqua-.
Ulteriori spiegazioni sulle modalità di regolazione dei
serbatoi a livelli giornalieri imposti possono aversi dall'articolo
"La regolazione dei serbatoi di compensazione giornaliera"
su questo stesso sito
4. RAFFRONTO TRA SCHEMA ACQUEDOTTISTICO REALIZZATO E SCHEMA TRADIZIONALE
La descrizione fatta degli impianti acquedottistici
del Consorzio Basso Tagliamento rende da sola una chiara idea
dei risultati ottenuti sia nel dimensionamento degli impianti
che, grazie alle straordinarie doti di flessibilità della
centrale di Savorgnano, hanno potuto di fatto essere dimensionati
per la portata media annua, sia nella gestione che si svolge per
la stragrande maggioranza delle giornate dell'anno tipo con pressioni
di funzionamento della rete di adduzione basse o medio basse riservando
l'alta pressione a pochissime giornate durante l'estate. Ben diverso
sarebbero state sia le spese di costruzione sia quelle di gestione
se, come prescrivono le regole classiche, tutti gli impianti fossero
stati dimensionati per la punta estiva. Innanzitutto a Savorgnano
non si sarebbe potuto certamente costruire il prescritto serbatoio
di carico di un'altezza di 110 m corrispondente alla attuale pressione
estiva di pompaggio. Si sarebbe invece dovuto modificare il diametro
della condotta adduttrice principale passando da 600 mm a 800
con evidente maggiori difficoltà e spese di costruzione.
Ma anche l'esercizio ne avrebbe risentito negativamente obbligando
a mantenere durante un'intera annata delle pressioni inutilmente
elevate
5. PROSPETTIVE FUTURE
Non è noto a chi scrive la situazione
attuale degli impianti acquedottistici del Basso Tagliamento a
seguito della unificazione già avvenuta o quella che avrà
luogo in ottemperanza alle leggi oggi in vigore sulla costituzione
degli acquedotti. Si può però affermare che gli
impianti realizzati e sommariamente descritti in questa nota possono
senza dubbio integrarsi in un qualunque complesso più importante
e ciò soprattutto grazie alle grande elasticità
di funzionamento che gli sono proprie. L'utilizzazione dei moderni
impianti di telecontrollo e telecomando di cui senz'altro l'insieme
acquedottistico sarà dotato, consentirà ad un'opera
di presa e sollevamento come quella di Savorgnano, di produrre
e sollevare una consistente portata di ottima acqua potabile adeguando
il proprio funzionamento alle richieste le più disparate.
Al medesimo tempo una rete di adduzione come quella descritta
potrà anch'essa integrarsi in una qualunque rete di maggiori
dimensioni dimostrandosi, così come lo è stata in
questi decenni, atta a svolgere il servizio acquedottistico in
maniera ottimale. Infine l'impianto di Bibione con la grande capacità
di accumulo opportunamente controllato dal citato impianto di
telecomando potrà sicuramente dare risultati ancora migliori
di quelli passati.
Piccoli impianti locali. Su questo argomento chi scrive ha maturato
una convinzione, chiaramente espressa negli articoli di questo
sito, in base alla quale i serbatoi pensili posti in testa alle
varie piccole reti siano da bandire oppure da utilizzare in maniera
completamente diversa da quella in uso. Se si vorrà adottare
tale tecnica si dovranno apportare delle modifiche agli impianti
di sollevamento e, nel mentre si dovrà evitare di costruirne
di nuovi come un tempo era previsto per i centri più a
nord del Consorzio e precisamente per Gruaro, Teglio e Fossalta,
bisognerà assegnare a quelli esistenti una mera funzione
di riserva lasciandoli pieni d'acqua ma, praticamente, esclusi
dalla rete. Si potrà in tal modo graduare ora per ora la
pressione di esercizio adeguandola alle reali necessità
dell'utenza e diminuendo al tempo stesso la spesa energetica di
sollevamento e la percentuale di perdita occulta.
6. CONCLUSIONI
Si sono illustrati sommariamente alcuni
aspetti costruttivi e di esercizio di un importante acquedotto
consorziale nonchè la grande elasticità di funzionamento
dei suoi impianti che ha permesso di adeguare il servizio idrico
alle richieste idriche di un'utenza variegata nello spazio e nel
tempo come quella in argomento. Di particolare interesse la centrale
di Savorgnano che, grazie all'adozione di tre distinti sistemi
di alimentazione della rete e rispettivamente a gravità,
pompaggio a bassa pressione e pompaggio a pressione variabile,
ha potuto alimentare i piccoli centri abitati sparsi nel suo comprensori
e contemporaneamente il centro turistico-balneare di Bibione che
d'estate, passa da 3000 a 150.000 abitanti da servire. Anche le
particolarità di regolazione del serbatoio di Bibione,
sommariamente descritte, presentano un certo interesse
E' stato anche fatto un cenno alle possibilità future di
adattamento degli impianti alle situazioni particolari che deriveranno
a seguito dell'ampliamento del consorzio.